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Vita Pastorale – La pietà popolare verso i defunti

15 Gennaio 2014 | Filed under: Catechesi Liturgica and tagged with: defunti
     

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spolture

II culto verso i defunti non solo è patrimonio comu­ne di tutte le religioni, ma appartiene alla cultura dell’intera umanità. Si tratta di un sentimento che caratterizza l’essere umano e lo orienta verso una vita oltre la morte. Un sentimento religioso che necessita di essere guidato dalla luce di quella fede che si riflette nella liturgia correttamente celebrata. La preghiera per i defunti dovrebbe costituire come una lunga eco del Rito delle esequie. Non senza una ragione pedagogi­ca il Rito delle esequie si conclude con la possibilità di accendere un cero sulla tomba o presso di essa al termi­ne della sepoltura o tumulazione (cf RE 98).

Il cimitero, infatti, è il luogo dove più visibilmente si esprime la pietà popolare verso i defunti. «Fin dai pri­mi secoli le tombe degli apostoli e dei martiri sono sta­te contrassegnate con i nomi e i simboli della memoria o della risurrezione. I cimiteri divennero luoghi di cul­to e di pellegrinaggio, espressione positiva della memo­ria e del riconoscimento della dignità personale dei de­funti, luoghi di annuncio della speranza cristiana nella risurrezione» (RE 166).

Nonostante la serietà della morte (come ricorda una nota poesia di A. De Curtis ‘A livella),il cimitero ri­schia sovente di trasformarsi in luogo per soddisfare l’umana vanità. È forse troppo ardito pensare che lo sfarzo esteriore della tomba è sovente inversamente proporzionale alla fede che sta a monte?

Nel corso dell’anno liturgico è certamente la com­memorazione di tutti i defunti il 2 novembre che richia­ma folle numerose nei cimiteri (per ragioni di calenda­rio civile è nel giorno festivo precedente che in realtà ha luogo questa visita per la maggioranza delle persone). Pur riconoscendo le buone intenzioni di tutti e lo sfor­zo di tanti parroci che in questa circostanza celebrano la messa al cimitero, non sembra essere questa una si­tuazione che favorisca una dignitosa celebrazione dell’eucaristia.

Per questo sono sempre più numerosi i pastori che optano saggiamente per una più consona ce­lebrazione della parola, come del resto propone in pri­ma istanza lo stessoBenedizìonale (cf nn. 1562-1589). Se il cimitero, nonostante la sua laicizzazione, è il luo­go dove, almeno nel contesto culturale italiano, si mani­festa ancora chiaramente la continuità della comunità ecclesiale anche dopo la morte, la preghiera per i defun­ti si esprime in molteplici forme e in diversi momenti, a cominciare dalla famiglia, chiesa domestica.

La seconda edizione italiana del Rito delle ese­quie, infatti, da ampio spazio alla preghiera nella casa del defunto, guidata anche da laici (cf RE 26-46). Si tratta di un elemento rituale paradigmatico che orien­ta alla preghiera domestica per i defunti.

Il sussidio della Gei, La famiglia in preghiera (1994), offre alcuni semplici testi per la preghiera in suffragio dei defunti (cf nn. 122-125). Purtroppo non sono molte le famiglie (anche praticanti) che facciano almeno qualche volta insieme la preghiera della sera. Eppure questo momento di preghiera familiare sareb­be di grande impatto non solo per la formazione cri­stiana, ma anche per un doveroso e corretto ricordo dei defunti. Una prassi che aiuterebbe anche i più pic­coli a maturare un pensiero della morte meno maca­bro e illuminato dalla speranza cristiana.

Vale la pena ricordare che nessuna preghiera può es­sere bene accetta al Signore senza quella carità che si manifesta anche «attraverso elemosine e altre opere di misericordia» (cfDirettorio su pietà popolare e litur­gia, 260). Il suffragio attraverso le opere di misericor­dia ci richiama ciò che veramente resta quando avre­mo lasciato il nostro abito carnale: l’amore che avre­mo seminato nel cuore degli altri. «Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39). D

Silvano Birboni


     

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sia profondamente contemplativa,
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come il suo e possa aiutarci
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