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Risurrezione – Gesù appare ai discepoli di Emmaus

10 Aprile 2012 | Filed under: Catechesi Liturgica, Pasqua
     

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Per una strada montuosa due uomini, di età media, vanno lesti volgendo le spalle a Gerusalemme le cui alture scompaiono sempre più dietro le altre che si susseguono con ondulazioni di cime e di valli continue. Parlano fra di loro. E il più anziano dice all’altro, che avrà un trentacinque anni al massimo: «Credi che è stato meglio fare così. Io ho famiglia e tu ce l’hai. Il Tempio non scherza. Vuole pro­prio farla finita. Avrà ragione? Avrà torto? Non lo so. So che in esso è chiaro il pensiero di finirla per sempre con tutto questo. » ……..
«Nostro povero Maestro!…» tacciono afflitti. Li raggiunge Gesù e chiede : « Di chi parlavate? Sentivo nel silenzio le vostre parole a intervalli. Chi fu ucciso? » È un Gesù velato sotto una apparenza modesta di povero viandante frettoloso. I due non lo ravvisano. « Sei d’altri luoghi, uomo? Non sostasti in Gerusalemme? La tua veste polverosa ed i sandali così ridotti ci paiono di instanca­bile pellegrino. ». « Lo sono. Vengo da molto lontano… ».
« Stanco sarai, allora. E vai lontano? » « Molto, ancora più di quanto Io ne venga. »
« Hai commerci da fare? Mercati? » « Ho da acquistare un numero sterminato di greggi per il più grande Signore. Tutto il mondo devo girare per scegliere pecore e agnelli, e scendere anche fra greggi selvatiche che pure, quando saranno rese domestiche, saranno migliori di quelle che selvati­che ora non sono. »
Difficile lavoro. E hai proseguito senza sostare in Gerusa­lemme? ». « Perché lo chiedete? ». « Perché tu solo sembri ignorare quanto in essa è accaduto in questi giorni. ». « Che vi è accaduto? ». « Tu vieni da lontano e perciò forse non sai. Ma la tua parlata è pure galilea. Perciò, anche se servo di un re straniero o figlio di galilei espatriati saprai, se sei circonciso, che da tre anni nella Pa­tria nostra era sorto un grande Profeta di nome Gesù di Nazaret, potente in opere e in parole davanti a Dio e agli uomini, che anda­va predicando per tutto il Paese. E si diceva il Messia.
Le sue pa­role e le sue opere erano realmente da Figlio di Dio come Egli si diceva. Ma solo da Figlio di Dio. Tutto Cielo… Ora tu sai perché… Ma sei circonciso? ». « Primogenito sono e sacro al Signore. ». « Allora sai la nostra Religione? ». « Non ne ignoro una sillaba. Conosco i precetti e gli usi. L’halascia, il midrascia, e l’aggadami sono note come gli elementi del­l’aria, dell’acqua, del fuoco e della luce che sono i primi a cui ten­de l’intelligenza, l’istinto, il bisogno dell’uomo che da poco è nato da seno. »
«Orbene allora tu sai che Israele ebbe promesso il Messia, ma come re potente che avrebbe riunito Israele. Questo invece così non era… ». « Come dunque? ». « Egli non mirava a terreno potere. Mai di un regno eterno e spirituale si diceva re. Egli non ha riunito, ma anzi ha scisso Israele perché ora esso è diviso fra coloro che in Lui credono e in coloro che malfattore lo dicono. In verità di re non aveva stof­fa perché voleva solo mitezza e perdono. E come soggiogare e vincere con queste armi?… ». 

« E allora? ». « E allora i Capi dei Sacerdoti e gli Anziani d’Israele lo pre­sero e lo hanno giudicato reo di morte…  colpe  non  vere.   Sua  colpa  era  essere  troppo  buono e  troppo severo… ». « Come poteva, se era uno, essere l’altro? ». « Poteva perché era troppo severo nel dire la verità ai Capi d’Israele e troppo buono nel non fare su essi miracolo di morte, fulminando i suoi ingiusti nemici. »
« Severo come il Battista era? ». «Ecco… non saprei. Duramente rimproverava, specie negli ultimi tempi, scribi e farisei e minacciava quelli del Tempio come segnati dall’ira di Dio. Ma poi, se uno era peccatore e si pentiva, ed Egli vedeva nel suo cuore vero pentimento, perché il Nazareno leggeva nei cuori meglio che uno scriba nel testo, allora era più dolce di una madre. »
« E Roma ha permesso fosse ucciso un innocente? ». « Lo ha condannato Pilato… Ma non voleva e lo diceva : Giu­sto. Ma di accusarlo a Cesare lo minacciarono ed ebbe paura. Insomma fu condannato alla Croce e vi morì. E questo, insieme al timore dei sinedristi, ci ha molto avviliti. Perché io sono Clofé figlio di Clofé e questo è Simone, ambedue di Emmaus, e parenti perché io sono lo sposo della sua prima figlia, e discepoli del Pro­feta eravamo. »
« E ora più non lo siete? ». « Noi speravamo che sarebbe Lui che libererebbe Israele e an­che che, con un prodigio, confermasse le sue parole. Invece!…». « Che parole aveva dette? ». « Te lo abbiamo detto : ” Io sono venuto al Regno di Davide. Io sono il Re pacifico ” e così via. E diceva : ” Venite al Regno ” ma poi non ci ha dato il regno. E diceva : ” II terzo giorno risor­gerò “. Ora è il terzo giorno che è morto. Anzi è già compiuto, perché l’ora di nona  è già trascorsa e Lui non è risorto. Delle don­ne e delle guardie dicono che sì, è risorto. Ma noi non lo abbiamo visto.
Dicono le guardie, ora, che così hanno detto per giustificare il furto del cadavere fatto dai discepoli del Nazareno. Ma i disce­poli!… Noi lo abbiamo tutti lasciato per paura mentre era vivo… e non certo lo abbiamo rapito ora che è morto. E le donne… chi ci crede ad esse? Noi ragionavamo di questo. E volevamo sapere se Egli si è inteso di risorgere solo con lo Spirito tornato divino, o se anche con la carne.
Le donne dicono che gli angeli – perché dicono di avere visto anche gli angeli dopo il terremoto, e può essere per­ché già il venerdì sono apparsi i giusti fuori dai sepolcri – dicono che gli angeli hanno detto che Egli è come uno che non è mai mor­to. E tale infatti alle donne parve di vederlo. Ma però due di noi, due capi, sono andati al Sepolcro. E, se lo hanno visto vuoto, come le donne hanno detto, non hanno visto Lui, né lì, né altrove. Ed è una grande desolazione perché non sappiamo più che pensare! »
«Oh! come siete stolti e duri nel comprendere! E come lenti nel credere alle parole dei profeti1t! E non era ciò stato detto? L’er­rore di Israele è questo: dell’avere male interpretato la regalità del Cristo. Per questo Egli non fu creduto. Per questo Egli fu te­muto. Per questo ora voi dubitate. In alto, in basso, nel Tempio e nei villaggi, ovunque si pensava ad un re secondo l’umana natura.” La ricostruzione del Regno d’Israele non era limitata, nel pensiero di Dio, nel tempo, nello spazio e nel mezzo come fu in voi.
Non nel tempo: ogni regalità, anche la più potente, non è eterna. Ricordate i potenti Faraoni che oppressero gli ebrei ai tem­pi di Mosè17. Quante dinastie non sono finite, e di esse restano mum­mie senz’anima in fondo ad ipogei secreti! E resta un ricordo, se pur resta quello, del loro potere di un’ora, e anche meno, se mi­suriamo i loro secoli sul Tempo eterno. Questo Regno è eterno.
Nello spazio era detto : Regno di Israele. Perché da Israele è venuto il ceppo della razza umana,  perché in Israele è, dirò così, il seme di Dio, e perciò dicendo Israele volevasi dire : il regno dei creati da Dio. Ma la regalità del Re Messia non è limitata al pic­colo spazio della Palestina, ma si estende da settentrione a meridione, da oriente a occidente, dovunque è un essere che nella car­ne abbia uno spirito, ossia dovunque è un uomo. Come avrebbe uno solo accentrare in sé tutti i popoli fra loro nemici, e farne un unico regno senza spargere a fiumi il sangue e tenere tutti soggetti con crudeli oppressioni d’armati? E come allora avrebbe potuto essere il re pacifico di cui parlano i profeti?
Nel mezzo : il mezzo umano, ho detto, è l’oppressione. Il mez­zo sovrumano è l’amore. Il primo è sempre limitato, perché i po­poli ben si rivoltano all’oppressore. Il secondo è illimitato perché l’amore è amato o, se amato non è, è deriso. Ma essendo cosa spi­rituale non può mai essere direttamente aggredito. E Dio, l’Infi­nito, vuole mezzi che come Lui siano. Vuole ciò che finito non è perché eterno è : lo spirito; ciò che è dello spirito; ciò che porta allo Spirito. Questo è stato l’errore : di avere concepito nella mente un’idea messianica sbagliata nei mezzi e nella forma.
Quale è la regalità più alta? Quella di Dio. Non è vero? Or dun­que questo Ammirabile, questo Emmanuele, questo Santo, questo Germe sublime, questo Forte, questo Padre del secolo futuro, que­sto Principe della pace, questo Dio come Colui dal quale Egli vie­ne, perché tale è detto e tale è il Messia, non avrà una regalità si­mile a quella di Colui che lo ha generato? Sì, che l’avrà. Una re­galità tutta spirituale ed eterna, pura da rapine e sangue, ignara di tradimenti e soprusi. La sua Regalità! Quella che la Bontà Eterna concede anche ai poveri uomini, per dare onore e gioia al suo Verbo.
Ma non è detto da Davide che questo Re potente ha avuto mes­sa sotto i suoi piedi ogni cosa a fargli da sgabello? Non è detta da Isaia tutta la sua Passione e da Davide numerate, potrebbesi dire, anche le torture? E non è detto che Egli è il Salvatore e Redentore che col suo olocausto salverà l’uomo peccatore? E non è precisato, e Giona ne è segno, che per tre giorni sarebbe ingoiato dal ventre insaziabile della Terra, e poi ne sarebbe espulso come il profeta dalla balena?
E non è stato detto da Lui: ” II Tempio mio, ossia il mio Corpo, il terzo dì dopo essere stato distrutto sarà da Me (os­sia da Dio) ricostruito? ” E che pensavate? Che per magia Egli rial­zasse le mura del Tempio? No. Non le mura. Ma Se stesso. E solo Dio poteva far sorgere Se stesso. Egli ha rialzato il Tempio vero : il Suo Corpo di Agnello. Immolato, così come ne ebbe l’ordine e la profezia Mosè, per preparare il ” passaggio ” da morte a Vita, da schiavitù a libertà, degli uomini figli di Dio e schiavi di Satana.
Come è risorto? vi chiedete. Io rispondo: È risorto con la sua vera Carne e col suo Divino Spirito che l’abita, come in ogni car­ne mortale è l’anima abitante regina nel cuore. Così è risorto dopo avere tutto patito per tutto espiare, e riparare all’Offesa primi-gena, e alle infinite che ogni giorno dall’Umanità vengono concepite. È risorto come era detto sotto il velo delle profezie. Venuto al suo tempo, vi ricordo Daniele, al suo tempo fu immolato. E, udite e ricordate, al tempo predetto dopo la sua morte la città dei­cida sarà distrutta.
Io ve ne consiglio : leggete con l’anima, non con la mente su­perba, i profeti, dal principio del Libro ” alle parole del Verbo Im­molato, ricordate il Precursore che lo indicava Agnello, risovveni­tevi quale era il destino del simbolico agnello mosaico. Per quel sangue furono salvati i primogeniti d’Israele, Per questo Sangue saranno salvati i primogeniti di Dio, ossia quelli che con la buona volontà si saranno fatti sacri al Signore.
Ricordate e comprendete il messianico salmo di Davide e il messianico profeta Isaia, Ricor­date Daniele, riportatevi alla memoria, ma alzando questa dal fan­go all’azzurro celeste, ogni parola sulla regalità del Santo di Dio, e comprenderete che altro segno più giusto non vi poteva essere dato più forte di questa vittoria sulla Morte,  di questa Risurrezio­ne da Se stesso compiuta.
Ricordatevi che disforme alla sua misericordia e alla sua missione sarebbe stato il punire dall’alto della Croce coloro che su essa lo avevano messo. Ancora Egli era il Sal­vatore, anche se era il Crocifisso schernito e inchiodato ad un pa­tibolo! Crocifisse le membra, ma libero lo spirito e il volere. E con questi volle ancora attendere, per dare tempo ai peccatori di cre­dere e di invocare, non con urlo blasfemo, ma con gemito di contrizione, il suo Sangue su loro.
Ora è risorto. Tutto ha compiuto. Glorioso era avanti la sua incarnazione. Tre volte glorioso lo è ora che, dopo essersi annichi­lilo per tanti anni in una carne, -ha immolato Se stesso portando l’Ubbidienza alla perfezione del saper morire sulla Croce per com­piere la Volontà di Dio. Gloriosissimo, in un con la Carne glori­ficata, adesso che Egli ascende al Cìelo, ed entra nella Gloria eter­na, iniziando il Regno che Israele non ha compreso.
Ad esso Re­gno Egli, più che mai pressantemente, con l’amore e l’autorità di cui è pieno, chiama le tribù del mondo. Tutti, come videro e pre­videro  i  giusti  di Israele ed i profeti, tutti i popoli verranno al Salvatore. E non vi saranno più Giudei o Romani, Sciti o Africani, I beri o Celti, Egizi o Frigi. L’oltre Eufrate si unirà alle sorgenti del Fiume perenne. Gli iperborei a fianco dei numidi verranno al suo Regno, e cadranno razze e idiomi.
Costumi e colorii di pelle e capelli non avranno più luogo. Ma sarà uno sterminato popolo fulgido e candido, un unico linguaggio, un solo amore 31. Sarà il Re­gno di Dio. Il Regno dei Cieli. Monarca eterno: l’Immolato Risorto. Sudditi eterni : i credenti nella sua Fede. Vogliate credere per es­sere di esso. Ecco Emmaus, amici. Io vado oltre. Non è concessa sosta al Viandante che tanta strada ha da fare. »
« Signore, tu sei istruito più di un rabbi. Se Egli non fosse mor­to, diremmo che Egli ci ha parlato. Ancora vorremmo udire da te altre e più estese verità. Perché ora, noi pecore senza pastore, tur­bate dalla bufera dell’odio d’Israele, più non sappiamo compren­dere le parole del Libro. Vuoi che veniamo con Te? Vedi : ci istrui­resti ancora, compiendo l’opera del Maestro che ci fu tolto. »
« L’avete avuto per tanto e non vi potè fare completi? Non è questa una sinagoga? »
« Sì. Io sono Cleofa, figlio di Cleofa il sinagogo, morto nella sua gioia di avere conosciuto il Messia. » « E ancora non sei giunto a credere senza nube? Ma non è colpa vostra. Ancora dopo il Sangue manca il Fuoco. E poi crede­rete perché comprenderete. Addio. »
« O Signore, già la sera si appressa e il sole si curva al suo declino. Stanco sei, e assetato. Entra. Resta con noi. Ci parlerai di Dio mentre divideremo il pane e il sale. »Gesù entra e viene servito, con la solita ospitalità ebraica, di bevande e acque per i piedi stanchi. Poi si mettono a tavola e i due lo pregano di offrire per loro il cibo.
Gesù si alza tenendo sulle palme il pane, e alzati gli occhi al cielo rosso della sera, rende grazie del cibo e si siede. Spezza il pane e ne da ai suoi due ospiti. E nel farlo si disvela per quello che Egli è: il Risorto. Non è il fulgido Risorto apparso agli altri a Lui più cari. Ma è un Gesù pieno di maestà, dalle piaghe ben nette nelle lunghe Mani : rose rosse sull’avorio della pelle. Un Gesù ben vivo nella sua Carne ricomposta. Ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto l’aspetto.
I due lo riconoscono e cadono in ginocchio… Ma quando osano alzare il viso, di Lui non resta che il pane spezzato. Lo prendono e lo baciano. Ognuno prende il proprio pezzo e se lo mette come reliquia avvolto in un lino sul petto. Piangono dicendo: «Egli era! E non lo conoscemmo. Eppure non sentivi tu arderti il cuore nel petto mentre ci parlava e ci ac­cennava le Scritture? » «Sì. E ora mi pare di vederle di nuovo. E nella luce che dal Ciclo viene. La luce di Dio. E vedo che Egli è il Salvatore. » «Andiamo. Io non sento più stanchezza e fame. Andiamo a dirlo a quelli di Gesù, in Gerusalemme. »
«Andiamo. Oh! se il vecchio padre mio avesse potuto godere quest’ora! » « Ma non lo dire! Egli più di noi ne ha goduto. Senza il velo usato per pietà della nostra debolezza carnale egli, il giusto Clofé, ha visto col suo spirito il Figlio di Dio rientrare nel Cielo. Andia­mo! Andiamo! Giungeremo a notte alta. Ma, se Egli lo vuole, ci darà maniera di passare. Se ha aperto le porte di morte ben potrà aprire le porte delle mura! Andiamo. » E nel tramonto tutto porpureo vanno solleciti verso Gerusa­lemme.
 

Dal “Poema dell’uomo Dio”
di Maria Valtorta

     

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