Settimana Santa: Lunedì Santo
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Siamo entrati nella Settimana Santa, la più santa dell’anno, nella quale celebriamo il mistero pasquale. La celebrazione di questo mistero ci chiama a meditare che cosa è il cristianesimo, a realizzare in modo più profondo la nostra adesione al cristianesimo stesso. Che cos’è il cristianesimo?
Qualche volta sembra che sia una ideologia, più spesso, una morale; ma il cristianesimo non è né una ideologia né una morale, è un rapporto reale.
Per noi, vivere la vita presente vuol dire entrare in rapporto col mondo di quaggiù mediante i sensi. Se noi siamo tagliati fuori dal mondo di quaggiù e il mondo non ha più rapporto con noi, si dice che siamo morti. In realtà non siamo morti; per noi c’è una continuità nella vita: si dice che siamo morti perché la morte porta a questa separazione, a questa rottura col mondo di quaggiù.
Vivere, dunque, è avere un certo rapporto col mondo presente e la nostra vita tanto più è ricca, tanto più è viva, quanto più questo rapporto è ricco, quanto più questo rapporto è intenso. Proprio per questo, umanamente parlando, un giovane ha una vita più intensa di un vecchio perché, evidentemente, il rapporto di un vecchio, il contatto che, attraverso gli organi sensori, può avere col mondo presente si fa più labile (…)
Il cristianesimo è vivere entrando in rapporto con un’altra realtà. La realtà con la quale entra in rapporto il cristiano non è un oggetto, ma è il soggetto assoluto: Dio, che è il Tu assoluto dell’anima. (…) Il cristianesimo è questo rapporto che l’uomo stabilisce con questo soggetto assoluto che è Dio. È un rapporto che si vive, più o meno intensamente, secondo che l’organo mediante il quale noi entriamo in questo rapporto è più o meno sano. Come per veder bene bisogna avere gli occhi sani, così è per quanto riguarda il nostro rapporto con Dio. Qual è l’organo? La fede. (…)
Quello che è la nostra fede lo comprendiamo: è la capacità, più o meno grande, che noi abbiamo di percepire la presenza di Dio. Al termine, nel cielo, noi non saremo che questo occhio spalancato alla visione di Dio, visione che è la vita del cielo. La fede è l’inizio di questa visione. Non si oppongono fede e visione: secondo S. Paolo la fede rimane eterna, perché la visione è la perfezione della fede. Questo significa che si può crescere sempre più in questa capacità di vedere Dio. Dio, d’altra parte, nella vita presente, ci ha dato già la suprema rivelazione di sé: non c’è un oggetto diverso. C’è stata una rivelazione progressiva da parte di Dio: la rivelazione cosmica = il divino; la rivelazione profetica = Dio che parla; la rivelazione cristiana = Dio che si fa presente nell’uomo Gesù. Quanto più cresce dunque la nostra fede, tanto più noi percepiamo la presenza di Dio in Cristo.
Ecco quello che vive la Chiesa in questi giorni della Settimana Santa. Non è la memoria di un avvenimento lontano, non è semplicemente una meditazione sulla passione di Gesù per imparare anche noi ad essere pazienti, per imparare anche noi ad amare, ma è la partecipazione a una vita di comunione con Lui. Il cristiano è colui che vive questo rapporto con questa presenza viva.
Don Divo Barsotti
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