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L’omosessualità – Grosso fenomeno sociale

21 Settembre 2010 | Filed under: Morale
     

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L’omosessualità è un fenomeno che riguarda numerose persone che si sentono attratte da altre persone dello stesso sesso. Nei confronti di questi fratelli la Chiesa dimostra una piena apertura favorendo – dove possibile – una particolare accoglienza e difendendoli da coloro che, insensibili o prevenuti, li insultano e li condannano.

Nella maggior parte dei casi questa condizione non è stata voluta ma determinata da particolari fattori e quindi, di per sé non può essere considerata un peccato. Ovviamente le cose cambiano se l’omosessuale decide di praticare la sessualità. In tal caso commette peccato come tutti coloro che, da celibi/nubili, non praticano la virtù della castità.

Data la complessità dell’argomento ci è sembrato molto opportuno fare riferimento ad un grande teologo moralista (Guido Gatti) che tratta il tema con grande sapienza.
Con il termine “omosessuale” si fa riferimento alla persona (uomo o donna) che prova una netta attrazione sessuale nei confronti di altre persone del proprio sesso (“uranismo” per gli uomini, “saffismo” o “lesbismo” per le donne. Quindi, gli uomini possono essere uranisti e le donne lesbiche). Sulle cause scatenanti l’omosessualità non c’è molto accordo tra gli studiosi. Per molto tempo è stata in auge la teoria organicista che considerava l’ipotesi di fattori ereditari ed ormonali ma recentemente questa teoria è stata abbandonata anche perché le intense cure ormonali a cui sono stati sottoposti i soggetti interessati, non hanno prodotto alcun beneficio ma, semmai, si sono rivelate controproducenti.

La tesi più accreditata oggi invece è quella di ordine psicosociale, secondo cui l’omosessualità è sempre prodotta da uno o più condizionamenti educativi o ambientali, così come può essere causata da una turba nello sviluppo psico-sessuale. Già Freud, con il suo studio sul complesso di Edipo (e di Elettra) aveva aperto la strada alla comprensione di certi fenomeni, recentemente si è evidenziata l’importanza enorme che può avere l’assenza di una figura parentale ( quale modello di comportamento) e l’eccesso di figure del proprio sesso, negli anni dell’infanzia. Altri forti condizionamenti possono provenire al soggetto dall’ambiente e/o dalla cultura di quanti vivono intorno a lui. E’ stato rilevato infatti che le esperienze sessualmente negative della prima infanzia non esplodono necessariamente all’improvviso in atteggiamenti e comportamenti omosessuali ma ciò potrà avvenire quando l’ambiente educativo in cui vive il ragazzo dimostra interamente la propria incapacità di guidarlo e sostenerlo nella normale, ordinaria canalizzazione delle proprie energie sessuali. Solo allora il ragazzo/a darà libero sfogo a quelle predisposizioni che, in forma latente, ha coltivato e potrebbe (ma non è determinato) decidere di aver rapporti di tipo erotico con essi.

Pur essendo evidente il disordine sessuale, va detto che il fenomeno è molto complesso e presenta anche gradazioni intermedie. Bisogna distinguere innanzitutto tra “omosessuali essenziali”, attratti da individui del proprio sesso per una specie di istinto innato, ed omosessuali occasionali che si danno a pratiche omosessuali perché non hanno trovato un partner dell’altro sesso o per bisogno di denaro. Moltissimi poi sono coloro che dovendo lavorare in particolari ambienti, come quelli artistici (Cinema, danza, spettacolo TV, ecc.) accettano le avances di taluni personaggi omosessuali in cambio di sostanziosi aiuti per far carriera in quel mondo “pieno di luci”. Ovviamente, una volta fatto “il passo” diventa difficile tornare indietro. Non sono pochi inoltre quelli che, avendo provato ogni genere di erotismo con le persone dell’altro sesso, cercano sensazioni nuove in ambito omossessuale. Oltre a costoro, esistono anche omosessuali che, occasionalmente, possono avere qualche manifestazione eterosessuale.

In genere gli omosessuali sono trattati con ironia e disprezzo e solitamente emarginati. Non di rado sono fatto oggetto di ricatti e violenze. Questo stato di cose porta molti di loro a vivere un’esistenza decisamente infelice. Per uscire da questa condizione di sofferenza gli omosessuali hanno scelto la strada della coesione. Così si sono riuniti in associazioni e si sono organizzati in modo da difendere il proprio diritto ad un’esistenza dignitosa e tranquilla, rifiutando per altro ogni accusa di negatività morale ai loro comportamenti. Va detto che non sono pochi quelli forniscono loro consenso e sostegno, fino ad accettare l’idea che la loro tendenza sessuale (e quindi l’espressione viva del loro erotismo), seppur diversa da quella ordinaria, può essere considerata, in qualche modo, parallela. Essi ovviamente contestano la morale della Chiesa, secondo la quale il comportamento omosessuale è moralmente negativo.

Bisogna per altro precisare che avere tendenze omosessuali non è di per sé un peccato ma solo ed esclusivamente una malattia che merita comprensione, pietà e partecipazione così come qualsiasi altra malattia. Ma proprio perché si tratta di una patologia (magari con tendenze represse in tante persone che appaiono normali) non può considerarsi una cosa normale. Queste persone possono andare incontro a fasi di nevrosi e di chiara instabilità emotiva. Possono giungere persino a forme di perversione ma, anche se la loro personalità fosse perfettamente normale sotto l’aspetto psichico, quello che risulta fortemente sbagliato è l’orientamento sessuale e questo, non in raffronto al comportamento della maggioranza delle persone bensì rispetto alla “norma morale”.
Se osserviamo la sua sfera sentimentale (l’amore è il miglior metro di valutazione) dobbiamo riscontrare che il rapporto d’amore non è autentico. Ormai sappiamo bene che quando l’amore sceglie di usare il linguaggio della sessualità è tenuto ad osservare le sue leggi che prevedono il vicendevole completamento dell’uomo e della donna aprendosi alla vita. Ciò è impossibili per gli omosessuali che, pur arrivando a nutrire una sincera amicizia l’uno per l’altro, con caratteristiche dell’amore vero, quali la stabilità, la fedeltà, il disinteresse e la capacità di donarsi, non riuscirebbe a trovarsi sullo stesso livello dell’autentico amore coniugale.

OMOSEX

In realtà, i numerosi studi condotti sul tema hanno ampiamente dimostrato che sono proprio le suddette caratteristiche che mancano in queste “amicizie”.
Innanzitutto bisogna evidenziare il fatto che la maggior parte degli omosessuali è costituita da persone che sono affettivamente immature. Si è rilevato che essi sono assolutamente centrati su di sé e, nei rapporti con il partner, non cercano “un altro” ma un’immagine di sé. In buona sostanza, essi non amano una persona ma solo uno strumento di piacere, un “qualcosa da usare”. Nel rapporto quindi risulta problematica la comunicabilità, pertanto le loro relazioni (amicizie) mancano di stabilità e spesso della condizione di fedeltà. I loro comportamenti sono caratterizzati da una grande “intensità” e, poiché esiste una forma di possessivismo, nessuno di essi può sentirsi libero. D’altronde, più l’impulso sessuale è distorto più difficile diventa resistergli. Con questo non si vuol dire che non ci sia alcuna via d’uscita per controllare certi impulsi.

Da questo tipo di patologia è ben difficile guarire: Ciò non toglie che gli omosessuali debbano comunque impegnarsi per conseguire ogni miglioramento possibile, sia sul piano clinico che su quello morale. Già il fatto di poter contare sulla sincerità e la continuità di certe loro amicizie è un buon passo in avanti, almeno per l’inizio, ma bisogna comunque considerare che quando le amicizie si fondano su di un’attrattiva sessuale distorta non possono mai essere durature e costruttive.

Cosa dunque si può suggerire all’omosessuale? Anche se si tratta di un impegno difficile, faticoso, a lui converrà certamente orientare tutte le proprie energie psicofisiche, spirituali ed affettive verso altri interessi, allontanando il pensiero da tutto ciò che possa essere la sessualità. D’altra parte sappiamo che la sessualità non è affatto l’unica forma di amore e ci sono ben altre realtà nella vita, anzi esistono innumerevoli interessi ed attività che possono dare un vero senso alla vita.

L’omosessuale quindi dovrebbe dimostrare tanta buona volontà, coraggio e anche un necessario spirito di sacrificio per riuscire a risalire la corrente e, in questo suo impegno, ha diritto al sostegno della società che deve dimostrargli comprensione, solidarietà e amore cristiano (badando ovviamente a non incoraggiare la propaganda del vizio e tantomeno la corruzione dei minorenni). Va sempre ricordato che se gli atti di comprensione e di amicizia possono costituire un poderoso aiuto per questi poveretti, i preconcetti, l’ostilità manifesta, il disprezzo e l’emarginazione, per contro, diventano un grave ostacolo per il loro recupero giacchè possono annullare in loro quegli elementi positivi che li spingono a lottare per raggiungere la redenzione.
La posizione della Chiesa, sotto il profilo della morale deve necessariamente essere di condanna giacchè l’uso della facoltà sessuale può essere considerato retto solo nel rapporto coniugale uomo-donna, finalizzato alla procreazione mentre, nelle relazioni omosessuali, questa condizione non sussiste e pertanto le relazioni omosessuali contengono atti intrinsecamente disordinati. E’ anche riconosciuto peraltro che “non tutti coloro che soffrono di questa anomalia ne sono responsabili”.

Viene quindi fatta una chiara distinzione tra la tendenza o condizione omosessuale e gli atti omosessuali. La prima va sempre valutata con prudenza perchè non è necessariamente peccaminosa, al contrario degli atti omosessuali che diventano oggetto di giudizio negativo in quanto contrari alla legge naturale. Il giudizio prevede anche un’attenzione alle differenti situazioni in quanto bisogna distinguere la perversione, quale piacere della trasgressione, dai comportamenti prodotti da situazioni neurotiche e inoltre tenendo sempre presente il fatto che l’omosessualità si presenta necessaria mente come un atteggiamento globale della persona. E’ bene quindi che, oltre alla cura, si consideri la profilassi e delle condizioni di rispetto e accoglienza per coloro che vivono tale situazione.

Ovviamente le persone omosessuali, come tutti coloro che vivono fuori del matrimonio, sono chiamate a vivere la castità. Come afferma il Catechismo: “Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana” (CCC 2359).

Il Redattore


     

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