Suor Amelia Bernardini delle “Figlie di San Paolo”
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Riceviamo e pubblichiamo
Quest’anno, a luglio, si celebrerà il centenario di Suor Amelia che, con la sua vita evangelica, ha edificato il suo Istituto.
Suor Maria Agata Bernardini (Amelia) che è passata all’eternità nel nostro Ospedale di Albano.
Suor M. Agata era nata a Sassoguidano (Modena) il 23.7.1916 da genitori profondamente religiosi. Era la seconda di dieci figli di cui otto sono consacrati al Signore (cinque Figlie di San Paolo).
Suor M. Agata era entrata giovanissima nella nostra Congregazione: il 23.1.1927 nella casa di Alba dove visse gli anni della sua formazione ed emise i primi voti il 18.8.1933 e i voti perpetui il 20.8.1939.
Il contributo che Suor M. Agata ha dato all’evangelizzazione è stato grande: dall’apostolato tecnico alla redazione, dalla libreria all’insegnamento, dalla propaganda all’offerta della sofferenza nell’infermità.
L’azione apostolica generosamente compiuta in Italia, Giappone, Australia, Stati Uniti, Formosa, Filippine non aveva esaurito le sue forze interiori, anzi le aveva potenziate aprendo la sua mente e il suo cuore all’accoglienza di tutti i popoli e arricchendo le sue giornate di profonde intenzioni: il Papa, la Chiesa, la Famiglia Paolina, l’evangelizzazione dei popoli di tutti i continenti, le Missioni, la Catechesi, le Vocazioni. Proprio a queste intenzioni ha chiesto che i suoi resti venissero tumulati nel causa di cimitero di Albano perché, così si è espressa: “Qui c’è il Papa (a Castelgandolfo), Propaganda fide, il Centro internazionale di catechesi, tutti gli Istituti della Famiglia Paolina; desidero che i miei resti vengano interrati qui come un seme che a suo tempo darà frutto”.
Il Signore ha provato non poco la sua fedeltà, ma l’ha anche benedetta e consolata. Al manifestarsi dell’ultima malattia e subito dopo l’intervento chirurgico, ‘ha consolata con la lieta notizia dell’imminente consacrazione episcopale del più giovane dei suoi fratelli: Padre Germano, cappuccino; le ha dato la gioia di poter partecipare personalmente sia alla cerimonia che all’udienza privata che, in quella occasione, il Papa Giovanni Paolo II ha concesso alla sua famiglia.
Il Signore l’ha chiamata a Sé nel 50° della sua Professione religiosa, giubileo che le sue connovizie hanno celebrato il 29 maggio u.s.
Sono lieta di riportare qui ciò che Suor M. Agata stessa ha scritto in occasione della sua recente “Professione d’oro”:
“Gloria a te, o Padre, per la vocazione paolina in giovanissima età. Ti prego, suscitane molte e sante in tutti i continenti.
Gloria a te, Gesù, per la tua chiamata alla vita missionaria in Giappone, Filippine, Formosa, Australia, Stati Uniti… Sostieni, guida la Chiesa, tutti i missionari del mondo.
Gloria a te, Spirito Santo, per i 50 anni di professione religiosa. Mi hai tanto sostenuta. Illumina e fa vibrare tutti i consacrati e sacerdoti di illimitato amore per te e per tutte le anime.
Mamma Celeste, mio tutto presso Dio, sii vicina a tutti i miei cari, alla Famiglia Paolina, a quanti mi hanno fatto del bene, all’umanità intera!”.
Ringraziamo il Signore per averci donato Suor M. Agata, offriamo i nostri riconoscenti suffragi e confidiamo nella promessa che Suor M. Agata ci ha fatto: “Pregate per me e io dal cielo vi aiuterò sempre!”.
aff.ma Suor Maria Cevolani
Roma, 8 giugno 1983
BERNARDINI AMELIA Suor AGATA
23.7.1916: Nasce a Sassoguidano di Pavullo (MO) 23.1.1927: Entra in Congregazione ad Alba
18.8.1933: Emette la Professione religiosa ad Alba
20.8,1939: Emette la Professione Perpetua ad Alba
8.6.1983: Muore nell’Ospedale Regina Apostolorum di Albano e viene tumulata nel cimitero della stessa città
Sergio Bernardini e Domenica Bedonni sono i genitori profondamente cristiani, singolarmente benedetti dal Signore: dieci figli, otto dei quali consacrati al Signore. Otto, ma sarebbe giusto dire nove, giacché i con niugi Bernardini avevano adottato un seminarista nigeriano: Felix Ade Job, divenuto poi Vescovo di Ibadan nel 1971.
Mamma Domenica avrebbe voluto consacrarsi al Signore, ma non trovò chí l’aiutasse a realizzare il suo sogno, Accettando la mano di Sergio, aveva pregato: “Signore, dammi tanti figli e, se ti piace, che siano consacrati a te!”.
E, più tardi, esclamava: “Oh se potessi farmi sentire da tutte le mamme del mondo quale dono, quale grazia grande è quella di poter offrire i propri figli al servizio di Dio!” Ma, un “servizio all’insegna della generosità” (e i cinque continenti accoglieranno l’opera. evangelizzatrice di elementi della famiglia Bernardini per cui quei santi genitori si sentivano impegnati a pregare e offrire per il mondo tutto), E, più ancora, l’anelito a una donazione integrale: -“ho sempre avuto un desiderio – scriverà un giorno questa eroica mamma – che tra i miei figli ci fosse almeno un santo da altare. Non per vanità, ma soltanto per la gloria di Dio e per ravvivare la fede in questi tempi in cui la gente si dimentica sempre più del Signore.
E suor Agata nel Giovedì Santo del 1968, stando negli Stati Uniti si annoterà: “Signore, tu puoi tutto, compi il prodigio: fammi santa! Che il resto della mia vita sia tutta un’espiazione completa e un inno di gloria a Te! Non ti ho detto che volevo milioni di anime? Nel mio annichilamento non posso nemmeno quello. Ma tu sai che lo voglio: o anime o morte!”
E avrà l’uno e l’altro nei 56 anni vissuti in Congregazione, anche se a volte, nell’esaudimento da parte del Signore alla sua ripetuta richiesta di annientamento, vedeva il lato umano e stentava a riconoscervi il piano di Dio.
Era entrata ad Alba giovanissima, insieme alla sorella maggiore, e sarà seguita via, via, dalle altre quattro sorelle.
Intelligentissima, ma alquanto timida, nella sua compitezza di tratto e finezza di spirito, decise molto presto di consacrarsi al Signore nell’anelito senza frontiere dell’Apostolo Paolo, e abbracciare il mondo intero nello zelo missionario.
Suor Celina Bonini – contemporanea e conterranea di Sr. Agata – l’ebbe compagna di scuola e di apostolato, “Ci sentivamo vere amiche dice; la ricordo in tutti i particolari, soprattutto nella sua finezza e rispetto: serena, intelligente, timida come me. Il desiderio di salvare anime – come ci veniva inculcato dai Superiori – ci rendeva gioiose, laboriose, coraggiose nei piccoli sacrifici che si potevano contare a centinaia, arricchiti da tante giaculatorie.
Un giorno ci comunicammo il desiderio di far giungere la nostra voce almeno ai piccoli; decidemmo di redigere un articoletto per “Giornalino”. Sr, Agata, valida anche in disegno, illustrò il suo articolo con una capanna e negretti; a me disegnò un angioletto che col braccino levato in alto indicava il cielo stellato. La Settimana seguente vedemmo i nostri due articoli pubblicati; non saprei ridire la nostra gioia. Credo sia stato quello l’inizio dell’anelito missionario della cara sorella”.
Emessa la Professione religiosa a 17 anni appena compiuti, Sr Agata fu designata A proseguire gli studi dei corsi di filosofia. e teologia per essere poi adibita alla redazione.
Dotata di una profonda cultura teologica e biblica (le Lettere di san Paolo, nel testo latino erano una vera delizia per il suo spirito, portò a buon termine la biografia di Papa Celestino. Ma. Poi tormentata da forti mal di testa, difficilmente riusciva a condurre a termine un lavoro. Eppure, era di una ricchezza di idee non comune, Sr Agata ne soffriva immensamente e non era raro caso che si deprimesse e attribuisse la causa ad elementi vari. Non è da stupire se, in quelle circostanze, abbia subito la sofferenza intima di giudizi negativi nei suoi riguardi. C’ era senz’altro un fondo naturale di pessimismo, e Sr. Agata lo ammetteva e lo teneva presente.
Tant’è vero che in una sua nota intima se lo annota per chiedere umilmente al Primo Maestro: “Quali deficienze interne ed esterne vede in me, oltre il pessimismo? La prego di scrivermelo molto liberamente!”. E il Primo Maestro le rispondeva: “Sei troppo diffidente e chiusa. “Cum infirmor, tunc potens sum”. Leggere san Paolo!”. Sr. Agata sceverava “ogni” parola del Primo Maestro, alla luce abbagliante di san Paolo.
Ma c’era un’altra profonda valida ragione che bisogna tener presente nella vita di suor Agata, se si vuol cercare di capire almeno in parte il cumulo di sofferenze intime che hanno costellato le sue giornate. Fin dai primi anni della sua vita religiosa, aderendo a sollecitazioni interiori, si era generosamente e amorosamente offerta per impetrare grazie ai sacerdoti. E non aveva mai dimenticato quello che costituiva lo scopo della sua esistenza, arricchendolo via via di tante altre intenzioni, fino ad esclamare: “o anime o morte”! “Devo offrire, offrire, offrire…. arditamente, per quanto cocente ed estrema è la distruzione che Tu, Signore, permetti dentro e fuori di me. In isconto, o mio Dio, e per i sacerdoti tutti!”.
“O Signore, che mi avevi arricchita di doni, possibilità e desideri sconfinati., eccoti ad ogni istante la offerta dei tuoi tesori (mio malgrado inutilizzati), insieme alla passione per le anime di tutti i continenti che mi hai dato di sfiorare in salita di Calvario, e ove mi sento come sepolta eppure viva, per intercedere con supplica universale, per i tuoi meriti, o Redentore divino!”
E un’altra volta: “Signore, io vorrei… che tu potessi trovare in me un amore e una preghiera, un’anima intimissima e cosmica nello stesso tempo, Perché io sono questo contrasto di niente e di sete infinita, di solitudine assoluta, di impossibilità. quasi a formularti un atto di amore e di brama di glorificarti senza confini di spazio e di tempo!”.
Fin da piccola, suor Agata agognava di partire in terra missionaria. E seguiva in modo particolare il fratello sacerdote in Turchia, le sorelle in Giappone e in Messico. Ma era alla soglia dei 40 anni, con salute precaria, non poteva sperare di partire per le missioni. Ma nell’estate del 1955, si offri un’occasione imprevista. Ma ci sono occasioni impreviste nei piani amorosi di Dio? Fu offerto alla Prima Maestra Tecla un biglietto gratuito per il Giappone. E la Prima Maestra pensò di mandarvi suor Agata, anche perché sperava che il cambiamento di clima potesse giovare ad alleviarle il mal di testa cui era soggetta.
Suor Agata partì, 13 anni in terra di missione, in cinque nazioni. “Era scritto in cielo che dovessi lasciare un po’ di vita in tutti i continenti. Lo vidi bene già nel lontano 1929, e mi sembrava un mistero fantastico, invece doveva essere realtà…, con particolari impressionanti, specialmente circa il suo epilogo”.
Partì. Ma prima volle premunirsi della direttiva saggia e paterna del Primo Maestro. Gli scrisse fra l’altro: “Vorrei raccomandarle alcune intenzioni:
− Ottenere la grazia di non commettere nessuna mancanza avvertita in Giappone. E il Primo Maestro rispose: “Ottima preghiera”.
− Riuscire a praticare le virtù teologali in grado eroico (per riparare i miei peccati e per ottenere la grazia efficace agli infedeli). E il Primo Maestro scrisse tra le righe della stessa lettera: “Specialmente la speranza-fiducia in ogni cosa, sempre, per tutto – sino alla letizia’.
− Che il Signore mi liberi da ogni mediocrità.
− Che possa compiere tutto il bene che Dio vuole da me.
− Che abbia un solo movente: Dio e le anime.
− Ottenere la confidenza in Dio. L’amore perfetto e continuo.
− La grazia di divenire una santa paolina missionaria.
− La purezza della mente, della volontà, del cuore.
− La pratica della vita di unione con Maria.
E in uno spazio libero tra due righe il Primo Maestro aggiunse: “La vita di unione con Maria e l’intimità con Gesù – Ostia ti otterranno queste disposizioni e queste ascensioni”.
E suor Agata continua la sua lettera scrivendo: Primo Maestro, in questi giorni non so manifestarle le cose come vorrei. Intanto la ringrazio profondamente per tutto il bene che mi ha fatto e voluto. Le chiedo un largo perdono per le pene causate e le prometto di corrispondere impegnandomi con tutte le forze a farmi santa e a fare il maggior bene che potrò.
Confiderò sempre immensamente nelle sue Messe e nelle sue preghiere.
E prima della firma troviamo questa frase del Primo Maestro: “Sempre metterò le tue necessità nel mio calice”.
Assetata di rinuncia, fra le altre richieste fatte al Primo Maestro in quel 1955, ce n’è una che ci conferma l’asserzione della scelta interiore di suor Agata: “Posso rinunciare a qualche piccolo successo che il Signore potrebbe darmi in seguito, per avere in cambio un bene nascosto più vasto, nell’apostolato?”. Saggiamente il Primo Maestro le risponde: ‘NO!’.
Giappone, Filippine, Formosa, Australia, Stati Uniti.
Pregherà: “Signore, quando verrai a prendermi, solo allora comincerà la mia vita! solo allora! Dopo gli assurdi e l’agonia della mia povera esistenza, verrò incontro alla luce e alla vita infinita!”.
E ancora: “Voglio essere missionaria fino alla morte e per l’eternità. Aprimi le tue vie! Tutte quelle che le creature mi chiudono, le offro a Te che me ne puoi aprire, spalancare altre invisibili, più potenti, vaste ed efficaci nel piano redentivo della Croce”.
Tornata in Italia, fu impegnata, per tre anni circa, presso la Congregazione del Clero dove svolse un prezioso lavoro di schedario libraio. Ma difficoltà particolari connesse con la precarietà della sua salute fisica le fecero chiedere le dimissioni. E fu provvidenziale, giacché qualche tempo dopo subì il distacco della retina che le lasciò disturbi oculari per il resto della sua vita, tanto da non poter applicare la vista che molto limitatamente,
Il 15 settembre del 1970 si annotava: “Sono nel buio, nell’abisso, ma vengo incontro alla luce, a una vetta. L’avete detto: che io possa credere, sperare, donare sino all’ultima stilla di sangue, fino all’ultimo respiro!”.
E ancora; “Gesù, tu vuoi rivivere in me l’annichilamento redentore, e io so che puoi servirtene anche più di una lunga vita apostolica. Rendimi forte come i martiri; pura come l’Ostia; umile come la Vergine; ardente come san Paolo; una cosa sola con Te!”.
“Gesù, mi hai fatto attraversare il mondo fra tante spine, ma io voglio essere una rosa o come un giglio che accoglie e racchiude tutto nel suo calice perché sì, tutto l’amore e tutto il dolore profumi innanzi a te, e Tu possa moltiplicare le tue benedizioni su tutti!”.
Buio, incomprensioni, insuccessi,… sono tante pedane di lancio, leve potenti, apertura d’ali che fanno spaziare in alto… . Suor Agata continua a lavorare su se stessa, ma nella silenziosità, nel nascondimento della piccola comunità di Galloro dove si dedica – fra l’altro – a fissare messaggi su fogli, cartoncini, biglietti vari. Nelle sue mani di artista e nel suo cuore missionario tutto può servire allo scopo. Ignora che sta salendo gli ultimi gradini che la porteranno presto alla vetta dalla quale effonderà grazia e luminosità, con seguente necessario riverbero di quanto ha accumulato in tanti anni.
Sta preparandosi a festeggiare il suo 50° di Professione. Ma un giorno si avvede che qualcosa nel suo fisico non va. Si sottopone a visite mediche e, successivamente, a un necessario intervento: la diagnosi è infausta.
Anzi nella sua creatività artistica infiorata di mistica poesia, dopo l’intervento suor Agata trova il modo dí eseguire in bella calligrafia un poster: “Voi lo chiamate ‘Tu’ (more) maligno. Io ‘Tau-li’ perché T (umore) diventa Tau = (dal greco) Croce; maligno diventa liberatore; così ho la mia astronave: la Madonna, e il razzo più veloce: il’Tau-lì’ è già sulla rampa di lancio! Il periodo che sto vivendo nella gioia è dono incommensurabile del Signore.”
Il 22 febbraio fu il giorno dell’intervento chirurgico. E suor Agata si annotò: ‘Scadenza quasi immediata’. Ma il Signore le concesse quasi quattro mesi: tempo in cui ebbe – fra le altre grazie – quella di assistere alla consacrazione episcopale del fratello P. Germano e di avere quindi un incontro, insieme con i familiari e con Mons. Felix, col Santo Padre.
Messo al corrente del grave male che minava la suora la quale aveva offerto la vita anche per il Papa, questi la baciò in fronte e lei, con flebile ma ferma voce confermò: ‘Sì, Santità: per la Chiesa…’.
E visse gli ultimi giorni moltiplicando intenzioni e preghiere, cospargendo sorrisi ed elargendo messaggi.
− Suor Agata, cosa si pensa in questi istanti? – le domandai in uno degli ultimi suoi giorni.
− Solo …di là – mi rispose con amabile sorriso, levando gli occhi in alto.
I fratelli sacerdoti che suor Agata ha avuto la gioia di avere vicini nella sua ultima degenza ad Albano, hanno raccolto i preziosi insegnamenti. Presentiamo le riflessioni di P. Sebastiano che avrebbero dovuto essere lette durante la liturgia esequiale e che sono invece rimaste inedite.
Si rivolge a lei in forma epistolare:
“A, suor Agata Bernardini. Fermo Posta PARADISO:
Carissima Suor Agata,
non so dove ora tu sia a portare gli slanci del tuo cuore, se in Giappone, a Formosa, nelle Filippine o a Smirne… ma devi pur sapere cosa ti avrei detto giovedì scorso quando abbiamo celebrato con liturgia solenne il tuo glorioso “natale” al cielo. –
“Ieri mattina subito dopo le ore 5, appena partita, ho celebrato per te, anzi ho concelebrato con te e ho pianto! Tanti sono venuti per recare conforto. Molto gentili, ma ora sento il dovere di riparare e il diritto di dire che si piange anche di gioia!.
Agata, tu lo sai, dillo: le mie, le nostre lacrime non sono di protesta, nemmeno una richiesta di conforto, sono anche di gioia e di gratitudine per le certezze che portiamo dentro.
Di gratitudine a Dio perché Agata, sorella nostra, hai avuto in dono la vocazione e l’hai vissuta, e l’hai realizzata. Hai avuto il privilegio di essere paolina e missionaria, e non ti è mancato lo spazio per le vastità di cui eri capace; così piccola, così fragile ma così infuocata e piena di orizzonti, prigionieri solo della quotidiana crocifissione. Hai avuto in sorte di celebrare il tuo passaggio a Dio in questo luogo, (ospedale di Albano), certamente inventato dal cuore grande del Fondatore per i fortunati che qui possono sostare con queste consorelle, capaci di trasformare un luogo di sofferenza fisica in un luogo di salute per lo spirito. Ti hanno assistito con la medicina che non ha potuto trattenerti solo perché dovevi partire per una missione da compiere, ma con tanto amore che ti hanno consentito di “andare” contenta!
Lacrime di gioia, perché con te, Agata, già dal 22 febbraio abbiamo celebrato una liturgia solenne quanto solenne è la morte attesa, accolta e accettata come sorella, ma non sorella qualsiasi,, sorella regina perché doveva introdurti nel regno, perché aveva una corona da consegnarti.
Di gioia, perché ieri mattina dopo le 5 quando siamo usciti e abbiamo istintivamente guardato al cielo per rivederti, abbiamo sentito dentro che lassù si era acceso un sorriso in più per noi.
Dicevi: “Credo che il Signore mi abbia preso in parola quando gli ho detto, il giorno dell’operazione: Signore mi metto nelle tue mani come un infante! E mi sento tranquilla come un bambino nelle sue braccia. Che strano: sono a un passo dalla morte e non mi riesce di pensare ai novissimi, alla morte, al giudizio, all’inferno, al paradiso… Vedo tanta luce, la Trinità, Dio! Non sarà illusione? Ma no, certamente perché per gli infanti non c’è giudizio!’.
Poche ore prima di lasciarci, fissando e indicando la Madonna: “Ho la mia astronave, e me andrò come un razzo! Passava di lì quasi indifferente; io, imbronciata, l’ho chiamata e lei si è voltata con uno sguardo birichino e mi ha detto: “Ma sì, ma si verrò a prenderti”. “Oh, la Madonna: quanto l’abbiamo mitizzata! Non è vero, non è vero: la Madonna non è solenne, non è maestosa e ieratica come la immaginiamo….
E’ dolce, è materna, è semplice”.
Lacrime di gioia anche se il male, cattivo, ti ha aggredita, ti ha dilaniato e ha consumato sulla tua fragilità giochi di crudele violenza senza pausa e con rabbia per ché non riusciva a vincerti e abbatterti.
Ti dicevo: “Agata, sei frumento di Cristo, devi essere macinata per diventare pane!” E tu ripetevi, contenta: “Si, Signore, sì, Signore: per le anime, tante anime, tutte… . “Gesù prese il pane; lo benedisse, lo spezzò e lo diede dicendo: prendetene mangiatene tutti”
Grazie Signore per Agata: frumento macinato, pane spezzato, pane dato!…Una vita così testimoniata, una morte così che non si inventa se non si è vivi dentro, è pane che nutre! Grazie Agata: ci hai insegnato a vivere, ci hai insegnato come concludere. Ci dicevi: “Sempre uniti al Signore, come in cordata!”
Secondogenita di 10 fratelli te ne sei andata per prima perché fosse più sicuro il nostra aggancio in Dio, perché fosse più salda la nostra unione che non si spezza. Grazie, per averci aiutato a “vedere” la Parola, Dio, sfogliando il tuo libro che abbiamo letto sempre con frutto perché non si stava accanto a te senza imparare. Ma le ultime pagine, che sintesi!… .”Fratelli, ringraziamo il Signore per questo supplemento di vita. Dovevo morire subito dopo l’operazione… .Pensate: di fronte all’affare più importante, quanto sarebbe stato banale morire così, senza averne coscienza!”.
E parlavi del tuo tumore come del tuo tesoro che hai gestito mai passivamente ma attivamente per l’arricchimento che ti invidiamo. “Fratelli, aiutatemi a ringraziare il Signore perché mi dà la grazia di “andare” contenta!”. E te ne sei andata contenta. Sorridente fino all’ultimo, fino a trasformarti in sorriso! Amici, quando una creatura, quando una sorella parte così, non è lutto, non è tragedia perché non sfugge alla vita, anzi si innesta nella Vita per comunicarla anche a noi più vera, più distaccata, più orientata! Con te, Agata, anche noi diventiamo cittadini del Cielo, protetti e benedetti.
Quale realtà, quale certezza può dare più spazio alla nostra … gioia! Siamo stati testimoni non di un grande tramonto non di una morte nemmeno di una partenza ma: di un ingresso quasi pontificale di un angelo che fa ritorno.
Certo, è anche l’ora del dolore, e abbiamo pianto. Le lacrime fanno bene, le lacrime lavano lo spirito e lo rendono libero perché sono la nostra protesta silenziosa che non offende Dio; anche Lui pianse per l’amico! Ma è dono grande, è privilegio raccogliere la gioia dei crisantemi! E non è pazzia ma fede sentire campane a festa anche nella tempesta scoprendo l’eredità che ci resta: la ricchezza del tuo mondo interiore che esplodeva generoso e totale nel tuo vivere missionario. Nata Bernardiní te ne vai “Missionaria”!
Tutto e sempre era missionario in te. Assetata di assoluto, di essenziale, rifuggivi il superfluo, l’inutile ed eri concreta sempre nelle scelte, nell’azione, nelle preghiere, negli affetti, negli scritti! Quanti scritti! Tutti messaggi! Anche sul letto di morte ti sei confermata: “Quelli che cercano lo spettacolo di una che muore possono anche non venire,.. io debbo testimoniare, debbo dare!’ E ti illuminavi solo e sempre quando si parlava di Dio, delle Missioni, della Chiesa, delle anime, e dettavi lettere messaggi per Abraham (Sierra Leone), Samuel (Sudan), ed altri del Centro Catechistico Internazionale di Propaganda Fide, per la delegazione della Malesia, per sacerdoti, suore e religiose del Perù e del Giappone,… .
E quando ti son mancate le forze, meraviglia che può offrire solo chi è pieno di Dio, hai reso “missionario” il sorriso—. Quel tuo sorriso dolce e intriso di grazia, risposta totale a quanti ti chiedevano o suggerivano intenzioni..
Grazie, Agata! Di te conserviamo quel sorriso come dono di speranza e di certezza, Quel, sorriso che vinceva e sfuggiva al tuo martirio ed era il tuo Sì a Dio, possa spegnere le nostre ribellioni a Lui e alla Croce.
Grazie, Agata, vergine consacrata, vergine fedele, attenta, lampada accesa perché vediamo, libro aperto perché leggendolo, impariamo. E grazie per aver regalato a me l’ultimo respiro che era anelito, l’ultimo atto di amore a Dio prima di partire: “Sebastiano, portami il Signore, sarà il mio viatico, ma prima dammi il Suo perdono. Ti supplico, dammi l’assoluzione per il tanto amore che non Gli ho dato quando dovevo e quando potevo”.
Ultimi dei 10, Germano ed io, ci hai portati in braccio per donarci ai primi passi nel mondo ma senza lasciarci più, tanto che possiamo testimoniare cosa significhi la presenza amorosa, dolce, intelligente di sorelle religiose nel cammino al sacerdozio. Ci hai visto crescere e ci hai accompagnato sempre, associandoti e condividendo pienamente il nostro sacerdozio con delicatezze ed attenzioni che trasmettevano luce, elevazioni, spazio: eri sacerdote del nostro sacerdozio!
Ieri, 8 giugno, giorno sacro al Santo del tuo Medardo e ultimo del tuo pellegrinaggio, alle 4,30 ci hai cercato, ci hai voluto accanto: “I fratelli, voglio i miei fratelli sacerdoti!’ Eravamo li, da tanti giorni, tutto il giorno con le sorelle a farti corona, a raccogliere i tuoi messaggi per crescere ancora mentre te ne andavi. Abbiamo capito: era il momento del sacrificio e della consacrazione, il momento dell’azione sacerdotale. Avevi anche detto: “E’ tutta luce e mistero… ma tutto , è compiuto!” e noi ti abbiamo raccolto in braccio come tu allora… , ti abbiamo offerto vittima per renderti, ostia gradita a Dio; ti abbiamo consegnata all’eternità, alla Vita, all’azione universale.
Per evidente disegno di Dio, operata lo stesso giorno del Sì di tuo fratello P. Germano alla sua nomina ad Arcivescovo di Smirne, perfettamente cosciente del tuo stato e della scadenza dei tuoi giorni, senza esitazione, anzi con gioia, subito dicesti: ‘Signore, nelle tue mani, vittima per Germano Vescovo, per le anime, per il bene!’. Il Signore ti gradì e ti accettò; e, ieri, proprio a noi, tuoi fratelli sacerdoti, il privilegio di “offrirti” e di concludere questa solenne liturgia nella quale tu il pontefice, noi i chierichetti.
Momento irripetibile, grazia sconvolgente, lezione di vita! Non sapevo che si potesse partire così: lasciando tra le braccia non un morto da deporre nel buio delle nostre pietre sepolcrali ma un neonato da consegnare alla Vita e alla luce.
Non sapevo che si potesse raccogliere il sorriso dal sacrificio e dall’immolazione come fiore dalla roccia. Ho capito; quando è l’anima che sorride, lo sfacelo e i rottami del corpo non possono impedire che sbocci.
Non sapevo che si potesse baciare la morte come la “sorella” che spalanca alla risurrezione, alla ascensione e all’immensità, e che si dovesse piangere di gioia per una partenza che niente ruba ma che genera presenza ovunque, e indefettibile.
Non sospettavo la necessità di cercare e di sentire, in quel momento, dentro, fuori, attorno, ovunque suono di campane a festa, luce, fiori, canti e alleluia!
Grazie, Agata, e scusa se non abbiamo mai pregato perché tu guarissi, nemmeno chiesto che non soffrissi, ma solo che si compisse la volontà di Dio e tu ne avessi la forza, preferendo la gioia delle tante anime per le quali ti offrivi. Dicevi: “Adimpleo ea quae desunt passionum Christi, in carne mea, pro corpore eius quod est: ecclesia”. Scusa se non riusciamo a dire le preghiere dei morti, e se ora stiamo celebrando non un funerale ma la “risurrezione” per il tuo “dies natalis”, e se ringraziamo quanti sono venuti alla … festa’.
Sentiamo che il Signore accetta come preghiera la nostra convinzione che sei con Lui e già intercedi per noi, come sentivamo le campane che suonavano a festa per la mamma, ricordi?
Pazzi? Ma se tu ci hai chiesto di vivere così, di sentire così, di vivere così il tuo salire a Lui. Pazzi? Allora perché tu sorridevi così pienamente mentre il male ti lacerava senza pietà e permettevi al tuo Signore di cesellarti fino al capolavoro? Perché ora ti lasci pregare e già ti fai sentire? Perché non te ne vai da noi, totalmente, dal nostro cuore che ti sente viva, presente, dolce come una carezza?
Perché la gente ci benedice e ci invidia per te che sei andata contenta, vivente nella risurrezione, “sparata” in Paradiso?
Ci dicevi: “Sebastiano, Germano: mettetemi ogni mattina nelle vostre Messe, con tanta fede: niente purgatorio! Io non sono conosciuta per cui avrò pochi suffragi, ma sarà la vostra fede per l’affetto che mi portate a mandarmi “sparata” in Paradiso!’.
Agata come non potremmo vederti in Paradiso, mandata da un plebiscito di anime così spontaneo e imponente? Evidentemente di noi non ti sei fidata e hai fatto bene! Nella risposta hai letto la nostra convinzione che eri purificata e perché il nostro affetto e la nostra stima non ti impedissero di andare sparata… hai saggiamente provveduto!
Infatti, te ne sei andata alle 5 del mattino accompagnata dal silenzio che amavi, salutata dall’aurora che accendeva il cielo tutto tuo e dal canto degli uccellini che questa mattina arricchivano di tante note in più! Alle 5: non prima, non dopo, perché tutti per te fossero i suffragi e le preghiere dei sacerdoti e delle consorelle, subito avvertiti in tutta Italia, già nel primo loro incontro con il Signore.
Poi, magnifico il Suo dono, la Sua risposta.
Ti sentivi prigioniera mentre il tuo cuore spaziava in tutti i continenti dove il problema missionario ti richiamava prepotentemente, ecco: dal Giappone, dalle Filippine, da Formosa, dall’Australia, dalla Polonia, dal l’Africa, Superiori Generali di Ordini e Congregazioni,
Vescovi, Sacerdoti, Religiosi, Catechisti, Seminaristi, anime tante anime, voci a dirti GRAZIE con questa liturgia pasquale ed ecumenica che celebra la tua risurrezione.
Così piccola, così fragile, così “niente” dicevi, sei nel cuore di tutti e da tutti portata nel cuore di Dio! Lì noi ti vediamo! Da lì noi ti aspettiamo, Non ti diciamo: riposa in pace! Perché in pace non ti lasceremo.
La Madre Generale, suor Maria Cevolani di te ha già scritto alla Congregazione: “Abbiamo una nuova protettrice in cielo!”. Tu dicevi: “Desidero andare per spaziare… Sono niente, meno di niente, ma posso ancora tanto perché il Signore ama esaudire le audacie dei piccoli. Quando sarò andata fatemi lavorare… chiamatemi: sarò presente ovunque, sempre!”.
E noi ti chiamiamo subito per aiutarci a dire GRAZIE a Dio per averti dato nostra
sorella; per averti privilegiata di tanti doni di vita interiore; per la ricchezza di esempi che ci lasci…”.
Nel primo pomeriggio del: 9 gíugno nela cappella dell’ospedale Regina Apostolorum di Albano si svolsero i solenni funerali. Oltre 33 sacerdoti attorniavano l’altare nella concelebrazione presieduta dal fratello di suor Agata Mons. Germano Arcivescovo di Smirne che tenne l’omelia con voce evidentemente commossa. Stralciando: “… La morte è una realtà contro natura; è perciò normale temerla. Però la morte cristiana è un Novissimo che va visto sotto una luce molto più bella: una luce cristiana, in vista della Risurrezione, Proprio in questi ultimi giorni, sul suo letto di dolori, la sorella Agata, con serenità e fede mi diceva: “Quanto è precaria questa nostra vita!” E metteva l’accento su questa prima vita, perché la vera vita è oltre questa, e la morte non era per lei – come dovrebbe essere anche per noi – che un passaggio desiderato per la vita eterna. E quanto fosse vera e sincera in questa sua espressione e in questo suo desiderio di raggiungere la vera vita, ce lo conferma il poster da lei disegnato appena operata e saputo della gravità del suo male.
Ed era solita indicare il punto dell’operazione chirurgica quasi con gioia dicendo: “qui c’è il mio amico TAU-LI” = Tau-Liberatore.
Questa è stata la vita in questi ultimi mesi della sorella Agata.
Ora voglio aggiungere una nota che mi riguarda personalmente: il 22 febbraio scorso, mio fratello P. Sebastiano qui presente, mi telefona ad Ankara in Turchia, dove risiedevo per avvertirmi della gravità della situazione della nostra sorella suor Agata. Proprio in quel medesimo giorno alla sera veniva pubblicata dall’Osservatore Romano la mia nomina a Vescovo di Smirne: mio fratello glielo riferì, ed essa felice disse: “benissimo, io l’aiuterò. Io sarò per lui la prima vittima. Offro la mia vita per il suo lavoro di Arcivescovo in missione”. Ed era felice di avere qualcosa da offrire, E non era poca cosa: la propria vita.
Con questo mio ritorno dalla Turchia è il terzo viaggio che faccio per motivi di funerali, che umanamente parlando sono molto tristi. Ma che io non sono mai riuscito e non riesco a definire tristi. – Non vorrei essere frainteso – Ogni volta che sono venuto, per assistere gli ultimi giorni di Papà, prima, della Mamma poi, ed ora della carissima sorella Agata, sono ripartito e ripartirò per la mia missione con più entusiasmo, ringraziando Dio di essere stato ogni volta testimone di morti così sante, così cristiane e con la certezza che i Cari che ho affidato alla terra qui in Italia sarebbero stati d’ora in avanti, con me ovunque, perché lo spirito non è legato alla materia. E, ve lo assicuro, è questa una impressione talmente forte che ho quasi la sensazione fisica di avere sempre vicino a me i miei cari Defunti; che non sono morti; sono più vivi di prima perché non più legati alla materia corporale.
Suor Agata era la secondogenita di dieci figli, ma ha voluto essere la prima a darci l’esempio di come si può morire bene, dopo aver speso una vita al servizio del Signore.
Ci ha mostrato come il cristiano deve affrontare questo momento cruciale. Ripeteva spesso: “Chiedo a Dio che mi dia la lucidità della mente fino all’ultimo momento”, e l’ha avuta: una lucidità perfetta fino all’ultimo istante. “Perché, soleva dire, non è bello affrontare una realtà della vita tanto importante in uno stato di incoscienza: sarebbe troppo banale”.. E ci ha dato anche esempio di sopportazione meravigliosa. Il suo male era un male che per natura sua provoca dolori acutissimi, e li ha sofferti. Eppure solo nei momenti più dolorosi, emetteva un flebile sospiro di lamento e poi ne chiedeva scusa per non essere abbastanza forte.
Una morte così non si improvvisa; ma la si ha solo se c’è stata una vita che l’ha preparata. Ce lo confermano alcune sue note intime. Nessuna meraviglia, quindi che abbia fatto una morte che ci lascia ammirati e che a me personalmente crea difficoltà a recitare per lei un “De profundis”. Mi viene più spontaneo il “Gloria Patri et Spiritui Sancto”. Queste mie parole non sono e non hanno l’intenzione di essere un panegirico di mia sorella. Hanno soltanto lo scopo di trarre la vera lezione dal Novissimo della Morte, come è stato vissuto e realizzato da un’anima di Dio”.
Molto opportunamente le Consorelle di suor Agata della comunità di Albano, nella preghiera dei fedeli fecero proprie le parole che suor Agata scrisse per sé nel ricordino della sua Professione, aggiungendo due intenzioni di ringraziamento al Signore:
1) La nostra sorella defunta suor Agata dava gloria a te o Padre, per la vocazione in giovanissima età.
Suscitane ancora molte e sante in tutti i continenti: PREGHIAMO.
2) La nostra sorella suor Agata dava gloria a te Gesù per la tua chiamata alla vita missionaria in Giappone, Filippine, Formosa, Australia. Sostieni, guida la Chiesa e tutti i missionari del mondo: PREGHIAMO,
3) La nostra sorella suor Agata dava gloria a te o Spirito Santo per i 50 anni di Professione Religiosa. Tu l’hai tanto sostenuta. Illumina e fa vibrare tutti i consacrati e sacerdoti di illuminato amore per te e per tutte le anime: PREGHIAMO.
4) Signore, ti ringraziamo per aver donato a suor Agata un fervente spirito missionario che abbracciava fratelli di tutti i continenti. E tu,cara sorella, intercedi per ogni membro della Famiglia Paolina, affinchè, nello spirito di san Paolo, possa vivere la pienezza della donazione nella carità e nella gioia: PREGHIAMO-
5) O Padre, noi ti glorifichiamo per quanto hai operato in suor Agata. Tu le hai fatto comprendere, accettare e vivere il valore salvifico dell’umiliazione e dell’insuccesso,
Nella Tua fedeltà, trasformalo ora in gloria; e con cedi a noi e alla Chiesa di saper accogliere questa preziosa eredità: PREGHIAMO,
Suor Agata aveva espresso il desiderio di essere inumata nel cimitero di Albano perché “Qui c’è il Papa (a Castelgandolfo), Propaganda Fide, il Centro Internazionale di Catechesi, tutti gli Istituti della Famiglia Paolina: desidero che i miei resti vengano interrati qui come un seme che a suo tempo darà frutto”,
“Quando sarò ‘andata’, fatemi lavorare” aveva detto. E, mentre era composta nella cassa, una sorella malata ha posto le sue mani nelle gelide mani di lei, chiedendo di poter camminare anche se con l’aiuto delle sorelle. E, subito dopo, suor Gioacchina Pasqualetti, si è alzata dalla sua sedia e ha mosso i suoi piedi rimasti immobili da tempo. Alla Famiglia Bernardini è pervenuta una vera colluvie di lettere. Ma, più che condoglianze, sono unanime rilievo delle doti caratteristiche di suor Agata, arricchite dalla sua continuata corrispondenza alla grazia. Si è veramente imbarazzate nella scelta, anche perché si dovrebbero riempire ancora molte pagine, Chissà che non dovranno servire in un prossimo futuro, se il Signore vorrà realizzare la preghiera di mamma Bernardini?
“Suor Agata, scrive suor Immacolatina Bianco, ha raggiunto la bellezza infinita alla Quale ha sempre mirato anche se, molte volte, nel buio e nella sofferenza”.
Altra Consorella: “Possiamo inserire suor Agata tra le “grandi” FSP: per la cultura, per la finezza personale, per l’apostolicità, per la carità fraterna, per l’amore alla vocazione (veramente era “radicata e fondata” sul “fondamento”!) e per la carità universale e particolare, nonché per lo spirito di preghiera e di orazione”.
- Poppi: “Suor Agata mi ha dato grande lezione di fede e di annullamento”.
Angela Venturini confida: “Ho conosciuto quasi per caso suor Agata quando era in ospedale, ad Albano: era così fine, così minuta: sembrava vestita solo del suo sorriso che l’illuminava tutta e scaldava chi lo riceveva. Dopo pochi minuti mi trovai a confidarle le cose più intime del mio cuore, il mio rapporto con Dio, la mia famiglia… Nei momenti difficili. il sorriso di lei mi torna alla mente e le sue parole mi spingono ad andare avanti. Agata non è morta; è viva e lavora in mezzo à noi”.
Suor Geltrude Botto: “Suor Agata mi ha detto più volte: “Il. Signore vuole da me l’annientamento di tutto il mio essere”. Nella immolazione continua dello spirito e del corpo metteva sull’altare di Dio questo suo eroico proposito in spirito di adorazione per la Congregazione che tanto amava”.
Suor M.Flores Tibaldi, PDDM:- ‘Questa amatissima vostra e nostra Sorella dalla stragrande carica di bontà e di autentica santità, è l’espressione tipica di una vita tutta dedita a Dio e al prossimo”.
Francesca e Rita Minticelli: “Il suo sorriso, la sua serenità nell’accettazione della volontà divina ci sono stati esempio e conforto, testimonianza di amore e forza”.
Sr. Carmela Biolchini: “Abbiamo un’interceditrice in più in cielo, e ce ne rallegriamo, anche se proviamo un gran vuoto perché non è più visibile tra noi”.
“Durante il soggiorno all’ospedale, quello che più mi aveva colpito in lei, era l’abbandono al Padre sicura del suo amore. In questo atteggiamento si rendeva docile nelle mani dei medici e delle infermiere. Quando mi partecipò la notizia che presto sarebbe andata in cielo io le dissi di non essere tanto certa perché il Signore “sa giocare bene”. Lei mi ha risposto: “Non escludo il gioco del Signore, ma Lui mi assicura che presto lo vedrò”, Allora voleva che si cantassero canti di festa e la sua gioia era tale da trascinare anche noi. Così abbiamo “vissuto” benché sofferenti, nella vera letizia. Aveva il senso dell’umorismo e nella sua semplicità induceva anche i medici, piuttosto seri, a sorridere alle sue domande circa il suo intervento. Credo che nessuno di loro sospettava che se ne andasse così presto.. . Una sera ci ha persino fatto una scenetta. Noi vicine di letto, sapendo della gravità del suo male ridevamo e piangevamo vedendola così serena e allegra.
Le ho detto un giorno: ‘Lei deve aver fatto “vivere” molte persone, perché lei vive nella vera vita: Gesù. Come si fa a non dare Gesù, quando con Lui siamo, viviamo, ed è tutto per noi?
Per me la testimonianza più bella che ho nel cuore è questa: Suor Agata viveva nel Signore, del Signore, per ciò non aveva nessun timore e come il suo Patrono Paolo ardeva di amore per Colui che ha dato se stesso per lei.
Questa intensità di vita è stato il motore della sua ansia apostolica.
Ora la prego come amica di Dio: possa anch’io come lei ardere per incendiare il cuore dei fratelli verso i quali sono mandata.
Penso che le sue compagne di camera non le dimenticherà”.
Suor Francesca Castelli – Istituto Nostra Signora degli Apostoli-: “si, ciò che conta soprattutto per l’eternità è una intensa vita spirituale”: questa è la frase che ho detto e ripetuto all’annunzio della morte di suor Agata Bernardini. Ed io sento il bisogno di far notare come questa vita interiore suor Agata l’abbia vissuta fin dai primi anni della sua vita religiosa.
Suor Teresa Maria Musso: sono entrata in Congregazione nel 1930 in febbraio.
Dopo due mesi sono stata messa a lavorare alla doratura con lei e per me quel periodo di tempo è stato una intensa scuola di lavoro spirituale. Ogni tanto suor Agata mi diceva: “Stiamo dorando i libri, ma cosa facciamo per abbellire l’anima nostra?”. La sua finezza nel lavoro, il suo sorriso, il suo modo di fare sempre affabile e gentile, la sua attenzione a occupare i piccoli ritagli di tempo con giaculatorie, mi erano di edificazione. Eravamo un po’ separate dalle altre nel lavoro che facevamo e per questo lei mi invitava spesso a dire il Rosario: mettevamo la corona al collo o
al braccio per acquistare le indulgenze annesse allora, pur continuando a lavorare.
Era sempre pronta a fare piccole mortificazioni e sempre molto attenta all’osservanza del silenzio e a compiere piccoli atti di gentilezza. Quando sono entrata non sapevo nulla riguardo alla vita religiosa, tanto meno riguardo alla vita interiore; per questo il periodo di tempo trascorso con suor Agata fu per me scuola di lavoro spirituale e scuola di vita religiosa, oltreché scuola di lavoro tecnico per la legatura di libri. Il suo insegnamento lo dava più che altro con un esempio eloquente di bene che non ho più dimenticato in tutta la mia vita. E spero che ora suor Agata, dal cielo ove la penso, mi aiuti ancora come mi ha aiutata con tanta carità quando era in vita”.
- Bonaventura da Pavullo: “Alle facili e meritatissime lodi di suor Agata preferisco l’invocazione: suor Agata, prega per noi!”.
P.Silvano, S.J,: “Il 13 marzo scorso (forse l’ultima volta) mi scrisse: “Vorrei essere un Magnificat vivente per glorificare l’infinita bontà divina verso i minimi … . Penso che l’ormai prossima Settimana Santa sia la più eccezionale della mia vita”. E così, è stata. Suor Agata ha saputo affrontare la certezza del suo declino con una serenità, una pace, una testimonianza meravigliosa di adesione totale alla volontà di Dio”.
Il 29 maggio 1983 dettò alla sorella Paola un Messaggio per il Parroco di Verica, don Elvio Bonaccorsi: “Un’antica parrocchiana sta per raggiungere il grande traguardo. A lei, a tutti la mia riconoscenza per l’eternità. Porto nel cuore tutte le intenzioni e necessità della Parrocchia, delle singole famiglie, malati, anziani, per intercedere presso Dio. La Vergine SS.ma protegga in modo tutto particolare ragazzi, giovani, sposi novelli e ogni anche piccola iniziativa parrocchiale”.
“Sto pensando di trascrivere qualche testimonianza scrive suor Augusta Bernardini. A dir il vero non so dove cominciare e che cosa scegliere tra le molte di cui sono stata testimone dal giorno dell’intervento all’ultimo respiro… . Arrivai da Treviso poche ore prima che Agata fosse sottoposta all’operazione. La vedevo talmente tranquilla che con suor Raffaella ci domandammo se fosse a conoscenza della sua gravità. “Non ho timore ci disse, però, se c’è qualcosa che non so, ditemelo pure”. Apprese la dura realtà come un lieto annuncio; congiunse le mani e disse “Allora, devo raccogliermi di più, perché ho poche ore”.
Dopo l’intervento: “Gesù mi fa capire che mi lascia ancora un po’ per ascoltare voi che lo chiedete, ma io ho già il Paradiso dentro di me: Sono già nel “Già e non ancora”. Dovrei morire di gioia!… Oh se si sapesse che cos’è Cristo! Chi è Dio! l’Assoluto, la Luce, quella vera, tutto il resto è cosi relativo!…. . Mi sento già nell’altra riva! Oh com’è bello! Ma se Gesù vuol prolungare questo spazio, sono contenta; per testimoniare la gioia di Cristo, anzi devo farlo per quando non ho potuto farlo, e lo desideravo tanto!’.
Un giorno entrò in camera un dottore; “E. .questa, che ride sempre!…”.
`Ma, dottore, sa che ne ho il motivo? Sono 50 anni che sono consacrata a Dio, e vado a celebrare le nozze con il mio sposo: non le pare che sia un giusto motivo per essere felice?”.
Venivano in tanti a farle visita; ma se era per testimoniare la gioia di Cristo, anche se sfinita, trovava la forza di sorridere e ascoltare, promettere aiuto, offerta. Anzi, era come una fonte di energia.
Una delle ultime notti le dissi: “Agata, ieri sera in poche ore, sfinita come eri, accogliendo tante persone, hai lavorato come fossero stati cinque anni di missione. Eppure, oggi presto verranno altri a cui non abbiamo potuto dire di no.
Tutto per Gesù vero? Rispose con un fil di voce: “Quando si è vicini alla morte, si desidererebbe tanto poter avere uno spazio di silenzio per stare soli con Dio; ma se Lui vuole questa povertà, gliela offro volentieri, con amore.”
E ancora: “Ti avrebbe fatto piacere, in questo momento essere in una stanza da sola?” “Sì, per non disturbare le malate vicine; ma se Gesù ha disposto che stessi qui, va bene così; va bene così: come piace a Lui”. Era tanto contenta di accogliere i Catechisti provenienti da tante nazioni del Collegio Internazionale di Propaganda Fide. Quante cose belle ha detto loro e quanti accordi per continuare il lavoro missionario dal cielo!
Volle fare gli Esercizi spirituali. E furono giorni intensi, raccolti, senza eccezioni di orario. “Sono gli ultimi: lasciatemi sola. E’ tempo prezioso: non posso sprecarlo!”.
Si riebbe un pochino; poté assistere alla consacrazione episcopale del fratello e andare qualche giorno in famiglia. Stando in paese, accolse molte persone che vennero a lei per consiglio e conforto, mentre edificava e meravigliava tutti con quel suo parlare della gioia del prossimo incontro faccia a faccia con Dio, in “Quel gran
GIORNO!’: “Cupio dissolvi… et mori lucrum” era diventato un pò come il suo ritornello.
L’ultimo giorno e notte fu una preghiera continuata di lode e di offerta a Dio. Nelle ultime ore le ricordai le sue intenzioni esprimendo forte ciò che mi aveva confidato. Annuì a tutto, sforzandosi ancora di sorridere. “Ora Agata, le dissi, alfine vai, parti. Gesù ha spalancato le porte della celeste Gerusalemme ed è qui con la Madonna, la tua “Astronave” che ha sganciato il razzo, come dicevi tu. Chiuse serenamente gli occhi e noi ci raccogliemmo a recitare il Magnificat. Ho sentito varie persone che sono state esaudite nelle loro richieste fatte per intercessione di lei, Io stessa me la sento vicina, viva.
Rileggendo alcuni suoi appunti rilevo come il Signore abbia intessuto una trama veramente meravigliosa nella vita di questa sorella!”
Parla Suor Agata:
“Non sono le cose esterne che possono riempire il meglio di noi… . Non siamo ruderi accantonati; siamo solo molto più ravvicinate alla croce spoglia, ma tra verde speranza di un sereno tramonto e, soprattutto, in un immenso cielo azzurro che ci permette di spaziare nell’infinito, fino a sfiorare l’Eterno, l’Assoluto. Benedetta la terza età purificatrice che, pur nel crogiolo (come l’oro, del resto!) vuole tuffarci nel-l’Amore Infinito”. (12.9.1982)
“E’ passato nel mio spirito come un’onda benefica o un canto ancora lontano, forse, ma rassicurante. Quando verrai a prendermi, Signore, comincerà la mia vita! solo allora! (12.9.1982).
“O SS.ma Trinità, Vergine Madre mia, mi dono tutta a Voi: datemi una vita di amore, anche la più tribolata e nascosta, ma anche la più efficace per santificarmi e salvare il maggior numero di anime!” (Pasqua 1949).
“Deve cominciare il periodo finale, conclusivo della mia povera sistenza, che sia tutto e solo amore: puro, voluto e sofferto al massimo. Che io scompaia in Te! Signore! Che tu solo viva in me e glorifichi con la mia umanità il Padre, all’infinito. Così il mio nulla sarà divino, e i miei giorni insignificanti siano pieni della lode perfetta e incessante alla Trinità, per l’umanità intera. Con te, Maria!”. -“O Maria, fa’ che possa essere apostola e missionaria per tutta l’eternità!”. -“Sono Paolina: come san Paolo voglio avere il cuore di Gesù e abbracciare tutte le anime e le necessità della Chiesa. Desidero la salvezza di tutti i peccatori che si servono dei mezzi moderni, per la conversione dei cattivi scrittori, giornalisti, registi, radiotelediffusori. Intendo offrire al Padre celeste il sangue di Gesù per tutti i membri presenti e futuri della Famiglia Paolina”. … E noi, sorella carissima, ci uniamo alla tua preghiera, asserendo con te: “Scio cui credidi et certus sum” (2 Tim 1,12).
Suor Mariacecilia Calabresi
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Tele. 6254957-6255098 Casa Generalizia
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