Marta (Marthe) Robin – Un’anima Eucaristica – Ultima parte
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La missione
A partire dal 1930, Marta iniziò ad accennare al reverendo Paure, suo parroco, un progetto che le stava a cuore: aprire una scuola cristiana per ragazze. Per diverso tempo continuò ad insistere fino a che fu possibile realizzarlo. Nell’ottobre del 1934 si apriva la scuola con sole sette alunne, ma già l’anno successivo la progressione sarà stupefacente e nel 1981, anno della morte di Marta, gli alunni saranno un migliaio circa.
La creazione della scuola parrocchiale è significativa della sua vocazione missionaria che però non si limita ad essa. Come far fiorire la fede nel mondo intero? Nel 1933 ebbe una serie di visioni di Cristo, grazie alle quali la sua missione si precisò: “Gesù mi parlò dell’opera splendida che voleva realizzare qui a gloria del Padre, per estendere il suo Regno in tutta la Chiesa e rigenerare il mondo intero. Questo per mezzo dell’insegnamento religioso”.
A tale opera Marta doveva lavorare in modo speciale sotto la direzione del sacerdote che da sempre Gesù le aveva scelto. Quindi, non più una piccola scuola locale, ma da essa doveva nascere un vero seminario universale. Una nuova pentecoste d’amore e un apostolato laico avrebbero ringiovanito la Chiesa. A questo scopo dovevano nascere i Foyers, focolali di luce, di carità e di amore. Questi dovevano essere qualcosa di completamente nuovo nella Chiesa.
Non un ordine religioso, ma un laicato consacrato, una grande famiglia con un prete a capo e la Santa Vergine come madre. Vi dovevano essere organizzati grandi ritiri per tutti e l’insegnamento dato doveva essere vissuto dalla comunità come testimonianza di unità e di preghiera.
I Foyers de Charité (i Focolali di Carità) erano una risposta del cuore di Gesù al mondo dopo la disfatta materiale dei popoli per i loro errori. Il primo fu fondato nella scuola femminile di Chateauneuf ed il padre voluto da Gesù era padre Finet, uomo di fede, innamorato di Maria, totalmente consacrato alla sua vocazione; Marta lo aveva conosciuto sei anni prima in una visione. Il 7 settembre 1936, giorno previsto da lei, cominciava il primo ritiro spirituale e nonostante la povertà dell’insieme andò molto bene.
Un nuovo Cenacolo era sorto: il primo Focolare di Carità non era solo una casa per ritiri spirituali, ma una comunità a immagine della prima comunità cristiana che viveva a Gerusalemme quando i discepoli di Gesù mettevano in comune i loro beni come fossero un cuore solo ed un’anima sola.
Se l’albero si deve giudicare dai frutti, in Marta i frutti sono buoni: i Focolali di carità , quarantacinque anni dopo saranno cinquantanove disseminati in tutto il mondo.
All’inizio della seconda guerra mondiale, Marta volle fare il sacrificio degli occhi, dopo aver chiesto l’autorizzazione a padre Finet. L’offerta fu immediatamente esaudita: divenne cieca. La sua pupilla era così sensibile che il minimo raggio di luce poteva provocarle uno svenimento.
Marta prendeva rutti nella sua preghiera. Dopo la morte della madre, si occupò di lei il Foyer. Due membri del Focolare furono messi a sua disposizione e accoglievano i visitatori alla fattoria. La sua fama ora si estendeva molto al di là della regione e la gente veniva da molto lontano per vederla. H tempo per lei non esisteva; le sue settimane erano segnate dalla passione che cominciava il giovedì sera e terminava il sabato o la domenica. Quindi riceveva dal lunedì al giovedì cinquanta o sessanta persone al giorno e con una disponibilità totale ascoltava e spiegava, convertiva e rasserenava.
Badava a tutto, ascoltava le notizie dei Focolali vicini e lontani, era prodiga di consigli e di aiuti materiali. Aveva il dono della veggenza, della scrutazione dei cuori-, una infinita capacità di donare amore, di prendere su di sé i mali altrui. Dolce e umana, mistica e terrena al tempo stesso, era una voce nella notte, tenera e vigorosa.
A settantotto anni il suo corpo non era più che una piccola forma raggomitolata sotto le coperte, ma la sua capacità di soffrire non diminuiva con l’età. Aveva dato tutto: era arrivata a quel punto ideale che si era prefissa cinquanta anni prima, la perfezione dell’ideate cristiano: ” Quando si è piccolissimi, è Dio che fa tutto. Solo diventando bambini piccoli si ‘arriva alla perfezione dell’amore”.
II 6 febbraio 1981, primo venerdì del mese, Marta moriva. Padre Finet entrando nella stanza, la trovò per terra, le braccia gelide e il corpo rigido. Per sfuggire alla pena che gli stringeva il cuore ricordò di nuovo la “conversazione sulla morte” avuta con lei: “State tranquillo, una volta lassù non dimenticherò coloro che ho amato. Li prenderò con me. Eppure non posso dire che li prenderò. Quelli che amo…io non sono con loro, io sono loro”.
La sua esperienza nel XX secolo, la combinazione in lei di tanta sofferenza e di tanta saggezza è un segno, ha il carattere dei segni divini: oscuro, discutibile, irritante per gli uni; chiaro netto, confortante per gli altri. Impossibile per gli uni, improbabile per molti, luminoso per coloro che accettano di riceverlo in silenzio come un segno dei tempi.
Nel 1989 la Chiesa ha aperto la fase preliminare del processo di beatificazione.
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