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Testimoni di speranza

18 Luglio 2012 | Filed under: Dipendenze
     

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Mi chiamo Denis, ho venti­due anni e vengo dalla Slovacchia. Sono felice di poter condividere con voi la gioia della vita nuova ritrovata in Comunità. Sono cresciuto in una famiglia dove da bambino, insieme a mio fratello, abbiamo ricevuto tantissi­ma attenzione; tutto quello che ci serviva lo avevamo. Mio padre, professore, ci teneva molto insie­me a mia madre a darci una buo­na educazione. I miei genitori, avendo vissuto la gioventù sotto il regime comunista, volevano dar­mi tutte le opportunità e le cose di cui loro non avevano potuto godere. 
Da piccolo potevo fare sport, andare in vacanza in vari paesi, i miei genitori mi portava­no a scuola sempre con la mac­china… avevo tutte quelle cose che i miei compagni sempre so­gnavano ma non potevano ave­re. Spesso per questo motivo mi sentivo diverso dagli altri e facevo fatica a condividere con loro le belle esperienze vissute, perché non mi sentivo capito. A causa dello sport dovevo saltare un an­no di scuola elementare per esse­re accolto nella squadra, quindi sono passato dalla seconda subi­to in quarta. 
Per i miei genitori era motivo di orgoglio, molte vol­te ero paragonato agli altri per come facevo meglio le cose e per come ero bravo, ma essendo in classe e in squadra con i più grandi cominciavo a vivere tanta inferiorità: mi vergognavo quan­do i miei genitori venivano a prendermi ogni giorno a scuola e a vedere ogni allenamento. A scuola ho sofferto tante umilia­zioni ed ero spesso preso in giro dagli altri, ma a casa non volevo dire niente per paura e vergogna. 
Avevo paura di rimanere solo, senza amici, e allora ho iniziato a nascondere la verità con le prime bugie e con le prime scelte sba­gliate. Alle scuole superiori ho deciso di non voler soffrire più nei rapporti con le persone e mi sono messo sempre più “ma­schere”. Volevo essere al centro dell’attenzione e non più quello umiliato, volevo essere il forte e non il debole, volevo essere quel­lo di cui gli altri parlano con ri­spetto. Così velocemente sono caduto nelle droghe pesanti, mi sono distrutto e vivevo tanta con­fusione. 
Non avevo più desideri e credevo che il bene, la giustizia e il valore dell’amore non esistes­sero più. 1 miei genitori, quando hanno scoperto chi ero diventa­to, non potevano crederlo! Li ho delusi e per la prima volta ho vi­sto piangere mio padre, che ha cercato aiuto nella preghiera. Incontrando la Comunità si sono fidati dei consigli degli altri genito­ri, e anche se con tanta fatica hanno assunto degli atteggiamen­ti decisi, chiari e “duri” per spin­germi ad entrare: oggi credo che questo sia stato il dono più gran­de che mi hanno fatto. Ho avuto tante cose nella vita, ma ho scoperto che mi mancava quella più importante: l’amicizia con Dio. 
Ringrazio tan­to i ragazzi che mi han­no accolto quando so­no arrivato al cancello della Comunità. Ho ini­ziato il mio cammino con entusiasmo perché sentivo che quello che mi veniva proposto era, in fondo, quello che da sempre cercavo. Pian piano ho ricostruito il mio carattere rieducan­domi all’accoglienza, al­la fiducia, al silenzio, al­la vita vera. Ero affasci­nato e curioso di cono­scere Dio: tanti mi dice­vano che è stando in gi­nocchio che si cambia la vita, che è con la pre­ghiera che il cuore gua­risce dalle ferite che io cominciavo a scoprire. Stando da­vanti a Gesù Eucaristia ho impa­rato a guardare la mia persona e quello che vivo con gli occhi di Dio. 
Anche se la mia ragione mi portava a vivere l’orgoglio, a non capire perché dovevo fare cose che consideravo senza senso, a non accettare ciò che mi veniva detto con la scusa che “io ero di­verso dagli altri”, davanti a Gesù non potevo essere falso. A volte ancora oggi vivo la paura di dire la verità agli altri, di essere una persona che sa vivere e chiedere il sacrificio, che sa soffrire per il be­ne, ma questa difficoltà mi aiuta a sentire il bisogno di pregare. 
Il estate scorsa ero parte del grup­po “recital” e così ho potuto vive­re tante esperienze di fede signifi­cative: a Medjugorje, alla GMG di Madrid, a Cracovia… Mi sono re­so conto di quanto è prezioso lo stile di vita che mi offre la Comu­nità perché è proprio quello che la Chiesa desidera per i giovani: vivere in comunione nella verità, essere radicati nella fede ed avere un’amicizia sincera con Gesù per essere amici veri tra noi. Come è bello poter sperimentare tutto questo gratuitamente, nella vita di ogni giorno. 
Il mio desiderio oggi è far sentire agli altri che Dio li ama, è diventare una persona buona capace di amare e di fidar­si di chi mi vuole bene. Ringrazio la Comunità e Madre Elvira per avermi rieducato ad es­sere uomo vero e buono e per tut­ti i doni che ho ricevuto nel cam­mino. Grazie, Gesù, per la conver­sione della mia famiglia, per tutti gli amici che ho trovato e per la gioia di sentirmi amato.
Denis
Comunità Cenacolo

     

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Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
prega per noi.
S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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