I carismi – I parte
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Insegnamento di Padre Raniero Cantalamessa
(rns)
A ciascuno di noi… è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini ” (Ef 4,7-8).
Questa parola dell’Apostolo ci mette dinanzi l’evento fondamentale dal quale deve partire ogni riflessione sui carismi; tale evento è questo: Cristo, risorto e asceso al cielo, ha mandato lo Spirito Santo, ha distribuito doni agli uomini. è dunque il Cristo Signore che deve occupare il centro della nostra attenzione, lui che non soltanto allora, ma sempre, anche in questo momento, dona lo Spirito alla sua Chiesa. E’ lui la sorgente alla quale dobbiamo guardare, la “roccia spirituale”, dalla quale scaturisce quel “fiume che, con i suoi ruscelli (i carismi!) rallegra la città di Dio” (cfr. Sa] 46,5).
Il modo più sicuro di parlare dei carismi è di commentare alcuni testi basilari che si leggono nel Nuovo Testamento su questo argomento. Il primo di questi è proprio il capitolo 4 dell’epistola agli Efesini, di cui abbiamo ascoltato, all’inizio, alcune frasi: “Un solo corpo, un solo Spirito…un solo Dio Padre di tutti… E lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti… (Ef 4,4.6.11).
Questo testo ci dice che nella realtà della Chiesa si distinguono due livelli: il livello dell’unità, o della comunione (koinonía) e il livello della diversità, o del servizio (diakonía) e ci dice anche che i carismi appartengono a questo secondo piano. In altre parole, la Chiesa è fatta di alcune realtà comuni a tutti e identiche per tutti, che sono: un solo Dio Padre, un solo Signore Gesù Cristo, In solo Spirito, una sola fede, una sola speranza, un solo battesimo; e di altre realtà, che sono invece diverse per ciascuno, cioè i ministeri e i carismi. Questi sono l’espressione della ricchezza, del dinamismo, della varietà della Chiesa; essi fanno sì che la Chiesa sia, non solo un “corpo ben compaginato e connesso”, ma anche “articolato secondo l’energia propria di ogni membro”.
CARISMI E SACRAMENTI
Tra le cose comuni a tutti, S. Paolo pone il battesimo, come abbiamo sentito, e quindi tutti i sacramenti. Infatti la differenza tra unità e diversità si riflette nella differenza che c’è tra sacramenti e carismi, e sulla quale vogliamo ora riflettere un po’ più da vicino.
Nella prima lettera ai Corinzi, leggiamo: “Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti”. Ritorna, in questo testo, la stessa distinzione marcata tra ciò che nella Chiesa è diverso (carismi, ministeri, operazioni) e ciò che è, invece, “uno solo e identico”………….
……….Tra le cose che sono uguali per tutti, l’Apostolo pone, anche qui, i sacramenti; scrive infatti poco più avanti: “In realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo… e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito ” (1 Cor 12,13). L’espressione “abbeverati a un solo Spirito” potrebbe alludere velatamente all’eucaristia che nell’iniziazione cristiana delle origini veniva ricevuta, la prima volta, unitamente al battesimo. E’ certo, in ogni caso, che anche l’eucaristia fa parte di questo piano della comunione; immediatamente prima, infatti, l’Apostolo ha parlato dell’eucaristia, dicendo: “Poiché c’è un solo pane, noi… siamo un corpo solo”(1 Cor 10, 17).
Che rapporto c’è, dunque, tra i carismi e i sacramenti? 1 sacramenti fanno parte di quell’ambito comune, nel quale non c’è distinzione alcuna tra i credenti, che tutti ricevono allo stesso modo e nel quale, se c’è una distinzione, questa dipende unicamente dalla fede personale e dal grado di santità di ognuno e non dal posto che occupa nella Chiesa. L’eucaristia che riceve il papa è la stessa, identica eucarestia che ricevono i vescovi, i sacerdoti e i laici.
Il battesimo è sempre lo stesso, sia che venga amministrato dal papa, sia che venga amministrato da un sacerdote o, in caso di necessità, da un semplice laico. 1 sacramenti sono dunque quelle realtà comuni, grazie alle quali la Chiesa è anzitutto comunione e unità. I carismi invece sono “una manifestazione particolare dello spirito data a ciascuno” (cfr. 1 Cor 12,7). Essi non sono perciò per tutti uguali; anzi, nessuno è in realtà uguale all’altro.
Nella sua infinita sapienza, Dio ha stabilito, dunque, come due canali distinti per santificare la Chiesa, come due diverse direzioni dalle quali soffia lo Spirito. C’è, per così dire, lo Spirito che Viene dall’alto e che si trasmette attraverso il papa, i vescovi, i sacerdoti, che agisce nel Magistero della Chiesa, nella gerarchia, nell’autorità e soprattutto nei sacramenti. In questo caso, lo Spirito, o la grazia, viene a noi attraverso dei canali istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa istituzionale. A tali canali nessuno può apportare dei cambiamenti, neppure la stessa gerarchia della Chiesa.
Possiamo paragonare i sacramenti a delle “prese” do corrente, collocate in punti precisi della casa. C’è lassù sui monti, una grande centrale che produce elettricità; attraverso dei grossi fili, essa supera monti e valli e giunge alla città e, ramificandosi, arriva fino alle prese di corrente che ci sono on ogni casa; ogni volta che si accosta la spina, da quella presa si sprigiona calore, energia, luce, secondo i bisogni: Così è sul piano della grazia: c’è un’unica centrale di grazia che è il sacrificio redentivo di Cristo consumato sulla croce; da esso, attraverso i canali stabiliti da Cristo, la grazia fluisce ininterrottamente fino a noi e noi l’attingiamo nei sacramenti.
Fin qui la direzione che ho chiamato “dall’alto”; c’è, però, una direzione, in certo senso, opposta, da cui soffia lo Spirito ed è la direzione “dal basso”, cioè dalla base, o dalle cellule del corpo, che è la Chiesa. Questo è davvero quel vento, di cui Gesù diceva che “spira dove vuole” (cfr. Gv 3,8). S. Paolo sembra riprendere questo concetto di Gesù, quando, parlando dei carismi, dice: “Tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera distribuendole a ciascuno, come vuole” (1 Cor 12,11). “Come vuole”: qui regna sovrana la libertà di Dio, non legata da scelte fatte una volta per sempre, all’inizio della Chiesa, ma sempre nuova e imprevedibile. 1 carismi sono manifestazioni concrete di questo Spirito che soffia “dove vuole” e che nessuno può prevedere o stabilire in anticipo. Se i sacramenti sono 1e prese” della grazia, i carismi sono 1e sorprese” della grazia e dello Spirito Santo!
La Chiesa completa, organismo vivo, irrorato e animato dallo Spirito Santo, è l’insieme di questi due canali, o il risultato delle due direzioni della grazia. I sacramenti sono il dono fatto a tutti per l’utilità di ciascuno, il carisma è il dono fatto a ciascuno per l’utilità di tutti. I sacramenti sono doni dati all’insieme della Chiesa per santificare i singoli; i carismi sono doni dati ai singoli per santificare l’insieme della Chiesa.
Si comprende facilmente, allora, quale perdita sarebbe per la Chiesa, se, a un certo punto, si pensasse di poter fare a meno dell’uno o dell’altro di quei due canali: o dei sacramenti o dei carismi, o dello Spirito che scende dall’alto, o dello Spirito che è diffuso alla base della Chiesa. Ora, purtroppo, dobbiamo dire che una cosa del genere è avvenuta nella Chiesa, almeno a livello pratico, se non in linea di principio. Dopo il Concilio Vaticano II, tutti riconoscono che in passato era avvenuta una certa decurtazione dell’organismo santificante della Chiesa, a spese, appunto, dei carismi.
Tutto passava solamente attraverso i canali cosiddetti “verticali”, costituiti dalla gerarchia o affidati alla gerarchia; attraverso essi il popolo cristiano riceveva la Parola di Dio, i sacramenti, la profezia (questa era intesa, di solito, come il carisma di insegnare infallibilmente la verità, inerente al Magistero della Chiesa!). Si era alla famosa Chiesa “piramidale”, in cui si supponeva che tutto dovesse seguire una trafila ben precisa e unidirezionale: da Dio al papa, dal papa ai vescovi, da questi ai sacerdoti e dai sacerdoti ai fedeli. Era inevitabile che da ciò risultasse una certa inerzia del laicato.
All’origine di questo impoverimento dottrinale c’era una certa concezione della Chiesa che si era andata formando in epoca moderna e che è stata chiamata, per analogia, la concezione “deista” della Chiesa (H. Múhlen). C’era stata, con Cartesio, una concezione deista del mondo: secondo tale concezione, Dio aveva creato, all’inizio, il mondo e, dopo averlo, per cosi dire, messo in moto, si era ritirato, lasciando che funzionasse per conto suo, secondo le leggi inscritte in esso una volta per sempre. Si chiamava anche concezione “meccanica” del mondo. Si negava, praticamente, la provvidenza e l’attuale, incessante governo di Dio sul mondo.
Per analogia, si chiama concezione “deista” della Chiesa quella che la considerava come un organismo perfetto creato da Gesù e dotato, fin dall’origine, di tutti i poteri e i mezzi (sacramenti, gerarchia, Magistero) per camminare da sola fino alla parusia. Anche qui, senza rendersene conto, si metteva in ombra l’attuale, incessante signoria di Cristo sulla sua Chiesa che si esprime nella libertà di intervenire, momento per momento, con il suo Spirito, sulla Chiesa stessa e di preparare sorprese sempre nuove alla sua Sposa.
In pratica, si restringeva lo spazio in cui si situano i carismi. E infatti di carismi non si parlava quasi più in teologia, o se ne parlava in un senso tutto particolare, per designare le grazie e i fenomeni straordinari che si riscontravano nella vita di alcuni santi …………. Continua
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