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Nuova evangelizzazione per rivitalizzare la fede – Il "ricominciante" è tra noi

5 Marzo 2013 | Filed under: Clero, Notizie, UAC
     

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Nel tempo della cosiddetta societas christiana alla nascita di un bambino seguiva, quasi subito, la celebrazione del battesimo. Da quel momento il battezzato era con naturalezza in­serito in un contesto familiare di normale pra­tica religiosa. In quella societas tutti erano praticamente battezzati. Oggi quella societas non esiste più anche se, come parroco, constato la sopravvi­venza di un certo “meccanismo” tipico di essa: i fedeli continuano a richiedere i sacramenti, specie della iniziazione cristiana. Ma con quali motivazioni?

Se da una parte si ritiene giusto che prima della sacramentalizzazione ci voglia l’evangeliz­zazione, o comunque che la prima sia conse­guenza della seconda, dall’altra c’è una immane fatica o pigrizia a rimodulare l’azione pastorale. Si continua a rimanere nell’ottica mentale e operativa di quellasocietas. Ogni parroco può verificare che, dopo alcune celebrazioni sacra­mentali (battesimo, cresima, ecc.), la frequenza diminuisce e perfino scompare. Eppure hanno chiesto i sacramenti, sono venuti agli incontri, hanno mandato i propri figli… Si resta nella di­mensione delle “cose” da fare, delle “pratiche” da mettere in atto.

Se questo è vero, occorre impegnarsi per la nuova evangelizzazione che comporta l’assun­zione coraggiosa e creativa del compito di rivi­talizzare la fede, la preoccupazione non tanto di proporre determinate “cose” da fare, ma di dare rilievo alla persona, alla sua storia e iden­tità, alle sue relazioni serene o faticose.

Mi fa sempre molto riflettere il fatto che Gesù ha annunciato il Vangelo agli adulti di ogni categoria e mai ai bambini. La stessa Chiesa italiana da anni fa presente agli opera­tori pastorali la necessità di finalizzare l’azione pastorale soprattutto verso gli adulti.

Oggi si fa tanto per la catechesi ai bambini finalizzata ai sacramenti dell’Eucaristia e della cresima, coinvolgendo i rispettivi genitori. Ma, arrivati al traguardo, spesso c’è la fuga. Bisogna allora chiedersi: quando e come s’ incomincia a formare il discepolo di Cristo? In che modo si genera, anche oggi, alla fede? I frequenti abbandoni post-cresima (e non solo) debbono far prendere consapevolezza che è necessario sempre ricominciare, con spe­ranza nonostante le delusioni. Ecco perché oggi si parla spesso del “ricominciante”, ovvero di colui che ricomincia (o inizia davvero) a per­correre il cammino di fede. Il termine può ge­nerare qualche battuta ironica, ma è doveroso riflettere su ciò che esso indica e fa percepire.

Dopo anni di catechismo, ricevuto spesso passivamente, l’adulto si pone interrogativi nuovi che possono nascere da esperienze do­lorose, fallimenti, insuccessi. E questa è la prima caratteristica del “ricominciante”: sentendosi in crisi, cerca risposte alle sue domande, ai suoi problemi vitali.

Bisogna allora superare il metodo dell’indot­trinamento e dare spazio all’ascolto in modo che l’adulto possa esprimere il suo travaglio, le sue domande. In questa delicata fase è necessa­ria la capacità di far emergere dal suo vissuto la presenza di Dio, l’aggancio con il Vangelo, la buona/bella notizia per lui. È necessario met­tere in atto una specie di de-costruzione di un retaggio di esperienze religiose che l’adulto ha dentro e che forse lo stanno condizionando non poco.

Liberato così il “terreno”, l’operatore pasto­rale può iniziare a proporre l’annuncio cri­stiano ricordando sia l’invito evangelico a mettere vino nuovo in otri nuovi, evitando di versare vino nuovo in otri vecchi, sia di met­tersi a fianco del “ricominciante”, cercando di camminare con lui.

d. Giancarlo Vergano

Teologo – UAC Notizie

     

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