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Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio

26 Gennaio 2013 | Filed under: Attualità
     

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La Chiesa di Torino da decenni si è fatta compagna e amica del­le popolazioni rom e sinte che vivono sul nostro territorio, condi­videndo la fatica della loro esisten­za, promuovendo le loro speranze di vita dignitosa e impegnandosi in maniera creativa e significativa per aprire strade di accoglienza e di pa­cifica convivenza. Per questo intende offrire alle istitu­zioni il proprio con­tributo e la propria collaborazione, di­sponibile ad affron­tare insieme la sfida della costruzione di condizioni di vita di­gnitose e di una in­tegrazione reale nel tessuto sociale.

La prima esigen­za fondamentale è di uscire dall’emer­genza e predispor­re un programma organico di integra­zione della popola­zione rom e sinta a Torino per i prossimi 5-10 anni. A tale scopo occorre chiudere la fase della realizzazione di “progetti” per avviare un programma di interventi strut­turali che abbiano il carattere della continuità e della sostenibilità e la certezza delle risorse disponibili.

Con molto affetto mi rivolgo in­nanzitutto a voi tutti rom e sinti che vivete tra noi, per esprimere la mia stima e il mio apprezzamento per ciascuno di voi, figli di popoli che hanno una lun­ga storia, verso i quali ho molto ri­spetto e ai quali intendo riconoscere l’onore di un coraggio e di una sofferenza antichi. Conosco tanti di voi, vi ho visitato nei campi dove vivete, vi ho incontrato in molte occasioni per le strade della nostra cit­tà e dei nostri pae­si.

Ho nel cuore gli occhi di tanti uomini, donne, bambini, ragazzi e nella mia preghiera trovate tutti posto. Ma soprattutto vorrei dirvi che avete posto nel cuore di Dio, che non dimentica nessuno di voi. Io sono il vescovo, ma sono an­che e soprattutto un fratello e un amico per voi. Sì, fratello e amico dei rom e dei sinti.

Conosco le vo­stre sofferenze, le umiliazioni, le dif­ficoltà, ma anche i vostri sogni le vostre speranze, la fatica di raggiunge­re una vita migliore. So che sperate un futuro più bello per i vostri figli e per le vostre figlie: i vostri figli sono il vostro tesoro. Vorrei dirvi: abbia­te fiducia! Abbiate fiducia nella pos­sibilità di dare un’istruzione, una ca­sa, un lavoro ai vostri figli!

Vi invito a non credere di risolvere i problemi della vita con la violenza o la delin­quenza e l’illegalità, ma piuttosto af­fermare la dignità dei vostri popoli. Il problema dei rom e dei sinti non è irrisolvibile. Alle autorità civi­li chiedo di scegliere insieme la via non solo del confronto, ma anche dell’impegno, senza scoraggiarci di fronte alle inevitabili sconfitte.

In particolare chiedo di lavorare insie­me in modo programmatico su cin­que emergenze fondamentali che toccano tutti voi: l’abitazione (supe­rare i campi), l’istruzio­ne (offrire la possibili­tà di un percorso scola­stico), il lavoro (dare una formazione profes­sionale), la salute (da­re accesso ai servizi di salute pubblica) e la cultura (promuovere la conoscenza delle po­polazioni nomadi).

Alle comunità cristiane della Diocesi esprimo la mia ricono­scenza e gratitudine per quanto già fatto. La Chiesa tori­nese, grazie a Dio, ha visto fiorire splendide vocazioni di dedizione ai rom e ai sinti: presenze preziose che in anni lontani hanno cominciato a condividere nell’ascolto, nel rispet­to e nella preghiera la vita nei campi.

Per questo mi sento di farvi una richiesta ancor più impegnativa: vi chiedo se tra voi non ci siano giova­ni, famiglie, sacerdoti, religiose, an­ziani che potrebbero “adottare” nell’amicizia fraterna una famiglia rom o una famiglia sinta. Non si trat­ta di inventare gesti eccezionali ma di saper coltivare la vostra capacità di accoglienza nella vita quotidiana con generosità ed efficacia.

Chiesa di Torino, cittadini di Tori­no, «non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo ! » che og­gi bussa col volto di un povero, di un rom o di un sinto e chiede di stare con noi. E mentre noi crediamo di dargli qualcosa, sco­priamo che è lui il no­stro tesoro prezioso, che arricchisce la vita con i suoi doni di inesti­mabile valore.

Che il Signore Gesù, nato in una baracca per anima­li come un rom sul Lungo Stura; sfuggito alla persecuzione omi­cida come un rom ai campi di sterminio na­zisti; che non aveva una pietra dove posare il capo come un rom della Continassa; non tanto diverso da un rom in carcere, ci aiuti ad accoglierLo nei nostri fratelli rom e sinti. La gioia del bene compiuto sia pegno di pace per il futuro delle gio­vani generazioni.

Cesare Nosiglia

Arcivescovo di Torino



     

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Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
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l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
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S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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