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La vocazione sacerdotale e la disciplina del tempo

5 Ottobre 2010 | Filed under: Vocazioni
     

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L’anno sacerdotale ha favorito momenti di alta spiritualità sacerdotale alternati a momenti di vero scandalo e profonda vergogna che hanno manifestato la bellezza e la fragilità della vocazione sacerdotale. Cosa insegna tutto questo? Quali consapevolezze appaiono oggi irrinunciabili per una vocazione sacerdotale? Quali consapevolezze sono oggi necessarie per tutte le comunità cristiane dato che la vocazione sacerdotale è per sua natura “comunionale”?

La vocazione sacerdotale sembra non vivere oggi un buon rapporto col tempo: non c’è mai tempo e si perde tempo! Il tempo non sembra essere più il luogo privilegiato in cui il sacerdote si gioca la sua fedeltà alla volontà del Signore (cfr. E. Bianchi, Ai presbiteri, Qiqajon 2004, 19-23). «C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia» – secondo il Pontefice nel giorno del Corpus Domini del 2009 – «è sempre forte la tentazione di ridurre la preghiera a momenti superficiali e frettolosi, lasciandosi sopraffare dalle attività e dalle preoccupazioni terrene».

Emerge dunque una prima fondamentale consapevolezza: è necessario imparare a vivere il tempo, ad ordinare il tempo sentendolo come opportunità di salvezza per Dio, “santificare” il tempo, cioè disciplinare, riservare, separare in modo intelligente il tempo per ciò che il presbitero è ed è chiamato a fare. Senza una seria disciplina del tempo ogni vocazione ricade in un utilizzo del tempo come opportunità vantaggiosa per i propri interessi e non per la storia della salvezza!
Giovanni è l’evangelista che sottolinea più degli altri l’importanza del tempo nella vita di Gesù Cristo.
Aprendo il momento dell’ultima cena, afferma di Gesù: «Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre» (Gv 13,1). In questo modo evidenzia che per Gesù la sua prossima passione è vista come occasione del Padre da non perdere! Il tempo per Gesù è dunque il tempo di Dio, un tempo che si svolge nell’obbedienza al Padre, con ritmi e modi stabiliti dal Padre, secondo una logica di valutazione che è il contrario della logica dell’utile e vantaggioso per sé.

Ecco la prima grande sfida per ogni vocazione odierna: vivere il tempo sempre orientato alle occasioni di Dio e non alle opportunità personalmente vantaggiose. Ogni vocazione è di fatto il frutto più bello di un tempo spiritualmente vissuto da bravi sacerdoti… così come molte delle nostre scelte sono certamente state occasione di Dio a beneficio di altri! Occorre dunque ripartire dal “kairos” (evento) di Gesù nel quale vive ogni vocazione, considerare i “kairoi” (occasioni) della nostra storia, per poi intercettare i “kairoi” (momenti) della vita quotidiana!

P. Alfredo Avallone


     

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l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
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specialmente nelle loro difficoltà.
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come il suo e possa aiutarci
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come Dio ama ognuno di noi,
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e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
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