Vita Pastorale – La pietà popolare verso i defunti
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II culto verso i defunti non solo è patrimonio comune di tutte le religioni, ma appartiene alla cultura dell’intera umanità. Si tratta di un sentimento che caratterizza l’essere umano e lo orienta verso una vita oltre la morte. Un sentimento religioso che necessita di essere guidato dalla luce di quella fede che si riflette nella liturgia correttamente celebrata. La preghiera per i defunti dovrebbe costituire come una lunga eco del Rito delle esequie. Non senza una ragione pedagogica il Rito delle esequie si conclude con la possibilità di accendere un cero sulla tomba o presso di essa al termine della sepoltura o tumulazione (cf RE 98).
Il cimitero, infatti, è il luogo dove più visibilmente si esprime la pietà popolare verso i defunti. «Fin dai primi secoli le tombe degli apostoli e dei martiri sono state contrassegnate con i nomi e i simboli della memoria o della risurrezione. I cimiteri divennero luoghi di culto e di pellegrinaggio, espressione positiva della memoria e del riconoscimento della dignità personale dei defunti, luoghi di annuncio della speranza cristiana nella risurrezione» (RE 166).
Nonostante la serietà della morte (come ricorda una nota poesia di A. De Curtis ‘A livella),il cimitero rischia sovente di trasformarsi in luogo per soddisfare l’umana vanità. È forse troppo ardito pensare che lo sfarzo esteriore della tomba è sovente inversamente proporzionale alla fede che sta a monte?
Nel corso dell’anno liturgico è certamente la commemorazione di tutti i defunti il 2 novembre che richiama folle numerose nei cimiteri (per ragioni di calendario civile è nel giorno festivo precedente che in realtà ha luogo questa visita per la maggioranza delle persone). Pur riconoscendo le buone intenzioni di tutti e lo sforzo di tanti parroci che in questa circostanza celebrano la messa al cimitero, non sembra essere questa una situazione che favorisca una dignitosa celebrazione dell’eucaristia.
Per questo sono sempre più numerosi i pastori che optano saggiamente per una più consona celebrazione della parola, come del resto propone in prima istanza lo stessoBenedizìonale (cf nn. 1562-1589). Se il cimitero, nonostante la sua laicizzazione, è il luogo dove, almeno nel contesto culturale italiano, si manifesta ancora chiaramente la continuità della comunità ecclesiale anche dopo la morte, la preghiera per i defunti si esprime in molteplici forme e in diversi momenti, a cominciare dalla famiglia, chiesa domestica.
La seconda edizione italiana del Rito delle esequie, infatti, da ampio spazio alla preghiera nella casa del defunto, guidata anche da laici (cf RE 26-46). Si tratta di un elemento rituale paradigmatico che orienta alla preghiera domestica per i defunti.
Il sussidio della Gei, La famiglia in preghiera (1994), offre alcuni semplici testi per la preghiera in suffragio dei defunti (cf nn. 122-125). Purtroppo non sono molte le famiglie (anche praticanti) che facciano almeno qualche volta insieme la preghiera della sera. Eppure questo momento di preghiera familiare sarebbe di grande impatto non solo per la formazione cristiana, ma anche per un doveroso e corretto ricordo dei defunti. Una prassi che aiuterebbe anche i più piccoli a maturare un pensiero della morte meno macabro e illuminato dalla speranza cristiana.
Vale la pena ricordare che nessuna preghiera può essere bene accetta al Signore senza quella carità che si manifesta anche «attraverso elemosine e altre opere di misericordia» (cfDirettorio su pietà popolare e liturgia, 260). Il suffragio attraverso le opere di misericordia ci richiama ciò che veramente resta quando avremo lasciato il nostro abito carnale: l’amore che avremo seminato nel cuore degli altri. «Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39). D
Silvano Birboni
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