Il Purgatorio nella rivelazione dei Santi – 13°
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STATO SOPRANNATURALE DELLE ANIME DEL PURGATORIO
Meriti e soddisfazione in Purgatorio
Prima di compiere il miracolo della guarigione del cieco nato (Cap. IX di S. Giov.), Gesù uscì in questa espressione: « Me oportet operari opera eius, qui misit me, donec dies est: venit nox, quando nemo potest operari – Bisogna che io faccia le opere di chi mi ha mandato, fintanto che è giorno: viene la notte quando nessuno può operare » (Id. IX, 4).
Il giorno di cui parla il Signore è la vita terrena, la notte la morte del corpo. Finchè si vive quaggiù, si può meritare per l’altra vita, tosto che giunge la morte, è preclusa la via dell’acquisto dei meriti. Appena morto, il povero Lazzaro fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo, mentre il ricco Epulone morì e fu tosto sepolto nell’Inferno (Luca, XVI, 19-22).
« Coloro che vivono – scrive S. Girolamo – possono compiere opere meritorie, ma i morti nulla possono aggiungere ai meriti acquistati durante la vita terrena » (In Eccles., IX, 4). Il tempo della prova cessa col cessare della vita terrena e con lui il tempo utile per l’acquisto dei meriti. Il meritare è proprio solamente di quaggiù: in cielo gli atti soprannaturali non hanno valore meritorio; l’albero che ha raggiunto il suo pieno sviluppo non cresce più.
Tanto meno potrebbero avere valore soddisfattorio, perchè essendo compiuti in pieno possesso della felicità, manca loro l’elemento essenziale dello sforzo o del sacrificio, da cui sorge la virtù soddisfattoria. Nel Purgatorio neppure ha luogo il merito; la virtù soprannaturale è arrestata nel suo sviluppo finale e come rappresa. Una soddisfazione si dà, ma questa è inalienabile ed è assorbita per l’intero nell’espiazione dovuta a Dio da chi vi pena; questa non soddisfa nè può soddisfare che per se medesimo.
Al momento in cui, pagato il debito, potrebbe essere in grado di donare della propria sovrabbondanza, lo investe la gloria che rende impossibile ogni opera soddisfattoria » (J. A. Chollet, 1 nostri Defunti, pag. 270)
Scienza delle anime del Purgatorio
La mente conserva tutta la sua attività in Purgatorio; l’intelligenza ha anzi un campo più aperto al sapere e una considerevole mèsse di cognizioni vi matura. E prima di tutto vi si raccoglie la messe dei ricordi. Difatti, come abbiamo dimostrato parlando degli eletti, anche nel Purgatorio si conserva la facoltà della memoria. Per qual ragione invero potrebbe essere soppressa?
L’anima ha recato, seco, anzi mantiene in se stessa le tracce della sua vita terrena ogni giorno è descritto sulla pagina della coscienza a caratteri incancellabili, come sopra un foglio che non può perire; ogni pensiero, ogni volere, tutte le parole, tutte le azioni vivono nella memoria. Bisognerebbe che l’anima si separasse da se stessa e cambiasse la propria essenza, se dovesse distruggere ogni residuo della vita passata » (Op. cit., pag. 157).
Dopo la condanna da parte del Papa Leone X della dottrina di Lutero, che riteneva essere incerte le anime del Purgatorio della loro eterna salvezza, tutti i teologi sono d’accordo nell’insegnare, e la dottrina è certa, che le anime purganti sono sicure della loro salute eterna, ed è probabile che esse conoscano altresì la durata della loro medesima pena, come siamo indotti a credere dalle molte rivelazioni a questo proposito.
Del resto quando l’anima è stata giudicata, ci sembra naturale che Iddio le faccia conoscere la sua sentenza. La durata della pena potendo variare da un tempo minimo a lunghissimi anni, non vediamo come mai il divin Giudice dovrebbe ritenersi come un segreto una cosa di sì grande interesse per le anime.
Ora ci possiamo domandare quale conoscenza abbiano le anime del Purgatorio delle cose di questa terra. Conoscono esse le nostre condizioni, sono al corrente di quanto facciamo per loro! Ecco come risponde lo Chollet: « Fra le fiamme o nella luce del cielo, in Purgatorio o in Paradiso, l’anima possiede la stessa natura mantiene colla terra gli stessi rapporti di conoscenze se gli avvenimenti di questa vita possono essere noti agli abitatori del cielo, lo soro ugualmente per gli eletti trattenuti in Purgatorio.
Quelli che noi abbiamo perduto e che piangiamo, non ci hanno del tutto abbandonato. Divenuti immateriali, non essendovi per loro questione alcuna di luogo o di distanza, essi ci sono vicini; fatti chiaroveggenti, poichè non ha luogo per essi questione alcuna di ostacolo a conoscere o di ignoranza, ci riconoscono, ci seguono in ogni passo, e con la delicatezza d’un amore che diviene sempre più puro, coll’attenzione d’uno sguardo che si fa sempre più chiaro, ne circondano della loro sollecitudine e affezione. Come volentieri farebbero passare in noi quell’ardore di carità che li divora e li trasporta, quella sicurezza della salute che li fa beati! (Op. cit., pag. 163).
Come si vede, il chiaro autore ammette che le anime del Purgatorio abbiano una conoscenza diretta degli avvenimenti di questa vita; altri autori, come il Suarez, risolvendo diversamente altre questioni strettamente unite con la presente, ammettono che le anime purganti siano si al corrente degli avvenimenti di quaggiù, ma indirettamente, essendone informate dai loro Angeli custodi.
Inoltre in Purgatorio si conosce lo stato delle anime dannate. « Nulla impedisce alle anime purganti di spingere l’occhio spaventato nelle profonde, eterne, disperate tenebre dell’Inferno. Anche i dannati e i demoni sono sostanze immateriali, oggetto per conseguenza della cognizione di ogni intelligenza spirituale. Qualunque spirito può vederli, riconoscerli; essi nell’onta del proprio supplizio sono sempre uno spettacolo agli occhi degli abitatori del Purgatorio e del Cielo. L’anima purgante osserva dunque l’anima dannata e confrontando il proprio col supplizio di quella, attinge da tal considerazione un sentimento di sicurezza per se medesima, di riconoscenza verso Dio, di orrore sempre più vivo per il peccato che ha acceso e mantiene quella doppia fornace della giustizia divina (Op. cit., pag. 162).
Alla domanda, in ultimo, se le anime del Purgatorio conoscano i futuri contingenti, rispondiamo che possono conoscerli soltanto se Iddio li comunica loro, ma mai di scienza propria. L’esame delle rivelazioni ci fa conoscere che qualche volta Iddio ha messo a conoscenza delle anime purganti i futuri contingenti. La regina Claudia, moglie di Francesco I di Francia, apparsa alla beata Caterina Racconigi, le annunziava che i francesi, capitanati dal loro Re, sarebbero scesi in Italia, e che il Re sarebbe stato vinto e fatto prigioniero a Pavia; come difatti avvenne pochi mesi dopo.
Can. Luigi Coccolo
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