Mese di Maggio – Decimo giorno
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RIFLESSIONE SULL’INFERNO – Il mistero dell’inferno coincide con il mistero del peccato. L’inferno è lo sbocco inevitabile del peccato, scelto in libertà da chi liberamente decide di peccare; è un luogo pieno di tormenti, pronto ad accoglierci se non pensiamo a cambiare vita. Fra gli altri tormenti, anche un fuoco misterioso brucerà l’anima e il corpo, complice dei nostri peccati. Ma l’inferno è soprattutto la privazione di Dio nostra felicità, la sofferenza di ogni altro male senza alcun bene; è la somma di ogni possibile infelicità.
E come trascorreremo l’eternità se finiremo in quel luogo spaventoso? E sapere che potevamo salvarci tanto facilmente e non l’abbiamo voluto. Ricorderemo quella predica, quel ritiro spirituale, quel consiglio, quel libro, quell’ispirazione di Dio che non abbiamo voluto ascoltare. Penseremo a tanti come noi, della nostra stessa condizione sociale, della nostra età, della nostra scuola: loro salvi e noi dannati. Poi saremo disperati, malediremo noi stessi, il nostro Angelo custode, i nostri santi protettori, Gesù nostro salvatore, Maria nostra madre. Insom-ma, sarà davvero una morte senza fine.
Chi finisce nell’inferno ci rimane per sempre. Non sarà più possibile, dopo la morte, cambiare l’ultima scelta fatta alla fine della nostra vita. Non per cento, mille, un milione di anni. Ma molto di più: finché Dio sarà Dio, per tutta l’eternità. E in tutto quel tempo non ci sarà mai un attimo di tregua; non si potrà avere il minimo sollievo.
Non è possibile rimanere indifferenti, pensando alla realtà dell’inferno. E poiché nessuno è sicuro di non cadérvi dopo la morte, è necessaria una protezione per salvarci dalla infelicità eterna. Ma apriamo il cuore alla fiducia, perché Maria ci invita a metterci sotto la sua protezione. Forse già tante volte la Madonna ha chiuso le porte dell’inferno che noi avevamo aperto con le nostre colpe.
Maria si interessa continuamente a noi davanti al trono di Dio e con la sua mediazione ottiene luce per la nostra mente e ispirazioni per il nostro cuore, perché ci liberiamo dal torpore spirituale e pensiamo seriamente al nostro bene. Ciò che dobbiamo fare è rispondere al suo tenero amore di madre, che non vuole che i suoi figli si perdano. Preghiamola di cuore affinchè continui ad intercedere per noi, ci ottenga la grazia della conversio ne, e soprattutto quella di perseverare nel bene fino alla fine.
ESEMPIO
San Camillo de Lellis – Nato nel 1550 in un paesino vicino a Chieti, Camillo fu educato cristianamente dalla sua santa madre. Ma, rimasto presto orfano, si abbandonò ai divertimenti e ai vizi, come gli permettevano le sue ricchezze, e poi iniziò la carriera militare.
Aveva 25 anni e si avvicinava a gran passi verso l’inferno, tutto com’era dedito al gioco e ai piaceri. È vero che ogni tanto, specialmente alla sera, prima di andare a letto, faceva un po’ di esame della sua coscienza; allora si vergognava del suo comportamento. In quei momenti, spinto dai rimorsi, recitava qualche breve preghiera alla Madonna e prometteva di correggersi. Ma erano solo dei brevi intervalli di lucidità, perché subito dopo riprendeva la sua vita abituale.
Era il 2 febbraio 1575, e Camillo cavalcava un cavallo focoso, pavoneggiandosi nella sua divisa militare. Improvvisamente gli tornarono in mente le riflessioni di un frate cappuccino sulle pene dell’inferno; e ne fu tanto impressionato che scese da cavallo e si disse: “Basta! Devo cominciare una nuova vita. Non voglio andare all’inferno. O Maria, aiutami a vincere le passioni e ottienimi la grazia della perseveranza”.
Andò subito in una chiesa, si confessò, e abbandonato il servizio militare si fece cappuccino. A causa di una piaga che aveva a un piede, fu costretto a uscire dall’ordine dei Cappuccini per ben tre volte, perché non era in grado di osservarne le severe regole. Finalmente il Signore gli fece capire che lo voleva negli ospedali, ad assistere gli appestati. In seguito fondò i cosiddettiCrociferi, tanto amati e ammirati da san Filippo Neri.
Se Camillo è diventato santo, la sua conversione è iniziata dal timore della dannazione e dal ricorso a Maria. Da lui impariamo a lasciare la via che porta all’inferno, per seguire quella che conduce in ciclo. Affidiamoci a Maria con tutta fiducia.
FIORETTO
Per amore di Maria, facciamo fino in fondo il nostro dovere, anche nei particolari che trascuriamo più facilmente.
GIACULATORIA
Dalle pene atroci – dall’eterno esilio liberami, o Maria – sono tuo figlio.
PREGHIERA
Santa Maria, ti preghiamo: noi non vogliamo cadere nell’inferno! Noi non vogliamo rimanere per tutta l’eternità lontano da te, da tuo Figlio, da Dio Padre. O Maria, madre dolcissima, chiudi le porte dell’inferno e apri quelle del ciclo. Ascolta, Maria, la nostra umile preghiera. Con la tua potente intercessione, ottieni per noi il paradiso. Amen
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