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Il Mese di Maggio, 23 – 24° giorno – La Penitenza

22 Maggio 2017 | Filed under: Senza categoria
     

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LA PENITENZA

Che cos’è la penitenza? E’ la virtù che fa riparare l’offesa fatta a Dio con il peccato. Si possono riparare le offese proprie e le offese degli altri. C’è, infatti, chi fa penitenza per i peccati propri e anche per i peccati degli altri. Gesù è stato il divino Penitente per i nostri peccati. La Madonna è stata la celeste Penitente per le nostre colpe. Vittime sublimi, si sono immolati interamente e soltanto per la nostra salvezza.

Con la loro immolazione essi ci hanno redenti, aprendoci le porte del Paradiso e offrendoci i mezzi di grazia per salvarci. Adesso tocca a noi servirci di questi mezzi. Uno di questi mezzi è certamente la penitenza: “Se non farete penitenza, perirete tutti” (Le 13,15).

Perché la penitenza? Perché siamo peccatori e continuiamo a pec­care. E’ necessaria, perciò, la riparazione, l’espiazio­ne. E’ giustiziaci ripara il male fatto. “Ogni peccato, piccolo o grande, —scrive S. Agostino — non può restare impunito: o è punito dall’uomo che ne fa penitenza, o all’ultimo giudizio dal Signore”.

Possiamo qui ricordare alcuni grandi peccatori convertiti e diventati Santi: S. Maria Maddalena, S. Agostino, S. Margherita da Cortona, S. Ignazio di Loyola, S. Camillo de Lellis… Essi ci dimostrano che con la penitenza si ripara e si recupera tutto, fino alla santità più alta; e danno ragione a S. Ci-priano che esclama: “O penitenza…, tutto quello che era legato, l’hai sciolto; quello che era chiuso l’hai aperto”. La penitenza scioglie dalle catene dei debiti contratti per i peccati, e apre i forzieri delle grazie più elette.

Penitenza e amore – Quando S. Domenico Savio era gravemente ammalato, venne un giorno sottoposto a un salasso. Prima di iniziare, il medico gli disse: “Voltati dall’ altra parte, Domenico, cosi non vedrai scorrere il tuo sangue”. “Oh no! — rispose il santo — Hanno forato le mani e i piedi di Gesù con grossi chiodi sulla croce: ed Egli non ha detto nulla…”.

E Domenico soffrì senza un lamento i dieci piccoli tagli che gli vennero fatti. Ecco la legge dell’amore: quando si ama vera­mente una persona, si vuoi condividere tutte le sof­ferenze della persona amata. Non se ne può fare a meno. Chi ama Gesù, e conosce la sua vita di umiltà e sacrificio, culminata nella crudele Crocifissione e Morte, non può fare a meno di desiderare la parte­cipazione a tutto quel dolore voluto dall’amore.

L’intensità di questa partecipazione a volte si è fatta anche manifesta in modo prodigioso e san­guinoso: pensiamo a S. Francesco d’Assisi, S. Vero­nica Giuliani, S. Gemma Galgani, P. Pio da Pietrelcina. Ma in tutti i Santi la penitenza più crocifig­gente è stata un’esigenza dell’amore. Essi arrivava­no al punto di non bramare altro che patire. Ri­cordiamo alcuni esempi mirabili.

  1. Francesco Saverio, sebbene oppresso da pe­nosissimi dolori, pregava con trasporto, dicendo:“Ancora, Signore, ancora di più! “. E all’isola su cui aveva patito le più gravi tribolazioni volle met­tere il nome di Isola delle consolazioni.S. Teresa di Gesù è celebre anche per quel suo grido: “O patire o morire! “. E S. Giovanni della Croce, a Gesù che gli chiedeva che cosa volesse, rispose:“Patire ed essere disprezzato per te”.
  2. Gabriele dell’Addolorata diceva che il suo Paradiso erano i dolori della Madonna. Il B. Massimiliano M. Kolbe chiamava “caramelle” le croci e le tribolazioni. P. Pio da Pietrelcina diceva che i suoi tremendi dolori erano “i gioielli dello Sposo”. Così ragiona chi ama.

Fare il proprio dovere – La prima e più importante penitenza del cristiano è quella di compiere fedelmente e perfetta­mente i propri doveri quotidiani. Fare altre peni­tenze, omettendo questa, significa badare al secon­dario trascurando il principale. Il primo posto, ri­cordiamo bene, tocca sempre al compimento esatto dei propri doveri. Se c’è questo, la sostanza della nostra vita di penitenza è assicurata.

  1. Giuseppe Cafasso menava una vita di peni­tenza nascosta agli occhi dei più. Dalle deposizioni al Processo di Beatificazione sappiamo che si accor­se di qualcosa la buona donna che gli lavava la biancheria macchiata di sangue.

“Come mai le camicie sono sempre macchiate di sangue? — disse un giorno — ha forse qualche piaga? “. Il Santo avrebbe voluto tacere; ma poi rispose schiettamente: “Via, voi siete come mia madre. Vi dirò tutto, a patto, però, che non lo diciate a nessu­no. Dovete sapere che noi preti portiamo una cin­tura con punte, detta “cilizio”. Ecco perché trova­te delle macchie”. “Ma deve far male, povero figlio mio! ” esclamò la donna. “Sicuro che fa un po’ male; ma bisogna scon­tare i peccati, no? “.

“Che dice? — interruppe l’altra, sgomenta — Se lei ha bisogno di far penitenza, che dobbiamo far noi? “. “Voi lavorate sodo — rispose il Santo — e la­vorare tutto il giorno è una bella penitenza… “.

Penitenza per i peccatori – 

II lamento accorato della Madonna di Fatima dovrebbe starci veramente a cuore: “Molte anime vanno all’inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro”.

Giacinta, il fiorellino della Madonna di Fatima, fu la pastorella a cui maggiormente stettero a cuore quelle parole della Bella Signora. Ella volle essere la vittima innocente; e il soffrire per i pecca­tori fu la sua passione dolorosa fino alla morte. Colpita dalla spagnola e dalla pleurite purulen­ta, con infezione progressiva; trasportata in ospeda­le, lontana da casa; sottoposta a intervento chirur­gico per l’asportazione di due costole senza essere addormentata…

Povera bimba! Eppure, fu eroica­mente coraggiosa nel non perdere ogni occasione di sacrificio per i peccatori: cibi ripugnanti, sete, soli­tudine, immobilità nel letto, dolori brucianti… Il suo celeste conforto era l’assistenza materna della Madonna; e morì consumata da febbre e dolori, sola sola sul Cuore dell’Immacolata venuta dal Cielo a prendere l’innocente vittima per i peccatori. Quale esempio di penitenza eroica!

Fioretti

Meditare la Passione e morte di Gesù (Mt 26 e 27) – Offrire tutti i sacrifici e disagi alla Madonna Addolorata – Recitare i misteri dolorosi del Rosario.

Padre Stefano


     

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