Vietate le preghiere a Natale in una scuola palermitana
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Vietati il segno della croce prima delle lezioni e le preghiere a Natale e a Pasqua, perché non garantiscono l’uguaglianza dei bambini a scuola. E i genitori si ribellano: «Vogliamo che i nostri figli mantengano la loro identità religiosa e culturale». L’ultimo scontro in materia di simboli e pratiche religiose nelle scuole statali scoppia non nel centro affollato e multietnico di una grande città, ma nel silenzio di una borgata palermitana, priva di tutto fuorché della scuola e della parrocchia.
Sono le famiglie dei bambini che frequentano le classi di materna ed elementare del plesso Andrea Sole di Borgo Molara, ultima propaggine del Comune di Palermo ai piedi di Monreale, a chiedere con forza che la nuova dirigente scolastica torni sui suoi passi. Per rendere più vigorosa la loro protesta, i genitori si sono riuniti in una saletta parrocchiale e hanno firmato un documento che verrà inviato alla dirigente dell’istituto Capitano Basile, di cui fa parte il plesso Sole, Melchiorra Greco, ma anche al responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale e alle Curie di Monreale e Palermo.
Tutto comincia all’inizio del nuovo anno scolastico, «quando abbiamo notato che all’ingresso della scuola mancava il quadro della Madonna – racconta una mamma, Annalisa Vella -. Ogni anno, nel mese di maggio, sotto veniva posto un tavolino addobbato coi fiori portati dai bambini, che recitavano una preghiera. Le maestre ci hanno comunicato che una mamma di religione musulmana ha manifestato il suo dissenso, perché la sua bambina avrebbe subito una discriminazione religiosa. Così la nuova preside ha eliminato tutto: non si possono più recitare le preghiere, sono stati proibiti gli argomenti didattici con riferimenti alla religione cattolica, non si festeggeranno più Natale e Pasqua».
«Ma così va abolito il 90 per cento dei programmi – sottolinea Francesco Fioretto, uno dei papà -. Ci è stato detto che gli argomenti religiosi potranno essere affrontati solo nell’ora di religione. Noi non abbiamo nulla contro la mamma musulmana, ma la presa di posizione della preside intacca la nostra identità». I genitori lo mettono in chiaro nella loro lettera rivolta alla preside: «Poiché non riteniamo opportuno che i nostri figli vengano privati della possibilità di mantenere la loro identità religiosa e culturale, senza nulla imporre a fedeli di altro credo religioso, la invitiamo a ripristinare entro cinque giorni lo status quo ante».
Il parroco di Borgo Molara, don Pino Terranova, è al loro fianco: «Questa rivolta è partita dalla base, segno che c’è un’identità forte in questa borgata». Ma la dirigente Melchiorra Greco, pronta al confronto, ritiene di essere nel giusto. È a capo di una direzione didattica di circa mille alunni divisi in cinque plessi. E ovunque ha dato le stesse regole. «La mamma della bambina musulmana – spiega – ha soltanto rivendicato il diritto a non avere impartiti insegnamenti cattolici. L’alunna, se non sono possibili attività alternative, nelle ore di religione va in un’altra classe.
Noi siamo un Paese di cultura cattolica, ma io sono garante di un’istituzione che deve vedere tutti egualmente rappresentati e garantiti. Avevo persino pensato di realizzare un angolo interreligioso. Quindi, i simboli religiosi non sono banditi, ma manifestazioni di catechesi non vanno fatte. Tutto deve essere concentrato nelle ore di religione. Comunque, sono contenta che ci sia questa volontà di partecipazione». Nessun problema per il crocifisso in classe, «ci sono sentenze europee su questo tema che lo consentono»; apertura anche sull’installazione dell’albero di Natale, «la scuola è una comunità e, se le decisioni sono condivise, non ho nulla in contrario». Ma la Madonna nell’atrio dell’Andrea Sole non ritornerà: «Del quadro non so nulla – conclude la dirigente al suo primo anno in questa scuola -. Non sapevo neanche che ci fosse». Sarà vero?
Alessandra Turrisi
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