Aumenta l’I.V.A. al 21%
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Il nostro illustre economista, il Dott. Francesco Galardo, ci ha inviato questo pregevole articolo che ci affrettiamo a pubblicare, rispettando le sue opionioni.
Dal 17-09-11 è entrato in vigore l’aumento dell’ aliquota iva dal 20% al 21%
Questa una riflessione sulla Manovra finanziaria. Con il voto alla Camera di ieri si è chiusa finalmente la commedia poco brillante (che forse sarebbe più adeguato definire “operetta”) sulla Manovra Finanziaria Bis ma, come nei migliori sequel televisivi, sui titoli di coda già scorreva il trailer della manovra TER.
Se fossimo stati in un teatro di provincia, non sarebbero mancati i fischi e il lancio di ortaggi per la pessima interpretazione degli attori e per l’ennesima dimostrazione di una classe politica improvvisata e incapace non solo di ascoltare i cittadini, ma anche, e cosa più grave, di assolvere con giudizio al compito che è stata chiamata a svolgere.
Non voglio commentare le notizie che circolano sul web relative ai privilegi della “casta” e nemmeno commentare le dichiarazioni dei rappresentanti di questo o quello schieramento, poiché servirebbe solo ad aggiungere scoramento e depressione a scoramento e depressione.
La realtà è che proprio nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia siamo stati per settimane lo zimbello del mondo, abbiamo triplicato lo spread nei confronti dei paesi europei che viaggiano spediti verso una crescita industriale ed economica notevole e rischiamo di diventare un paese dell’€uro/b.
L’errore strategico compiuto nel disegnare la politica economica degli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. Non credo che la colpa sia esclusivamente del Ministro dell’Economia, (anche se sue, a mio avviso, sono le responsabilità maggiori) poiché, se così fosse, non avremmo bisogno di vice ministri, sottosegretari, dirigenti, economisti e consulenti di Governo. Purtroppo però la parola “corresponsabilità” è assolutamente sconosciuta, ignorata, dimenticata ai giorni nostri. Chi ha munto fino a ieri le mammelle della grassa Amministrazione, appena la barca comincia a traballare, si dissocia, si dice estraneo, all’oscuro di traffici e trame. Nessuno risponde mai del proprio operato.
Noi non siamo la Germania. Non disponendo di grandi materie prime, siamo degli eccellenti trasformatori. Sul palazzo della Civiltà Italiana all’EUR campeggia la scritta: “Un popolo di poeti di artisti di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori di trasmigratori” : non una parola su qualcosa di tangibile (e la costruzione risale al 1938 non a questa o alla passata legislatura).
Se però la storia italiana è fondata sulla grande capacità intellettuale del nostro popolo, com’è che i cervelli migliori non ce li teniamo in casa? Com’è che i migliori tecnici o ricercatori se ne vanno all’estero? Com’è che i migliori sviluppatori di software sono in giro per il mondo? Com’è che non puntiamo la nostra economia anche sulle attività intellettuali? Le famose liberalizzazioni con le quali sentiamo da anni (direi decenni) autorevoli esponenti sciacquarsi la bocca, che fine hanno fatto? Uniche tracce nel testo della manovra: formazione obbligatoria, assicurazione e compensi , pubblicità. Tutte cose trite e ritrite. Scelte che non scontentano nessuno perché questo è il nodo centrale della questione: il consenso. La nostra politica, e non solo quella economica, si basa sul consenso, non sul raggiungimento del bene comune dei cittadini
La ricetta per uscire da questo stallo sono le grandi riforme strutturali. Non lo scopro di certo io. Tutte le parti politiche sanno che questa è l’unica strada per dare un futuro all’Italia; il problema sta nel fatto che le riforme strutturali sono impopolari, scontentano tutti quelli che godono di benefici, di privilegi, di riserve e questo popolo di scontenti è la base elettorale ed allora per non scontentare la base, che alla prossima tornata elettorale potrebbe cambiare il proprio voto, si preferisce guardare la punta delle scarpe piuttosto che l’orizzonte.
I politici sanno che una volta votate le grandi riforme, difficilmente vedranno riaprirsi le porte di Montecitorio o di Palazzo Madama, a meno di mantenere l’attuale Legge elettorale definita “porcellum” non certo da me, ma da chi l’ha ideata e appoggiata in parlamento.
Varare provvedimenti come quello di ieri, serve solo a tappare i buchi più evidenti, non certo a rimettere in piedi l’economia italiana. A questa manovra ne dovrà seguire un’altra e poi un’altra ancora perché fin che non si cambierà registro, volgendo lo sguardo verso il futuro, sarà come applicare un cerotto su una gamba di legno. Per ridare fiducia agli italiani e al mondo internazionale servono provvedimenti severi, coordinati e con obiettivi ben chiari e definiti che guardino non ai futuri 3 anni ma almeno ai prossimi 15 -20.
Se qualcuno proponesse un progetto serio di rifondazione complessiva, facendone comprendere i motivi, la strada e i benefici futuri , agendo in prima persona come esempio da seguire, sono certo che gli italiani capirebbero ed affronterebbero i sacrifici con uno spirito di partecipazione e di speranza, invece di subirli con rabbia e rassegnazione come accade oggi.
Intanto che sogniamo tale mondo, ci dobbiamo confrontare con questo provvedimento da 54 miliardi di euro che ci farà pagare un po’ di più e ci darà un po’ meno servizi di ieri.
Dott. Francesco Galardo
Pubblichiamo, di seguito l’articolo del Sole 24 ore
L’IVA sale al 21%. Ecco che cosa cambia
di Luca De Stefani.
Entrano in vigore domani le nuove regole Iva introdotte dalla manovra. E, per chi vorrà farlo, scatta la corsa contro il tempo per aggiornare alla nuova aliquota del 21% i listini prezzi dei commercianti al dettaglio e quelli delle imprese all’ingrosso, se indicati al lordo dell’imposta, ad esempio perché utilizzati dai clienti rivenditori che hanno rapporti con i privati.
Per evitare di ristampare costosi cataloghi, si possono applicare etichette adesive sulla copertina o apporre dei timbri nelle pagine dei prezzi lordi, indicando che dalla data di entrata in vigore dell’aumento dell’aliquota Iva si applica un aumento del prezzo pari allo 0,833334 per cento.
Se, per esempio, il prezzo al lordo dell’Iva è pari a 120 euro (100 euro x 20% di Iva = 120 euro), l’aumento sarà pari a un euro. Rispetto al prezzo lordo, l’aumento è pari allo 0,833334% (1/120). Quindi, per determinare il nuovo prezzo di vendita al lordo dell’Iva, partendo da quello precedente, si deve moltiplicare quest’ultimo per 1,00833334.
Nei prossimi giorni, per determinare l’aliquota Iva applicabile (20% o 21%) alle cessioni di beni mobili o immobili o alle prestazioni di servizi, si dovrà prestare particolare attenzione al momento fiscalmente rilevante dell’operazione. Solo se questo cadrà dopo l’entrata in vigore della modifica (cioè domani) si applicherà l’aliquota Iva del 21 per cento. Per applicare ancora l’Iva del 20%, però, è possibile anticipare la fatturazione alla data precedente all’entrata in vigore dell’aumento al 21 per cento. In questo caso, però, l’Iva deve essere versata nella successiva liquidazione mensile o trimestrale, indipendentemente dal pagamento del corrispettivo da parte del cliente.
Anche il pagamento anticipato a oggi del corrispettivo consente l’applicazione dell’aliquota al 20 per cento.
Le fatture differite relative alle consegne di beni effettuate nel mese di settembre 2011, emesse entro il 15 ottobre, indicheranno due aliquote Iva ordinarie differenti: il 20% per le consegne effettuate fino al 16 settembre (compreso), e il 21% per quelle successive. Nulla vieta, però, di emettere nei confronti dello stesso cliente due differenti fatture differite. L’articolo 21, comma 4 Dpr 633/1972, infatti, prima concede la possibilità di emettere una fattura differita per ogni cessione di beni documentata da documento di trasporto o da altro documento simile, poi prevede la possibilità di emettere anche «una sola fattura per le cessioni effettuate nel corso di un mese solare fra le stesse parti».
La conferma arriva dalla circolare 31 ottobre 1974, n. 42, secondo la quale «per le cessioni effettuate nel
corso di un mese solare fra le stesse parti si può emettere una unica fattura che riepiloghi le operazioni effettuate nel mese ovvero più fatture che riassumano operazioni effettuate in periodi più brevi del mese stesso». Quindi, le cessioni effettuate nei confronti di un medesimo soggetto nel mese possono anche essere riepilogate in più fatture, fermo restando l’obbligo di indicare in fattura gli estremi dei documenti di trasporto emessi.
16 settembre 2011
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