La Preghiera – I
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Il credente non può vivere senza la preghiera perché questa è la linfa vitale di ogni cristiano, di ogni uomo che coltiva in sé la fede in Dio. Essa è il dialogo dell’anima con il suo Creatore, il canale attraverso cui scorrono l’amore e la Grazia. La preghiera va giustamente iniziata con il segno della S. Croce. Quando tracciamo sul nostro corpo il segno della Croce, invochiamo su di noi la SS.Trinità (inoltre, accogliamo il Mistero dell’unità e trinità di Dio e, con la figura della Croce, la passione, Morte e Risurrezione di Cristo).
E’ cosa buona e giusta rivolgere il nostro cuore a Dio, fin dal mattino. Appena aperti gli occhi , ringraziamo Dio per il nuovo giorno, invochiamolo nel nostro cuore e nella nostra vita, abbandoniamoci con fiducia a Lui, domandiamo sempre il suo aiuto e la sua protezione. Impariamo a chiedergli che ogni nostra azione abbia da Lui origine ed in Lui il compimento. Non dimentichiamo di invocare lo Spirito Santo, affinchè ci illumini nelle scelte, ancora, raccomandiamoci all’Angelo custode.
Ricordiamo sempre che la preghiera, perché giunga ben gradita al Signore, ha le sue “basi”: il raccoglimento, che deve durare il tempo necessario a “liberarsi” dalle pulsioni e prepararsi a ricevere il Dono, poi l’invocazione allo Spirito Santo. L’orazione deve partire dal cuore, come un’onda d’amore, dal figlio verso il Padre o lo Madre e deve essere rivolta, in spirito di sincera umiltà, pensando che noi “siamo polvere” e, per di più peccatori. Il grande teologo Renè Laurentin dice: «Anche l’atteggiamento del corpo è importante: inginocchiarsi, prostrarsi, stare con mani giunte, o le braccia in croce oppure levate al cielo, o con altri gesti che possono aiutare, perché il corpo deve prendere parte a questa comunicazione trascendente».
Il Signore va adorato, perché è un atto di giustizia da parte della creatura nei confronti del suo Creatore che, continuamente, gli dà l’essenza e l’esistenza e lo colma del suo amore. Così va anche ringraziato, lodato e benedetto per gli innumerevoli benefici che ci concede e che noi, in genere non vediamo (ma che sono preziosi, e spesso, indispensabili). La gratitudine è un atto proprio della persona educata e sensibile ed è molto gradita a Dio che, ricevendola, moltiplica i suoi favori a tali creature.
Nel nostro dialogo con il Signore, oltre che chiedergli la grazia, la pace, il necessario aiuto materiale, morale e spirituale, a livello personale, familiare, ecclesiale e mondiale – così come è bene che sia – dobbiamo imparare a fare una cosa particolarmente importante, e cioè, l’ascolto.
Dobbiamo imparare dal Padre: “Signore, che vuoi che io faccia? Parlami, o Dio, perché il tuo servo ti ascolta!”. Rimarremo, così, per un po’ di tempo, in silenzio, con lo sguardo rivolto a Gesù, recitando, di tanto in tanto, un Gloria.
Pensiamo, ancora, che la preghiera è anche dono di sé al Padre perché Egli possa disporre del suo “servo” per il suo progetto di salvezza secondo la “missione” che ognuno di noi ha ricevuto da Dio, fin da quando è stato creato, e che possiamo conoscere proprio attraverso la preghiera.
All’“offerta” deve giustamente far seguito la risoluzione, ovvero, la decisione: «Eccomi, Signore, si compia in me la tua volontà!». Quello, forse, è il momento più importante e che ci richiama la frase di Gesù: “Dove sarò Io, là sarà anche il mio servo!”.
E’ bene sapere che Gesù trascorreva molte ore in preghiera, specialmente durante la notte (erano quelli i momenti in cui, nel dolce colloquio col Padre, il Cristo trovava conforto all’ostilità di tanti uomini).
(Continua)
Don Manlio Maglio
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