Dio si rivela all’anima semplice
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Dio, ai cosiddetti “grandi” del mondo, non si rivela, per delicato rispetto alla loro libertà; non li richiama in alto se essi non vogliono ascendervi; solo all’anima semplice e infantile, che è tutta aperta a Lui quasi corpo diafano, si rivela, perché la sua verità non vi trova ostacoli. Il sole non penetra un corpo opaco: lo illumina solo esternamente; se la sua luce e il suo calore lo volessero penetrare lo dovrebbero bruciare come fa il fuoco quando investe un corpo.
L’infanzia alla quale c’invita Gesù non è la fanciullaggine irrequieta e stolta dei piccoli ma è l’infanzia, tersa come cristallo nel suo candore che si lascia plasmare, guidare ed elevare da una potenza benefica che la domina unicamente per amore e per renderla come adulta nelle sue braccia. Egli, invitandoci ad essere piccoli, dichiara Dio nostro Padre amorosissimo e ci esorta ad andare a Lui con la fiducia di figli che tutto sperano da Lui e che non cercano altri che Lui.
Oh, se si capisse la sublimità di questa piccolezza, quanto gli uomini sarebbero diversi da quelli che sono! Quello che ci uccide nello spirito è proprio quella pretesa grandezza che è elefantiasi e artrite dello spirito!
È necessario impiccolirsi, per far penetrare in noi la vita soprannaturale che non è adipe di gonfiamento umano, ma è forza di vita superiore. Sotto questo aspetto, può intendere le magnificenze di Dio più un’anima semplice che un profondo filosofo o un consumato teologo, come lo dimostra l’esperienza. Il filosofo si aggira nel labirinto delle proprie idee; il teologo fra i riflessi delle grandezze divine; l’anima semplice nelle altezze luminose della verità, libera da ogni colorito umano.
La piccolezza che sublima spunta dall’umiltà e prospera nelle umili valli della conoscenza di sé stessi. Bisogna persuadersi e convincersi della propria ignoranza, per volgere a Dio lo sguardo avido di luce.
Chi si contenta della luce di una candela e la crede un sole non accenderà mai la lampada elettrica o non aprirà mai la propria finestra perché vi penetri la luce smagliante.
Se si valutasse veramente la conoscenza umana per quel che è, qual uomo non desidererebbe la luce divina? Per impiccolirsi basta misurarsi, non è necessario uno sforzo di virtù. La misura della nostra ragione, del nostro ingegno, del nostro sapere è veramente desolante! Bisogna uscire dalle pastoie di una ragione orgogliosa che è sempre miope e non vede di là di una spanna. Tutto il sapore della sapienza umana si potrebbe concentrare in un centimetro cubo! Oh, se sapessimo avere lo sguardo puro della semplicità e dell’umiltà!
don Dolindo Ruotolo
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