Le donne in fuga dalla Chiesa?
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Un tema che avrà pesanti conseguenze sul futuro della Chiesa anche in Italia è quello della progressiva disaffezione delle donne delle generazioni intermedie dalla pratica cristiana. Lo ha messo in evidenza recentemente un breve saggio scritto da un giovane teologo, don Armando Matteo.
Il fenomeno tocca un punto delicato, vista la tradizionale alleanza tra Chiesa e donne.
L’autore considera l’evoluzione del costume, che nel secolo scorso ha visto sia una imponente trasformazione della vita femminile, sia la non adeguata risposta della Chiesa di fronte a questi cambiamenti.
Per l’aspetto delle trasformazioni sociali, basti pensare al massiccio ingresso della donna nel mondo del lavoro, alla loro maggiore istruzione (oggi si laureano in Italia molte più donne che uomini), ai cambiamenti anche nel diritto di famiglia, alla diminuzione delle disparità (non certo scomparse) sui posti di lavoro, all’acquisizione del dominio sul proprio corpo grazie alla “pillola” e così via. Le concezioni della donna, secondo l’autore ancora «imperanti in numerosi ambienti clericali», tutta “bambini, cucina e chiesa” (in tedesco: Kinder, Küche, Kirche) – sono state ampiamente modificate.
Ciò nonostante il nostro Paese non sembra affatto essere amico delle donne. Basti pensare alla perdurante grave difficoltà di conciliare il lavoro con la maternità, o la maternità e la vita familiare con la carriera.
Non sono mancate, anche nel nostro Paese, riflessioni costruttive, dirette ad impostare la questione della convivenza in Italia tra uomini e donne su altre basi e non solamente su quella del potere. Le riassume molto bene Michela Marzano: «L’obiettivo della donna non è quello di dominare l’uomo, dopo essere stata dominata per secoli, ma di lottare perché si esca progressivamente da questa logica di dominio». Matteo si chiede a questo punto se «non sarebbe il vero potere della fede propriamente quello di aiutare uomini e donne a discernere, in mezzo a quell’ambivalenza che pure ne segna l’essere al mondo, ciò che può condurli ad una felice destinazione reciproca da ciò che invece li aggioga a un perpetuo scontro?».
L’autore prende come punto d’inizio della nuova tendenza il Sessantotto e perciò parla delle «quarantenni», ma quella generazione è soltanto la prima nella quale si sono verificate anche per le donne diserzioni in massa dalla frequenza alla Chiesa. Le successive faranno altrettanto. Ci stiamo infatti abituando a non vedere più nelle parrocchie, oratori, movimenti e associazioni, non soltanto giovani uomini ma neppure giovani donne.
La soglia critica è l’anno di nascita: «nettissima è la differenza di velocità di distacco dalle
istanze ecclesiali per coloro che sono nati dopo il 1981, netta e marcata per coloro che sono nati dopo il 1970». Per quanto riguarda la frequenza alla Chiesa, per i nati dopo il 1970 non c’è più differenza tra maschi e femmine, differenza che invece permane ampia per le classi più anziane: basta entrare in qualsiasi chiesa per qualunque evento o celebrazione per constatarlo. Ma per i nati dopo il 1981 non si nota più alcuna differenza sostanziale tra uomini e donne in relazione alla pratica della fede.
Sembra cioè venir meno la silenziosa fortezza della Chiesa costituita dalla presenza delle donne. «Che cosa sarebbe, infatti, oggi la Chiesa senza le mamme, senza le catechiste, senza le suore, senza le “signorine” impegnate al servizio delle comunità cristiane?». Dei catechisti il 90% sono donne. All’elemento della frequenza alla Messa festiva si potrebbero correlare il numero dei matrimoni civili, aumentato di oltre 30 punti percentuali in 40 anni, il numero di coppie non sposate e quello dei figli nati fuori dal matrimonio, tutti dati oggi in rapido aumento. L’elemento che più preoccupa l’autore è quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni.
«L’economia della vita parrocchiale si poggia esattamente sul presupposto che i piccoli giungono al catechismo, intorno all’età di 5 anni, dopo aver ottenuto in famiglia, a casa, dalla mamma, dalle nonne, una prima ed efficace iniziazione alla parola del Vangelo».
Sulle ragioni che hanno portato le donne a non frequentare più la chiesa, l’autore porta una serie di ragioni che si possono riassumere nella secolarizzazione, che ha pesantemente toccato anche il mondo femminile facendogli assumere spesso atteggiamenti in contrasto con l’insegnamento della Chiesa, e in una «silenziosa protesta» per gli aspetti di sottomissione e di scarsa valorizzazione pubblica nella Chiesa a cui le donne si sono sentite relegate.
Anche perché esse «nella Chiesa sono responsabili di tutto, ma poi alla fine non decidono
praticamente di niente»
Gianpaolo Salvini
LA SANTA CROCIATA IN ONORE DI SAN GIUSEPPE
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