La Risurrezione
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Il Vangelo di Matteo (28,8-15) riporta come le pie donne, dopo l’incontro con l’Angelo che annuncia la risurrezione di Gesù, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande e corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli, mentre i sommi sacerdoti, avvertiti dalle guardie del prodigioso evento, preferiscono non riconoscerlo e corrompono i soldati con denaro perchè affermino il falso: I discepoli, di notte, ne hanno rubato il corpo.
Mi sembra giusto approfondire due cose: come corrompe l’utilizzo disonesto del denaro e la corruzione senza limiti. Nulla di nuovo nella corruzione delle guardie in cambio del vile denaro, ne abbiamo sentite tante di storie simili che questa ci sembra una inezia.
Più che la corruzione delle guardie, comunque, colpisce molto il degrado morale dei sacerdoti ebrei del tempio e degli anziani, considerati le guide morali di Israele. Come se alcuni cardinali e vescovi cattolici vivessero esclusivamente per la carriera, il denaro e la difesa del potere raggiunto.
Non è importante solo il raggiungimento del potere, quindi, non è sufficiente percorrere le vie del carrierismo, diventa poi indispensabile trovarsi altri “amici” per conservare quel potere. E se un cardinale o un vescovo si preoccupa di questo, la sua missione è già fallita e riversa sui parroci della sua diocesi e sui fedeli una mentalità priva del soprannaturale.
Non trasmette più nulla di spirituale e il cambiamento della mentalità in peggio, segue una logica naturale.
“Alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati. (…) Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi”.
Pagare qualcuno per indurlo a falsare i fatti o a comportarsi diversamente da quanto indicano il codice morale e le regole umane, si chiama disonestà. Ci sono tanti sinonimi che esprimono bene questo tipo di malcostume e iniquità, ma da quanto si ascolta o legge i casi di corruzione sono presenti ovunque e oramai quelli che non seguono Gesù trovano normale questo comportamento.
L’ingiustizia ha preso drammaticamente il posto dell’onestà e della verità, molti non possono fare a meno di compiere truffe e vivono nell’imbroglio radicato. Non ci sorprendono più le notizie di una nuova visione dottrinale protestante, che arrivano dagli ambienti ecclesiastici. D’altronde, moltissime volte pubblicamente il Papa ha detto che nella Chiesa c’è molta corruzione. Ha rivelato che nella Chiesa non sono pochi quelli che pensano solo alla carriera e al denaro.
Non ci era assolutamente nuovo questo dramma, per bloccarlo però bisogna predicare e mostrare con le opere, l’immutabile dottrina del Vangelo, che non può cambiare e cambiarla significherà voler distruggere l’unica Chiesa di Dio.
Bisogna parlarne di continuo e con verità nelle riunioni ecclesiali e negli incontri spirituali dei prelati. Non è sufficiente dire cosa è diventato dio per determinati prelati, occorre parlare continuamente della nostra Fede trasmessaci da Gesù, degli insegnamenti fondati sulla sana dottrina, anche delle conseguenze tremende che patiranno i corrotti.
Bisognerà annunciare che esiste l’inferno e nessuno si salva immaginando un Dio esclusivamente misericordioso, perché Lui chiede il sincero pentimento e la volontà di ricominciare una nuova vita osservando i suoi Comandamenti.
È urgente che i cattolici facciano qualcosa di più per far conoscere Gesù e il Vangelo, non possiamo fare finta di nulla se i familiari non pregano e fanno scelte sbagliate. Ma non dobbiamo privilegiare nessuno, tutti i peccatori vanno aiutati allo stesso modo.
La preghiera che accompagna l’apostolato suscita sempre buoni frutti, anche se non si vedono spuntare subito, ma Gesù c’è sempre!
“Le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli”. Tutti siamo chiamati alla missione di far conoscere il Vangelo ai lontani.
Senza paura dobbiamo mostrare che siamo seguaci di Gesù e che Lui ci invia a farlo conoscere. “Non temete”.
Padre Giulio M. Scozzaro
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