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Mese di Maggio, 16 – 17° giorno – La cupidigia

15 Maggio 2017 | Filed under: Senza categoria
     

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cupidigia

LA CUPIDIGIA

Perché il B. Massimiliano M. Kolbe voleva fare amare l’Immacolata da tutti gli uomini della terra? “Per dare la vera felicità a tanti poveri fratelli, a tanti infelici che la cercano invano nelle gioie di questo mondo”. La sorgente infinita della vera felicità è Dio. Dio si è donato a noi in Gesù Cristo. Gesù si è donato a noi nell’Immacolata e attraverso l’Imma­colata. Dall’Immacolata, quindi, inizia il cammino della felicità che porta alla sorgente infinita: ali’ amore trinitario.

“Amate l’Immacolata, e vi farà felici”: era l’annuncio felice del B. Massimiliano M. Kolbe.Cercare la felicità “nelle gioie di questo mon­do” è illusorio, perché le gioie terrene non portano né provocano l’amore, ma la cupidigia, che è “l’av­velenamento dell’amore”, come insegna S. Tommaso d’Aquino. Per questo S. Antonio Abate distribuì tutti i suoi beni ai poveri, e se ne andò a trovare la felicità nel deserto. Già prima, S. Paolo aveva scolpito in una frase terribile la realtà della cupidigia dei beni terreni nell’uomo: “La cupidigia è la radice di tutti i mali” (1 Tm 6, 10). S. Bernardo rincalza: “Non conosco una malattìa spirituale più dura a sopportarsi, quanto la febbre dei beni terreni”.

Ciò che può scacciare questa febbre è soltanto un’altra febbre: la febbre dell’amore divino.Una volta ci fu una postulante che chiese di entrare fra le figlie di S. Giovanna Francesca di Chantal, e voleva portare con sé molte cose inutili. La Santa si consigliò con S. Francesco di Sales, che le disse così: “La lasci pure entrare con tutto quel che vuole…; quando l’amor di Dio sarà entrato in quell’anima, saprà scacciare tutto il re­sto…”. La misura del nostro distacco dalle cose terre­ne è la stessa misura dell’amore di Dio, perché co­me dice S. Agostino“più un’anima si distacca dai beni della terra, più aderisce a Dio”.

“Non amate il mondo” – In una lettera scritta a un compagno di scuola, S. Gabriele dell’Addolorata, dopo averlo messo in guardia contro i seducenti e fatali pericoli delle compagnie cattive, degli spettacoli, delle letture, dei divertimenti mondani, così conclude: “Dimmi, Filippo: potevo io prendermi più divertimenti e più spassi di quelli che mi son preso nel secolo? Ebbe­ne, che me ne resta, ora? Te lo confesso: null’altro che amarezza”. ecco che cosa riserva all’uomo l’esperienza dei beni e dei piaceri terreni: “null’altro che amarezza”.

Perciò l’apostolo S. Giovanni ci ammonisce con forza: “Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concu­piscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! ” (1 Gv 2,15-17).

Chi si attacca al mondo e alle sue concupi­scenze, chi vive di fatuità e di frivolezze, che cosa potrà aspettarsi da Dio? Una volta S. Tommaso Moro, Gran Cancellie­re d’Inghilterra, entrando nella camera di sua figlia, la trovò che si stava agghindando per una festa: per ingentilire il busto, due damigelle la tenevano salda­mente legata con funi! A vedere quel martirio sopportato per la va­nità del mondo, il papa, sospirando verso il ciclo, disse alla figliola: “Figlia mia, il Signore ti farebbe un gran torto se non ti mandasse all’inferno, giac­ché tu ti affanni tanto per dannarti!“.

“Nemico di Dio” – Quante volte, poi, per soddisfare la propria cupidigia non si ricorre a ingiustizie e soprusi, non si arriva a contese e lotte? Per un pezzo di terra, per un’eredità, per un guadagno che fa gola… si fanno lotte amare e magari violente!

  1. Giacomo grida ancora nella sua vibrante let­tera: “Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vo­stre passioni che combattono nelle vostre mem­bra ? Bramate e non riuscite a possedere, e uccide­te; invidiate e non riuscite a ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chie­dete e non ottenete perché chiedete male, per spen­dere per i vostri piaceri. Gente infedele! Non sape­te che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Gc 4,1-4).

Parole terribili! Per questo i Santi, con S. Paolo, considerano ogni bene terreno come una“perdita”, come “spazzatura”, per “guadagnare” e “trovarsi” soltanto in Gesù (Pii. 3, 8-9). Ricor­diamo S. Francesco d’Assisi, il quale, appena con-vertito, si rese conto e chiamò “follia” andare ap­presso alle cose vane di questo mondo. E nella sua estrema, totale, povertà, si trovò totalmente trasfi­gurato in Gesù Crocifisso!

Nella vita di S. Filippo Neri si legge questo sorprendente episodio. Un suo figlio spirituale, ridotto in fin di vita, lo fece chiamare e gli comunicò che per testamento lasciava a lui in eredità tutti i suoi beni. S. Filippo non solo non esultò a questa offer­ta del moribondo, ma si mostrò afflitto per la do­nazione e gli disse che avrebbe pregato molto per la sua guarigione, offrendo anche la propria vita. Gli impose le mani, e se ne andò.

L’infermo guarì, e il testamento andò in fu­mo! Una sola cupidigia avevano i Santi: “Bramo morire ed essere con Cristo” (S. Paolo); “Mio Dio e mio tutto! ” (S. Francesco d’Assisi); “l’idea fissa: l’Immacolata” (B. Massimiliano M. Kolbe).

Fioretti

Fare elemosina ai poveri di qualche mio bene non neces­sario – Meditare i due brani di S. Giovanni (1 Gv 2, 15-17) e S. Giacomo (Gc 4, 1-4) – Chiedere alla Madonna con il Rosario il distacco del cuo­re dal mondo.

Padre Stefano


     

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