La vita di Laura Degan raccontata da nonna Assunta – 4*
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IV Parte
Forte fino alla fine
Cara stellina, mai posso dimenticare le ultime notti che ho trascorso con te: non riuscivi a dormire e, nei rari momenti in cui il male ti dava un po’ di tregua, ti piaceva conversare. Facevi tante domande alla tua mamma: ti informavi sulla salute delle persone che sapevi ammalate, volevi sapere di Marco, se era stato buono e aveva mangiato le pappe, oppure se aveva fatto i capricci. Dicevi: “Mamma, raccontami qualcosa di bello!”.
Non mi hai mai fatto pesare gli errori che, a causa della stanchezza, a volte commettevo. Ricordo che, una notte, sfinita ti dissi: “Laura, ora basta chiacchierare, chiudi gli occhietti e dormi”. Ma come potevi chiudere gli occhi se non li avevi più? Tu mi hai risposto solamente: “Scusa, nonna, se è colpa mia che sei stanca!”.
Un’altra notte desideravi che ti bagnassi le manine perchè ti facevano male, ma io non riuscivo ad afferrare bene quello che mi chiedevi: solo la mamma capiva tutto di te da quando il male ti aveva colpito anche la bocca. In quel momento, quindi, ti dissi: “Laura, ti do carta e penna: scrivi quello che vuoi dirmi”. “Ora non ho voglia di scrivere” mi hai detto, coprendo il mio errore: tu non potevi scrivere poiché non vedevi più.
Colloqui col Cielo
La notte fra il 9 e il 10 settembre ti abbiamo sentita parlare con un filo di voce. Dicevi: “Sì, sì, va bene, ho capito, va bene”. Alla mamma che ti chiedeva con chi stessi parlando hai risposto che Gesù Bambino e la Madonnina si erano seduti vicino a te e ti accarezzavano la fronte, poiché avevi tanto male. Quando però abbiamo fatto domande sul contenuto della vostra conversazione, hai detto: “E’ un segreto, non posso dirlo!”. Hai solo aggiunto che Gesù Bambino aveva 5 o 6 anni e che la Madonnina era vestita di grigio.
Eri proprio una bambina molto speciale e fortunata, poiché avevi accanto in modo così particolare Gesù, la Mamma del Cielo e il tuo amico Angioletto.
Laura si abbandona al Disegno del Cielo
Cara stellina, un giorno, uno dei tuoi ultimi su questa terra, stavi tanto male e hai detto alla mamma: “Vai da Padre Daniele e chiedi a lui, che è un santo, quando guarirò.” Il Padre non ci diede la risposta che speravamo, disse solo di pregare. A te abbiamo detto che Padre Daniele non sapeva quando saresti guarita. Da allora non hai più chiesto profezie sulla tua salute.
Fame di Cielo
Cara Laurina, il giorno precedente il tuo volo verso il Paradiso hai chiesto di ricevere Gesù già dalle 4 del mattino. Supplicavi: “Voglio la Comunione, voglio la Comunione”. Noi abbiamo pensato che tu, non vedendo più, non sapevi distinguere il giorno dalla notte e non abbiamo chiamato subito il Parroco. Don Rino venne solo verso mezzogiorno e ci rimproverò, dicendo che avremmo dovuto chiamarlo subito.
Tu avevi ben validi motivi di chiedere Gesù, quel mattino: la sera la tue condizioni erano così gravi che non avresti potuto riceverlo.
Piccola Laura, Gesù veniva da te in piccoli frammenti, sempre più piccoli. Gli ultimi giorni ricevevi la Comunione su un cucchiaino, con un po’ d’acqua. Piccola martire, hai sofferto la fame del Cibo del Cielo e anche di quello della terra. Ricordo che una volta mi hai detto: “Nonna, mi tocca morire dalla fame!”.
L’ultimo giorno: Laura vola in Paradiso
Cara stellina, come posso dimenticare le ultime ore che hai trascorso tra noi?
Domenica, 11 settembre, le tue condizioni, fin dal mattino, apparvero più gravi degli altri giorni: respiravi a fatica. Era uno strazio non poter far nulla per alleviare le tue sofferenze.
La mamma telefonò al convento del Sacro Cuore di Saccolongo per chiedere il dono di una benedizione: te la portò Padre Diego che ti aveva fatto visita anche il giorno precedente e aveva detto: “Sono venuto a trovare Laura e per preparare la predica per domani”.
Arrivò anche il parroco, che ti portò Gesù per l’ultima volta. Ti amministrò anche il Sacramento dell’Unzione degli infermi e lasciò accanto a te una reliquia della Santa Croce che rimase nella tua cameretta fino al 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Croce. Grazie, cara stellina, per aver ottenuto a questa casa anche il grande dono di ospitare un pezzetto della Croce di Gesù! Come dice Don Rino, sei un grande dono di Dio!
Accanto al tuo lettuccio quella mattina c’era anche il professor Luigi Zanesco; ci disse che, in tanti anni di professione medica, non si era mai occupato di un caso doloroso come il tuo: il tuo volto era sfigurato come quello di Gesù in Croce, la tua fronte coronata di spine, la tua bocca spruzzava sangue. Tu, però, piccola martire, eri molto serena, sembravi illuminata da una luce soprannaturale. Certamente avevi una presenza divina accanto a te: alzavi spesso le manine verso il Cielo.
Il Professore ti chiese se volevi essere ricoverata, ma tu hai fatto capire che desideravi rimanere a casa: anche di questo ringrazio con tutto il cuore il Signore che ti ha fatto restare con noi fino al tuo ultimo respiro.
Alle 13.50 accanto a te c’era solo la tua mamma, che ti appoggiò alla gola un’immagine di Padre Pio dicendo: “Padre Pio, aiutala!”.
Il medico di famiglia, il dott. Loris Rossetto, stava telefonando ad una farmacia per procurarti l’ossigeno, quando la tua mamma ci chiamò. Non avevi più bisogno di nulla: tu, anima pura e bella, eri passata a nuova Vita.
La tua mamma ti teneva stretta, ti chiamava, ti cullava, ti accarezzava. Il parroco, più tardi, disse di voi in quel momento: “Sembravano la Pietà di Michelangelo”.
Insieme al forte dolore per il distacco regnava nei nostri cuori anche una grande pace. La tua mamma disse al parroco di suonare le campane a festa. Don Rino, dopo un attimo di perplessità, esaudì questo suo – e certamente anche tuo – desiderio
Saluti
Caro Angioletto, quando il paese sentì il suono festoso delle campane, capì subito che tu, piccola martire, avevi terminato di soffrire ed eri volata in Paradiso. Da quel momento sei diventata la nostra Protettrice. “La ricordiamo sempre e la ameremo per sempre!” scrive un tuo piccolo amico. Iniziarono subito le visite.
Venne, tra gli altri, Padre Giampietro Mattiello che ci disse: “La Lauretta la vedrete ancora, tutta vestita di bianco”. Prima di andarsene ti salutò con questa preghiera che la mamma ha voluto stampare sull’epigrafe e sulle foto ricordo: “Va’ in pace, anima bella, perchè colui che ti ha creata in Cielo ti accoglierà”.
Il nostro caro amico Lanfranco, infermo e sofferente, ci ha detto invece che, al momento della tua partenza, sei passata tu nella sua stanza a salutarlo.
“Laura ci manca molto” scrivono i tuoi compagni.
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