Gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza
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Urge ricuperare la giusta prospettiva da cui considerare la vita nel suo insieme. E la prospettiva giusta è l’eternità, della quale la vita è preparazione significativa in ogni sua fase. Anche la vecchiaia ha un suo ruolo da svolgere in questo processo di progressiva maturazione dell’essere umano in cammino verso l’eterno. Da questa maturazione non potrà non trarre giovamento lo stesso gruppo sociale di cui l’anziano è parte.
Gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi. Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria. Gli anziani, grazie alla loro matura esperienza, sono in grado di proporre ai giovani consigli ed ammaestramenti preziosi.
Gli aspetti di fragile umanità, connessi in maniera più visibile con la vecchiaia, diventano in questa luce un richiamo all’interdipendenza ed alla necessaria solidarietà che legano tra loro le generazioni, perché ogni persona è bisognosa dell’altra e si arricchisce dei doni e dei carismi di tutti.
Suonano significative, al riguardo, le considerazioni di un poeta a me caro, che così scrive: ” Non è eterno solo il futuro, non solo!… Sì, anche il passato è l’era dell’eternità: quanto è già successo, non si ripresenterà d’un tratto così com’era… Ritornerà come Idea, non ricomparirà come se stesso “.
Giovanni Paolo II
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