Viviamo nello Spirito – III
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Movimento centrifugo
Il secondo elemento che costituisce questa comunità nuova, la Chiesa , è un movimento, contrario al primo, centrifugo: dal cenacolo, dove stanno insieme, li porta fuori, verso le strade, ed è il primo movimento che abbiamo notato appena ricevuta la Pentecoste : gli Apostoli escono in strada a proclamare con forza inaudita che Gesù crocifisso è risorto.
È dunque una comunità che è presa dal mondo ma costituita per il mondo, è una comunità sacerdotale, perché questo è stato detto nel Nuovo Testamento dal sacerdote: l’epistola agli Ebrei dice che “Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio…” (Eb 5,1).
Così questa comunità cristiana nell’insieme è il nuovo popolo sacerdotale, il popolo dell’Alleanza che è tirato fuori dal mondo, è diviso, separato dal mondo, non per essere isolato, a sé stante come un’élite, ma per essere mandato allo sbaraglio per il mondo; infatti gli Apostoli non vanno per il mondo a sentire lusinghe: vanno per essere fustigati, giudicati subito dal Sinedrio. Ma in mezzo a queste difficoltà portano la fiamma, perché è una fiamma che si è accesa a Pentecoste: Gesù Cristo è il Signore; e con questa fiaccola hanno incendiato il mondo.
Non tutti devono fare contemporaneamente queste due cose; la Chiesa , nel suo insieme è formata da tanti carismi, ci sono gli Apostoli che vanno in piazza a gridare e ci sono i diaconi che dividono il pane per le vedove, cioè curano i bisogni concreti degli uomini. Non tutti dunque fanno le stesse cose, ma tutti insieme partecipano di tutto perché anche quelli che restano a casa partecipano di questa missione della Chiesa.
Maria è il prototipo di coloro che non scendono mai in piazza, che non fanno udire in piazza la loro voce, perché rimane nel cenacolo, rimane in preghiera, e senza la preghiera di Maria e delle donne nel cenacolo, noi non sappiamo se la voce di Pietro avrebbe avuto quel timbro irresistibile che fece crollare il cuore di tremila persone. Così è l’esperienza della Chiesa: ci dimostra che la forza dell’annuncio cristiano nasce dalla profondità della preghiera, della contemplazione.
Ecco il profilo di questa Chiesa meravigliosa uscita dalla Pentecoste. Quando Papa Giovanni XXIII ha profetizzato una nuova Pentecoste per la Chiesa , il Concilio ha fatta sua questa parola: ha osato lanciare questa parola arditissima di una nuova Pentecoste per la Chiesa. La Pentecoste ha questo frutto: creare la Comunità , queste Comunità. Se dunque nella Chiesa ci deve essere una nuova Pentecoste, nella Chiesa devono nascere Comunità come quella che leggiamo descritta negli Atti degli Apostoli. Questa è una logica ferrea.
La nuova Pentecoste si disperderà in pochi anni come una fiammata se da essa non nascono in seno alla Chiesa queste comunità cristiane così fatte: assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli, nell’unione fraterna, nella frazione del pane, nella preghiera, nella gioia, nella condivisione fraterna. Questo è un annuncio per noi! Non è una rievocazione nostalgica di quella Chiesa meravigliosa di pochi anni di Gerusalemme; quella Chiesa di Gerusalemme resta il prototipo, lo stimolo, il modello per tutti i secoli: così devono essere le comunità cristiane.
Difatti non è mai venuto meno, in tutti i secoli della Chiesa, il desiderio di tenere vive queste comunità come quella di Gerusalemme. Tutti gli ordini religiosi che sono nati nella Chiesa, all’inizio sono sempre esplicitamente nati con il proposito di ridare vita a questa Comunità di Gerusalemme in cui nella semplicità e nella povertà gli uomini sono pieni di gioia e annunciano il Regno di Dio.
Tutte le comunità, prima quelle monacali, poi quelle mendicanti, poi gli ordini religiosi dei tempi moderni, si sono proposti di realizzare questo e lo hanno realizzato. In alcuni aspetti, per grazia dello Spirito, sono andati anche al di là, hanno fatto anche meglio: S. Francesco, ad esempio, ha realizzato una povertà, nella sua comunità, che forse era maggiore di quella descritta negli Atti; altri hanno realizzato una comunità di servizio per opere sociali caritatevoli non meno forti di quelle di Gerusalemme.
Padre Raniero Cantalamessa
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