Segni dei tempi
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Saltando la commissione giustizia, dove pochi senatori coraggiosi l’avevano bloccata, su tutti Carlo Giovanardi e Lucio Malan, Il PD ha presentato in aula la nuova versione del ddl Cirinnà. Se la prima dava il vomito, la seconda dà la gastroenterite. Sulla Nuova Bussola Quotidiana Alfredo Mantovano chiudeva l’analisi del nuovo testo dicendo “Mai come in questo momento il popolo delle famiglie manca di rappresentanza. Mai come in questo momento ha necessità di parlare in prima persona, come ha già fatto il 20 giugno a Roma, in piazza San Giovanni”.
Ad avermi colpito non è soltanto la presa d’atto dell’incontestabile assenza d’interlocutori partitici per il popolo pro-life e pro-family, ma anche l’estensibilità di queste parole ad una realtà che va oltre quella della sola rappresentanza politica. Seppure certo ottenendole attraverso una modalità da condannare, queste erano le parole di monsignor Vincenzo Paglia al finto Matteo Renzi nello scherzo telefonico ascoltato nel programma La zanzara: “Matteo, sei bravissimo”, “i miei complimenti per tutto”, “davvero complimenti, andate avanti, vai, tieni duro“.
Tutti i commentatori si sono buttati a capofitto
sulla querelle del sindaco Marino “imbucato” o no alla Messa del Papa in America e sul deterioramento dei rapporti del (dimissionando?) sindaco della Capitale, dopo un avvio molto promettente fatto di abbracci immortalati dai fotoreporter. Ma pochi hanno sottolineato il tono amicale e un po’ prostrato del monsignore all’inquilino di palazzo Chigi. Non lo avrei notato neppure io, che per giorni non avevo voluto ascoltare la telefonata, se non avesse pensato a segnalarmelo un’amica avvocato che padroneggia il diritto di famiglia come il maestro Muti lo spartito musicale.
Stiamo parlando non di un vescovo qualsiasi, il che sarebbe già assai grave, ma addirittura del Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, organismo istituito da San Giovanni Paolo II con il motu proprio Familia a Deo Instituta, un titolo con un significato quanto mai eloquente e profetico alla luce delle iniziative del partito di maggioranza retto e diretto dal Matteo di Firenze.
Bravissimo? Complimenti? Vai avanti? Tieni duro? Complimentarsi per il gender avallato con la legge sulla buona scuola, come ammesso dalla senatrice PD Fedeli? Complimentarsi per il matrimonio omosessuale mascherato con una piccola ipocrisia, come confessato dall’onorevole omosessuale Paola Concia? Siamo scesi in piazza al grido “difendiamo i nostri figli”, è normale che uno dei nostri generali faccia le fusa al comandante nemico?
Per comprendere la portata, provate a pensare a che cosa succederebbe a parti invertite; fantastichiamo che il sottoscritto diventi presidente del consiglio dei ministri sostenuto da una maggioranza pro-family e vari l’abrogazione della Cirinnà, riuscireste lontanamente ad ipotizzare che un qualsiasi esponente della galassia omofila mi telefoni dicendo “Antonio, sei bravissimo, tieni duro”? Ma la situazione è assai peggiore di quanto non potrebbe sembrare; mons. Paglia non sembra essere il peggiore e forse non è neppure consapevole della portata del suo comportamento.
Vi sembra normale che il vescovo di Saltiillo, mons. Raúl Vera López, secondo quanto riportato dai media, partecipi ad un convegno di sigle gay sedicenti cattoliche per approvare ogni tipo di famiglia, sostenere l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, negare la malizia delle relazioni omosessuali, definire gli attivisti LGBT “profeti” e “salvatori della Chiesa” e compiacersi con l’uditorio LGBT dicendo che “i piccoli ben organizzati vincono i mostri e voi siete ben organizzati e vincerete”?
Per il vescovo messicano sarei io un mostro nel difendere il matrimonio e i bambini così come mi ha indicato Gesù Cristo? Se questa non è lobby gay, qualcuno sa dirmi cos’è? È accettabile che il vescovo irlandese Francis Duffy si scusi per le affermazioni fatte durante l’omelia nella cattedrale di Longford da padre Joseph Okere, “reo” di avere urtato la suscettibilità omosessuale del signor Byrne col solo affermare che la recente vittoria del sì al matrimonio gay in Irlanda è il risultato dell’opera di Satana nella società?
È normale che il vescovo Bonny sia presente in buona compagnia al sinodo sulla famiglia nel contestare la dottrina sulla contraccezione, sull’omosessualità e la Comunione ai risposati dopo il divorzio? Sono rigido se piango nel dovere vedere il video dove il cardinale Ravasi fa il girotondo attorno ad uno stregone che compie riti alla divinità pagana Pacha Mama? Sono pelagiano se resto sgomento nel vedere le foto provenienti dal Cile, dove prima dell’ordinazione episcopale di monsignor Moisés Atisha Contrera questi, con il cardinale Ricardo Ezzati, il nunzio Ivo Scapolo e il vescovo Pablo López Riquelme assistono e partecipano ai riti propiziatori agli dei Inca eseguiti dal sacerdote del villaggio secondo il culto Yatiri?
Ora, io non sono in grado di giudicare se tutto questo appartiene all’ortodossia cattolica o se costituisce una pluriformità di eresie, non so dire se si era sbagliato San Paolo, o San Giovanni Battista e San Tommaso Moro, se aveva frainteso Sant’Agostino o San Tommaso, o se hanno preso un abbaglio tutti i figli della Chiesa per XX secoli, ma di una cosa sono certo, quello che oggi dicono e fanno certi vescovi e cardinali è opposto a quanto mi è stato insegnato a credere come vero in compagnia di tanti fratelli laici, consacrati, altri vescovi e cardinali. È vero, il Signore ha promesso, non praevalebunt, ma non ci ha detto come questo avverrà. Inoltre ha anche insegnato che “se un regno è diviso in se stesso esso non può reggersi” (Mc 3,24) e ci ha rivolto una domanda che angosciava il beato Paolo VI negli ultimi anni di vita: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc, 18,8).
Nel suo testamento spirituale San Paolo ci ha messo in guardia: “Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole” (2Tm 4,3-4). Nell’ospedale da campo non pochi stanno pensando che è meglio non applicare le cure scritte nei testi medici, ma leggere quelle favole; troppo doloroso ed impegnativo sforzarsi di guarire i mali che uccidono l’anima, molto più agevole rassicurare il malato con diagnosi pietose. Nell’ospedale da campo, visitatori e malati fanno sempre più fatica a distinguere i medici dagli appestati, eppure anche di questo ci è stato detto: “Medico, cura te stesso” (Lc 4,23).
Antonio Righi – Libertà e persona
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