Vorrei essere il servo di tutti
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I Sacerdoti sono la mia grande passione: li amo, li venero e benché anch’io sia Sacerdote, vorrei essere il servo di tutti. Fin da fanciullo, quando l’anima mia si schiudeva alla vita tra grandi tribolazioni, il Sacerdote era il mio raggio di sole nella giornata che sembrava carica di nubi di tempesta.
Non conoscevo il mondo, non avevo nulla che allietasse la mia fanciullezza, ma il solo incontrare un Sacerdote mi abbagliava, per così dire; mi toglievo il berretto e lo salutavo, pur non conoscendolo, come si saluta un’immagine sacra; sentivo la maestà di quel carattere eccelso, pur non comprendendolo, e la mia felicità era baciare la sua mano consacrata.
Un Sacerdote! Un altro Gesù Cristo, un’area colma di benedizioni, una fonte che scaturisce per il popolo di Dio, un granaio pieno di cibo di vita per le anime, un padre, un amico, un benefattore, un sostegno nel terreno pellegrinaggio! Che cosa immensamente grande! Oh, se il mondo capisse che cosa è per esso un Sacerdote!
Anch’io sono Sacerdote e non cesso di ringraziare Dio di questo dono ineffabile; mi riguardo però come ultimo di tutti e come servo di tutti, e solo in questa qualità presento ai Sacerdoti quest’opera. È un servigio spirituale che cerco di rendere loro, raccogliendo con semplicità i piccoli fiori sbocciati nelle attività e nelle pene della mia povera vita sacerdotale.
Non pretendo d’insegnare ma di servire, non presumo di ricordare agli altri le loro grandezze o i loro doveri, ma li ricordo a me, e dono ad essi i piccoli frutti del mio povero amore. Anche un contadino ascende alla corte quando porta le gerle dei frutti del campo a lui affidato; egli allora tratta coi principi, e la sua offerta è amore.
Così mi presento a voi Sacerdoti, padri e maestri miei, così ascendo verso la regale vostra dignità, e scrivo con questo spirito di ossequio e di venerazione.
don Dolindo Ruotolo
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