La vanità delle cose umane
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L’uomo si lascia ingannare dalla vanità delle cose terrene, perché non pondera che esse passano; vive nel tempo, è travolto dal tempo, vede i giorni e gli anni susseguirsi con impressionante velocità, ciò nonostante agisce come se tutto fosse eterno intorno a lui. È così che non si dà pensiero della nullità delle cose umane, buone o cattive che siano, e passa facilmente dal delirio della gioia alla cupa tristezza della disperazione.
Passano le cose buone e le cose cattive, e rimane ciò ch’è eterno o che ha relazione alla vita eterna.
Tutto quello che dispone Dio a suo tempo è fatto con sapienza, e tutto quello ch’è passeggero ritorna innanzi a Dio per essere giudicato, di modo che l’uomo non può immaginare di essere abbandonato al caso nella sua vita, né può supporre di poter agire impunemente a proprio arbitrio.
Ma c’è un’altra ragione anche più profonda: l’uomo non può fermarsi in nessuna delle cose che passano, né può scoraggiarsi quando esse l’opprimono; ogni cosa ha il suo opposto, e sia nel bene, sia nel male bisogna guardare il rovescio della medaglia per non essere ingannato.
Nasce un uomo e si fa festa, ma bisogna pensare che come si nasce così viene anche il tempo della morte, e non è bene sfrenarsi nella gioia della vita.
Si pianta un campo, una vigna, un giardino, e si gode, ma può venire anche il tempo di svellere ciò che si è piantato, e non bisogna rallegrarsi soverchiamente. Può venire il tempo della guerra e dei flagelli che colpiscono l’umanità peccatrice, ma al castigo succede la misericordia, e viene anche il tempo di sanare; nel castigo si demolisce ciò ch’è male, nella misericordia si edifica ciò ch’è bene.
don Dolindo Ruotolo
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