I Testimoni di Geova – Parte VIII
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I Testimoni di Geova
PARTE TERZA
LA VERITA’
Vera nozione della comunità cristiana
La nozione della vera Chiesa di Cristo che ci dà la Bibbia non è certamente quella inventata dalla orgogliosa fantasia di Rutherford e pubblicizzata dalla propaganda geovista. Alla luce della Sacra Scrittura noi possiamo facilmente cogliere i seguenti tratti caratterizzanti la vera Chiesa di Cristo.
a) Sostanziale uguaglianza
Vista nella sua intima natura la comunità dei credenti in Cristo gode di una sostanziale uguaglianza. Mediante la fede e il battesimo tutti i credenti in Cristo sono insigniti della stessa dignità di figli di Dio (cfr. Giovanni 1, 12-13; 1 Giovanni 5, 1). Tutti sono fatti partecipi della natura divina (cfr. 2 Pietro 1, 4).
Di tutti i suoi discepoli, provenienti da ogni tribù e lingua, popolo e nazione, Cristo, immolandosi sulla croce, ha fatto un regno di sacerdoti, ” e regneranno sopra la terra ” (Apocalisse 5, 10). E già prima san Pietro aveva detto di tutti i battezzati:
“Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose…” (1 Pietro 2, 9).
In nessuna parte della Bibbia è detto che sia Giovanni nell’Apocalisse, sia Pietro nella sua Prima Lettera avessero in mente i cristiani del loro tempo, che sarebbero tutti del numero 144.000. No, Giovanni e Pietro si riferiscono a tutti i redenti dal sangue di Cristo di ogni tempo.
– Dio ha voluto che la sua Chiesa o comunità di credenti in Cristo godesse d’una perfetta unità. Consapevole di questa verità san Paolo poteva dire ai cristiani della Galazia:
“Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (…). Tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3, 26-28).
– Perciò la vera Chiesa di Cristo è paragonata a un ovile (cfr. Giovanni 10, 1-16). Nell’ovile la sola differenza sostanziale è tra pastore e gregge; ma i componenti del gregge sono uguali per natura, siano essi pecore, capri o agnelli.
Altra immagine della vera Chiesa di Cristo è quella della casa (cfr. 1 Timoteo 3, 15), nella quale abita la famiglia di Dio (cfr. Efesini 2, 19-22). Ora i membri o componenti della casa o famiglia sono per natura tutti uguali, anche se diversi per età e per funzioni: tutti hanno la dignità di creature umane, sia i genitori che i figli. La differenza esiste solo tra i componenti della famiglia e il cagnolino, l’uccellino, il cavallo.
– Identico è pure il nutrimento per tutti i membri della famiglia di Dio. “Noi, pur es
sendo molti, siamo un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1 Corinzi 10, 17 greco). Tutti i discepoli di Cristo hanno diritto di partecipare alla Cena del Signore e nutrirsi del suo Corpo e del suo Sangue. E’ chiaro che san Paolo ha in mente qui tutti i discepoli di Cristo, non già un numero ristretto di privilegiati.
– In effetti, l’altra immagine pure paolina della Chiesa è quella del corpo (umano). “Noi tutti fummo battezzati in un solo Spirito, per costituire un solo corpo” (1 Corinzi 12, 13). Ora come tutte le membra del corpo umano, anzi tutte le cellule, formano un solo organismo, sostanzialmente uno, così i fedeli in Cristo (cfr. 1 Corinzi 12, 12). Non vi è differenza sostanziale tra le varie parti del corpo umano, tra le centinaia di lilioni di cellule che lo costituiscono: tutte hanno la stessa natura, anche se funzioni diverse.
Come dunque unica è l’origine della vera Chiesa di Cristo, ossia la fede e il battesimo, così pure unica è la dignità e la natura di tutti i suoi membri.
– Infatti, a tutti i credenti in Cristo è stato dato lo Spirito (cfr. Giovanni 7, 39); tutti sono guidati dallo Spirito (cfr. Romani 8, 14); per tutti lo Spirito è caparra della futura eredità (cfr. Efesini 1, 13-14).
b) Identica eredità
– In realtà, tutti i membri della vera Chiesa di Cristo, dell’unico Popolo di Dio, del corpo di Cristo sono avviati verso un’unica terra promessa.
Nel battesimo, che unisce a Cristo tutti i battezzati, san Paolo vede già avverata questa futura glorificazione:
” Ma Dio, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatto rivivere in Cristo. Con Lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatto sedere nei cieli (Efesini 2, 4-6).
L’Apostolo si riferisce qui a tutti i battezzati, a tutti i credenti in Cristo.
Altrove san paolo è ancora più esplicito: “Se siamo figli, siamo anche eredi. Eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Romani 8, 17).
– Partecipare alla gloria di Cristo vuol dire essere rinati ” a una eredità incorruttibile (…) riservata nei cieli per voi, che per la forza di Dio siete custoditi, mediante la fede, in vista della salvezza pronta ormai per essere rivelata nell’ultimo tempo ” (1 Pietro 1, 4-5).
La condizione che sia san Paolo che san Pietro mettono per conseguire l’eredità nei cieli, non è l’appartenenza al numero dei 144.000, ma essere figli di Dio e conservare la fede in Cristo. Ora sono figli di Dio tutti quelli che accolgono la Parola di Dio (cfr. Giovanni 1, 12-13; 1 Giovanni 5, 1), ossia che aderiscono a Cristo mediante la fede.
Perciò ancora san Paolo poteva scrivere ai cristiani di Efeso: “Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione” (Efesini 4, 4).
E ancora: “Se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo” (2 Timoteo 2, 12).
c) Diversità di funzioni
La fondamentale e sostanziale uguaglianza in dignità e natura, e la comune eredità di gloria con Cristo nei cieli non contrastano col fatto che nella vera Chiesa di Cristo vi siano funzioni o servizi diversi. Già l’immagine di organismo o corpo umano applicata da san paolo alla Chiesa comporta questa diversità di funzioni senza vanificare l’uguaglianza di natura. Non vi è differenza di natura tra le varie parti dello stesso organismo, benché abbiano funzioni diverse per il bene comune.
Alla sua vera Chiesa Cristo…
“ha donato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per preparare i santi, (ossia i credenti al ministero), per la costruzione del corpo di Cristo” (Efesini 4, 11-12; cfr. 1 Corinzi 12, 28-30).
In nessuna parte della Bibbia è detto che l’assegnazione di queste funzioni è stata data da Cristo solo a una categoria di privilegiati. I criteri sono chiaramente indicati nella Bibbia.
Nella scelta dei Dodici Apostoli prima (cfr. Marco 3, 13-19; Luca 6, 12-16) e dei settantadue discepoli dopo (cfr. Luca 10, 1-16) non si ha nessun cenno a una loro appartenenza al numero dei 144.000. La Bibbia dice solo che essi erano dei “piccoli” (Luca 10, 21), ossia i più umili socialmente, ma grandi nella fede e nella disponibilità per l’opera della salvezza iniziata da Cristo (cfr. 1 Corinzi 1, 26-30):
– Dopo l’Ascensione del Signore la distribuzione degli uffici o servizi o ministeri ha come fonte lo Spirito Santo, che li distribuisce a ciascuno come vuole (cf. 1 Corinzi 12, 11; Atti 20, 28); ma lo Spirito si serve di persone concrete e visibili per questa scelta. I criteri seguiti da queste persone ignorano completamente un’immaginaria appartenenza al numero dei 144.000.
Così, per esempio, nella scelta di Mattia, che prendesse il posto del ministero del traditore, il gruppo degli elettori non esige che il candidato sia del numero dei 144.000, ma solo che sia stato alla sequela di Gesù “per tutto il tempo in cui dimorò tra noi il Signore Gesù (…) e divenga testimone della risurrezione” (Atti 1, 21-22).
– Anche Paolo ebbe cura di affidare il governo delle varie chiese ad altre persone (cf. Atti 14, 23). Non consta che egli si sia mai preoccupato di indagare e di sapere se queste persone fossero del numero dei 144.000. Unica sua preoccupazione erano che fossero persone forti nella fede, capaci di ammaestrare gli altri, pronti a soffrire come buoni soldati di Cristo Gesù (cf. 2 Timoteo 2, 1-3), e conoscessero bene le Sacre Lettere (cf. 2 Timoteo 3, 15; Tito 1, 5-9; 1 Timoteo 3, 1-12):
– Si, nella cera Chiesa di Cristo nessuno è escluso da qualsiasi servizio o funzione o ministero anche il più alto. Non vi è una classe di predestinati al governo e all’amministrazione, e una di sudditi o pecore destinate all’ubbidienza per il tempo e l’eternità. Nella vera Chiesa di Cristo chiunque può arrivare ad essere papa o vescovo o pastore o ministro.
– Infine è da ricordare che la diversità di servizi o ministeri o funzioni caratterizza la Chiesa solo nella presente fase terrena. Dopo la restaurazione finale, col ritorno del Signore, ogni diversità sostanziale scomparirà. Dio sarà tutto in tutti (cf. 1 Corinzi 15, 28).
L’Agnello sarà l’unico pastore (cf. Apocalisse 7, 17). Tutte le cose saranno fatte nuove.
d) Vera fraternità
Alla luce di questo chiaro insegnamento biblico si rivela in tutta la sua bellezza l’affermazione di Gesù:” Voi siete tutti fratelli (…) Uno solo è il vostro Padre, quello celeste ” (Matteo 23, 8-9).
Gesù poteva dire questo perché aveva insegnato che tutti isuoi discepoli sono figli di Dio in base al battesimo e alla fede e a una nuova rinascita (cf. Giovanni 1, 12; 3, 5: 1 Giovanni 5, 1 ecc.); tutti sono chiamati alla stessa eredità: ” Se siamo figli, siamo anche eredi ” (Romani 8, 17).
Commenta sant’ Agostino: “Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità”.
Con questo richiamo alla paternità di Dio, Gesù condanna ogni atteggiamento discriminatorio tra i suoi discepoli. Cosa direste di un padre sulla terra che privilegiasse solo alcuni dei suoi figli? Che non desse a tutti la stessa eredità? Non lo chiamereste debole e ingiusto? Non ripugna alla coscienza morale un tale comportamento?
Com’è possibile che ci sia in Dio, nel Padre celeste ed universale, ciò che è disordine nell’uomo? Chi attribuisse a Dio una condotta discriminatoria e razziale, farebbe un’offesa alla sua paternità, modello di ogni paternità (cf. Efesini 3, 15). Il Dio della Bibbia è un Dio imparziale, senza favoritismi (cf. Romani 2, 11; 1 Pietro 1, 17).
Padre Tornese s.j.
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