Possiamo se vogliamo
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Gesù pone una domanda, invita cioè le persone alla riflessione e domanda loro: “Che ve ne pare?”. Invita le persone alla riflessione, a pensare. “Un uomo aveva due figli”. Questa immagine di Gesù, fratelli e sorelle, ci parla di Dio: Dio chiama l’uomo, ogni uomo, entrambi i figli. Li chiama a lavorare nella vigna. La vigna simboleggia questo mondo: Dio è il Creatore e ci ha affidato questo mondo perché continuiamo a lavorare, a collaborare con Lui, perché continuiamo dove Lui si è fermato ad edificare questo mondo: nel mio posto di lavoro, nella mia famiglia, nella natura, nelle ditte.
Allo stesso modo tuttavia questa vigna, fratelli e sorelle, simboleggia ogni cuore, il lavoro nel cuore. Anche la Madonna in un messaggio qui ci invita dicendo: “Lavorate sui vostri cuori come lavorate nei campi”. Sappiamo che nei campi ci sono anzitutto le vigne, quindi: “Come lavorate nelle vigne, così lavorate nel vostro cuore”.
Abbiamo sentito che il Padre – cioè Dio – invita ciascuno a questo lavoro e da questo Vangelo attingiamo ancora un’altra caratteristica di Dio: anche quando qualcuno non risponde, Egli lo accoglie. Questo ci parla, dunque, della misericordia divina. All’inizio della Messa abbiamo sentito nella preghiera “Colletta” che Dio manifesta la Sua Onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono. Quindi, fratelli e sorelle, quando una persona perdona è potente! Ma spesso presso di noi la cosa viene presentata in modo differente … .
…. Bene, ora non parliamo di questo, abbiamo solo voluto trarre da quello che questo Vangelo ci dice di Dio due sue caratteristiche: Egli chiama ciascuno nella vigna, cioè al lavoro affinché prosegua la sua opera, e – seconda caratteristica – Dio è misericordioso verso l’uomo anche quando egli non risponde. Lo vediamo da numerosi esempi: i pubblicani, le prostitute e da questo figlio che all’inizio non aveva risposto.
Solo per aggiungere ancora qualcosa dico che Dio chiama anche oggi l’uomo già da trent’anni attraverso la nostra Madre Celeste, attraverso la Madonna Regina della Pace. Questo per quanto riguarda la chiamata, la chiamata di Dio ma ora ci interessa la risposta, la nostra risposta umana, che è ciò che noi possiamo e dobbiamo fare. Domandiamoci un pochino: com’è questa nostra risposta umana? C’è la nostra risposta? Qui abbiamo visto che alcuni hanno risposto ed altri non l’hanno fatto. Credo che anche noi, fratelli e sorelle, possiamo riconoscerci in questa domanda: rispondiamo alla chiamata di Dio o non rispondiamo?
Forse rispondo formalmente dicendo “Voglio, ma …”. Forse, invece, rispondo realmente: fratelli e sorelle qui la Regina della pace ci ha invitato ed all’inizio noi come parrocchiani abbiamo risposto con forza, con forza! Se, infatti, non avessimo risposto tutto questo sarebbe finito, non ci sarebbe stato. Si tratta di questo: Dio chiama continuamente, la Bibbia è qui, è l’invito di Dio a casa mia, ma forse su di essa si deposita la polvere! La chiamata è qui, ma c’è la risposta? Qui i parrocchiani – noi, fratelli e sorelle, e tutta questa regione – hanno risposto con forza, ma la domanda è: E adesso?
Cosa succede con la risposta da dare oggi? Dio invita anche oggi ed anche la Madonna! Alcuni dicono: “Vedi, sempre lo stesso invito alla preghiera, alla conversione …”. Giriamo un pochino la domanda: perché noi non facciamo quello a cui Lei ci invita, così che non ci inviti più alle stesse cose? Non ci inviterà più a quello se noi cominceremo a farlo e ciò significa che noi non lo facciamo! Qui, fratelli e sorelle, viene posta di fronte a tutti noi la domanda sulla conversione, sul cambiamento.
Vediamo che alcuni cambiano, coloro da cui non ce lo si sarebbe aspettato sono cambiati e sono addirittura divenuti quelli che cambiano altri! Ricordiamo tanti Santi da cui non ci si aspettava qualcosa del genere, abbiamo dei forti esempi. Il primo è San Paolo che – come dice lui stesso – da persecutore è divenuto apostolo e propagatore della Buona Novella.
Fratelli e sorelle, perché l’uomo non risponde? Forse perché non si rende conto: ci sono persone che davvero non vedono, non vedono certe cose, semplicemente non arrivano alla consapevolezza di doversi convertire. Altri vedono: io mi rendo conto che dovrei convertirmi, cambiare qualcosa nella mia vita, alcune abitudini. Lo vedo. So che sto andando in una direzione sbagliata, ma … .
Un aneddoto racconta che un uomo stava seduto su un treno e ad ogni stazione apriva il finestrino, osservava i dintorni, leggeva il nome del posto in cui il treno si era fermato, si risedeva e sospirava. E ciò per alcune volte. Un compagno di viaggio gli ha chiesto: “Cos’ha, signore, perché sospira così? Sta forse male?”. “No – ha risposto l’altro – io veramente dovrei scendere dal treno, sto andando in una direzione sbagliata. Ma qui dentro è così confortevole e caldo …”.
So che dovrei cambiare qualcosa, lo sento, ma perché non lo faccio? Qui, fratelli e sorelle, si pone in questione la conoscenza che e debole, ma è debole anche la volontà: io voglio, ma non ce la faccio. Molte esperienze ci testimoniano questo, persone che sono diventate dipendenti dalla droga, dall’alcool: vorrebbero cambiare, ma non ce la fanno. Gesù ha attirato proprio l’attenzione su questo quando ha detto ai discepoli nell’Orto degli Olivi: “Vegliate, pregate per non cadere in tentazione! Lo spirito è pronto, ma la carne è debole, non ce la fa”. Tu lo vuoi, ma essa non ce la fa.
Credo che conosciate fra Slavko Barbaric. Egli porta un esempio tratto da un seminario di digiuno e preghiera: un marito era caduto nella dipendenza da alcool e sua moglie cercava in tutti i modi possibili di farlo uscire da essa. E’ andata da fra Slavko e lui le ha detto: “Che venga ad un seminario di digiuno e preghiera, forse qualcosa si smuoverà”. Egli ha accettato ed è andato. Dopo la fine della settimana di digiuno e preghiera quell’uomo è tornato a casa felice: “Moglie mia, io sono cambiato, sono diventato un altro uomo: non sento alcun bisogno dell’alcool, io non berrò più, sono un altro uomo!”. Ed effettivamente per due settimane tutto è andato bene, ma poi quell’uomo ha ricominciato a bere. La moglie gli ha detto: “Avevi detto di essere cambiato, di essere diventato un altro uomo”. Lui ha detto: “Sì, ma non sapevo che anche l’altro uomo ama bere”.
Fratelli e sorelle, credo che ci riconosciamo in tutto questo. Sì, voglio ma non riesco, mi è difficile cambiare! Sono cosciente di doverlo fare, lo vedo ma … . A volte anche la coscienza di questo è indebolita, a volte ci disturba se qualcuno ci invita a cambiare, ci da fastidio! Sempre fra Slavko porta un altro esempio. Durante il Battesimo di un bambino il naso del piccolo era sporco. La madre voleva pulirlo, ma lui si ribellava, piangeva, urlava e non voleva. Notando questo, fra Slavko ha detto: “Pensate: il naso è sporco e questo non da fastidio al bambino, ma se la madre vuole pulirlo lui si ribella e si arrabbia: è sbagliato!”.
Credo che anche noi, fratelli e sorelle, possiamo riconoscerci qui: non amiamo che qualcuno – forse mia moglie – voglia correggermi, che mi dica qualcosa. Noi diciamo: “E’ sbagliato, non devi dirlo a me!”. Così è anche quando un genitore dice qualcosa al figlio.
Fratelli e sorelle, oggi siamo invitati alla conversione, al cambiamento: lo possiamo fare! Lo possiamo se lo vogliamo! Ancora un esempio: un rabbino si imbatté in un carro rovesciato spinto da un contadino ed egli disse al rabbino: “Su aiutami a raddrizzarlo!”. Egli tentò di farlo, ma non ci riuscì e disse: “Non ci riesco”. Il contadino lo guardò e disse: “Puoi, ma non vuoi!”. Il rabbino tornò a casa, cioè alla sua scuola, e disse ai suoi allievi: “Cari allievi miei! Oggi ho ricevuto un forte insegnamento: noi possiamo lodare e glorificare il Nome di Dio, ma non vogliamo!”.
Fratelli e sorelle, credo che noi non vogliamo comportarci così, credo che noi oggi vogliamo deciderci e che lo faremo! Credo che diremo: “Voglio e posso, voglio e posso cambiare alcune cose! Voglio e posso! Desidero rispondere alla chiamata della Madonna!”.
Che ciascuno di noi prenda questa decisione dentro di sé e dica il proprio “sì”, come Maria! Amen».
P. Renzo
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