Il cavaliere della Madonna
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Un racconto del Medioevo parla di un cavaliere che, dopo aver valorosamente combattuto per Dio e per la Madonna nelle sante Crociate, volle consacrare il resto della vita nella solitudine del chiostro. Andò dunque a bussare alla porta di un monastero. Il Superiore gli domandò: «Che desiderate?». E questi rispose: «Pace, cerco la pace». Stanco del rumore e della polvere delle battaglie, voleva trascorrere il resto della sua vita nell’ombra e nel silenzio d’un convento. Vi fu ricevuto con quella amabile cordialità.
che si trova sempre presso i religiosi, i quali, desiderosi d’istruire il nuovo novizio, gli diedero per maestro un dotto e buon vecchio monaco che compì con zelo il suo ufficio. Ma il pio discepolo, nonostante si sforzasse molto, dalle sue lezioni non potè ritenere che queste due sole parole: Ave Maria. Nella sua ingenua ignoranza, egli, trovandole di un incanto ineffabile e di un significato meraviglioso, s’abituò a ripeterle tutti i giorni, a tutte le ore, con un gusto sempre nuovo, e a meditarle senza posa fino al suo ultimo respiro.
Venuta l’ora sua, s’addormentò piamente nel Signore, e fu sepolto nel cimitero del convento. L’indomani si vide dalla sua tomba spuntare un giglio di una fulgida bianchezza, il quale, su ciascuno dei fiori che aveva, portava impresse a lettere d’oro queste due parole: Ave Maria. I monaci accorsero tutti per contemplare la meraviglia.
Per ordine dell’Abate si aprì subito la tomba e si scoprì, con grande edificazione di tutti, che il giglio miracoloso aveva la radice nella bocca del vecchio cavaliere, che fino all’ultimo momento della vita, con lo stesso amore e lo stesso fervore, aveva mormorato le due prime parole della salutazione angelica: Ave Maria!
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