La vera fede in Dio rende evidenti i limiti della ragione
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L’epoca nella quale viviamo può essere definita come l’epoca della “crisi e del fallimento della ragione”. Il percorso che ha condotto alla società di oggi può essere facilmente delineato.
L’uomo, a causa dell’errata concezione ed interpretazione dei principi e delle regole della società stessa, si è sentito oppresso dalla stessa società nella quale viveva e che gli imponeva i suoi principi e le sue regole senza chiedere il suo consenso e il suo coinvolgimento. Coltivava nella sua mente e nel suo cuore le ragioni, i principi e le regole differenti da quelli della società e che nel tempo dovuto avrebbe introdotto ed imposto contro la stessa società che lo ha visto nascere e che lo ha cresciuto ed educato fino alla maturità, con quei valori e quei principi che erano fondamentali e necessari per una buona crescita di quel tipo di sapienza e conoscenza nei quali la società credeva, amava e che riteneva suo vanto e suo orgoglio.
L’uomo, ormai adulto, con la propria esperienza e visione, essendo capace di pensare e di operare nuove cose, ha iniziato ad imporre nella società le ragioni che sviluppava interiormente, per stravolgere la società nei suoi usi e costumi che ora ritiene che non abbiano più motivo di essere riconosciuti e osservati.
Così facendo, ha dato inizio ad una nuova società modellata secondo gli interessi, le aspettative e gli obiettivi che lui stesso si è prefissato di raggiungere. La ricchezza umana, spirituale e sociale, realizzata con tanta generosità, con tanti sacrifici e rinuncia, consegnata ai figli con tanta fiducia e amore, è diventata motivo di contesa e litigi fra i figli che, ormai cresciuti, si sono trasformati in individualisti, privi di spirito di fratellanza.
In tal modo, la fratellanza e la parentela, grandi risorse perché riuscivano a fortificare nell’unità l’individuo e la società nel suo insieme, sono ora visti come un limite ed una privazione. L’individualismo, crescendo, ha distrutto la comunione, la coesione e la condivisione che erano il vanto ed i pilastri nei quali la società si è riconosciuta e si è affermata nel suo progresso e nel suo sviluppo.
E’ stata poi formata la società dell’autoaffermazione e dell’autodeterminazione dell’individuo che vive e si preoccupa solo ed esclusivamente di se stesso e della propria vita; di ciò che vive e di quello che fa nel suo recinto, senza curarsi per niente di quello che succede nel recinto altrui. La società è diventata quella dei recintati, di tutti contro tutti. L’uomo non pensa più per la vita, bensì si preoccupa di cercare soltanto di guadagnare e di arricchirsi economicamente e potentemente ad ogni costo, anche se ciò implica andare contro tutti e contro la natura che viene sfruttata dall’uomo in modo sbagliato, fino ad arrivare a porsi contro Dio che è la Pietra angolare alla quale i padri si appoggiavano ed alla quale si rivolgevano con riverenza, rispetto e riconoscenza, sapendo di poter contare su questo Dio che li guidava e li dirigeva nella vita con la Sua paterna bontà e misericordia nonostante i loro limiti, errori, peccati e cattiveria. Riuscire a porsi contro Dio, arrogandosi il potere di dare la vita e di distruggerla con la pena di morte, le stragi degli innocenti uccisi a causa della fede o torturati, umiliati ma anche uccisi per l’impegno a favore del bene comune. Così facendo l’uomo ha ridicolizzato e sfigurato il Volto Santo di Dio davanti ai Suoi fedeli, distruggendo i valori che si riferiscono a Lui, come fece Pilato davanti a Gesù con queste parole: “Tu non sai che ho il potere di liberarti e di metterti a morte?” Benedetta la replica di Gesù che, anche se ridotto in fin di vita per l’abominevole flagellazione subìta, riesce a pronunciare con tanta dignità e fermezza queste parole in risposta a Pilato: “tu non avresti mai avuto quest’autorità se non ti fosse stata consegnata dall’alto…” La vita non viene più rispettata ma viene manipolata e considerata come “uso e getta” dalla società dello scarto e della avversità verso la vita ed i suoi valori.
San Giovanni Evangelista, nel Prologo del suo Vangelo diceva: “In principio era la Parola, e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio. Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In Lui era la vita e la vita era la Luce degli uomini; la Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta…”
Ascoltando e meditando attentamente il prologo dell’Evangelista appena citato, ho visto e ho capito che la sapienza, la conoscenza e la bontà, che caratterizzavano il tempo e la vita dei nostri padri e delle nostre madri, derivavano dal fatto che questi uomini e queste donne erano persone che amavano, onoravano e rispettavano la vita, sapendola essere di Dio; vera Luce che splendeva nelle tenebre degli uomini, per fargli conoscere la via giusta, per vivere in armonia e nella pace con se stessi, con gli altri e con l’ambiente che li circondava. Questi uomini e queste donne crescevano nella scienza e conoscenza della vita perché ascoltavano Dio che, con la Sua Parola e i suoi gesti, gli faceva conoscere e rimanere nella verità di Dio rendendoli liberi e facendo di loro persone di onore, di parola e di gesti sapienti ed ispirati dalla vita che è dono di Dio; persone che sapevano di avere una grande responsabilità verso le famiglia che formavano e che, con grande generosità ed impegno, mandavano avanti con tanto amore, sapendo che il vero progresso dei popoli cominciava proprio dalla famiglia dove i figli venivano educati nella conoscenza e nell’amore verso Dio e verso la società nella quale vivevano e che sapevano che un giorno sarebbe toccato a loro di guidare e portare avanti con responsabilità, rispetto e riconoscenza.
Se la vita era la Luce degli uomini, si spiega il motivo per cui i nostri padri e le nostre madri credevano e amavano Dio che pregavano e nel quale riponevano fiducia e speranza. Dio era il senso e la gioia della vita che dava forza e vigore necessari a sopportare ed affrontare la vita anche nella sua durezza. La fede in Dio era una garanzia del pane e della sopravvivenza, perché Dio è il creatore del cielo e della terra che manda il Suo sole per riscaldare e la sua pioggia per irrigare la terra dalla quale l’uomo dipendeva per avere il cibo necessario a vivere e a progredire sia materialmente, sia spiritualmente. La fede in Dio aiutava a vivere nella conoscenza e nell’amore verso i fratelli con cui si condivideva la stessa vita in armonia e nella pace, vivendo e venendosi incontro sia nella gioia, sia nei momenti difficili che in quelli dolorosi. La fede aiutava a cercare il conforto di Dio nei momenti della prova e del bisogno.
Io ricordo con tanto amore e gratitudine a Dio gli anziani che mi ha dato la possibilità di accostare, ascoltare e conoscere la loro grande fede e la loro grande umanità.
Nel periodo della sisma che ha colpito L’Aquila e dintorni, gli anziani erano quelli che riuscivano ad essere tranquillizzati con la Santa Messa e la preghiera del Rosario. Una di loro, Maria, donna di grande fede e generosità, quando nei momenti di paura mi domandava che cosa si dovesse fare, si tranquillizzava con fede al sentire che bisognava accettare la volontà di Dio. Ecco perché i padri erano uomini che riuscivano a strappare le grazie da Dio che pregavano con tanto fervore e quando non ricevevano risposta, insistevano facendo dei voti che rispettavano come senso di gratitudine verso Dio per la risposta avuta.
Le leggi e i decreti di Dio erano importanti perché aiutavano la società a non vivere nella trasgressione e nella confusione; erano necessari per conoscere i diritti e doveri, verso Dio e verso la stessa società che ci teneva tanto che le leggi di Dio fossero amate, osservate e rispettate per una buona convivenza e per la condivisione del benessere di tutti.
E’ vero che i padri in qualche modo hanno commesso degli sbagli, è altrettanto vero che i figli, puntando il dito soltanto sugli sbagli dei padri, hanno sgretolato e ridicolizzato l’eredità che i padri gli hanno lasciato con tanto amore e con tanta speranza. Hanno instaurato una mentalità che non è più capace di ringraziare perché pensano che tutto gli è dovuto. Alcuni addirittura uccidono i genitori per possedere arbitrariamente e anticipatamente l’eredità, mostrando il volto spietato, senza amore e senza cuore. Quanti figli, appena i genitori li hanno sistemati, non ricordano più i beni ricevuti ma soltanto qualche schiaffo usato per educarli e metterli sulla retta via. Ricordo un amico mio, un bravo avvocato che ce l’aveva con il padre perché lo avevo fatto “filare” sulla retta via, utilizzando mezzi rigorosi. Mi diceva: “non ho buoni rapporti con papà perché è stato severo e molto duro con me”. Alla mia domanda: “Ma sei contento di essere un avvocato?”, mi rispondeva di sì. Ed io gli dicevo: “Dunque di tutto il bene e i grandi sacrifici e privazione che tuo padre ha dovuto fare per farti essere la persona che sei oggi, ti ricordi solo delle strillate e delle schiaffi che lui ti ha dato?”. Il mio amico rispondeva: “Ma poteva darmi insegnamenti in modo diverso!”. Io aggiungevo: “Ma se quello era l’unico sistema che quel poveretto conosceva per farti essere quello che sei oggi, che colpa ne aveva?” Alla fine mi diceva: “Non ci avevo pensato, ma ti ringrazio perché mi hai dato la possibilità di rivalutare mio padre.” Dopo un mese rividi questo mio amico con il volto raggiante, mi abbracciò e mi disse: “Ho fatto pace con papà e ti dico che solo ora comincio a vivere perché ho riacquistato la serenità del cuore. Fare troppa propaganda e troppo chiacchiere sugli errori e sui difetti dei padri e madri hanno portato ad una società degli arrabbiati e degli scontenti, capaci di parlare solo del loro malessere e poco del benessere; una società di propaganda e di chiacchiere che cerca di distrugge la parola e il silenzio, rendendo difficile all’uomo volgere il suo sguardo verso Dio e contemplarlo. La società è diventata caotica, frenetica e sempre in agitazione.
Si corre sempre, ma non si sa perché si corre; l’uomo ha perso il senso dell’orientamento ed i veri obiettivi da perseguire, non ha più alcun punto di riferimento perché non sa più quale è il senso del benessere e della vita.
La società è diventata quella degli sfiduciati e dei disperati, dove i suicidi e gli omicidi sono all’ordine del giorno. La famiglia non è più un luogo di parola e di amore ma di contesa e disunione perché tutti hanno ragione e nessuno ha torto e l’inimicizia viene innalzata come una grande forza e protezione dagli stessi fratelli e sorelle che prima mangiavano allo stesso tavolo e dormivano nella stessa casa quando erano piccoli e giovani. La società non è più guidata dai uomini saggi e generosi ma da arrivisti ed opportunisti, che, con arroganza ed aggressività, distruggono il dialogo e la libertà.
Mi viene spontaneo porre una domanda: “Dove posso trovare il bene in questa società confusa, malata e testarda nel mantenere l’individualismo che lo sta portando sull’orlo del baratro?” Mi viene in aiuto l’apostolo Pietro che al comando di Gesù di prendere largo e gettare la rete per la pesca, rispose ” Signore, abbiamo provato tutta la notte e non abbiamo pescato nulla, ma sulla Tua Parola, getterò le reti.” Gettò le reti e prese una grande quantità di pesci che riuscì a riempire sia la sua barca che quello di Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo che erano suoi soci, chiamati in soccorso per l’impossibilità della barca di Pietro di riuscire a contenere tutti i pesci e portarli alla riva senza affondare. Quella notte che Pietro faticò tanto senza prendere nessun pesce, mi fa ricordare il tempo della crisi che siamo vivendo, dove mettiamo tutta la nostra forza, intelligenza, capacità e ragione per cercare di arrivare ad un buon risultato ma senza un esito positivo. Che cosa dobbiamo fare? rassegnarci è dannoso; continuare a lottare con la ragione vuol dire continuare a mettere la testa sotto la sabbia, perché la ragione non riesce più a sostenerci. Dunque che cosa dobbiamo fare? Riconoscere la presenza di Gesù che ormai è in mezzo a noi, facendoci vedere la luce che sta illuminando le tenebre di questo tempo; ascoltare le parole di Gesù e seguire le indicazioni che ci dà vuol dire avere la possibilità di ottenere la “Pesca miracolosa” che Dio, attraverso Suo Figlio Gesù, vuole donarci. Gesù che è la via, la verità e la vita, comandò Pietro di prendere largo e gettare le reti per la pesca e Pietro lo ascoltò ed ebbe in un attimo ciò che aveva cercato faticando tutta la notte senza riuscirci. Perché Gesù? Perché Egli è Colui al quale, come disse San Paolo, “tutto è stato fatto per mezzo di Lui ed in vista di Lui, quello del cielo e quello della terra, quello dei visibili e degli invisibili. Gesù è Dio che è lo stesso ieri oggi e sempre, vede dove sono nascoste le ricchezze che servono a noi in questo tempo particolare. Il non ascolto della Sua Parola e delle Sue indicazioni, vuol dire continuare a preferire la morte rispetto alla vita, la tristezza invece della gioia, le tenebre anziché la luce…. Le cose vecchie devono passare e dobbiamo avere il coraggio e l’umiltà di entrare nella novità che conduce al nostro benessere materiale e spirituale.
La rivoluzione che Gesù è venuta a portare in questo tempo non facile, non è quella di cambiare le pietre in pane come lo invitava il diavolo, ma quello di costruire il mondo nuovo dei convertiti del cuore all’amore. L’amore è la base di ogni civiltà che vuole progredire nella vita e nel suo benessere. Non ci può essere un benessere duraturo dove il male viene usato come strumento contro l’uomo e la sua vita, non è possibile una vita senza la verità. Allora diciamo come Pietro: ” Signore, da chi andremo! Tu hai la parola di vita eterna e noi abbiamo creduto che il figlio di Dio sei tu.” Dunque lasciamo le nostre ragioni e prendiamo quello di Gesù che è venuto con quella verità che ci rivela la nostra altissima vocazione, quello di essere consapevoli di essere figli e collaboratori di Dio nella verità e nella giustizia.
Don Gaetano
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