I Testimoni di Geova – Parte XII
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“I TESTIMONI DI GEOVA”
PARTE TERZA
Una nuova rivelazione
Per puntellare la distorsione della Parola di Dio operata da Rutherford nel 1935, il suo successore Frederick Franz nel 1981, ossia 46 anni dopo, ebbe una nuova rivelazione. Geova ha mostrato ai veggenti di Brooklyn, N.Y. che 2la grande folla” vista da Giovanni in Apocalisse 7, 8 e seguenti deve essere collocata nella parte esterna del tempio, che sarebbe la terra.
La verità
a) Notate, prima di tutto, che l’autore ispirato ha usato la parola naòs, che vuol dire “parte interna del tempio”, il “Santo dei Santi”, dov’era collocata la presenza di Dio. Altrove invece lo stesso Giovanni usa la parola ieron che vuol dire “tempio in generale”, compresa la parte esterna (cf. Giovanni 2, 14; cf. Matteo 21, 12). La “folla numerosa” so trova nel naòs, ossia nella parte interna, nel santuario, non nel ieron.
b) E’ pure detto che “la folla numerosa” “presta servizio notte e giorno”; ora il servizio sacro si svolgeva all’interno del santuario. I protagonisti di questo servizio sacro, ossia i componenti la “folla numerosa”, hanno come sede la parte interna, non quella asterna del tempio.
Infine è detto che l’Agnello “sarà loro pastore”. Dunque anche l’Agnello dovrebbe essere collocato sulla terra in mezzo alle altre pecore, e non già nel cielo coi 144.000, come insegnano i tdG.
I miti erediteranno la terra (Mt. 5, 5)
Il cavallo di battaglia geovista per tralasciare sulla terra “la folla numerosa” sono le parole di Gesù in Matteo 5, 5:” I miti possederanno la terra” (Garofalo). Imiti o giusti sarebbero i componenti la grande folla di Apocalisse 7, 8. Dunque a loro spetta la terra, sulla quale vivranno felici per sempre. Chiaro? Chiarissimo!!!
La verità
a) La Bibbia non dice questo. Il pensiero di Gesù va spiegato alla luce della Scrittura perché la Bibbia si spiega con la Bibbia. Infatti, la frase di Matteo 5, 5 è una citazione del Salmo 37, 11.29, e va capita alla luce di quanto è detto in quel Salmo. Il salmista si pone il problema: come mai la giustizia di Dio permette che i malvagi prosperino e possano opprimere i giusti (= i miti)? La risposta, per un antico Ebreo, non riusciva facile. Non avendo chiara idea della vita d’oltretomba, egli trovava la soluzione nell’ambito della vita terrena. Jahve – egli dice – punirà gli empi, e a lungo andare premierà i giusti con una vita felice su questa terra o direttamente nelle loro persone oppure nella loro discendenza.
b) Ma Gesù aprì la mente dei suoi discepoli all’intelligenza delle Scritture (cf. Luca 24, 45). Ai miti o giusti, chiamati anche poveri in spirito, egli promette il Regno di Dio (Luca 6, 20) o dei cieli (Matteo 5, 3). La terra, che Gesù promette, si identifica col Regno dei cieli o di Dio. E il Regno di Dio non è mai presentato nella Bibbia come una vita edonistica su questa terra. (cf. Romani 14, 17).
c) Possiamo dire le stesse cose in un modo diverso. L’antico Ebreo si consolava al pensiero che Jahve avrebbe ricompensato i giusti con un pezzetto del nostro pianeta: una vigna, un giardino di ulivi, di fichi, di melograni, in quella terra dove erano entrati i suoi antenati liberi dalla schiavitù dei faraoni: la terra promessa (cf. Deuteronomio 1, 6-8).
Ma Gesù ha spiegato come vanno intese le cose, qual è la vera terra promessa. Egli non parla mai di questa terra dove i suoi discepoli (= miti, i giusti, i poveri di spirito) avrebbero avuto la loro ricompensa. Egli ha promesso la restaurazione totale dell’universo, un nuovo modo di essere di tutta la creazione (cf. Matteo 19, 28; Atti 3, 21; Romani 8, 19). Questa è la vera terra promessa.
d) Spesso questa terra promessa è chiamata cielo o cieli. Così san Paolo rimprovera quelli che sono tutti intenti alle cose della terra specificando che:
“La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Filippesi 3, 19-21).
Lo stesso Apostolo corregge il pensiero dell’antico salmista (cf. salmo 37) e afferma che ai giusti perseguitati, ai miti d’Israele sarà data una patria celeste:
“Nella fede morirono tutti costoro (…), dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio; ha preparato infatti per loro una città” (Ebrei 11, 13-16).
Padre Nicola Tornese
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