Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei Santi – 102°
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ELEMOSINE E MORTIFICAZIONE
La mortificazione
II secondo mezzo per soccorrere le anime del Purgatorio è il digiuno, sotto il qual nome generico si comprendono tutti gli atti di mortificazione interiore ed esteriore, tutto ciò che contraddice la natura, e facendola soffrire, ne doma i malvagi istinti.
Non insistiamo sull’efficacia di questa virtù per sollevare le anime purganti, diciamo solo che mentre la preghiera e l’elemosina hanno solo per accidens un carattere penitenziale e soddisfattone, la mortificatone è l’opera soddisfattoria per eccellenza, è il prezzo di riscatto dei peccati commessi. Questa virtù ci deve stare tanto più a cuore, in quanto che è indispensabile, in un certo grado, alla nostra salvazione.
L’oracolo divino ha detto che se non faremo penitenza periremo : Nisi poenitentiam habueritis, omnes siméliter peribitis (Luca» 13> 3)- Mortificare quindi il proprio corpo coli’intenzione di suffragare le anime del Purgatorio è lo stesso che assicurare la propria santificazione e procurare nello stesso tempo efficacemente il sollievo dei poveri defunti.
Non è poi questa una costumanza che si sia introdotta ai giorni nostri, ma risale fino agli antichissimi tempi, leggendosi infatti nel primo libro dei Re che gli abitanti di Jabes in Galaad appena ebbero appreso la notizia della morte di Saul e dei suoi tre figli, sorsero tosto, e camminando tutta la notte, presero i corpi dei defunti, e seppellitili, digiunarono per sette giorni (Reg. XXX, 13).
Sappiamo bene che la parola mortificazione ripugna agli orecchi delicati degli uomini del nostro secolo, i quali considerandola come un avanzo del medio evo, destinato a scomparire insieme colle altre anticaglie, cercano (e in gran parte vi sono pur troppo riusciti) di bandirla dal seno dei cristiani, fra i quali ormai rarissimi sono quelli che la praticano.
Sappiamo che la quaresima è diventata una parola vuota di senso, che il digiuno del venerdì è andato in disuso, e che quei pochi obblighi che restano sono da molti derisi e criticati. Però, siccome di peccati se ne commettono come una volta e forse più, e siccome ogni peccato se non è scontato in questo mondo colla penitenza, dovrà essere poi più rigorosamente scontato nell’altro, se noi non c’incaricheremo di pagare i nostri debiti in questa vita, troveremo grandi e spaventosi conti da saldare nel Purgatorio !
Abbiamo, è vero, le indulgenze, ma anche queste sono concesse dalla Chiesa soltanto ai veri penitenti, non potendo essa incoraggiare la tiepidezza dei fedeli, ma solo volendo venire in aiuto di quelli che fanno quanto possono per cancellare le loro colpe. Quindi è necessario ritornare alcun poco alla pratica dell’antica mortificazione se non vogliamo che si accumuli tanto debito e ci si prepari un purgatorio dolorosissimo e lungo.
Dirà taluno che dovendo pensare a pagar tanto del nostro, è assai strano esortarci a pagare i debiti altrui, mortificandoci per suffragare le anime del Purgatorio; ma, come dicemmo parlando dell’elemosina, dobbiamo pensare che se noi avremo carità verso i nostri fratelli defunti, pagando i loro debiti, inclineremo Dio, nostro gran creditore, ad usarci misericordia, e in ogni caso il merito delle nostre opere, che è inalienabile, sarà sempre goduto da noi. Ci siano poi sempre di guida i Santi che ci hanno dato ammirabili esempi di penitenza.
Il beato Francesco da Fabriano, francescano, era solito di offrire a sollievo delle anime purganti tutte le austerità che gli imponeva la regola, e tutte le maggiori penitenze che il suo fervore gli suggeriva, sì
che nulla riserbando per sé, si riposava interamente sulla misericordia di Dio pel soddisfacimento dei propri debiti; per rendere poi più accette al Signore le sue penitenze, le univa sempre alle pene patite da Gesù Cristo sulla croce. La sua compassione verso i defunti era sì viva, che non poteva fermare il pensiero sui loro tormenti senza tremare da capo a piedi. Numerose apparizioni di anime da lui liberate gli dimostrarono però quanto la sua carità fosse accetta a Dio.
Padre Pietro Louvet
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