Il “buttafuori” di Dio – III parte
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Conversione
Io stavo cominciando a questionare seriamente il modo in cui stavo vivendo. Cominciai veramente a questionare tutta la mia vita. Una notte ritornai a casa. Niente di importante era successo. Era stato un giorno veramente monotono. Appena mi sedetti nel salone di casa mia fui cosciente di una voce che mi parlava dal profondo del cuore. La voce mi rimproverava delle azioni cattive che avevo commesso. Ricordo che mi alzai, come per distrarmi, ma la voce continuava a parlarmi. E’ difficile spiegare ma io capii che stava venendo da dentro, e io realizzai che era Dio non c’era nessun dubbio nella mia mente chi fosse Colui che stava parlando: era Dio. Mi inginocchiai e pregai Dio che mi desse un’altra chance. Io so che può sembrare stupido, ma pensavo che stessi morendo. Pregavo e piangevo domandando a Dio il perdono dei miei peccati.
Fu un’esperienza incredibile. Dopo mi sentii risollevato e consolato. Uscii dal mio appartamento e dissi una preghiera dal profondo del mio cuore. Io dissi a Dio: “Fino ad ora tutto quello che ho ricevuto di buono l’ho preso da te, adesso voglio dare io qualcosa a Te in cambio. Appena ebbi pronunciata quella preghiera per la prima volta nella mia vita sentii la presenza dello Spirito Santo e contemporaneamente un gran senso di pace segno del perdono che avevo ricevuto. Andai subito da mia madre. Lei mi disse che aveva pregato per me fin dal primo momento della mia nascita.
Dopo questo decisi di leggere la Sacra Bibbia. Cominciai a leggere il Nuovo Testamento. Mi sdraiai sul mio letto aprii a caso il Vangelo e la prima pagina che trovai fu quella della parabola del figliuol prodigo (Lc.15). Era la prima volta che la leggevo. Piansi per la prima volta da quando avevo 10 anni.
Mia mamma mi disse che dovevo vedere un sacerdote il quale mi suggerì di andare a un ritiro a Aylesford Priory. Non sapevo cosa fosse un ritiro, ma produsse degli effetti incredibili nella mia vita.. Pregai, riflettei, lessi la Bibbia e piansi. Non volevo raccontare quello che mi stava succedendo ai miei vecchi compagni nella vita del crimine. Alcuni di essi tentarono di riportarmi nel giro della droga. Non avevo lavoro ma ne ottenni uno in un impresa di costruzioni. Volevo fare qualcosa per la comunità. Cominciai a fare del volontariato. Feci di tutto. Guidavo un minibus per invalidi, per gli anziani e per il club dei ciechi. Visitavo anche gli anziani che vivevano da soli e parlavo con loro. Lavorai con bambini disabili e cominciai a lavorare in un centro di accoglienza.
John Prindemore
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