La benedetta fra le donne
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Non basta considerare Maria nel mistero della sua divina maternità attraverso i simboli e le figure dell’Antico Testamento, che formano in noi la mentalità per intendere quel grande mistero, luce della nostra salvezza per il Verbo di Dio incarnato; bisogna considerare la benedetta fra le donne nello splendore meraviglioso della sua anima piena di grazie. Nel momento stesso, infatti, nel quale si compì in Maria
l’Incarnazione del Verbo di Dio per il fiatdi umile cooperazione e di completa obbedienza alla volontà di Dio che Essa disse, piena di Spirito Santo, Maria sentì il bisogno di effonderlo, ed in fretta andò a visitare sant’Elisabetta. Andò in fretta perché era tutta luce, e la luce anche materiale si effonde in fretta, percorrendo trecentomila chilometri al minuto secondo.
Quell’espressine del Vangelo di san Luca: “Maria in quei giorni stessi andò in fretta alla montagna… ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta, la quale al suo saluto… fu ripiena di Spirito Santo”(Lc 1,29-30) rivela la pienezza della luce divina che inondava Maria ed il suo bisogno di effonderla.
Non vi andò per controllare la verità di ciò che le aveva detto l’angelo della maternità della sua parente per miracolo di Dio, essendo questa sterile ed avanzata negli anni, ma vi andò solo per santificarla e per santificare il figlio che essa aveva concepito. Se avesse voluto accertarsi della verità di ciò che aveva detto l’angelo per confermarla sulla volontà di Dio che chiedeva il suo consenso per mandare in terra il Figlio divino, che si sarebbe incarnato in Lei senza il concorso di uomo, avrebbe dato il suo consenso dopo il controllo della verità.
Maria aveva concepito il Verbo di Dio incarnato, per opera dello Spirito Santo, ne aveva piena l’anima, ne era stata tutta vivificata, ed alle parole di sant’Elisabetta che riconosceva in Lei la divina maternità: “Donde a me questo onore, che la madre del mio Signore venga a me?”(Ivi 42), non seppe rispondere che con un mirabile cantico che erompeva dall’anima sua: “Magnificat anima mea Dominum, et exultavit spiritus mus in Deo salutari meo” (Ivi46,47).
Era dunque l’anima sua che si manifestava in quel momento, e noi dobbiamo considerare la grandezza di quest’anima piena di grazia per approfondirne la magnificenza.
don Dolindo Ruotolo
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