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CUFRAD: GLI “INTERVENTI DI SOLLIEVO” E DI “TREGUA”

24 Ottobre 2019 | Filed under: Dipendenze
     

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1.Un tempo di cambiamenti. Il fenomeno dell’alcolismo ha subito nel tempo importanti cambiamenti, che hanno incrementato la complessità e la variabilità delle casistiche. Ciò ha imposto un ripensamento e una ridefinizione degli interventi terapeutici, nell’intento di renderli più efficaci e più idonei ai bisogni dell’utenza con problemi e patologie alcol-correlate.
2.I percorsi “brevi”. Anche nell’ambito dei trattamenti residenziali di tipo comunitario si è avvertita l’esigenza di poter disporre di un’offerta terapeutica più ampia e flessibile, con livelli di intensità variabili, che consenta di modulare l’intervento e di calibrarlo il più possibile sull’utente, tenendo conto non solo delle sue criticità e delle sue risorse, ma anche delle sue attese, della sua disponibilità e della specifica situazione che sta vivendo.
All’interno di questo quadro si possono collocare i cosiddetti “percorsi brevi”, che nella loro specificità costituiscono in molti casi un intervento valido ed efficace, utile per restituire al Servizio Inviante un quadro il più possibile completo che descriva se e in quale misura il paziente sia in grado di recuperare la propria autonomia.
3.L’esperienza del CUFRAD. Il CUFRAD, nell’ambito dei vari servizi di cura offerti a persone con problemi e patologie alcol-correlate, da diversi anni propone e sperimenta anche percorsi terapeutici di breve durata con esiti che nel complesso risultano più che soddisfacenti. Nel tempo la richiesta, sia da parte dei servizi territoriali invianti sia da parte dei pazienti stessi, di poter usufruire di una proposta terapeutica “breve” è andata aumentando. Nel 2010 per esempio circa il 65% dei percorsi residenziali realizzati e portati a termine negli obiettivi concordati con il servizio inviante hanno avuto una durata compresa tra i tre e i sei mesi.
4.I destinatari dell’intervento. Nella nostra esperienza i progetti brevi risultano più facilmente accettabili da parte delle persone in difficoltà, essendo percepiti dall’utente come meno impegnativi, ma non per questo costituiscono un ripiego destinato a dare risultati inevitabilmente inferiori ai progetti più strutturati.
I percorsi brevi consentono in genere una maggior personalizzazione dell’intervento, che può essere focalizzato su obiettivi mirati e significativi per l’utente, con una grande attenzione alle capacità e alle risorse residue degli ospiti.
5.Gli obiettivi dell’intervento. La definizione precisa degli obiettivi, elemento fondamentale in un percorso breve, rassicura l’utente e favorisce in genere una maggiore adesione al progetto e un maggior coinvolgimento.
Tali progetti di breve durata sono senz’altro indicati quando il paziente alcoldipendente, per la sua particolare situazione psicologica ed esistenziale, non riesce a pensarsi all’interno di un percorso terapeutico più strutturato, con il conseguente rischio di rifiutare a priori la proposta terapeutica: in diversi casi ciò che la persona chiede (e spesso anche la sua famiglia) è fondamentalmente un periodo di “tregua”, di sollievo rispetto ad una situazione diventata insostenibile e distruttiva.
La necessità di prolungare il periodo di cura dopo la dimissione da una clinica, quando il ritorno a casa appare controproducente, è una richiesta frequente alla quale i percorsi comunitari brevi costituiscono una risposta adeguata in molti casi.
6.Obiettivi sanitari. Gli obiettivi che più spesso vengono perseguiti attraverso un percorso breve riguardano in genere sia la sfera sanitaria, che quella psicologica e sociale. Dal punto di vista sanitario è ormai sempre più frequente la necessità di poter garantire al paziente anche un adeguato monitoraggio sanitario e farmacologico, con la conseguente necessità di potersi avvalere di personale qualificato. In tal senso il CUFRAD, con il servizio di consulenza infermieristica e psichiatrica, attivo da diversi anni e offerto a tutti gli utenti, mira a poter garantire un livello di assistenza adeguato alle più comuni problematiche di cui soffrono gli alcolisti.
7.Obiettivi psicologici. Dal punto di vista psicologico si tratta in genere di approfondire aree specifiche di esperienza direttamente connesse al problema dell’alcoldipendenza, sulle quali è indispensabile intervenire per riuscire a prevenire e a controllare il craving. Allo stesso tempo è necessario sostenere il paziente nella scelta di obiettivi concreti e definiti, aiutandolo in un bilancio accurato delle proprie competenze.

8.Obiettivi sociali. Per quanto riguarda la sfera sociale, gli obiettivi più frequentemente richiesti riguardano la ridefinizione della condizione abitativa e la ricostruzione, se possibile, di una rete sociale e amicale forte che possa sostenere il paziente al suo rientro nella quotidianità.
9.Uscire da un circolo vizioso. Nell’iter terapeutico di un alcolista è frequente la sequenza: ricovero in clinica – progetto comunitario breve – sostegno territoriale. Se tali interventi non sono sufficientemente coordinati e integrati, difficilmente sono in grado di dare risultati durevoli e il paziente entra facilmente in un meccanismo di “porta girevole”. Risulta quindi particolarmente importante, per la buona riuscita del progetto di cura complessivo, una stretta collaborazione sia con le realtà che solitamente intervengono prima del percorso comunitario (medici di base, reparti ospedalieri, cliniche alcologiche), sia con quelle che subentrano dopo (ambulatori alcologici, gruppi di auto-mutuo aiuto, supporto famigliare…).
I progetti residenziali brevi, in conclusione, per poter costituire un intervento efficace capace di dare risultati nel tempo, devono a nostro avviso essere necessariamente inseriti in un progetto più ampio che coinvolga allo stesso tempo i servizi territoriali, il volontariato sociale, la rete famigliare e ogni altra realtà in grado di fungere da sostegno permanente.

Cufrad

 


     

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