Seminiamo la speranza
Questo articolo è stato già letto1097 volte!
La Comunità desidera essere un segno di speranza nel mondo, nelle famiglie, nel cuore dell’uomo. Tanti di voi sanno che ormai da tanti anni vivo a fianco di ragazzi smarriti, emarginati, sbandati, drogati; la mia speranza attraverso di loro è diventata più vera, più concreta, più viva, è diventata esistenza. Tutti abbiamo in noi il germe della speranza: desideriamo un futuro migliore, la guarigione, la salute, la pace, la serenità….
Noi stiamo sperimentando che la vera speranza non è solo qualcosa, ma è Qualcuno. Ciascuno di noi è una speranza viva per l’altro, ciascuno è chiamato ad esserne costruttore. Dio Padre ci è venuto incontro rivelandoci il Suo volto per mezzo del Figlio, ed è in Lui che la nostra speranza affonda le sue radici, in quel Gesù nato a Betlemme duemila anni fa, che è morto e risorto per noi, e ci dice che la morte non ha più l’ultima parola.
E Lui la speranza d’annunciare, da urlare, da gridare a tutti. La malattia più grande del nostro mondo è la tristezza, l’indifferenza, la solitudine; il mondo attende annunciatori di speranza come una terra arida attende l’acqua. Dio nella sua gratuità ci ha scelti per questo, ci ha dato la forza di seguirlo, ha messo nei nostri cuori il desiderio di abbracciare l’umanità ferita. La speranza viva che è in noi deve diventare amore nei gesti, nelle opere, nella vita, nell’accoglienza dell’uomo.
Gesù ci dice di dare la vita, non solo qualcosa di noi o alcune ore del nostro lavoro, ma noi stessi. Se la vita non la doniamo, non la spendiamo per gli altri, ci svanirà tra le mani. Noi vogliamo essere questa Chiesa viva, operante, amante dell’uomo. Per servire Cristo nelle Sue membra, nei poveri, dobbiamo essere innamorati di Dio, pazzi per Lui.
L’energia viene da questo ” feeling ” con Dio prima che da ogni altra persona, prima del marito, della moglie, dei figli, della famiglia, che sono tutti doni di Dio e che diventano tanto più preziosi quanto più rispondiamo con il cuore e lo sguardo a Lui. Il povero, sotto qualsiasi veste si presenta, è sempre Gesù Crocifisso con le piaghe aperte, con il sangue che cola sull’umanità, lì in quel malato o in quel disperato.
Allora tu che sei speranza viva sei chiamato ad accoglierlo, a sorridergli, a mettere in moto la tua fede, a far camminare l’amore nel mondo. Il povero ha bisogno di fiducia, che la tua fede sia anche per lui, che tu creda in lui, che tu speri in lui perché anche lui possa ricominciare a credere, ad amare, a sperare. I poveri sono la verifica concreta della nostra fede, della nostra carità.
Ecco perché noi abbiamo aperto le porte ai giovani, perché prima avevamo già spalancato il nostro cuore a Dio. Il Padre ci chiama a collaborare, a far crescere questa speranza che è Gesù Risorto in mezzo all’umanità ferita che attende di ritrovare la luce. Che Gesù Bambino ci faccia il dono di contemplare I Suoi occhi, il Suo volto, il Suo cuore negli occhi e nel volto di chi, ogni giorno, incontriamo sul nostro cammino.
Ci doni un cuore povero, libero, buono, semplice come il Suo, perché chi ci incontra possa incontrare e vedere brillare Lui in noi.
Madre Elvira Petrozzi
Fond. Comunità Cenacolo
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.