Sessualità e amore – 2/3
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La volontà di Cristo di trasformare il matrimonio da “contratto sociale” (soggetto a ripudio) in Sacramento permette il recupero di quella comunione d’amore che Dio, ab initio, aveva preordinato. All’uomo, rigenerato dal battesimo, Dio concede il “dono buono”, il dono santo della sessualità, quello che lo rende collaboratore di Dio nell’opera della creazione e suo prezioso Servo nella missione di procreare “figli di Dio” volti a divenire, nell’esercizio dell’amore cristiano (vangelo vissuto) gli “amici di Dio”, i fautori di un mondo nuovo.
Ovviamente l’amore coniugale richiede una fedeltà inviolabile, naturale conseguenza del dono che gli sposi si fanno l’uno dell’altro (una volta si diceva: “il marito non appartiene più a se stesso ma è della moglie: Così la moglie non appartiene più a se stessa ma è del marito”). Questa intima , indissolubile unione, garantisce anche il bene dei figli.
Ad alcuni può sembrare difficile legarsi per tutta la vita (alcuni politici parlavano di “matrimonio a tempo”) ma noi sappiamo che quel Dio che ha voluto la comunione d’amore tra i coniugi è lo stesso Dio che ci ama di un amore definitivo e irrevocabile e sostiene con la sua Divina Misericordia gli sposi che confidano in Lui. E noi, grazie a Gesù Cristo, il Verbo di Dio che si è fatto uomo anche perché, attraverso Lui, l’uomo potesse “conoscere” Dio, noi scopriamo che Dio è “àgape” (amore), infatti la vita divina è scambio, relazione, dono. Ed ecco che l’uomo è chiamato in Cristo ad essere partecipe dell’amore quale esiste in Dio. Comprendiamo che il sesso e l’eros vengono integrati nell’àgape. Per una straordinaria grazia di Dio, quell’amore comunemente umano che spinge l’uomo verso la donna e viceversa, viene trasceso, trovando la sua luminosa sorgente (ed il modello da seguire) nel santo amore divino e così diventa il chiaro segno dell’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa e dona la sua vita per lei.
Poiché però l’eros è un riflesso dell’àgape, deve essere vissuto nella pienezza dei suoi significati rispetto al progetto divino. Innanzitutto esso deve mantenere la sua dimensione di mediatore al servizio della persona, pertanto il fatto di possedere il sesso, necessita anche della capacità di dominarlo, di operare delle rinunce (seppure costano …) quando si ha l’obiettivo di riuscire a conquistare la piena espressione di sé, il controllo dell’uomo spirituale sull’uomo animale. Qui risalta il valore della castità che non è un misero strumento di repressione, bensì una strada meravigliosa che permette ai giovani di raggiungere l’ integrazione piena della sessualità, nella persona completa, per il momento della totale donazione di sé.
E’ assolutamente evidente che lo scopo della sessualità umana rimane quello dell’incontro uomo-donna. Il compito della morale è quello di aiutare i giovani a prendere piena coscienza della grande valenza che ha il rapporto interumano, aiutandoli a sviluppare (e custodire) quei valori, quali possono essere il rapporto comunicativo in un dialogo sincero e schietto, la reciproca fedeltà e la dolce oblatività. Un elemento di particolare importanza lo riveste il sentimento del pudore, che va continuamente coltivato perché è in grado di liberare la coppia dal pericolo di stimoli sessuali che potrebbero condurre a gravi situazioni. Grazie al pudore invece si può conservare l’equilibrio necessario tra intimità pura ed apertura verso l’altro.
Don Manlio
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