Rimanete nel mio amore
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Recandomi in pellegrinaggio nella Polonia dell’amato Santo Padre Giovanni Paolo II, grazie all’invito del Gruppo di Preghiera “Regina Pacis” di Saronno, che ringrazio tanto per un dono così grande e prezioso, ho visto con i miei occhi ed ho potuto toccare con mano una bella umanità fondata e radicata nell’ascolto e nella partecipazione alla Vita e alla Storia che Dio scriveva attraverso i suoi figli che, in tempi e modi diversi, hanno risposto ed aderito alla chiamata e all’invito di Dio di stare dalla Sua parte. Infatti attraverso le vicende che ciascuno di questi uomini e donne hanno vissuto nel corso della storia
Egli ha potuto formare e plasmare in continuazione il popolo polacco ad una tradizione, cultura e religiosità radicata nella fede. La stessa fede, profondamente libera e popolare, capace di unire il popolo in un abbraccio eucaristico, che ha plasmato i polacchi come un popolo positivo ed unito, capace di donarsi e soffrire per amore di Dio e per la loro amata Patria: la Polonia il cui patrimonio storico li rende fieri ed orgogliosi tanto da raccontarlo e condividerlo con passione per farlo conoscere. La capacità di lottare e soffrire insieme per la libertà propria e quella altrui ha fatto si che il popolo polacco, nonostante la tragica storia della propria nazione, per ben tre volte rasa al suolo e cancellata dalla carta geografica, ha saputo reagire e risollevarsi ricaminciando da capo perchè ha sempre creduto alla promessa di una vita futura per la quale vale la pena lottare.
Capisco ora, Giovanni Paolo II e il suoi ventisette anni di Pontificato improntati e modellati sul farsi “eucaristia” dono e offerta per gli altri alla maniera di Cristo. Un Dio, fatto uomo, che donò Se Stesso nell’Eucaristia al popolo che aveva scelto, chiamato e radunato in un abbraccio di amore, tanto da fare, condividendo lo stesso pane e bevendo lo stesso vino, di persone diverse dei fratelli uniti nel Suo nome. Per questo l’Eucaristia è per Giovanni Paolo II una grande Forza che forma, unisce ed anima un popolo a conoscersi e riconoscersi come unica unità, evitando le divisioni interne che possono essere causate dalle lotte maligne e dalle liti.
Infatti la diveristà esistente all’interno di un popolo deve essere una ricchezza che aiuta a realizzare la persona, a vivere in una cultura, tradizione, mentalità, ad accettare usi e costumi; la diversità deve essere animata dalla libertà di espressione e di azione dello Spirito, Amore che vede e pensa sempre in avanti, nonostante le difficoltà della vita presente. L’essere eucarestia ha aiutato Giovanni Paolo II a non essere soffocato nè consumato dalla sofferenza che ha sperimentato nella sua lunga vita, che in tanti occasioni e in diversi modi ha cercato di bloccarlo e di inchiodarlo nell’amarezza, nella solitudine e nell’immobilità: rabbia, frustrazione e disperazione che lui è riuscito a vincere contando sempre sulla fede e nell’amore incrollabile in Gesù Cristo e Sua Madre Maria Santissima.
La sicurezza di essere amato e sostenuto da Dio gli dava una grande forza, una bella carica di energia e di spirito, di cui aveva bisogno per affrontare la vita e farsi dono per gli altri nella sincerità e generosità, seguendo Cristo Signore che lo formava e lo plasmava. Dio lo attirava continuamente a Sè, lo faceva rimanere nella lotta per stare sempre dalla parte del bene. Quando ti fai dono per altri nel nome di Dio, il Dio che abita in te, ti arricchisce con l’abbondanza della Sua vita.
Quando Giovanni Paolo II, nel giorno dell’inizio del suo Pontificato invitò il mondo intero con quel grido che gli veniva dal cuore: “Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo! Anzi spalancate le porte a Cristo, aprite i confini degli stati, i sistemi economici ed i vasti campi della cultura. Aprite! Lasciate che Cristo parli all’uomo.. Egli sa che cosa c’è nel cuore dell’uomo…..” Questo grido veniva dal cuore di un uomo che sa quello che Cristo ha compiuto nella sua vita da quando era bambino fino a quel momento nel quale era diventato il Pontefice Universale della Chiesa Cattolica. Proponeva quel Cristo che con la Sua misericordia gli ha salvato la vita. Proporre Cristo voleva dire: donare la libertà a qualsiasi uomo sopratutto quello oppresso ed incatenato dal male che nega Dio e vuole togliere all’uomo la possibilità di essere raggiunto da Dio.
Possiamo dire che Giovanni Paolo II, con quel suo invito “Non abbiate paura”, testimoniava e proponeva all’uomo un nuovo modo di vedere e considerare il suo simile: non più come nemico ed avversario ma come dono ed opportunità di bene.
ll suo salutare la Terra con un bacio, era un gesto di profondo umiltà e gratitudine a Dio per la possibilità di camminare liberamente su questo mondo, senza paura e senza vergogna. Egli che per tanti anni aveva vissuto, aveva camminato e fatto tante cose nel nascondimento e nella clandestinità, a causa dell’occupazione del nazional socialismo tedesco e poi della lunga occupazione del comunismo sovietico, sa cosa vuol dire “camminare liberamente” sulla faccia della terra, interagire senza limiti esprimendo il proprio pensiero ed ascoltando quello altrui. Tutto sarebbe bello se ogni uomo avesse la possibilità di esprimersi nella sua interezza senza paure e condizionamenti.
Tornando al pellegrinaggio in Polonia, la mia mente va ora ad Auschwitz e Beacnau, dove ho visto l’orrore e la cattiveria pensati, pianificati e attualizzati dall’uomo contro il suo simile. Anche io, come il Santo Padre Benedetto XVI, ho fatto questa domanda al Signore: ” Signore perchè Hai taciuto? Come Hai potuto tollerare una cosa simile?” Questa domanda veniva dal cuore di un credente che non aveva nessunissima intenzione di rimproverare Dio, ma soltanto di chiedere un aiuto per poter conoscere e comprendere meglio le Sue scelte, i Suoi pensieri. Sappiamo che Dio è l’Onnipotente ed è il Creatore del cielo e della terra, sappiamo che l’uomo è solo una Sua creatura, allora come mai Dio non ha impedito all’uomo di pianificare ed eseguire uno sterminio di questo genere? Dov’era Dio mentre l’uomo infieriva con un crimine così assurdo contro il suo simile?
Mentre pensavo e meditavo queste cose, la mia mente fu portata a far memoria e a contemplare ciò che accadde nel Cenacolo durante l’Ultima Cena. In questa santa assemblea, radunata nel segreto, l’anima di Gesù era molto sconvolta e turbata, era evidente nel suo modo di agire che Dio di fronte all’uomo, deciso in cuor suo di ferirLo e sfigurarLo con il tradimento, senza tenere conto dell’amore donato con l’offerta del Suo Corpo e dell’Suo Sangue e il servizio prestato con la Lavanda dei Piedi, era tremendamente sofferente.
Giuda era uno dei dodici apostoli scelti da Gesù, era anche lui nell’Ultima Cena, insieme con agli altri undici , ma il suo cuore si era già voltato contro Gesù che ormai aveva deciso di tradire. Il suo stare con Gesù non era più per amore ma per cercare l’occasione giusta per consegnarLo ai Suo nemici. Gesù amava Giuda come amava gli altri discepoli, gli ha lavato i piedi come ha fatto a Pietro ed agli altri, sapeva quello che Giuda conservava nel suo cuore, per questo disse davanti a tutti: “uno di voi mi tradirà!”. Giuda aveva sentito con le sue orecchie queste parole preoccupate di Gesù. Aveva direttamente preso dalla Mano di Gesù il boccone che evidenziava il grande amore che Gesù nutriva per lui, ma Giuda aveva già indurito il suo cuore e nessuno neanche Dio poteva impedirgli di portare a termine il suo piano.
Gesù vedendo che ormai Giuda gli aveva voltato le spalle ed era intenzionato a tradirlo gli disse: “Quello che vuoi fare, fallo subito.” Giuda tradì Cristo, Luce del mondo, per entrare nel buio, quel buio che poi scenderà sugli altri discepoli portandoli ad abbandonare Gesù nelle mani dei suoi nemici ed a scappare per mettersi al sicuro da un possibile assalto dei persecutori di Gesù.
Dio ama l’uomo così tanto che preferisce soffrire e morire nella Sua umanità pur di non toccare la libertà dell’uomo. E’ un mistero difficile da comprendere ed accettare, ma se noi guardiamo le cose con l’occhio della grazia e della verità, sappiamo che senza libertà non c’è la possibilità di conoscere Dio nè la possibilità di poterLo amare. La libertà ci aiuta a scegliere coscientemente, senza costrinzione, consapevoli della nostra responsabilità di fronte alle nostre scelte.
Dove era Dio quando questi uomini si organizzavano, pianificavano e addirittura realizzavano il loro progetto malefico? Dio era dalla parte di quegli uomini, donne e bambini ingannati con il pretesto di portarli dove avrebbero trovato una vita migliore, caricati in maniera disumana dentro i vagoni dei treni diretti dentro il campo di concentramento di Auschwitz e Beacnau, dove questi poveri Cristi furono spogliati della loro dignità, maltrattati peggio degli animali, sfigurati nel volto e feriti nel cuore. Condotti al macello dentro le camere a gas, dove morirono ed i loro corpi furono portati dentro i forni crematori e le ceneri sparse in aria. Cancellando così l’uomo fino al punto di non dare ai vivi la possibilità di sepellirli e piangerli presso una tomba. In Auschwitz e Beacnau sono stati uccisi un milione di ebrei, settantacinque mila polacchi, venticinque mila russi e quindici mila appartententi di altre razze come gli zingari ecc….
L’uomo che ha progettato e realizzato una barbaria di questo genere contro il suo simile, quale era il suo obiettivo? Innanzitutto, credo che l’uomo che ha accolto e conservato questo progetto diabolico nel suo cuore, per poi portarlo a compimento nella realtà è un povero mendicante con una grande sofferenza e insoddisfazione causata da un forte complesso di inferiorità.
Aveva bisogno di dare soddisfazione a se stesso di essere considerato sia da sè che dagli altri come il migliore in assoluto. Arrivare ad essere il vertice lo faceva sentire superiore agli altri in tutto e per tutto. Quando si arriva a vedere e considerare la propria vita come non paragonabile a nessuno si può arrivare alla distruzione e cancellazione degli altri per l’affermazione della propria superiorità. Professare apertamente la fede in Dio viene considerato una minaccia da l’uomo che si considera il migliore in assoluto. Coloro che hanno cercato di testimoniare in maniera libera la propria fede, la propria cultura e tradizione venivano maltrattati duramente fino all’eliminazione fisica, cosi che gli altri vedendo imparassero a stare sotto le regola di chi s’è arrogato a sè il diritto alla vita e alla morte degli altri.
Dopo aver visto gli orrori di Auschwitz ho pensato a tante altre violenze, disordini e guerre, alle umiliazioni e ai massacri di innocenti e di inermi che muoiono per mano atrui, senza nessuna colpa ma soltanto perchè appartengono ad un etnia o professano una fede diversa. Ho pensato alle persone costrette a fuggire dalle loro case, a perdere le loro proprietà, persone spogliate ed umiliate nella loro dignità ed umanità: derubati e calpestati in tutti i sensi, costretti a subire l’imposizione di una dottrina che non accetta la convivenza e la condivisione tra i diversi.
La mia mente è andato anche alle persone dell’alta borghesia, persone di cultura e di tradizione, che dovrebbero essere gli esempi di buon educazione e di civiltà, che dovrebbero aiutare la povera gente a vivere bene nella conoscenza dell’amore e del rispetto reciproco, invece di usarli come strumenti per consolidare la loro potenza e dominio, l’onore e la gloria mondana che impoverisce, facendoli rimanere nell’ignoranza e nella miseria. Perchè l’uomo deve uscire dalla sfera umana per entrare in quella bestiale che si sazia a discapito dei deboli, degli oppressi e degli indifesi?
La risposta è divenuta chiara dopo che lo Spirito Santo mi ha illuminato, facendomi capire che quando l’uomo odia la vita, non ama nè la convivenza nè la condivisione. Diventa uno posseduto dallo spirito mondano che lo induce a volere a tutti i costi di essere conosciuto e considerato signore dell’universo a cui tutto appartiene, l’onnipotente che va temuto ed adorato per poter avere pace ed accesso alle comodità della vita .
Come mai l’uomo arriva ad odiare l’amore che è la Fonte della nostra vita, della nostra sapienza e conoscenza, sorgente del benessere e del progresso umano e spirituale della nostra vita? L’amore crede a tutto, spera e sopporta tutto, non si gonfia, non si macchia e non tiene conto del male ricevuto. E’ un buon consigliere, che riesce a sostenerci con la sua potenza e debolezza, ci fa guadagnare in tutti i sensi sopratutto quando pensiamo di aver perso e fallito. Come si può odiare l’amore che ci insegna a vivere bene?
La risposta viene da Gesù che ci parla attraverso il suo dialogo con Nicodemo: ” Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel Regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, quello che è nato dallo Spirito è Spirito” (GV 3,5). Uno che ama è generato da Dio perchè Dio è amore. Dio è Spirito ed è datore di vita, dunque colui che ama è ammaestrato da Dio, vive ed agisce qui sulla terra secondo gli insegnamenti della vita ricevuti da Cristo Figlio di Dio, venuto nel mondo per la nostra salvezza.
Rimanere nell’amore vuol dire essere nella scuola dello Spirito Santo che ogni giorno della nostra vita ci fa sentire la presenza di Gesù che vive in noi. Il sentire Gesù, che ci abita, vuol dire essere chiamati e coinvolti in una conoscenza e in una relazione di amore. Lo Spirito Santo ci fa capire che la vita animata in noi, il Suo respiro dentro di noi, la grazia della Sua luce sono Dio che vuole rivelarci la Sua presenza e il Suo amore; perchè vinca sempre l’amore.
Chi invece non ama, non è generato da Dio, è uno che vuole restare nelle tenebre e nell’ombra della morte, perchè è dominato dall’istinto bestiale che ha preso possesso totale in lui, portandolo dalla sfera umana a quella animale. Questo uomo non vuole rinascere dall’alto nello Spirito Santo per paura di perdere la potenza, gli onori, le glorie e il possesso dei beni e delle ricchezze materiali di questo mondo. Quando uno non vuole essere ammaestrato e guidato dallo Spirito Santo, si rifiuta di donarsi e condividere, vuole solo appropriarsi delle cose di questo mondo.
Tuttavia la nostra speranza deve risiedere nell’Amore che farà prevalere il bene, perchè come ci insegna la Polonia il sacrificio e la morte di tante persone non è avvenuto invano.
Don Gaetano
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