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Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei Santi – 102°

31 Agosto 2014 | Filed under: Purgatorio
     

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elemosina

ELEMOSINE  E  MORTIFICAZIONE

 

La mortificazione

II secondo mezzo per soccorrere le anime del Pur­gatorio è il digiuno, sotto il qual nome generico si comprendono tutti gli atti di mortificazione interiore ed esteriore, tutto ciò che contraddice la natura, e facendola soffrire, ne doma i malvagi istinti.

Non insi­stiamo sull’efficacia di questa virtù per sollevare le anime purganti, diciamo solo che mentre la preghiera e l’elemosina hanno solo per accidens un carattere pe­nitenziale e soddisfattone, la mortificatone è l’opera soddisfattoria per eccellenza, è il prezzo di riscatto dei peccati commessi. Questa virtù ci deve stare tanto più a cuore, in quanto che è indispensabile, in un certo grado, alla nostra salvazione.

L’oracolo divino ha detto che se non faremo penitenza periremo : Nisi poenitentiam habueritis, omnes siméliter peribitis (Lu­ca» 13> 3)- Mortificare quindi il proprio corpo coli’in­tenzione di suffragare le anime del Purgatorio è lo stesso che assicurare la propria santificazione e pro­curare nello stesso tempo efficacemente il sollievo dei poveri defunti.

Non è poi questa una costumanza che si sia introdotta ai giorni nostri, ma risale fino agli antichissimi tempi, leggendosi infatti nel primo libro dei Re che gli abitanti di Jabes in Galaad appena eb­bero appreso la notizia della morte di Saul e dei suoi tre figli, sorsero tosto, e camminando tutta la notte, presero i corpi dei defunti, e seppellitili, digiunarono per sette giorni (Reg. XXX, 13).

Sappiamo bene che la parola mortificazione ripugna agli orecchi delicati degli uomini del nostro secolo, i quali considerandola come un avanzo del medio evo, destinato a scomparire in­sieme colle altre anticaglie, cercano (e in gran parte vi sono pur troppo riusciti) di bandirla dal seno dei cristiani, fra i quali ormai rarissimi sono quelli che la praticano.

Sappiamo che la quaresima è diventata una parola vuota di senso, che il digiuno del venerdì è andato in disuso, e che quei pochi obblighi che re­stano sono da molti derisi e criticati. Però, siccome di peccati se ne commettono come una volta e forse più, e siccome ogni peccato se non è scontato in que­sto mondo   colla   penitenza,   dovrà   essere   poi   più rigorosamente scontato nell’altro, se noi non c’inca­richeremo di pagare   i   nostri   debiti   in   questa  vita, troveremo grandi e spaventosi conti  da saldare  nel Purgatorio !

Abbiamo, è vero, le indulgenze, ma an­che queste sono concesse dalla Chiesa soltanto ai veri penitenti, non potendo essa incoraggiare la tiepidezza dei fedeli, ma solo volendo venire in aiuto di quelli che fanno quanto possono per cancellare le loro col­pe. Quindi è necessario ritornare alcun poco alla pra­tica dell’antica mortificazione se non vogliamo che si accumuli tanto debito e ci si  prepari  un purgatorio dolorosissimo e lungo.

Dirà taluno che dovendo pen­sare a pagar tanto del nostro, è assai strano esortarci a pagare i debiti altrui, mortificandoci per suffragare le anime del Purgatorio; ma, come dicemmo parlando dell’elemosina, dobbiamo pensare che se noi avremo carità verso i nostri fratelli defunti, pagando i loro debiti,   inclineremo   Dio,   nostro  gran   creditore,   ad usarci misericordia, e in ogni caso il merito delle no­stre opere, che è inalienabile, sarà sempre goduto da noi. Ci siano poi sempre di guida i Santi che ci han­no dato ammirabili esempi di penitenza.

Il beato Francesco da Fabriano, francescano, era solito di offrire a sollievo delle anime purganti tutte le austerità che gli imponeva la regola, e tutte le mag­giori penitenze che il suo fervore gli suggeriva, sì

che nulla riserbando per sé, si riposava interamente sulla misericordia di Dio pel soddisfacimento dei propri debiti; per rendere poi più accette al Signore le sue penitenze, le univa sempre alle pene patite da Gesù Cristo sulla croce. La sua compassione verso i defunti era sì viva, che non poteva fermare il pen­siero sui loro tormenti senza tremare da capo a pie­di. Numerose apparizioni di anime da lui liberate gli dimostrarono però quanto la sua carità fosse accetta a Dio.

Padre Pietro Louvet


     

One Response to "Il Purgatorio, secondo le rivelazioni dei Santi – 102°"

  1. Francesco ha detto:
    2 Settembre 2014 alle 13:19

    Il Digiuno e la Mortificazione sono due aspetti sinergici, i quali l’uno non può fare a meno dell’altro, essi imprimono una profonda impronta nella nostra anima.

    Se sono efficienti per chi li attua ancor più lo sono per chi ne è il beneficiario, mortificarsi significa “donarsi” agli altri, il cui fine è il loro benessere spirituale.
    Se ciò è vero, ed è vero, per i vivi, ancor più lo è per coloro che si trovano in uno stato purgante, non dimentichiamo che il Purgatorio non è un luogo ma una condizione, la mistica Maria Simma ebbe a dire che le anime non vengono dal purgatorio, ma vengono con il purgatorio.

    San Paolo ebbe a dire che alla morte ognuno si presenterà davanti a Dio per essere giudicato in base alle opere che compì quand’era nel corpo, ciò fa comprendere che le opere per se stessi non sono più possibili, poiché solo nel corpo e quindi nella Terra si possono fare le opere per se stessi e per gli altri.

    Si comprende allora quale grande responsabilità abbiamo verso le anime purganti, le quali necessitano delle nostre opere a loro favore.

    Quando andiamo in Chiesa per la S. Messa, a volte incontriamo vicino all’entrata povere persone che chiedono l’elemosina, spinti dall’amore per il prossimo diamo loro qualcosa “In quanto lo avete fatto a uno di questi minimi lo avete fatto a me”, ma quando entriamo nella Chiesa dobbiamo guardare meglio, guardare, non con gli occhi materiali, ma con quelli dell’anima, allora possiamo vedere molte anime del purgatorio che ci stendono le mani, chiedono la nostra elemosina, e come la persona fisica aiutata nelle sue necessità cosi anche queste sante anime hanno necessità, ma non di denaro o di qualcosa bensì di, Preghiere, Suppliche, Sacrifici.

    Alla preghiera e alle suppliche ancora maggior valore hanno i sacrifici, poiché, mentre con le preghiere noi chiediamo un’intercessione e quindi una richiesta “extra homini” con il sacrifico offriamo “intra homini”, cioè qualcosa di nostro, ci priviamo di qualcosa a cui teniamo.

    Ma ciò che ci priviamo in effetti ritorna a noi, poiché Dio attribuisce a noi ciò che noi attribuiamo alle povere anime del purgatorio.

    Allora, quando andiamo alla S. Messa non facciamo mancare alle anime del purgatorio elemosinanti, la nostra carità, il nostro amore, poiché, poiché un giorno anche noi possiamo trovarci ad elemosinare la carità ai vivi.

    Siano lodati Gesù e Maria
    Francesco

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