Nella vita non è possibile una vera felicità
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Noi aspiriamo ad una felicità che nel mondo non arriviamo mai a conseguire, perché qui non c’è gioia che non sia mescolata ad una amarezza. Voi andate in campagna e siete tutti allegri? Ecco che vi si versa addosso il vino, si rompe un piatto, avete una sgridata, e la contentezza è finita! Voi avete un vestito nuovo, e vi pare di essere un professore con quell’abito; …vi cade addosso l’inchiostro e la felicità del vestito è finita. Voi ottenete di andare a vedere il cinematografo, e saltate per la casa dalla gioia. Ci andate e vi viene il sonno perché è sera.
Anche nelle più piccole cose la felicità terrena viene sempre intorbidata da un dolore: voi avete appetito, la mamma vi ha dato il bel piatto fumante; lo mangiate avidamente e vi scottate la lingua! Chi è che ha trovata la sua felicità sulla terra?
Sentite questo fatto: c’era una volta un re che voleva trovare il segreto per essere felice; con tutte le ricchezze che aveva, con tutti gli onori si reputava sempre un infelice e non trovava pace. “Maestà – gli disse un sapiente – andate girando per il vostro regno da sconosciuto e se trovate un uomo felice, fatevi dare la sua camicia ed indossatela!”. Il re partì vestito da pellegrino ed arrivò nei pressi di un palazzo tutto illuminato, che risonava di canti e musica. Pensò e disse fra sé: “Qui ci sarà qualche persona felice!”. Salì sopra e chiamò il padrone di casa. “Io mi sono accorto – gli disse – che voi siete un uomo felice”. “Ah! – rispose l’altro – se sapeste quante amarezze mi costa questa festa! Ho dovuto farla, ma domani mi scade un debito grosso che non so come pagare”. Il re se ne andò sconfortato, e proseguì oltre nel suo viaggio.
In una amena campa¬gna tutta fiorita, che sembrava il regno della pace, vide una casetta, smarrita nel verde del campo come un gioiello. Si avviò verso di quella parte, salì le scale tutte ornate di piante, e vi trovò un marito ed una moglie. “Come state bene qui voi! – esclamò – io credo che avete trovato il segreto della pace”. “Sì – rispose la donna – l’avrei trovato io, ma ho davanti questo birbante che mi fa arrabbiare dalla mattina alla sera”. L’uomo si alzò per batterla, successe un vivace contrasto ed il re anche questa volta se ne andò sconfortato.
Lo stesso gli successe in molte altre occasioni, finché non incontrò un povero tutto lacero, che mangiava una scodella di legumi, e mangiando canterellava. “Buon uomo, come è che canti mentre sei così povero?”. Ed egli: “Mi sento felice perché faccio la volontà di Dio”. “Vorresti tu darmi la camicia tua? Te la pago pure mille lire”. “Ve la darei, ma sono tanto povero che non ho neppure la camicia!”.
Il re si persuase che la felicità non si trova sulla terra nelle ricchezze e negli onori e ritornò alla sua città per fare la volontà di Dio. Noi siamo sulla terra di passaggio, siamo come in una ferrovia e camminiamo sempre. Ditemi, chi sta in ferrovia può portare appresso tutte le comodità che desidererebbe? Non lo può e deve subire un disagio anche quando va in prima classe. Non è dunque sulla terra e nelle cose della terra che si trova la felicità! Ve lo ripeto: tutto è cosparso di amarezza quaggiù; se non mangiate avete fame; se mangiate avete peso di stomaco. Se rimanete in casa vi annoiate; se uscite vi seccate. Se non andate a scuola vi viene il desiderio di seguire i compagni che ci vanno, e se ci andate siete impazienti di uscirne. Un ricco teme di perdere quello che ha, un povero desidera quello che non ha! Anzi i più infelici sono proprio quelli che vanno nelle carrozze di gala, che nuotano nell’abbondanza e nel piacere; essi sono i più agiati nella vita, ed ogni gioia è per loro un tormento… Il Signore ci ha fatti per sé ed il nostro cuore è irrequieto finché non riposa in Lui solo.
Don Dolindo Ruotolo
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