I Testimoni di Geova – lezione XV
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“I TESTIMONI DI GEOVA”
– V. II – PARTE PRIMA –
L’INSEGNAMENTO
DELL’ANTICO TESTAMENTO
La creazione dell’uomo
Analizziamo, prima di tutto, il racconto biblico della creazione dell’uomo. Questo aiuterà a capire meglio la dottrina biblica della sopravvivenza dell’uomo dopo la morte o, che è lo stesso, l’immortalità dell’anima.
“Allora Jahve Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle narici un alito di vita (neshamah); così l’uomo divenne un essere vivente (nefesh hayyâh)” (Genesi 2,7, Garofalo).
Spiegazione:
a) Tutti gli studiosi della Bibbia sono unanimi nel dire che l’autore sacro descrive qui due distinte operazioni divine: la prima riguarda la formazione del corpo senza vita; la seconda, l’origine della vita umana mediante l’aggiunta di un soffio divino (neshamah), causato direttamente da Dio.
La polvere del suolo plasmata da Dio è una figura inerte, cioè un corpo senza vita. Allora Jahve aggiunse al corpo senza vita il soffio divino. In virtù di questo nuovo elemento la figura inerte divenne nefesh hayyâh. “Qui si vuol dire che Javhe pose in quel corpo (soffiò) ciò che lo fece diventar vivo” (Salvatore Garofalo, La Sacra Bibbia, vol. I, commento a Genesi 2,7).
Il nefesh hayyâh equivale a figura umana plasmata più soffio divino. Schematicamente, il pensiero dell’autore sacro può essere espresso con la formula seguente:
polvere plasmata + soffio divino = nefesh hayyâh
Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:
“Noi sappiamo che quanto fa vivo l’uomo è l’anima, sostanza spirituale. Che l’Autore voglia qui insegnare la presenza nell’uomo, di due elementi risulta dal confronto col verso 19, dove gli animali dono modellati dal suolo, ma non si parla a loro riguardo di un alito soffiato direttamente da Dio”.
b) L’espressione ebraica nefesh hayyâh, ossia il composto umano (polvere plasmata più soffio divino) può essere tradotta in vari modi. L’antica versione latina detta Volgata traduce anima vivens; così pure alcune versioni in lingue moderate hanno “anima vivente”.
Ma qui “anima” vuol dire “persona”, ossia l’uomo tutto intero, l’essere vivente umano.(Così traducono quasi tutte le Bibbie moderne. Ne citiamo alcune: La sacra Bibbia di Salvatore Garofalo, La Bibbia Concordata, La TOB, La Bibbia di Gerusalemme, La Bibbia della CEI, La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, EP., La Sacra Bibbia in lingua moderna, La Revised Standard Version, La Sacra Bibbia a cura di Louis Pirot (francese) ecc.). Non vuol dire anima quale soffio divino o sostanza spirituale, com’è intesa abitualmente nel linguaggio corrente. Questi due significati di anima come parte spirituale e immortale dell’uomo e come persona sono distinti nel Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli.
I traduttori moderni, per maggior chiarezza e per evitare equivoci, preferiscono rendere il nefesh hayyâh con essere vivente, persona e simili. Se qualche traduttore usa ancora il termine anima per Genesi 2,7b, si premura di precisare che tale parola, in tal caso, va intesa nel senso di composto umano o persona, non come soffio divino o anima spirituale (La Sacra Bibbia a cura dell’Istituto Biblico, Roma, nota a Genesi 2,7 e a Ezechiele 18,4). Fanno eccezione i tdG che preferiscono giocare sempre sull’equivoco per turlupinare la gente.
Un imbroglio geovista
L’errore: ” Per creare l’uomo, prese Dio un’anima néfesh o psyché che svolazzava nei cieli invisibili come una farfalla e la imprigionò in un corpo umano (…). No: ma leggiamo ciò che nella sua propria Parola scritta il Creatore dice di essa: “E Geova Dio formava l’uomo dalla polvere della terra e gli soffiava nelle narici l’alito (neshamáh, ebraico) della vita, e l’uomo divenne un’anima (néfesc) vivente”. Così venne all’esistenza la prima ani,a umana” (tratto da “Cose nelle quali è impossibile che Dio menta” , pp. 139-140).
La verità: Per creare l’uomo, Dio non prese certamente una farfalla svolazzante nei cieli invisibili, ma aggiunse alla polvere plasmata il soffio di vita proveniente da Lui stesso. Questo soffio si può chiamare anima nel senso di elemento spirituale. Questa “anima” non è il nefesh.
Alla base dell’imbroglio geovista sta la confusione che essi volutamente fanno dei due significati, che la parola anima può avere: quello di soffio divino (neshamah) o elemento spirituale aggiunto al corpo; e quello di composto umano o essere vivente umano o persona (nefesh).
Il nefesh hayyâh non significa “anima” nel primo senso. Tradurlo “anima vivente” è una traduzione infelice, che si presta a tradire la Parola di Dio come fanno appunto i geovisti.
“La parola anima è usata per tradurre l’ebraico nefesh. La traduzione è infelice. L’ebraico nefesh non corrisponde al nostro concetto abituale di anima.
Il nefesh non è l’anima
Insistiamo nel dire che la parola ebraica nefesh non significa anima nel senso in cui questo vocabolo è usato ordinariamente nel linguaggio comune.
Secondo gli studi più accurati dei biblisti la parola ebraica nefesh può avere i seguenti significati:
1 – Essere vivente, uomo o animale, così come appare ai nostri sensi.
2 – Persona (uomo o donna), quando il nefesh è detto d’un essere vivente umano.
3 – Animale, quando il nefesh indica un essere vivente infraumano.
4 – Vita, sia umana che infraumana, secondo i casi, come risulta dal contesto.
5 – Tutti questi significati del nefesh possono essere espressi nelle nostre lingue coi pronomi corrispondenti io, tu, egli, ella, noi, voi, loro, essi, esso, essa, essi, esse.
I tdG, nella loro unica versione della Bibbia, quella autorizzata dalla setta, hanno deciso di usare sempre la parola anima per tradurre l’ebraico nefesh. Sulla testimonianza di tutti i grandi biblisti dobbiamo dire che la loro è una traduzione infelice.
Ecco un primo esempio di traduzione infelice:
In Genesi 1, 20-21 sta scritto: “Dio disse: Le acque brulichino di un brulichio di esseri vivi (nefesh) … E così avvenne. Dio creò i grandi cetacei e tutti gli esseri vivi (nefesh) guizzanti di cui brulicano le acque, secondo la loro specie” (Garofalo). E’ ovvio che qui la Bibbia parla di pesci, non di anime.
Malgrado questo inequivocabile significato del testo biblico i tdG traducono:
“E Dio proseguì dicendo: Brulichino le acque di un brulichio di anime viventi (nefesh)… E Dio creava i grandi mostri marini e ogni anima vivente (nefesh) che si muove, di cui le acque brulicano secondo la loro specie”.
In nessuna lingua moderna la parola anima indica un pesce, piccolo o grosso che sia; e neppure un animale selvatico o domestico, come per esempio la tigre, l’asino, il gatto, la pecora ecc. La traduzione geovista è sbagliata linguisticamente e concettualmente.
Perché lo fanno ?
La risposta non è difficile. Con la traduzione infelice della parola nefesh (anima anziché essere vivente) i geovisti preparano il terreno per convincere i meno accorti che l’anima muore, vale a dire che non vi è sopravvivenza per l’uomo subito dopo la morte. L’uomo farebbe la fine del cane. Si tratta evidentemente di un grossolano sofisma, ossia di un inganno.
Per scoprire l’inganno e il gravissimo errore antiscritturale basta ricordare ciò che abbiamo appena detto, vale a dire che secondo tutti i biblisti, che fanno autorità, l’ebraico nefesh non corrisponde al nostro concetto abituale di anima, quale componente spirituale e immortale dell’uomo.
Da ciò segue logicamente e sicuramente che la morte del nefesh non equivale alla morte dell’anima. Dalla morte dell’essere vivente umano, ossia della persona, non possiamo dedurre che l’uomo faccia la fine degli animali inferiori. La Bibbia non giustifica questa erronea deduzione.
Per illustrare: se uno dice: “Nella peste di Milano sono morte centomila anime”, non intende affatto dire che la vita di quei deceduti sia cessata completamente, in modo assoluto. Egli intende dire che quelle persone (anima = Persona) hanno perso la vita terrena. Che tutti quei morti vivano ancora nel loro Signore in attesa della risurrezione dei corpi il vero cristiano lo sa da numerosissime prove bibliche. Lo diremo in seguito dettagliatamente.
Padre Nicola Tornese
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