La vita oltre la vita – Il Paradiso
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Il Paradiso
Ildebrando A. Santangelo
1. Cosa è il Paradiso
Il Paradiso è il luogo del godimento eterno di Dio ed in Lui di ogni altro bene senza alcun male.
Ma Dio noi non lo conosciamo e di tutti gli altri beni che in Lui godremo non possiamo formarci che pallidissime idee analogiche. Una strana scoperta è stata fatta in quest’ultima guerra. Dirigendo nel buio pesto della notte un fascio degli invisibili raggi infrarossi in una località e tirando su quel punto una foto con lastre particolarmente sensibili se ne ottiene la fotografia. Se la persona investita dei raggi infrarossi potesse avere un occhio ad essi sensibile, vedrebbe una bella sorgente luminosa e alla sua luce osserverebbe se stesso ed il panorama illuminato.
Ugualmente a noi si nasconde oggi la visione del paradiso. Lo Spirito Santo, col lume della gloria, renderà sensibile l’occhio umano e l’anima umana e potremo così contemplare quanto oggi a noi si nasconde.
Il paradiso dev’essere qualche cosa di veramente grande. Lo possiamo desumere …………
a) Dalla grandezza dei preparativi
I preparativi del Paradiso Dio li ha cominciati da diversi miliardi di anni con la creazione; li ha perseguiti ininterrottamente fino ad oggi attraverso la meravigliosa evoluzione impressa alle galassie, alla terra, ai vegetali e agli animali, attraverso la provvidenza con cui regge minutamente tutte le creature; li terminerà alla fine del mondo quando saranno pronti i nuovi cieli e la nuova terra con le nuove creature.
Tutte le divine perfezioni sono state impegnate per tale opera. Per darci il Paradiso Dio ha fatto l’impossibile: ha mandato in terra il suo Figliolo, gli ha fatto rivelare i misteri della sua vita, gli ha fatto predicare il vangelo e lo ha fatto morire.
Per darci il Paradiso Gesù ha formato l’apparato grandioso della Chiesa, ha istituito i Sacramenti, si è sacrificato nella Croce e da duemila anni si è rinchiuso in una prigione, ove ogni giorno continua a sacrificarsi.
Bisogna che il paradiso sia estremamente bello, grande, meraviglioso, beatificante; bisogna che valga la pena dell’infinita potenza, sapienza, misericordia da Dio messe in opera per prepararcelo. Bisogna soprattutto che valga la pena del sacrificio di un Dio. Deve aver pienamente ragione S. Paolo quando dice, dopo aver visto il Paradiso: « Occhio umano non ha visto, mente umana non ha concepito, né è balenato nel cuore dell’uomo quello che Iddio ha preparato a coloro che lo amano » (1 Cor. 2,4).
b) Dallo stato soprannaturale
C’è nel creato un crescendo meraviglioso. La forma superiore di vita ha tutte le perfezioni delle forme inferiori e le sorpassa di molto. Un fiore ha più perfezioni di tutto il mondo fisico; un animale ha più perfezioni di tutto il mondo fisico e di tutto il mondo vegetale; un uomo ha più perfezioni del mondo fisico, vegetale ed animale.
Egli assomma tutte le perfezioni dei tre regni ed immensamente le sorpassa; egli solo infatti ha nel creato, a somiglianza di Dio, l’intelligenza e la volontà. Un uomo vale più del mondo intero e più del mondo intero glorifica Dio, anzi egli solo veramente lo glorifica perché egli solo lo conosce e solo comprende il mondo.
Un uomo poi elevato allo stato soprannaturale vale più di tutti gli uomini viventi nello stato di natura messi assieme. Lo stato soprannaturale lo mette in un livello immensamente superiore all’umano: in quello divino, cioè nella forma più perfetta possibile di vita.
Tale uomo partecipa delle perfezioni divine più dell’umanità intera vivente nello stato di natura e glorifica quindi Dio più di essa. Valeva per Dio la pena d’aver creato il mondo e l’umanità intera pur di partecipare le sue divine perfezioni a un uomo solo, elevandolo allo stato soprannaturale, e venire da lui glorificato.
L’uomo soprannaturale comprende e riflette Dio più di tutta l’umana natura; conseguentemente egli ha una felicità superiore a quella cumulativa di tutti gli uomini viventi nello stato di natura. Le gioie e i piaceri di tutti gli uomini messi assieme sono inferiori di molto alla felicità di un Santo che gode la visione beatifica di Dio e la comunione dei Santi.
2. Il mondo della natura
Dio è purissimo spirito e quindi non ha luogo, ma è dappertutto.
Gesù e gli eletti, invece, hanno un corpo e quindi stanno in un luogo. In quale luogo?
Probabilmente in questa stessa terra che è stata intrisa e santificata dal Sangue di Gesù e dei martiri, ma certamente non solo in questa terra. Tutti i mondi dell’universo saranno degli eletti. Qualche mente piccola che si allarma del numero degli uomini e degli angeli non sa che tale numero resta sempre tanto piccolo, rispetto alle stelle, che quand’anche ciascuno di essi ne abitasse una da solo, la massima parte delle stelle resterebbero deserte.
Niente di quanto Dio ha creato cesserà di esistere prima di aver raggiunto il proprio scopo perché è tutto buono (Gen. 1). Dio che opera con infinita sapienza non fa e disfa le cose sue.
Non è necessario credere che l’azione di Dio nel creato sia stata a riprese. Dio ha operato una volta sola creando con un atto eterno l’universo ed imprimendovi un’evoluzione che lo doveva portare al compimento del suo disegno. Il disegno di Dio ha due fasi: la natura e la grazia. Nella prima fase Dio ha preparato questa terra meravigliosa perché accogliesse gli uomini. L’evoluzione, durata centinaia di milioni di anni, ha prodotto una infinità di specie vegetali ed animali che dovevano preparare all’uomo i giacimenti carboniferi e petroliferi e nello stesso tempo produrre, attraverso la trasmissione di caratteri evolutivi e lo scarto delle forme inutili, mostruose e superate, le specie più adatte per la convivenza coll’uomo e per il mantenimento della sua vita.
Nella seconda fase il mondo preparerà, per nuovo impulso creativo di Dio, la dimora degli eletti. Se questa terra, dominio quasi esclusivo dei peccatori, è tanto bella, quanto dovrà essere bella la terra degli eletti? Tutto il creato sarà disposto per gli eletti e quindi sopravvivranno le specie vegetali ed animali più adatte per loro ed altre migliori saranno prodotte.
I cieli e la terra avranno una bellezza rinnovata; brilleranno di più grandi meraviglie come una corte parata a festa per le nozze del re, perché il Figlio di Dio celebrerà le sue nozze eterne con la Chiesa. Vi saranno cieli nuovi e terre nuove. Le stelle daranno, colle loro attività e colle loro esplosioni, i più vari e grandiosi spettacoli. I fenomeni più belli della luce, colle sue diffrazioni e scomposizioni, del magnetismo, dell’elettricità e delle radiazioni, di cui conosceremo a fondo le cause ed i processi, ricreeranno la nostra vista e la nostra intelligenza.
Levoluzione continuerà:
a) Nel regno vegetale
Si estingueranno le specie più inutili ed insignificanti, utili solo alla vita naturale dell’uomo; si assottiglieranno e avranno valore puramente ornamentale le specie mediocri destinate alla sua nutrizione perché gli eletti avranno un altro cibo infinitamente più delizioso: Gesù; predomineranno quelle più atte ad adornare la terra: le più belle, le più colorite, le più odorose e altri alberi e fiori molto più smaglianti e profumati di quelli ottenuti dall’industria umana si svilupperanno per adornare i boschi e i giardini eterni.
Al confronto di essi i giardini incantati che hanno sognato pittori e poeti saranno meno degli scarabocchi di analfabeti rispetto ai capolavori degli artisti.
b) Nel regno animale
Si estingueranno le specie brutte e nocive perché allora non avranno a chi nuocere; si assottiglieranno, restando solo come varietà ornamentali le specie destinate alla nutrizione degli uomini perché non avranno più chi nutrire; resteranno gli animali più belli, gli uccelli più coloriti ed armoniosi e si evolveranno nuove specie di animali più graziosi, più intelligenti, più delicatamente coloriti. Queste meraviglie non saranno certamente riservate alla sola terra, ma saranno da Dio disseminate, con varietà infinite, in un gran numero di altri pianeti delle stelle del cielo.
Quando infine tutto sarà perfetto, quando l’incanto dei boschi, dei fiori, dei tappeti verdi, dei profumi sarà completo; quando sarà completo l’incanto degli animali della terra e del cielo; quando i giardini eterni saranno divenuti degna dimora del Verbo Incarnato e del suo Corpo Mistico allora la morte, triste ricordo del passato, scomparirà dalla scena del creato.
Tutto questo Dio opererà nel giorno della palingenesi universale, che si verificherà nel Giudizio finale. Allora comincerà la nuova ed eterna èra degli eletti.
3. Perfezione degli eletti: il corpo e l’anima
a) Perfezione strutturale del corpo
Così come siamo non siamo definitivi, ma solo l’embrione di ciò che saremo. La sensibilità che ora abbiamo è quella più adatta per il ritmo da Dio voluto nel progresso umano e per il genere di reazioni psichiche ora adatte per il compimento della nostra missione, del nostro sacrificio e della nostra formazione soprannaturale.
La nostra vista è ora immensamente più limitata di quella dello sparviero che da centinaia di metri scorge a terra il verme; di quella del gatto che vede di notte; di quella delle torpedini che producono coi loro occhi la luce per mezzo della quale vedono gli oggetti.
Il nostro odorato è immensamente più limitato di quello dei cani ai quali basta odorare un oggetto qualsiasi per rintracciare la persona ignota che anche per pochi istanti lo ha posseduto.
Il nostro udito è immensamente più limitato di quello dei cani, sensibili non solo ai suoni più impercettibili ma anche agli ultra suoni.
La nostra sensibilità nervosa è molto più limitata di quella dei pipistrelli che percepiscono, nel loro corpo, il riverbero degli ultra suoni da loro stessi prodotti, e che così scansano nel loro pazzo volo tutti gli ostacoli, pur senza vederli perché fortemente miopi.
Nel campo della sensibilità radio, le formiche sono immensamente più perfette di noi. Esse, nel loro microscopico cervello e nelle loro antenne, hanno una minuscola stazione radio trasmittente e ricevente colla quale trasmettono e ricevono richiami e segnali. Degli uomini invece solo pochissimi e in casi rarissimi hanno la facoltà di ricevere e trasmettere sensazioni per mezzo delle radio-onde cerebrali.
È fuor di luogo fare una sintesi sia pure brevissima delle perfezioni degli animali: ciascuno di essi aveva bisogno per vivere di quelle perfezioni di cui Dio l’ha fornito.
L’uomo al confronto è rozzissimo, ma gli basta essere così per svolgere la sua vita. Tuttavia, nello stato di gloria, cioè nel suo stato definitivo, essendo egli il re del creato ed il fine di tutte le creature a sé inferiori, è sconveniente che abbia minori perfezioni di un qualsiasi animale, anzi dovrà tutte assommarle ed immensamente superarle.
Bisogna tener presente nella formazione del corpo risorto del nuovo ambiente in cui esso si troverà, delle funzioni che cesserà di svolgere e di quelle nuove che comincerà ad avere. Ora il corpo è attrezzato soprattutto per la difesa, quando invece esso non avrà più pericoli interni o esterni, impiegherà tutte le sue risorse, da Dio ancora immensamente potenziate, a vivere nel mare delle gioie che da tutti i sensi lo inonderanno ed a gustarle in tutta la loro dolcezza. Il corpo dell’eletto dovrà essere in grado di fargli percepire e gustare tutta la creazione, perché tutto da Dio è stato creato per lui.
I suoi occhi che ora sono sensibili solo a una minima gamma dei raggi luminosi, quella compresa dai 75 (rossi) ai 35 (violetti) centomillesimi di millimetri, e distinguono solo a piccolissime distanze, in cielo saranno sensibili ai raggi che dai millesimi di mm. (infrarossi) vanno ai milionesimi di mm. (ultravioletti) e distingueranno ad immense distanze molto meglio dei più potenti telescopi, così da poter ammirare la grandezza del creato e la bellezza totale del Corpo Mistico. I suoi orecchi che ora percepiscono una piccolissima gamma delle vibrazioni (appena quella compresa tra le 15 vibrazioni al secondo e le 20.000) e questa stessa a brevissime distanze, in cielo percepiranno gli infrasuoni e gli ultrasuoni ed i suoni a lontanissime distanze, così da poter cogliere e gustare le vibrazioni e i canti degli eletti e l’armonia universale.
Il suo cervello, ora capace di captare in circostanze specialissime forti impulsi radio-cerebrali, sarà allora in grado di inviare il suo messaggio a qualunque eletto e di rilevarne, senza aiuto di apparecchio alcuno la risposta e la figura, sicché praticamente non ci saranno in cielo distanze o veli tra gli eletti. Ciascuno che è pensato risponde, ciascuno che è desiderato si fa presente. È assurdo che in cielo vi siano minori perfezioni o vi sia bisogno del radio-telefono televisivo. Quando poi si vuole la presenza fisica di uno, in un istante lo si raggiunge.
Se anche, come è conveniente, le fondamentali leggi fisiche resteranno, le radio-onde che vanno dalla lunghezza di 30 km. ai 220 millesimi di mm. danno la possibilità di un numero proprio d’onda a miliardi di miliardi di esseri.
Il suo odorato, ora capace solo di reagire e per poco alle molecole più eccitanti, quelle delle sostanze odorose, in cielo si raffinerà e percepirà i profumi degli esseri, dei fiori e soprattutto dei corpi degli eletti senza abituarsi ad essi. Ci deve essere una misteriosa corrispondenza tra il profumo e la virtù, come altrettanta ce ne deve essere tra l’armonia e la virtù, tra il disaccordo ed il peccato. In tal caso il corpo di un Santo emana il più gradito profumo perché rappresenta la massima perfezione ed armonia del creato: armonia dei sensi e della materia con lo spirito; mentre il corpo di un peccatore emana la più sgradevole puzza perché rappresenta il massimo disaccordo del creato, quello della carne contro lo spirito.
Forse è per questo che tanti mistici avvertono la presenza di grandi peccatori con odori nauseanti e insopportabili e la presenza dei giusti con profumi deliziosi, quali essi stessi per primi emanano.
Questa facoltà dei mistici, di origine certamente soprannaturale, è un anticipo della facoltà dei Santi di emanare profumi celestiali soavissimi, quali diversi di essi morendo hanno lasciato.
Debbono essere in cielo veramente inebrianti i profumi dei Santi e soprattutto l’odore soavissimo di Cristo e di Maria.
Il gusto, ora incapace d’intuire la bontà di un cibo e capace solo di distinguerne al palato la dolcezza o l’amarezza, l’acidità o la salsedine, in cielo sarà perfettissimo e, non dovendo più provvedere alla difesa e alla conservazione della salute, ci gioverà solo a farci assaporare i meravigliosi frutti della nuova terra e soprattutto la dolcezza infinita del frutto del legno della vita (Gesù) che è nel mezzo del paradiso e che è stato promesso in cibo a coloro che vinceranno (Ap. 2,7).
Il tatto, che è attrezzato ora principalmente per la difesa del corpo e a tal fine avverte particolarmente le sensazioni termiche e quelle dolorifiche, in cielo non avrà più da che cosa difendere il corpo e percepirà squisitamente le sensazioni del contatto in maniera da farci gustare l’infinita dolcezza della comunione dei Santi. In cielo il corpo non avrà bisogno di apparecchi per potenziare i suoi sensi, né di strumenti per produrre suoi suoni.
b) Bellezza del corpo
La bellezza ha un ruolo importantissimo nella vita di ogni uomo. Ad essa infatti quasi tutti orientano la propria vita. Per essa moltissimi perdono la pace ed anche la salute. Le aspirazioni e la felicità della maggioranza degli uomini e delle donne gravitano attorno alla bellezza di una creatura umana. Niente ci attrae più della bellezza. Ora tutte le bellezze umane sono pallidissimi riflessi della bellezza di Dio; sono come i riflessi della luna che a sua volta è un pallido riflesso del sole. I veri riflessi della bellezza di Dio sono gli eletti. La bellezza del più piccolo eletto, dopo la resurrezione, l’armonia delle sue forme, l’incanto del suo volto e dei suoi occhi saranno immensamente più grandi e più affascinanti di quelli di qualunque uomo e di qualunque donna. Se infatti in questa terra ad uomini e donne che nulla hanno meritato, e che anzi per i loro peccati hanno meritato l’inferno, Dio concede così frequentemente una meravigliosa bellezza, quale bellezza non darà agli eletti e specialmente a quelli che per Lui si sono sacrificati?
Il corpo dell’eletto sarà giovane, classicamente armonioso, luminoso, leggero, immortale. Non avrà alcuna traccia di malattie, di macchie, di difetti, di dissoluzione.
La bellezza degli eletti è una bellezza soprannaturale, proveniente dall’anima divinizzata. L’anima è la lampada del corpo; la sua luce e la sua bellezza si diffondono nel corpo risorto come la luce di una lampada nella boccia che la contiene. Quindi quanto più ricca di meriti e di gloria è l’anima, tanto più bello sarà il corpo.
Quale dev’essere la bellezza di un Santo! Chiunque, che non abbia visto Dio, lo vedesse, lo crederebbe un Dio.
E poiché la sorgente della grazia e della gloria è Gesù, Gesù è conseguentemente la sorgente della bellezza degli eletti. Gesù è il sole divino che tutti li illumina e li fa brillare. Quanto meravigliosa dovrà essere questa sorgente di tutte le bellezze!
c) Bellezza dell’anima
Cosa è l’anima? È la prima domanda che ci facciamo quando cominciamo a ragionare; ma è la domanda che è destinata a restare per tutta la vita senza risposta.
L’anima nostra sarà la prima cosa che vedremo e comprenderemo appena morti.
È impossibile avere un’idea esatta dell’anima. La Beata Angela da Foligno, nel tentativo di esprimere l’impossibile dice di aver visto in una visione gli Angeli come tante fiamme immerse nell’essenza di Dio.
A qualcosa di simile possiamo paragonare l’anima nostra: una scintilla, un soffio di Dio costituita da pura intelligenza e pura volontà.
Gli Angeli, che sono le prime creature uscite dalle mani di Dio e le creature più vicine a Dio per natura, sono gli esseri più belli della creazione. Tra di loro però c’è una gerarchia di perfezioni, come c’è stata una gradazione di virtù e di fedeltà a Dio. Primo tra tutti gli Angeli spicca il principe della milizia celeste, l’Arcangelo Michele, quindi gli Arcangeli Gabriele e Raffaele e poi in ordine i nove cori angelici. Simili agli Angeli per natura, e quindi per bellezza, sono le nostre anime, con la differenza distintiva della loro tendenza al corpo.
Quale sarà la bellezza dell’anima nostra? Certamente superiore a qualunque nostra aspettativa.
La bellezza di un’anima semplicemente in grazia è già talmente grande che S. Teresa, ammirandola una volta in una visione, credette di trovarsi dinanzi a Dio.
La Beata Angela da Foligno così scrive: « Appena l’anima mia fu rapita si vide ad un tratto fatta rappresentazione di sé medesima e vide sé stessa tanto nobile, tanto alta che mai avrei potuto pensare o immaginare o credere nell’anima mia e nelle anime del Paradiso tanta immensità ed elevazione. Allora l’anima mia estatica non poté nemmeno abbracciare e comprendere sé stessa » (Passo 27°).
Questa bellezza, grandezza e virtù naturalmente non è identica a tutti gli eletti, ma è diffusa in una gamma infinita in loro, secondo il loro amore di Dio, a cominciare dalle anime più infime, che si sono salvate senza loro merito, per finire a quella di Maria SS. e all’anima benedetta di Gesù.
L’anima è un occhio aperto su Dio e sul creato ed un impulso verso di loro. Le sue doti essenziali e sorgenti della sua felicità sono l’intelligenza e la volontà.
INTELLIGENZA
Intelligenza, da « intus legere », significa vederci dentro, cioè vedere l’essenza delle cose e comprenderle.
In terra l’anima è limitata dalla scorza e dall’apparenza delle cose, ma in cielo essa potrà intuire tutto, perché dappertutto potrà penetrare. Essendo però limitata, una scintilla appena nell’infinito, potrà di fatto conoscere solo poco rispetto a ciò che esiste. La sua sete di conoscenza universale sarà saziata nella contemplazione di Dio e in Dio di tutto il creato.
Come tutte le gocce d’acqua della terra, dell’atmosfera, dei vegetali e degli animali in tutte le loro varie forme di fiocchi di neve, di gocce di ghiaccio, di rivi, di fiumi, provengono dal mare, tratte dal calore del sole, così tutta l’essenza e la bellezza della terra e del firmamento, dei vegetali e degli animali, degli uomini, degli Angeli e dei Santi provengono dall’oceano infinito dell’essenza e della bellezza di Dio, tratte e formate dall’amore di Dio, cioè dallo Spirito Santo, per mezzo del Verbo. « Tutte le cose sono state fatte per Lui » (Jo. 1,3).
Gesù è quindi la causa efficiente e finale di quanto esiste. Egli è la vita di quanto vive e l’ordinamento di quanto si muove. Gli astronomi chiamano il centro di attrazione e di gravitazione di tutte le stelle e di tutte le nebulose « il Trono di Dio ».
Gesù è il Trono di Dio. Egli è il centro logico ed il centro storico di tutta la creazione; egli è la Sapienza incarnata e nei suoi occhi meravigliosi conosceremo l’infinita Sapienza di Dio.
Per Lui sarà finalmente dato a noi di conoscere tutti i misteri e le meraviglie della creazione, innanzi tutto del Corpo Mistico.
La nostra anima conoscerà quindi come in uno specchio la storia e la preistoria degli uomini, degli animali, delle piante, degli elementi e delle stelle. Di tutte le stelle: di quelle della nostra Galassia e di quelle delle centinaia di milioni di Galassie a noi oggi invisibili perché lontane, dai 680.000 anni luce di Andromeda (la nebulosa più vicina a noi) alle centinaia di milioni di anni luce delle più distanti, e contenenti ciascuna centinaia di miliardi di stelle.
L’anima nostra conoscerà ancora tutto quanto ha nascosto a noi la notte dei tempi o la distanza dei luoghi, tutto quanto si cela nella piccolezza degli atomi e nel funzionamento di ogni vita.
Mentre in terra una sola scienza, ed anche una sola specializzazione di una scienza, assorbe tutte le energie intellettuali e tutta la vita di un uomo, in cielo il minimo beato avrà riunite nella sua mente tuttte le conoscenze di tutti gli scienziati e le sorpasserà immensamente.
POTENZA
Gli antichi traevano il concetto della potenza di Dio dalla potenza del fulmine. Oggi la potenza della bomba atomica fa impallidire quella del fulmine. Ma ancora siamo infinitamente lontani dall’idea della potenza di Dio.
Se un grammo di uranio disintegrandosi ha distrutto Hiroshima e Nagasaki, quale sarà la potenza di una tonnellata di uranio? Quale allora la potenza dell’energia racchiusa nella terra, nel sole, nell’universo? Ma Dio è ancora infinitamente più potente e tutte queste energie tiene chiuse in un pugno e guida come giocattoli.
In cielo conosceremo le forze che reggono l’universo, che formano i vegetali e gli animali. Le conosceremo parzialmente perché la loro idea precisa la può avere solo il loro Creatore e nessuno, all’infuori di Dio, può creare.
Le conosceremo indirettamente in quanto Dio ci parteciperà la sua potenza per dirigerle e stimolarle secondo la volontà che Dio stesso ci comunicherà. È cosi che gli Angeli guidano le stelle, regolano e stimolano benevolmente i fenomeni della natura, mentre i demoni, col permesso di Dio, li regolano malevolmente suscitando alle volte, ad es., cicloni, tempeste, ecc.
È cosi ancora che gli Angeli accelerano alle volte i processi di sviluppo di vita vegetativa od animale, che guidano gli uomini, li trasportano, ecc.
Come il volume dell’acqua che dal fiume va ai canali è proporzionata alla grandezza dei canali stessi, così l’idea della potenza di Dio nei beati è proporzionata alla loro potenza, alla loro capacità cioè di ricevere e di trasmettere l’azione di Dio.
In cielo avremo e faremo tutto quello che vorremo. In terra da ogni lato ci sono limiti ed ostacoli alla nostra volontà.
Qui tutta la nostra vita si riduce a desideri che quasi mai possiamo realizzare. In cielo non ci sarà nulla che non potremo attuare. Qualunque desiderio di conoscere, di possedere, di volare, ecc., ci sarà dato di poterlo immediatamente attuare. Basta questo per essere felici.
Quello che ci sarà dato supererà immensamente i nostri stessi desideri e la nostra stessa immaginazione.
Tuttavia la capacità degli eletti di volere e di desiderare sarà diversa, proporzionata ai meriti quaggiù acquistati.
Ma la felicità della conoscenza e della potenza è ben piccola cosa rispetto alla felicità che ci proverrà dall’amore nella comunione eterna.
4. Corpo Mistico
a) Numero degli eletti
Il numero dei membri del Corpo Mistico, cioè degli Angeli e dei Santi è colossale. Infatti gli uomini che si salvano sono migliaia di miliardi, perché la maggior parte di loro certamente si salvano. Almeno altrettanti sono gli Angeli, perché ogni uomo ha un Angelo Custode, e forse anche il doppio, se è vera quella credenza che la parte degli Angeli ribellata e dannata deve essere rimpiazzata dagli uomini.
Ora l’Apocalisse parla di una terza parte di Angeli che si sono ribellati (Ap. 12,4).
Nove sono i Cori Angelici che servono e glorificano Dio ed il suo Cristo e abbelliscono e letificano il Paradiso: Angeli, Arcangeli, Troni, Dominazioni, Virtù, Potestà, Cieli, Cherubini, Serafini.
Alla Beata Angela da Foligno fu dato un giorno di vedere il Coro dei Troni:
« Vedevo – dice la Santa – allora Gesù Cristo discendere dal cielo, circondato da innumerevoli schiere sfavillanti di luce, e una viva gioia mi invadeva l’anima alla vista di quella aggirante moltitudine di ardori.
E mentre tutta assorta e stupita, mi chiedevo chi fossero quei vivi topazi, mi fu detto: – Sono i Troni -.
Tanta era la moltitudine di quelle schiere fiammeggianti che, se non avessi saputo che Dio fa tutto con misura, avrei creduto quegli splendori senza numero.
Il numero infatti era, a guardarli, uno smarrirsi degli occhi e della mente; tanto s’infittiva di luci quello che noi chiamiamo lunghezza, larghezza, profondità » (Passo 27°).
b) Varietà degli eletti
Non c’è un eletto identico all’altro.
Nel mondo fisico ciò che specifica gli elementi è il numero degli elettroni contenuto nei loro atomi. Gli atomi che hanno il numero più grande di elettroni sono i più preziosi.
Il numero degli elementi oggi conosciuti è cento.
Nel mondo degli eletti ciò che distingue un’anima dall’altra è la quantità dell’unica energia cosciente, che è l’amore di Dio, nel quale in ultima analisi si risolvono i nostri atti di culto, le nostre opere di carità, di penitenza, di apostolato, ecc.
Infatti queste opere, senza la carità, non valgono nulla.
Ogni atto d’amore potremmo paragonarlo ad un misterioso e meraviglioso elettrone. Quanto maggiore è la quantità di amore accumulata in un’anima tanto più quest’anima è preziosa e bella.
Un uomo si può salvare anche con un solo atto d’amore di Dio: e moltissimi così si salvano.
Se un solo atto d’amore dà all’anima una bellezza ed una sapienza lungamente superiori ad ogni bellezza e sapienza terrena, quale sarà la bellezza e la sapienza di una creatura che si è consumata nell’amore di Dio?
Fra gli eletti nessuno rassomiglia perfettamente all’altro perché differente è il loro grado d’amore e differente è la specie e la sintesi delle loro virtù.
c) Bellezza del Corpo Mistico
Se è grande sopra ogni immaginazione la bellezza di un eletto, quale sarà la bellezza dell’intero Corpo Mistico?
Se un fiore è tanto bello, quanto deve essere più bello l’albero fiorito?
Il Corpo Mistico è la massima opera di Dio, la massima partecipazione ed incarnazione dell’infinito.
Nel Corpo Mistico risplendono nella grandezza massima possibile l’infinita sapienza, potenza, luce, bellezza, armonia di Dio.
d) Forma del Corpo Mistico
Il Corpo Mistico ha una forma? Certamente, perché ogni essere corporeo ce l’ha.
È una forma ordinata, anzi la forma racchiudente il più sapiente ordine possibile. II Corpo Mistico non può essere un ammasso di confusione, come un gregge o un formicolaio, ma rappresenta la forma di vita più ordinata e più organizzata possibile.
Infatti la vita comincia con l’ordine, in opposizione al caos della materia: comincia colla dissimmetria, ossia colla posizione ordinata degli atomi nella molecola di sostanza organica. Quest’ordine va sempre più crescendo quanto più complessa si va facendo la forma di vita: è sapientissimo nell’uomo, tale che tutti gli scienziati del mondo non possono ricostruire. Ma l’ordine e la complessità del corpo umano sono elementari rispetto all’ordine e la complessità del Corpo Mistico.
In questo si raggiunge la vitalità massima, cioè il vertice di quei processi di evoluzione e di differenziazione iniziatisi nel mondo con l’origine delle prime forme di vita. Il Corpo Mistico è l’antitesi perfetta dei processi immani di degradazione di energia e di uniformizzazione che continuamente si vanno operando nella materia e che culmineranno nell’equilibrio di tutte le energie, nella loro totale riduzione ad energia calorifica, quindi nell’assorbimento ed imprigionamento di questa nei vari composti chimici, nel freddo e nell’equilibrio perfetto che è la morte, finché Iddio, prima o dopo, formerà i nuovi cieli e la nuova terra.
La funzione che nel corpo umano svolgono il capo, lo stomaco, il cuore, il sistema nervoso, ecc., per il benessere del corpo, nel Corpo Mistico la svolgono Gesù, Maria, gli Apostoli, le varie famiglie religiose e tutti i Santi per la pienezza del benessere, dell’armonia, della felicità di tutto il Corpo Mistico.
Qual è la forma del Corpo Mistico?
Certamente il centro della luce, della vita, della gioia del Corpo Mistico è Gesù. Ora Gesù per il suo Corpo ha un luogo, e attorno a Lui gravitano, come tanti pianeti, gli eletti. La forma del Corpo Mistico non ci è stata rivelata e quindi non possiamo conoscerla.
Dante ebbe un’idea geniale. Immaginò il Paradiso come una candida rosa con al centro Gesù, intorno al quale si muovono, in cerchi concentrici i cori degli Angeli e dei Santi, con i più grandi vicini al centro ed i più piccoli alla periferia.
Tale idea è veramente bella ed esprime la maggiore o minore partecipazione della gloria e della felicità di Gesù; ed in qualche maniera deve quindi avvicinarsi alla realtà; ma non esprime la mutua interferenza tra gli eletti ed il mutuo apporto alla formazione e alla felicità complessiva del Corpo Mistico e di ciascuno eletto, quale invece ci esprime l’idea di un corpo umano, dove ogni organo ed ogni ghiandola contribuiscono al benessere delle singole membra e del corpo intero.
II Corpo Mistico dev’essere, quindi, un vero e proprio corpo estremamente complesso e perfetto, splendente e bello, tale da dare ad ogni eletto la somma massima di piaceri e di gioie di cui egli è capace, tale da incantare e beatificare col solo aspetto della sua bellezza qualunque essere creato e lo stesso Gesù; tale da poter stare quale degno e grandioso centro nel mezzo dell’universo indefinito.
Ma allora il Corpo Mistico ha la forma di un corpo umano? No. Non quella di una rosa o di un fiore, non quella di un animale o di un uomo, ma quella sua propria. Noi non potremo mai averne in terra la idea, come una molecola non potrebbe avere mai l’idea di un fiore, come un leucocita non potrebbe avere mai l’idea del nostro corpo. L’idea del Corpo Mistico l’avremo solo in Paradiso.
Il centro vitale, gravitazionale, luminoso di tale Corpo è Gesù con la SS. Vergine accanto. Egli manda la felicità a tutte le membra e da esse la riceve, come il cuore manda il sangue e lo riceve. Egli comunica la volontà a tutte le membra e ne riceve l’obbedienza ed i desideri: dall’una ne ricava la gloria, agli altri dà il compimento, così come nella volontà il capo comunica gli impulsi nervosi alle membra e ne riceve gli stimoli che appaga.
e) Armonia del Corpo Mistico
Il suono è la vibrazione di un corpo armonico. La musica è l’armonia dei suoni. Tutto ciò che è armonico, cioè perfetto, vibra. La scienza moderna è riuscita a trarre il suono dal disegno. I suoni più elementari vengono prodotti da disegni geometrici. Probabilmente non tarderà ad essere scoperto il suono dei disegni liberi e armoniosi per esempio, di una rosa, di un giglio, ecc.
Quanto più armoniosa è la forma di un essere, tanto più bello sarà il suo suono. I nostri orecchi son troppo rozzi per percepire e rilevare i suoni della natura, ma già i grandi geni musicali li hanno intuiti.
Beethoven amava affondarsi ed estasiarsi nell’armonia dei silenzi notturni delle cose. Gounod amava affondarsi ed estasiarsi nelle armonie delle verdeggianti e silenti campagne. I grandi musici, librandosi coll’ispirazione della propria anima nei silenzi del creato, negli aspetti e nei fenomeni della natura, nei sentimenti e nelle passioni umane, ne hanno saputo trarre le nascoste armonie.
La musica dei grandi eleva. Le anime nobili sanno ascoltare la voce delicata della natura, le note tenere delle cose che non sono altro che un’elevazione verso l’alto, cosciente o incosciente, verso Dio. Gli uomini in cui prevale più l’animalità che lo spirito sono sensibili solo alla musica rumorosa e vorticosa, alla musica che trascina alle passioni.
Lo aveva già rilevato Confucio:
« La musica dell’uomo nobile è leggera e delicata, mantiene uniforme l’umore, rallegra e commuove…; i gesti violenti e temerari gli sono estranei; quella dell’uomo volgare è rumorosa e rapida e tosto fievole e debole: è un quadro di violenta agonia. Il suo cuore non è armoniosamente equilibrato; dolcezza e gesti pieni di grazia gli sono estranei ».
La musica volgare va a finire nella confusione e nei rumori assordanti dell’inferno. La musica nobile va a finire nell’armonia e nella dolcezza del Paradiso.
Nel cielo ogni eletto vibra la sua nota tanto più dolce quanto più egli è perfetto. Sarebbe puerile immaginare la musica del Paradiso prodotta da liuti, da violini, da arpe ecc. Contemporaneamente ogni eletto ha la sua particolare sensibilità, proporzionata alla sua perfezione che gli permetterà un maggiore o minore accordo con i cieli e con la terra nuova e con i loro fortunati abitanti.
Il complesso di tutti i membri del Corpo Mistico produrrà un’armonia così immensa, così meravigliosa, così incantevole che manterrà in stato di perenne vita e sublimazione tutti gli eletti. In fondo musica, vita, equilibrio ed armonia sono la stessa cosa, sia per l’individuo che per l’universo.
Su questo mare armonioso di suoni fioriranno con dolcezza infinita i canti e i cori degli eletti, così da incarnare nel modo più perfetto possibile la infinita e misteriosa armonia della SS. Trinità.
Tutto il nostro essere vibrerà come un’arpa divina, si dispiegherà e volerà come un’onda sonora con le persone a lui più care verso Maria SS. e Cristo benedetto nell’infinita essenza di Dio; e la beatitudine ci circonderà e ci penetrerà in un mare di armonie.
Le melodie più incantevoli della terra, e le più inebrianti armonie sono una lontana, parziale e fugace eco delle melodie e delle armonie celesti. Morendo S. Martino, i numerosi presenti udirono i canti dolcissimi degli Angeli venuti ad accoglierlo.
S. Giovanni nell’Apocalisse ci parla dei canti degli eletti e di quelli più arcani e inebrianti che solo i vergini possono cantare.
Dio volle un giorno consolare il suo povero e afflittissimo servo Francesco d’Assisi e gli fece ascoltare una nota sola di una melodia angelica. Fu tanta la dolcezza del Santo che perdette i sensi per alcune ore. Risvegliatosi, con il cuore ancora gonfio di gioia, disse:
– Fratelli miei, fratelli miei, tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto.
O dolcezza inconcepibile, o beatitudine inimmaginabile delle armonie del Paradiso!
Quando Socrate stava per morire, interrogò il suo Angelo che cosa dovesse fare. L’Angelo gli rispose: « Ora fa soltanto della musica ». È l’unica cosa da fare nell’ora della nostra morte, se il martirio fisico lo permette: tendere le orecchie alla musica del cielo per lanciarci, in un impeto d’amore, sulle braccia di Maria, nostra madre dolcissima, a Cristo ed essere da Lui offerti al Padre. (1)
(1) Ciò che l’autore scrive riguardo alla musica fu concessa a lui stesso, per una coincidenza inaspettata. Difatti 1’8 dicembre del 1992 lui agonizzava e spirava con il suono della musica, quando si snodava sotto il suo balcone la processione dell’Immacolata con preghiere e musica. Così si realizzava la promessa che la Madonna gli aveva fatto, apparendogli in campo di battaglia nella guerra del 194145. Gli disse: « Non morirai adesso, quando verrà la tua ora verrò io a prenderti ».
5. Dal Corpo Mistico a Dio
Cosa vedranno in cielo i nostri occhi? Oggetto dell’occhio sono la luce e le forme. In cielo la natura dell’occhio non sarà cambiata, ma solo perfezionata. Quindi i nostri occhi non potranno vedere le essenze spirituali, né Dio né gli Angeli. Come allora vedremo Iddio vivente?
« Lo vredremo come vediamo quaggiù la vita », dice S. Agostino. La vita come la morte veramente non le vediamo, ma le vediamo negli esseri vivi o morti. Così in cielo i nostri occhi vedranno Dio. Per mezzo di Dio, cioè in Dio, vedremo tutte le creature.
In terra le forme e i colori degli uomini, degli animali, dei vegetali, dei minerali, delle nubi, possono essere dall’occhio percepite solo per mezzo della luce. Questa, colpendo i vari corpi, viene da essi più o meno assorbita e riflessa. La luce riflessa viene percepita dall’occhio e ad esso rivela la forma dei corpi illuminati e i loro vari colori.
Senza la luce l’occhio non può veder nulla. Sorgente principale della nostra luce terrena è il sole. Ma l’occhio non può ammirare il sole perché essa non ha forma. Se attorno alla terra non ci fosse l’atmosfera che assorbe e rende visibile la luce, noi vedremmo il cielo, pur solcato dai raggi solari, completamente nero.
Tuttavia noi, ammirando le bellezze e i colori delle creature, sappiamo che questa gioia ci viene data dal sole e benediciamo Dio che lo ha creato.
Così in cielo il nostro occhio non può vedere Iddio perché troppo abbagliante, né può vedere direttamente le sue perfezioni perché esse, come Dio stesso con cui sono un’identica cosa, non hanno forma.
L’essenza di Dio e le sue divine perfezioni hanno preso forma in Gesù ed in Lui solo il nostro occhio potrà vedere Iddio. E vedremo le creature tutte per causa della luce che è Iddio e della lampada che tale luce trasmette, Gesù Cristo.
« E la città non ha bisogno del sole, né della luna che risplendano; perché la gloria di Dio l’ha illuminata e la sua lampada è l’Agnello » (Ap. 21,23).
E a tale luce ammireremo e gusteremo le perfezioni divine più o meno assorbite e riflesse dalle creature. Prima vedremo gli Angeli e i Santi. Gli Angeli si renderanno visibili ai nostri occhi pigliando delle forme, probabilmente delle forme umane, come l’hanno preso comparendo agli uomini, perché la forma più perfetta in natura è precisamente il corpo umano, dalla cui faccia traspare l’intelligenza, l’amore e tutti i sentimenti.
L’ammirazione della bellezza degli Angeli e dei Santi ci spingerà ad unirci a loro, a vivere cioè e a gustare la comunione dei Santi. La comunione dei Santi ci eleverà ad ammirare e ad unirci alla sorgente, Maria, e all’Acqua viva che da Lei scorre, Gesù.
La comunione di Maria e di Gesù ci eleverà infine alla visione beatifica di Dio.
6. Comunione eterna
Non c’è gioia più grande di quella di amare. Tale gioia è tanto più intensa quanto più grande è la nostra capacità e sensibilità, quanto più bella, buona e sensibile è la persona amata, quanto più grande è la simpatia che vicendevolmente ci ispiriamo.
Tutte le altre gioie son piccola cosa in paragone alla gioia di amare: il loro pregio sta soprattutto nell’accendere la nostra sensibilità e nel cullare il nostro amore.
In cielo tutto è orientato a farci più pienamente e felicemente amare.
In terra raramente e fugacemente si verificano le condizioni ideali dell’amore. Manca in noi o nella persona amata la bellezza o la intelligenza o la sensibilità o la finezza o la simpatia o la indipendenza economica o la salute o la tranquillità, ecc.
Nel cielo si attuano le condizioni ideali per amare.
Sia noi che le persone amate avremo:
a) una bellezza grandissima ed un immenso fascino vicendevole;
b) una sensibilità squisita. Tutto negli eletti viene raffinato ed elevato;
c) una perfetta identità di sentire e di volere;
d) una perfetta salute ed un perfetto equilibrio psicofisico per tutta l’eternità. Non verrà mai a turbarci né malattia, né dolore, né separazione, né morte;
e) la possibilità di una unione perfetta per effetto della penetrabilità dei corpi.
Con tutti i Santi avremo la comunione, tuttavia ci sarà una gerarchia nel nostro amore.
a) Amore universale
Nel regno beato tutti gli eletti saranno bellissimi, buonissimi e amabilissimi, più o meno secondo i propri meriti, perché rifletteranno la bellezza, la bontà e l’amabilità di Dio.
Lì finalmente potremo amarci, potremo amare gli esseri più cari, più belli, più bramati, senza restrizioni, senza limiti, senza trepidazioni, senza paura, sotto l’occhio benevolo di Dio e sotto lo sguardo amabile di Gesù.
Finalmente il nostro cuore potrà sfogare tutta la sua potenza di amore. Questo amore ci spingerà irresistibilmente all’unione cogli eletti: e questa unione sarà perfettissima, ché altrimenti saremmo più infelici dei più disperati amanti di questa terra.
Ameremo i Santi e gli eletti quanto più sono belli e buoni, quanto più cioè riflettono la bellezza, la bontà, la sapienza e la potenza di Dio.
Quindi sopra tutti ameremo Maria SS., la regina di tutti i Santi. In una visione Dio disse alla Beata Angela da Foligno: « Figlia amatissima, figlia mia dolce, tutti i Santi del Paradiso e anche la madre mia hanno per te un amore speciale; ad essi tu sarai congiunta nel mio nome » (Passo 22°).
Conosceremo e ameremo tutti gli esseri belli, affascinanti, sapienti che abbiamo in terra amati o conosciuti ed ammirati, purché siano morti nel bacio del Signore; tutti gli esseri buoni, puri e santi nascosti quali umili viole o splendenti quali gigli, a noi sconosciuti.
A tutti saremo uniti coi vincoli dolcissimi dell’amore e della comunione. Nessuno ci si mostrerà indifferente, ma tutti ci contraccambieranno con lo stesso amore.
Saremo uno stuolo immenso che nessuno può numerare. Questa moltitudine, lungi dal diminuire o disperdere la nostra felicità, l’aumenterà, come il piacere di un fiore profumato viene centuplicato nel vederne un immenso campo di simili.
In cielo non ci sarà invidia, né ce ne potrà essere motivo, perché ciascuno avrà quello che potrà ricevere, comprendere e desiderare. Tutto sarà a disposizione di tutti. Nessuno ci vieterà o impedirà qualche cosa. Tutti saranno ugualmente felici, perché tutti saranno pienamente appagati, sebbene per appagarsi gli uni avranno più bisogno degli altri di amore, di sapienza, di piaceri, perché più grandi e perfetti.
II vedere gli altri più grandi, più intelligenti e più capaci non sarà un’ombra alla nostra felicità, ma un completamento. Quando ad un pranzo intervengono amici di varia età e tutti hanno quello che vogliono, tutti restano contenti, senza la minima invidia per chi, avendo maggiore corporatura e maggiore appetito, ha bisogno di più cibo; anzi avrebbero dispiacere se qualche amico uscisse dal pranzo con ancora della fame.
Questo è il tempo dello sviluppo e del perfezionamento dell’anima nostra e del corpo nostro.
Ora possiamo sforzarci di formarci l’anima ed il corpo più perfetti possibili per il cielo. In cielo poi saremo contenti dello stato raggiunto perché in definitiva quello ha voluto Dio e nella sua volontà sarà la nostra pace.
b) Amore speciale
Come l’universo è formato dalle varie nebulose, e queste dai vari sistemi solari; come la materia è formata dai vari raggruppamenti di atomi e questi dai vari raggruppamenti di elettroni, neutroni, neutrini, ecc.; come il regno vegetale ed animale è formato dalle varie specie, e queste dalle varie famiglie di vegetali ed animali; come infine il corpo umano è formato dai vari organi e dalle varie specie o famiglie di cellule; cosi il Corpo Mistico è formato dalle varie famiglie spirituali e naturali della terra.
In cielo riconosceremo e ameremo particolarmente quanti sono stati uniti a noi coi vincoli del sangue e dell’amore cristiano. Dio non distrugge gli affetti, ma li purifica e li potenzia: non li disperde, ma li riunisce. Egli è il principio dell’unione, dell’ordine, della felicità; mentre il peccato ed il suo primo autore, Satana, sono il principio del disordine, della disgregazione, della disperazione e dell’infelicità.
Il nostro amore in cielo sarà tanto più grande quanto maggiormente avremo saputo spingere al bene le persone amate o esserne spinte.
L’amore, l’intimità saranno più grandi per quanti sono stati uniti a noi col vincolo dell’amore spirituale.
Quindi formeranno la nostra corona le persone che in questa vita abbiamo salvato o perfezionato. Quanto più numerose e più perfette saranno le persone da noi portate in cielo, tanto maggiore sarà la nostra famiglia, la nostra gloria e la nostra felicità eterna. Quindi immensa, sopra ogni immaginazione è in cielo la gloria dei fondatori di ordini religiosi, di congregazioni e di grandi opere; di tutti i Santi, di tutti gli oscuri apostoli, di tutte le oscure vittime, che con le loro fatiche e le loro nascoste sofferenze hanno accumulato un potenziale altissimo di grazie e di meriti, dei quali Dio si è servito per la salvezza di innumerevoli anime. Le loro famiglie spirituali sono le cose più meravigliose del Corpo Mistico glorioso.
c) Amore particolare
Ma la più grande unione, la più perfetta e la più felice, è riservata a quelle persone che si sono guidate o scambievolmente aiutate a santificarsi. I raggruppamenti dei Santi sono le più belle costellazioni del cielo.
Osserva i raggi del sole: quanto più si distaccano dal sole tanto più si distaccano fra loro e si disperdono finché perdono ogni luce, ogni calore ed ogni coesione, e finiscono nel freddo assoluto e nella morte degli abissi infrastellari; quanto più si avvicinano al sole tanto più si avvicinano tra loro, si compenetrano e vicendevolmente si scambiano e riflettono la luce e il calore.
Dio è il sole: i raggi sono le sue creature intelligenti. Quanto più queste si distaccano da Lui, tanto più si allontanano tra di loro finché, quando da Lui si saranno definitivamente allontanate, perderanno ogni luce, ogni amore ed ogni vita, e finiranno nell’odio totale e nella morte eterna dell’inferno. Quanto più invece esse si amano in Dio, si spingono e si avvicinano in Dio, tanto più si uniscono e si compenetrano tra di loro, e tra di loro si scambiano e riflettono la luce, l’amore e la felicità che da Dio ricevono.
In cielo finalmente sarà saziata la nostra ardente sete di unione e di amore perfetto cogli esseri che in terra abbiamo più cristianamente saputo amare; sete che gli amanti terreni cercano sempre affannosamente di estinguere senza mai riuscirci.
d) Amore filiale
Nel Paradiso il nostro amore particolarissimo sarà per Maria SS. Essa è:
LA CREATURA PIÙ BELLA
Se è tanto bella un’anima in grazia, quanto sarà bello un Santo? E se è sovranamente bello un Santo, quanto sarà bella la Regina dei Santi? Non c’è bellezza creata, né possibile, che Dio non abbia dato alla Madre sua. Quello che in terra appare il sole rispetto alle stelle è nel Paradiso la bellezza di Maria rispetto a quella dei Santi.
La bellezza di Maria è tanto grande da incantare non solo gli Angeli e i Santi, ma lo stesso Figlio di Dio.
I mortali che hanno avuto la grazia di vedere Maria SS. non hanno saputo mai descriverne la bellezza.
S. Caterina Labourè, nella prima apparizione della Madonna, spinta dall’Angelo, si lancia verso di Lei, che stava seduta, le appoggia le mani sulle ginocchia e ne contempla estasiata il volto meraviglioso. « Ho provato, disse poi la Santa, l’emozione più dolce della mia vita e mi sarebbe impossibile descriverla ».
All’artista che, dietro la sua descrizione, fece alcuni quadri bellissimi della Madonna, la Santa disse malinconicamente: « C’è qualche cosa della Madonna, ma molto lontano. La sua bellezza è infinitamente superiore ».
LA CREATURA CHE PIÙ CI AMA
La Vergine SS. non sarà per noi una creatura troppo alta, insensibile o inaccessibile come una principessa superba per un povero straccione. Essa è la nostra madre che teneramente ci ama: nel cielo potrà finalmente dimostrarci tutto il suo amore, stringerci al suo seno, bearci della sua bellezza, comunicarci la sua immensa perfezione e felicità e offrirci al suo Figliolo.
Nel cielo finalmente la Vergine SS. consuma il suo sacerdozio dandoci a Cristo, dopo averci, con infinite cure, assistiti per tutta la vita e salvati, e dando Cristo a noi nella comunione eterna.
Natura della comunione dei Santi
Definire la natura della comunione dei Santi è impossibile e quindi è impossibile intravvedere la beatitudine di cui essa sarà fonte. Possiamo ricorrere solo a qualche similitudine per poter avere qualche pallidissima idea.
Le unioni umane impropriamente si chiamano unioni, perché non formano di due una cosa sola; più che unioni, sono semplici accostamenti. Esse non saziano pienamente gli amanti, sono solo un pallido simbolo della comunione dei Santi.
L’unione perfetta si effettua solo in Paradiso. Essa è quanto di più intimo è possibile senza che ne venga distrutta la personalità degli eletti.
S. Vincenzo dei Paoli, il meno visionario e il più pratico dei Santi, narra di aver visto un giorno salire da un punto della terra verso il cielo l’anima di S. Francesco di Sales, che fu la guida di S. Giovanna di Chantal, in forma di un globo di fuoco; contemporaneamente vide salire da un altro punto della terra, verso il cielo, l’anima di S. Giovanna di Chantal, in forma pure di un globo di fuoco. Questi due globi, salendo si andavano avvicinando fra di loro, come due raggi dello stesso sole, finché si congiunsero e si fusero in prossimità di un globo di fuoco immensamente più grande, figura dell’essenza di Dio, e in esso si fusero.
In cielo avrà finalmente piena realizzazione la preghiera di Gesù per tutti i suoi discepoli: « Che siano consumati in uno ».
La comunione dei Santi in sé sarebbe scipita se non fosse vivificata da Gesù ed in Gesù non terminasse. Infatti che cosa sono gli eletti fuori di Gesù? Nulla, come le membra tagliate dal corpo. E che cosa hanno che non abbiano ricevuto? Nulla. La vita, la luce, la dolcezza che si trasmettono è Gesù.
Uniti a coloro che amano, gli eletti solleveranno lo sguardo verso Gesù, infinita luce e bellezza, e andranno a Lui come aquile verso il sole, come cervi alla sorgente, e nel suo Cuore divino affonderanno le loro labbra e da Lui berranno la vita e la felicità.
In questa mutua spinta ed offerta a Gesù per Maria si attua il sacerdozio eterno degli eletti.
e) Amore assoluto
FINE DELLA COMUNIONE DEI SANTI È LA COMUNIONE CON GESÙ
Come la nostra intelligenza tende sempre a conoscere e non potrà saziarsi se non quando avrà raggiunta la Sapienza infinita, così il nostro cuore tende sempre ad amare e non potrà saziarsi se non quando avrà raggiunto la Bellezza infinita e l’Amore perfettissimo. Ora la Sapienza incarnata, la Bellezza infinita e l’Amore perfettissimo è Gesù ed il nostro cuore non potrà saziarsi che in Lui.
La Comunione dei Santi ci sarà mezzo per comunicare perfettamente con Gesù, come l’unione tra i vasi e gli organi del corpo giova loro per comunicare col cuore e col cervello e riceverne il sangue, la vita e gli impulsi.
Gli uomini non sanno che il nostro cuore, in quanto ama, tende naturalmente e necessariamente a Gesù come i gravi tendono alla terra. Solo Lui può realizzare tutti i nostri sogni d’amore e di felicità. La nostra incontentabilità in terra non è difetto, ma pregio di natura, in quanto ci dispone alla ricerca di Colui che unicamente ci potrà rendere felici.
Gli uomini non sanno quanto sia bello Gesù: la bellezza di tutti gli uomini e di tutte le donne riunite in uno è solo un riflesso della sua bellezza, come la luce di tutti i pianeti è un piccolo riflesso della luce del sole.
Gesù è la bellezza ideale. Di più: Gesù è tutta la bellezza possibile sia per la forma del corpo che per la sensibilità psico-fisica, sia per la delicatezza del colorito che per l’incanto degli occhi.
L’incanto dei più dolci occhi umani rispetto all’incanto degli occhi di Gesù è come il bagliore della luna rispetto allo splendore del sole. Suor Josefa Menendez, le cui visioni hanno tutti i segni della veridicità, non fa neppure il tentativo di descrivere la bellezza di Gesù; dice solo di averlo sempre visto infinitamente bello, giovane, senza barba.
Se la perdita di un amore umano apporta tanta tristezza, la perdita di Gesù costituisce l’inferno.
Gesù è la vita, l’unione, il Paradiso; senza di lui cessa la vita, la comunione, il Paradiso. Egli completa poi le nostre aspirazioni rendendoci possibile la Comunione dei Santi che saranno insieme a noi risuscitati.
NATURA DELLA COMUNIONE CON GESÙ
La comunione con Gesù sarà quella che in terra tutti gli amanti ardentemente desiderano, ma che non possono avere.
Il Concilio di Trento insegna che la comunione del Paradiso è del genere della comunione eucaristica, con la differenza che lì riceveremo Gesù svelatamente in tutta la sua bellezza e il suo splendore, mentre qui lo riceviamo sotto i veli eucaristici.
O felicità inconcepibile della comunione eterna!
Non possiamo fare altro che gettare un timido sguardo su quanto hanno sperimentato alcuni Santi e per il resto costruire colla nostra mente e col nostro cuore sopra quel poco che di ciò essi sanno balbettare.
La Beata Angela da Foligno narra: « Quando veggo Iddio uomo è tanta la mansuetudine con la quale egli mi attira, che a volte sembra mi dica: “Tu sei io, ed io sono tu”, e veggo, in un abbraccio che tiene stretta a lui l’anima mia, i suoi occhi appassionati e la sua faccia placata; e l’emanazione di quegli occhi e di quella faccia è qualche cosa, per così dire, di umanato, scaturito dal divin Cuore e mi riempie di una ineffabile esultanza. Se mi è dato di contemplare le mani ed i piedi di Gesù la letizia è tale da non saper dire; e quando veggo il resto del suo castissimo corpo vorrei che la visione non si dileguasse più, ma anzi mi si mostrasse ancor più. Ed è tanta la violenza tormentosa del mio desiderio che per me vivere non è se non morire» (Passo 27°).
Altrove la stessa così descrive la sua comunione eucaristica: « Quando mi comunico l’ostia mi si dilata in bocca e non ha sapore di pane, né di carne che si mangi, ma ha il sapore di una carne dolcissimi colma di quel sapore incognito e soavissimo di carne e contemporaneamente di una gioia deliziosa, straordinaria, la quale, straripando anche all’esterno, mi fa tremare fortemente » (Passo 25°).
Era questo un assaggio della comunione eterna del Corpo di Cristo che ha in sé ogni diletto e piacere.
S. Margherita Alacoque un giorno fu invitata da Gesù, in un’apparizione, ad avvicinarsi a lui; quindi le mostrò il petto e le fece appressare la bocca alla ferita del suo Cuore per succhiarne il Sangue.
Restò lì la Santa parecchio tempo in un’estasi dolcissima e beatificante. Quindi, per l’empito della gioia e del piacere rimase parecchie ore priva di sensi. Rinvenuta, disse di non potere assolutamente descrivere l’immensità della gioia provata.
L’intimità che nella comunione eterna avremo con Gesù sarà tale da farci assimilare a lui. Così sarà realizzata la tendenza dell’amore: trasformarsi nella persona amata, divenire una cosa sola con lei.
Questo volle indicare Gesù a S. Geltrude quando un giorno, apparendole, le aperse il petto, le tolse il cuore e lo mise nel suo; contemporaneamente tolse il proprio Cuore dal petto e lo mise nel petto della Santa.
Una frase del Vangelo completa la dottrina della comunione eterna e ci fa intravedere gli abissi del mistero.
Nell’ultima cena, dopo aver consacrato il vino, Gesù dice: « Non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio » (Mt. 26,29).
Qual è il vino consacrato e divinizzato che berrà Gesù in cielo con gli eletti? Non è forse il Corpo Mistico, cioè l’umanità consacrata e divinizzata da Gesù stesso e in Gesù?
7. Sacerdozio eterno
Ma in quale maniera nel Paradiso Gesù sarà il nostro cibo e noi il suo? Come in cielo sarà realizzata la perfetta unione di tutti gli eletti? E’ questo il mistero che solo in cielo ci sarà dato di conoscere.
Ora dobbiamo contentarci di sapere solo che nel cielo sarà finalmente e completamente appagato il nostro amore, il nostro desiderio di unione perfetta con tutto ciò che è bello e che è buono.
Poiché il sacerdozio cristiano rimane in eterno, chiunque lo ha esercitato in terra, dando Gesù e la sua grazia alle anime, lo eserciterà in cielo e nel grado stesso e con le persone stesse con cui lo ha esercitato.
Le persone meno felici in cielo sono le anime sterili, cioè quelle che in terra non hanno generato o perfezionato nessuno nella vita soprannaturale.
Nessuno può trasmettere più vita di quella che ha: ora la vita è Gesù.
Quando maggiormente l’anima nostra si dilaterà e il nostro corpo si raffinerà nel ricevere Gesù, tanto maggiormente potremo comunicare Gesù agli altri. In cielo, come in terra, la felicità consiste nel ricevere, catturare e trasmettere la vita e la verità. Ora Gesù è la via, la verità e la vita.
Ricevendo Gesù si viene divinizzati, elevati al Padre per l’infusione dello Spirito Santo. Dando Gesù si divinizzano le persone a cui lo si dona, le si elevano al Padre per l’infusione del medesimo Spirito.
Queste operazioni sono continue ed eterne, come l’operazione della generazione del Verbo e della processione dello Spirito Santo. Come sarà esercitato il sacerdozio degli eletti? È mistero altissimo che invano possiamo cercare di sondare. I nostri ragionamenti sono certamente insignificanti. Tuttavia, se vogliamo una pallida immagine, la possiamo trovare:
a) nel corpo umano vivificato dall’anima e mantenuto vivo dal sangue che in esso circola e dal capo che ne genera e regola il funzionamento e i movimenti. Il capo del Corpo Mistico è Gesù e il Sangue che in esso circola è il suo Sangue. L’anima del Corpo Mistico è lo Spirito Santo; le membra sono gli eletti. Il sistema nervoso che riceve e trasmette i comandi del capo e le sensazioni, le valvole che ricevono il sangue e lo spingono sono coloro che hanno esercitato il sacerdozio in terra;
b) nelle onde. Nelle onde del mare che trasmettono il moto le une alle altre; nelle onde sonore che trasmettono il suono; nelle onde luminose che trasmettono la luce; nelle radio-onde che trasmettono forza, luce, suoni.
Gesù è la forza, l’armonia, la luce, l’amore. Gli eletti lo ricevono e lo trasmettono conservandolo sempre. Nel grado in cui lo ricevono lo trasmettono gli uni agli altri, in misura degradante, come le onde che più vicine sono al loro centro, più sono forti; più lontane sono, più sono deboli.
Quindi sopra tutti gli eletti esercita il sacerdozio la Vergine SS., che tutti attira con la sua bellezza e col suo amore, ed offre a Gesù e a tutti dona Gesù.
Sopra tutto il Corpo Mistico, infine, esercita il suo sacerdozio perfettissimo ed eterno Gesù che, ricapitolando in sé la creazione tutta, gli Angeli e i Santi, li consuma nell’unità perfettissima del suo Corpo Mistico, li glorifica col lume della gloria, li offre al Padre, li immerge e li beatifica nella divinità.
8. Visione beatifica
Quello che l’occhio umano non può vedere, cioè Dio e gli Angeli, lo vedrà in cielo l’anima potenziata dal lume della gloria.
Gli Angeli sono stati visti tante volte dagli uomini, sebbene non nella loro essenza, ma sotto forme umane.
Dio però non l’ha visto mai nessuno coi propri occhi umani. In cielo l’anima nostra vedrà direttamente Dio e gli Angeli nella loro essenza. Vedremo Dio faccia a faccia.
« Ora vediamo attraverso uno specchio, nel mistero. Allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, allora conoscerò come io stesso sono conosciuto » (1 Cor. 13,12).
a) Caratteri della visione beatifica
La visione di Dio non è per nulla del genere della contemplazione di una statua o di un panorama. Se vogliamo avere un’idea meno materiale e meno imperfetta di Dio, possiamo immaginare un’aurora boreale o un mare di luce abbagliante e cangiante in ogni suo punto. Ma Dio non è neppur questo. Cosa è Dio lo sapremo solo in cielo e se qualcuno, venendo dal cielo, ce lo volesse dire, non potrebbe trovare parole adatte, come successe a S. Paolo.
Saremo immersi nell’ìnfinita essenza di Dio, come pesci in un mare di delizie, come uccelli in un’aria armoniosa e balsamica. Alcuni puerilmente immaginano la visione di Dio come la contemplazione di una persona o di uno spettacolo, fatta stando seduti o in piedi; e naturalmente pensano alla stanchezza e alla noia che dopo qualche giorno dovrebbe venire. La visione beatifica non è nulla di simile: è una visione e nello stesso tempo una azione.
1 – Visione. La visione di Dio è una visione sempre più grande e sempre nuova, come il panorama osservato da un treno in corsa o da un apparecchio. Non potremo mai esaurire l’infinita essenza e bellezza di Dio, molto più di come non potremo esaurire la visione dell’universo materiale esteso per circa mille miliardi di anni luce; né potremo mai stancarci di vedere Dio o saziarci di goderlo perché il suo possesso ci darà gioie sempre nuove ed il corpo non appesantirà l’anima, né sarà più soggetto a leggi di gravità o a veleni organici che lo stanchino.
2 – Azione. In cielo non c’è inazione o estasi, ma piena attività della intelligenza, della volontà, dei sensi e degli organi umani. L’estasi è dovuta alla imperfezione del nostro corpo, incapace di sostenere le grandi gioie e i grandi piaceri del cielo. Gesù e Maria, che avevano pure in terra un corpo perfetto, non ebbero mai estasi, pur avendo sempre la visione beatifica.
Saremo noi in cielo che andremo scoprendo Dio, saremo intimamente più attivi e più fortunati dei più grandi avventurieri e dei più grandi esploratori. Ci può dare una pallidissima idea del nostro stato futuro il volo placido e senza sbatter d’ali delle rondini nell’ampio cielo azzurro primaverile.
b) Oggetto della visione beatifica
Che cosa vedremo in cielo? La ragione non ci può dire nulla perché Dio è infinitamente al di sopra di essa. Possiamo chiederlo ai mistici che cosa hanno visto nelle loro visioni di Dio.
Ma essi non ci si provano nemmeno a descriverlo perché non ci sono parole umane adatte. Tra i pochissimi che in merito hanno detto qualcosa c’è la Beata Angela da Foligno. Essa però premette e poi ripete nelle sue descrizioni che le sue parole non dicono nulla, che anzi sono bestemmie. Nel libro delle mirabili visioni essa dice: « Se mi si domandasse che cosa vidi, potrei dir solo che lo vidi (Dio). E volendo tentare di esprimermi con parole umane, dirò di aver visto una chiarezza che mi colmava e mi saziava, né so paragonare questa visione ad alcunché di corporeo; mi pareva di vedere Dio com’è in cielo: una bellezza appagata, in una viva armonia di tutte le forme attuate ed attuabili, di tutto il bene esistente e desiderabile » (Passo 22°).
Quindi cerca maggiormente di specificare:
« In quella visione, per miracolo nuovo e luminoso e tale che sento non essere avvenuto in me né mai poter avvenire, intravidi la parte incompresa dell’anima mia come un ardore tutto in Dio abbandonato… Mi trovai tutta immersa in Dio con uno smarrimento insolito e sorpreso. Mi vedevo circondata ed inserita nella perdutezza della SS. Trinità. Mi sentivo colmare impetuosamente e continuamente dall’abbondanza dei doni dello Spirito Santo, dolcissimi ed inebrianti, doni assolutamente al di sopra di ogni altra dolcezza da me conosciuta. L’anima mia allora sentì la vivacità dell’occhio di Dio. Come tentare di descrivere questo mistero? È tanto ineffabile che nessun Santo e nessun Angelo potrebbe descriverlo e spiegarlo. Quello che io dico dunque è addirittura falsità e bestemmia … Dio mi si presenta dapprima come azioni ineffabile e poi mi si manifesta aumentando la capacità dell’anima e colmandola di doni grandissimi che hanno in sé tutta l’estasiante luce divina e tutta la divina e vivente certezza. Nel primo modo Dio mi si manifesta come un movimento nascosto e connaturato nell’anima e allora lo sento in me presente e comprendo che Egli è cosi presente in ogni creatura e in ogni cosa… Quando sono in questa verità provo una gioia uguale sia che vegga Iddio o comprenda un Angelo…
Nel secondo modo Iddio mi si presenta non più come qualche cosa di universalmente ed egualmente grazioso, ma come qualche cosa di più particolare, di più adatto alla speciale natura dell’anima in cui si impronta. E allora dà ben altra letizia che nasce dal sentire tutta l’anima assorta e inclusa nella divina presenza, dal vedere come l’anima in Dio immersa si dilati in un abisso di gioiose e luminose visioni. Questo secondo modo che è tanto dilettoso che basterebbe il solo presentarsi di Dio, senza altri doni per dare quella beatitudine che i Santi godono nella vita eterna.
Mi fu dato comprendere che alcuni Santi hanno più doni, altri di meno (secondo i meriti acquistati in terra) e sebbene la mia parola sia insufficiente ad esprimersi, dirò che questi doni consistono in una dilatazione delle anime per mezzo della quale sono rese più capaci di comprendere e possedere Dio ».
Quindi la beata dice che la gioia allora provata è tanto che non cambierebbe un solo minuto secondo di tale visione con tutte le consolazioni divine, con tutte le gioie spirituali e con tutte le gioie mondane, sia buone che cattive, godute dagli uomini dalla creazione del mondo ad ora (Passo 27°).
« Mi vedevo circondata e inserita nella perdutezza della SS. Trinità; mai sentivo colmare impetuosamente e continuamente dall’abbondanza dei doni dello Spirito Santo, dolcissimi e inebrianti, assolutamente al di sopra di ogni altra dolcezza da me conosciuta » (Ib.).
« Ed ho goduto – aggiunge la beata – tale manifestazione di Dio più di mille volte e sempre in un modo nuovo e diverso dal precedente » (Passo 27°).
Ci sarà allora finalmente scoperta la vita intima della SS. Trinità. Vedremo la generazione eterna del Verbo dal Padre, la processione eterna dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio e l’unione perfettissima delle tre SS. Persone. Vedremo la felicità infinita che tale generazione, processione e unione dà alle Tre Persone della SS. Trinità. Tale visione ci darà la felicità essenziale del Paradiso; sarà il culmine massimo possibile della felicità nostra; una felicità che noi non possiamo concepire, ma tanto grande che al suo confronto ogni altra gioia è solo un contorno e un complemento.
Beati coloro che vinceranno nella battaglia della vita! Ad essi sarà dato di sedere con Cristo, re universale, sul suo Trono (Ap. 3,21).
LA GRAZIA
Grazia è ogni opera estrinseca di Dio: quindi è grazia la creazione, la conservazione e la capacità di operare di tutto quanto esiste. Dio niente deve a nessuno, eccetto che a se stesso e agli impegni volontariamente e gratuitamente assunti.
Più propriamente la grazia è un dono soprannaturale in ordine alla vita eterna.
Tale dono può essere permanente o transeunte: nel primo caso si chiama grazia abituale, nel secondo grazia attuale.
1. Grazia abituale
La grazia abituale è una qualità soprannaturale che inerisce intrinsicamente e permanentemente nell’anima e ci rende consorti della natura divina. Si chiama pure grazia santificante perché quando viene infusa in noi cancella i nostri peccati, ci giustifica, ci rende Santi, cioè legati a Dio e tempio di Dio e ci dispone alla vita eterna.
La grazia opera in noi un’elevazione di natura, una trasformazione in esseri divinizzati; perciò per essa ci diciamo elevati allo stato soprannaturale e diveniamo figli adottivi di Dio, fratelli di Gesù, eredi del Paradiso. Come il ferro nella forgia diviene fuoco pur restando ferro, così noi a contatto della divinità acquistiamo proprietà divine pur restando uomini.
La divinizzazione è un dono che esorbita le stesse esigenze della nostra natura.
Lo Spirito Santo come un giorno si librava nelle acque per preparare la vita sulla terra; così oggi si libra sull’umanità per preparare gli elementi costitutivi del Corpo Mistico; li purifica come si purificano gli elementi chimici che debbono combinarsi e le vesti che debbono colorarsi, li raffina come si raffinano i pezzi coi quali si deve montare una macchina di precisione, quindi li stringe e li congiunge nel meraviglioso organismo del Corpo Mistico di cui egli è l’anima.
a) Essenza della grazia
Grazia è uguale bellezza: bellezza dell’anima e del corpo. Bellezza dell’anima significa bontà, amore, fascino dell’anima, grandezza di memoria, acutezza dell’intelligenza, potenza di volontà. Bellezza del corpo significa perfezione degli organi e della forma, squisitezza dei sensi.
La grazia è il più gran dono che Dio abbia potuto farci. Per essa acquistiamo una bellezza immensamente superiore a quella degli uomini e delle donne più affascinanti; una bellezza che farebbe impazzire di desiderio e di amore tutti gli uomini che potessero ammirarla; una bellezza che incanta perfino gli Angeli e riempie di grande compiacenza Iddio. La grazia rende l’anima nostra tanto bella da farla rassomigliare a Dio; rende il corpo nostro tanto bello da farlo rassomigliare al corpo di Gesù risuscitato.
Tale bellezza viene colla fede e resta chiusa nella fede. Si manifesterà nella gloria, relativamente al corpo, colla resurrezione.
Lo scopo, lo sbocco della grazia è la gloria; senza della gloria la grazia non avrebbe senso.
b) Crescita della grazia
La grazia è la sintesi di tutte le bellezze e di tutte le perfezioni create.
Come il seme contiene in sé la capacità di tutta la bellezza, di tutto lo sviluppo, più o meno carico di fiori e di frutti secondo il terreno e le cure che troverà, così la grazia quando viene infusa in noi contiene in sé la capacità di tutte le bellezze e di tutte le perfezioni, ma le svilupperà poi in noi secondo il buon terreno, cioè la buona volontà, che troverà in noi. La grazia, cioè la bellezza soprannaturale, ha il pregio inestimabile di essere eterna e di poter essere aumentabile a nostro arbitrio. Tra la bellezza del minimo eletto e quella di Gesù c’è una gamma pressoché infinita di bellezza raggiungibile dagli uomini.
La creatura più bella e più vicina a Gesù è Maria SS., la piena di grazia, quindi seguono i Santi.
Che cosa non fanno gli uomini per la bellezza? Spendono somme enormi per gli abiti che la fanno risaltare, per i cosmetici e i trucchi che la fingono. La donna per la bellezza si assoggetta a lunghe cure, a diete rigorose e spesso a esercizi sfibranti. Tutto questo per una bellezza che oggi c’è e domani scompare. La gioventù è breve, presto passa, come il fiore, e con essa tramonta la bellezza.
L’uomo lotta per conservare a lungo la bellezza e la gioventù, ma con tutti gli accorgimenti della tecnica moderna e con tutte le precauzioni prese riesce a ben poco.
Cosa non farebbe un vecchio ricco per riavere dieci anni ancora di gioventù e di bellezza? D’Annunzio disse che avrebbe dato tutto ciò che possedeva.
I moribondi spendono somme enormi per allungare di qualche anno e spesso solo di qualche giorno la loro vita.
Dio ci dà regalmente la possibilità di poter aumentare secondo il nostro desiderio la nostra bellezza e quindi la rende eterna.
Eppure l’uomo che fa tutto per la bellezza di un giorno trascura tutto per la bellezza eterna: bisogna dire che è un pazzo.
2. Grazia attuale
La grazia attuale è un aiuto soprannaturale e transitorio con cui Dio illumina l’intelletto e spinge la volontà a fare atti soprannaturali.
L’atto soprannaturale è un pensiero o una parola o un’opera che ha come origine e come effetto la vita soprannaturale.
Dio colla grazia attuale illumina la mente a pensare l’atto soprannaturale e spinge la volontà a compierlo, facendone avvertire la bontà. Ogni atto soprannaturale glorifica Dio, rallegra Gesù e tutta la corte celeste, benefica chi lo compie e tutta la Chiesa.
L’atto soprannaturale suppone nell’uomo la vita soprannaturale e tende a svilupparla, come ogni atto naturale (mangiare, camminare, pensare, ecc.) suppone nell’uomo la vita naturale, la attua e la sviluppa. Chi non ha vita non può operare.
Grazia – Ispirazioni – Libertà
Le grazie attuali sono degli atti vitali e indeliberati, più o meno efficaci cioè più o meno irresistibili, secondo l’intensità della grazia stessa.
La grazia non toglie la libertà all’uomo ma l’aiuta. Dio muove ogni cosa secondo la propria natura, e poiché l’uomo è libero Dio lo muove alla giustificazione e allo sviluppo della vita soprannaturale in modo che egli si disponga liberamente a raggiungerli.
L’uomo può opporre sempre un rifiuto allo stimolo di Dio. Per questa libertà dalla necessità l’uomo acquista il merito nel compiere l’atto soprannaturale. Senza la determinazione spontanea dell’uomo ad assecondare gl’impulsi della grazia, la grazia resta sterile.
Gli impulsi della grazia si chiamano ispirazioni.
La grazia è come la luce per vedere l’atto soprannaturale, come la forza muscolare per compierlo, come il cibo per crescere. Ma l’uomo, aiutato dalla grazia, deve accingersi a pregare, a far la carità, la mortificazione, ecc., come deve determinarsi da sé a vedere, a camminare, a mangiare per quanto bello il panorama, forti i muscoli o squisito il cibo. Se aspetta che qualche altro faccia queste cose in vece sua egli potrà ben morire.
Le ispirazioni divine hanno un ruolo di primaria importanza nell’opera della salvezza e della santificazione. Quando l’uomo le esegue si dice che vi corrisponde. Iddio ha disposto per i suoi fedeli un programma completo di ispirazioni per far loro raggiungere la perfezione.
L’uomo, corrispondendo fedelmente alle divine ispirazioni, raggiunge infallibilmente la santità.
Le grazie corrisposte lasciano nell’uomo una maggiore disposizione ad ulteriori grazie e rendono queste più influenti nella volontà dell’uomo stesso; le grazie non corrisposte lasciano invece in lui una maggiore indisposizione verso la grazia e rendono la volontà umana più negativa all’azione della grazia stessa. «A chi ha sarà dato ancora ed abbonderà; a chi non ha sarà tolto anche quello che ha» (Mt. 13,12).
Grazia cooperante
La grazia cooperante è l’aiuto divino che ci accompagna e ci sostiene nel compimento di qualsiasi atto soprannaturale. Nel campo soprannaturale nulla è possibile senza la grazia: né i santi desideri, né le azioni più piccole. Senza la grazia non si può neppure pronunziare meritoriamente il nome di Gesù.
Tanto meno sarà possibile senza di essa la perseveranza nel bene e la perseveranza finale, che è l’ultima più importante grazia che l’uomo possa ricevere.
L’uomo non deve né disperare, né presumere la perseveranza finale ma deve umilmente e continuamente chiederla al Signore e disporsi ad essa con la vita buona.
L’ora della fortuna
C’è un’ora nella vita dell’uomo che non si ripete. È l’ora in cui la fortuna bussa alla sua porta.
Ci sono nella vita delle occasioni che si presentano una volta sola: una vittoria, una riuscita, un affare, una carriera, un matrimonio, ecc.
Chi coglie quell’occasione fa la sua fortuna; chi la lascia fuggire passa il resto della vita a rammaricarsi con sé stesso e a pensare nella mediocrità o nell’infelicità.
Ma c’è un’ora infinitamente più preziosa: è l’ora della grazia; l’ora cioè in cui la luce è più chiara, lo stimolo più forte.
È l’ora della chiamata di Dio e della risposta alla vocazione; l’ora dell’intervento per salvare un’anima o un’istituzione; l’ora dell’azione per iniziare un’opera o risolvere una situazione, o dare alla propria vita e alla propria attività il senso giusto voluto da Dio; l’ora della tribolazione e della tentazione; l’ora del sacrificio e del martirio.
È l’ora in cui pencoliamo tra la gloria e l’ignominia, tra l’eroismo e la vigliaccheria, tra la vittoria e la sconfitta, tra il martirio e l’apostasia.
È l’ora in cui la grazia di Dio urge, sprona alla decisione giusta, assiste e porta l’uomo sulle sue ali alla eterna gloria.
Il saggio attende l’ora sua; il pazzo l’anticipa; l’imbecille la lascia fuggire.
Il saggio non ha paura dell’ora sua: l’attende con fermezza e l’affronta risolutamente, sia essa l’ora del lavoro o quella della rinunzia; sia l’ora del sacrificio o quella del martirio. Egli dice a sé come Gesù dinanzi alla sua passione: « Cosa dirò? Padre, liberami da quest’ora. Ma per questo sono venuto al mondo: per questa ora ».
Il pazzo l’anticipa sia su di sé che sugli altri fabbricando la sua perfezione sui suoi peccati e i suoi programmi sulla leggerezza, agendo imprudentemente e intervenendo inconsultamente. Egli tutto rovina.
L’ignorante la lascia fuggire. Nicchia, piglia tempo, non si decide mai o si decide solo quando è troppo tardi.
Gesù bussa al cuore dell’uomo portandogli la fortuna; torna a bussare ancora; ma quando non gli si apre passa avanti e va ad offrire ad altri la fortuna. « Temo Gesù che passa – dice S. Agostino – e che non torna più ».
Gesù non è un pitocco, ma il più grande dei mecenati, l’infinito anzi; non ha bisogno di nessuno, ma è necessario a tutti; pare che venga a domandare, ma in realtà viene a donare.
ApriamoGli, dunque, la porta del nostro cuore!
COMUNITA EDITRICE – ADRANO (CT) 1999
POSTFAZIONE
« La Chiesa, alla quale siamo tutti chiamati in Cristo Gesù e nella quale per la grazia di Dio otteniamo la santità, avrà pieno compimento soltanto nella gloria del cielo. Quando sarà giunto il tempo del rinnovamento di tutte le cose (cf. At. 3,21), allora anche l’intero universo verrà pienamente restaurato in Cristo insieme con l’umanità; esso infatti è intimamente unito all’uomo e raggiunge il suo fine per mezzo dell’uomo (cf. Ef. 1,10; Col. 1,20; 2 Pt. 3,1013) ». È quanto ci assicura la stessa Chiesa riunita in Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica « Lumen gentium ». Ed è proprio a questa « gloria del cielo » e al « rinnovamento di tutte le cose » che il fondatore di questa Comunità Editrice, Padre Ildebrando Antonino Santangelo, dedica un intero capitolo del suo Disegno nascosto che proponiamo ai nostri lettori col presente libretto IL PARADISO in occasione dell’Anno Santo – Grande Giubileo del 2000, sulla scia dei precedenti libretti inerenti I doni dello Spirito Santo e Dio Padre misericordioso.
Nel presente lavoro, il nostro venerato fondatore si chiede e ci spiega cos’è il Paradiso: luogo e stato di comunione nonché godimento eterno di Dio e, in Lui, di ogni altro bene senza alcun male.
Di questa « comunione eterna » con Dio che riunisce i suoi figli in un eterno banchetto ne parla più volte Gesù nel Vangelo, e la Chiesa, suo Corpo Mistico, ne continua l’annuncio sostenendone la fede e la speranza in essa.
« Convinti che le sofferenze del tempo presente non sono adeguate alla gloria futura che si manifesterà in noi (Rm. 8,18), forti nella fede, aspettiamo la beata speranza e l’avvento glorioso del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo (Tt. 2,13), che trasformerà il nostro misero corpo per conformarlo al Suo corpo glorioso (Fil. 3,21); egli verrà per essere glorificato nei suoi Santi e ammirato da coloro che avevano creduto in Lui (2 Ts. 1,10) » (Lumen gentium, cap. VII.48).
« Il popolo di Dio, infatti – è lo stesso Concilio a ribadirlo – non ha quaggiù la sua città permanente, ma è alla ricerca di quella futura. Ignoriamo il tempo in cui saranno portati a compimento la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo con cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente la scena di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo però, dalla rivelazione, che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini. Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà 1’incorruzione … Tuttavia, l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo … Infatti, i beni quali la dignità dell’uomo, la fraternità e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale, che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace. » (Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, « Gaudium et spes », cap. III, n. 39). Il Paradiso pertanto – sottolinea più volte il nostro autore Padre Santangelo – dev’essere qualcosa di veramente grande! Paradiso in cui si costituirà e vivrà pienamente il Corpo Mistico di Cristo. Ed è proprio a questo Corpo che lo stesso nostro autore dedica un’altra importante parte del presente lavoro.
« Il Figlio di Dio – ci viene sempre in aiuto il Concilio Ecumenico Vaticano II – ha redento gli uomini assumendo la loro natura e vincendo la loro morte con la sua morte e risurrezione, e li ha trasformati in creature nuove (cf. Gal. 6,15). Ha convocato i suoi fratelli da tutte le parti e ne ha fatto il suo mistico corpo, comunicando loro il suo Spirito … Capo di questo Corpo è Cristo. Assiso alla destra del Padre, egli ancora oggi continua ad operare nel mondo per condurre alla Chiesa gli uomini, e unirli così più strettamente a sé, facendoli partecipi della sua vita gloriosa e nutrendoli del suo corpo e del suo sangue. Il rinnovamento promesso che stiamo aspettando è quindi già incominciato con Cristo, viene portato avanti con la missione dello Spirito Santo e per mezzo di Lui continua nella Chiesa. Nella Chiesa noi veniamo istruiti dalla fede anche sul senso della nostra vita temporale, quando portiamo a termine il lavoro che il Padre ci ha assegnato da svolgere nel mondo con la speranza dei beni futuri, lavorando così per la nostra salvezza (cf. Fil. 2,12).
La fine dei tempi è già dunque arrivata per noi (cf. 1 Cor. 10,11); il rinnovamento del mondo è stato irrevocabilmente deciso e in qualche modo realmente anticipato nel tempo presente: infatti la Chiesa è insignita di vera santità già qui sulla terra, anche se in modo imperfetto … Alla fine del mondo, chi avrà operato il bene risusciterà alla vita, chi invece avrà operato il male risusciterà per la condanna (Gv. 5,29; Mt. 25,31-46) » (cf. « Lumen gentium », cap. VII).
« Il Corpo Mistico – scrive dal canto suo Padre Santangelo – è la massima opera di Dio, la massima partecipazione ed incarnazione dell’infinito ». Ne consegue che i membri di questo Corpo, la Chiesa, il popolo messianico, anche se di fatto non comprende ancora la totalità degli uomini ed ha spesso su questa terra l’apparenza di un piccolo gregge, è però per l’intera umanità germe sicurissimo di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo per la comunione di vita, di carità e di verità, viene assunto da Lui anche come strumento di redenzione per tutti, ed è inviato a tutti gli uomini come luce del mondo e sale della terra.
« Tutti gli uomini sono chiamati a far parte del nuovo popolo di Dio – ribadisce sempre il Concilio Vaticano II -, perciò questo popolo, restando uno e unico, deve estendersi a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si compia il disegno della volontà di Dio, che in principio creò la natura umana una, e decise di raccogliere alla fine in unità i suoi figli dispersi (cf. Gv. 11,52) … Un unico popolo di Dio si inserisce dunque in tutte le nazioni della terra, di mezzo alle quali prende i suoi cittadini, per un regno che non è terreno ma celeste. Questo carattere di universalità che adorna il popolo di Dio è dono del Signore; mediante esso la Chiesa cattolica tende efficacemente e perpetuamente a ricapitolare tutta l’umanità ed i suoi beni sotto il Cristo capo, nell’unità del suo Spirito … Tutti i fedeli cristiani, di qualsiasi stato o ordine, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: santità che promuove un tenore di vita più umano anche oggi nella stessa società terrena. Per raggiungere questa perfezione, i fedeli impegnino le forze ricevute secondo la misura del dono di Dio, affinché, seguendo le sue orme e divenuti conformi alla sua immagine, fedelmente obbedienti alla volontà del Padre, si dedichino con tutto il cuore alla gloria di Dio e al servizio del prossimo, nella certezza che la Chiesa, alla quale siamo tutti chiamati in Cristo Gesù e nella quale per la grazia di Dio otteniamo la santità, avrà pieno compimento soltanto nella gloria del cielo. » (« Lumen gentium », capp. I-VII).
Giuseppe Portale
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