La nuova presenza del Risorto
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Quando Gesù si presenta agli Apostoli, nel cenacolo, questi, increduli e impauriti, pensano di vedere un fantasma (cf. Le 24,37). Il Signore è mutato. Non vive più come prima. La sua esistenza non è comprensibile. Eppure, è corporea, comprende tutta quanta la sua vita vissuta, il destino attraversato, la sua passione e la sua morte. Tutto è realtà. Sia pure mutata, ma sempre tangibile realtà.
Poiché la risurrezione non cancella i segni della crocifissione, Gesù mostra agli apostoli le mani e i piedi. E, per convincerli, chiede persine qualcosa da mangiare. Così i discepoli «gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro» (Le 24,42-43). San Gregorio Magno commenta che «il pesce arrostito al fuoco non significa altro che la passione di Gesù Mediatore tra Dio e gli uomini.
Egli, infatti, si degnò di nascondersi nelle acque del genere umano, accettò di essere stretto nel laccio della nostra morte e fu come posto al fuoco per i dolori subiti al tempo della passione» (Hom. in Erang. XXFV, 5: CCL 141. Tumhout 1999, 201).
Grazie a questi segni molto realistici, i discepoli superano il dubbio iniziale e si aprono al dono della fede; e questa fede permette loro di capire le cose scritte sul Cristo «nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi» (Le 24,44). Leggiamo, infatti, che Gesù «aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati… Di questo voi siete testimoni”» (Le 24,45-48).
Il Salvatore ci assicura della sua presenza reale tra noi, per mezzo della Parola e del-l’Eucaristia. Come, perciò, i discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane (cf. Le 24,35), così panche noi incontriamo il Signore y nella Celebrazione eucaristica. Spie-r ga, a tale proposito, san Tommaso d’A-quino che «è necessario riconoscere secondo la fede cattolica, che tutto il Cristo è presente in questo Sacramento… perché mai la divinità ha lasciato il corpo che ha assunto» (S. Th. Ili, q. 76, a. 1).
Padre Eduardo Scognamiglio
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