La moda e il decoro cristiano
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Ci sono delle donne che andando in Chiesa si soffermano un poco all’uscio per adattarsi alla meglio una sciarpa e coprirsi, ovvero per indossare una giacchettina, e ce ne sono di quelle che entrano come si trovano, con le braccia scoperte, mezze scollacciate, e s’illudono di starvi bene. Le prime commettono un atto d’ipocrisia, le seconde sono più sfacciate. Dio è da per tutto, non è solo in Chiesa, e se tu ti copri un poco alla porta del Tempio, riconosci che non vesti modestamente. Or se non puoi entrare nella Chiesa per il tuo vestito, puoi tenerlo poi nella strada dove sei anche alla presenza di Dio?
È tanto brutto uscire dalla Casa di Dio e togliersi la giacca o la sciarpa; è un manifesto atto di accusa della propria immodestia. È tanto penoso poi vedere nel luogo sacro le profanazioni del mondo, e questo è causa di tanti castighi da parte del Signore! Come si può implorare misericordia con un abito che provoca la giustizia di Dio? Il Sacerdote non va all’Altare se non s’è vestito dei sacri paramenti, tanto è grande il rispetto che si deve alla Divina Maestà, e tu vi andrai con gli abiti del peccato? Come puoi levare al Cielo quelle braccia nude che lo provocano a sdegno? Come puoi porgere le labbra dipinte alla Sacra Mensa, dove Gesù ti aspetta per imporporarti del suo Sangue? Come puoi mostrare la tua orgogliosa immodestia lì dove avresti bisogno di presentarti in atteggiamento di profonda umiltà?
C’è un abito da teatro, uno da salotto uno da riunioni familiari ed anche uno da lutto. Il mondo non permette di andare in convegni importanti senza un abito di speciale decoro. Alla Reggia poi occorre tutto un cerimoniale speciale. Questo ognuno lo trova logico, e se va a teatro e gli si fa osservare che non può entrarvi in maniche di camicia, non si ribella, né pretende di forzare la consegna. Solo in Chiesa ognuno pretende di entrarvi come crede, e non tollera osservazioni di sorta. È uno spettacolo nauseante!
Ammettiamo pure che un abito potesse passare nel mondo, esso non può ammettersi in Chiesa, perché anche in questa reggia ci sono le esigenze della maestà del gran Re. Occorre un abito sommamente modesto. Bisogna stare in atteggiamento modesto e riservato, con tutta la persona dimessa, come si addice a chi va a pregare la Divina Maestà. Bisogna assolutamente, diciamo assolutamente, bandire i bistri, i rossetti, le vesti corte e soverchiamente attillate, le unghie dipinte e tante altre leggerezze che non si addicono a chi dovrebbe andare alla presenza di Dio con la corda al collo e la cenere sul capo! È un dovere grave per la Maestà del Signore e per il riguardo dovuto ai medesimi Sacerdoti. Non si può costringere un Sacerdote ad arrossire quando amministra i Sacramenti o a dover fare delle severe rimostranze che disturbano la pace della Casa di Dio. Bisogna avere coscienza del luogo sacro e non profanarlo in nessuna maniera.
Tutto passa, e l’anima sopravvive in eterno; dunque bisogna preoccuparsi dell’anima principalmente. Un corpo curato peccaminosamente in vita, sarà un corpo obbrobrioso nella resurrezione, e chi potrà essere così stolto da adornarlo in vita per sfigurarlo in eterno? Promettiamo perciò a Dio solennemente di essere fedeli al voto fatto nel Battesimo e rinnovato nella Cresima: Rinunzio al mondo ed a tutte le sue seduzioni.
don Dolindo Ruotolo
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