Una vera testimone di Cristo
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Beata Teresa Bracco
Vergine e martire
Teresa Bracco, penultima di sette figli, nasce il 24 febbraio 1924 nel piccolo paese di Santa Giulia, comune di Dego e diocesi di Acqui Terme. Mamma Angela ogni giorno apriva un grande libro di preghiere e la domenica, dopo la Messa, papà Giacomo interrogava le figlie più grandi sulla parola ascoltata e sulla predica del sacerdote.
Mamma e papà, profondamente pii, furono il primo esempio di fortezza cristiana, soprattutto quando, nel 1927, seppellirono nel giro di soli tre giorni due figli di nove e quindici anni, Giovanni e Luigi.
Teresa poté frequentare la scuola fino alla 4a elementare, perché a S. Giulia non c’erano altre possibilità; con il suo lavoro di pastorella cercava di contribuire al sostentamento della numerosa famiglia. Una sua compagna di quel tempo ha testimoniato come lei cercava di portare sempre il suo gregge dove era sistemata “Ginin” (così era chiamata in famiglia Teresa). Perché Ginin sapeva recitare il rosario. La corona l’aveva sempre con sé e al pascolo il lavoro quotidiano era scandito dall’alternarsi delle Ave Maria.
Chi l’ha conosciuta afferma che Teresa era una ragazza estremamente riservata, modesta, delicata nel rapporto con le persone, sempre pronta ad offrire il suo aiuto. Dotata di non comune bellezza, due grandi occhi scuri e vellutati che risaltavano sul bel viso serio e pensoso incorniciato da grosse trecce brune, Teresa però non è affatto incline alla vanità femminile, neppure la più innocente, tipica dell’età giovanile, e sa attirarsi l’ammirazione rispettosa di tutti i suoi compaesani, tanto che uno di essi allora ebbe a dire: “Una ragazza così io non l’avevo mai vista prima e non l’ho mai più vista dopo”. C’era in Teresa qualcosa di diverso dalle altre ragazze, ricorda una sua amica; dimostrava serietà, onestà e rettitudine in tutto. Era la migliore di tutte noi, confida la sorella Anna; al pascolo non faceva che pregare.
Con la complicità di papà Giacomo, Ginin sacrificava volentieri delle preziose ore di sonno pur di poter fare la comunione. La chiesa, infatti, non era tanto vicina e la Messa si celebrava sempre all’alba.
Sulla copertina del Bollettino salesiano, nel 1933, campeggiava in primo piano il ritratto del piccolo Domenico Savio, appena riconosciuto nell’eroicità delle sue virtù. Il ragazzo era figlio di contadini, proprio come lei, e alla scuola di don Bosco era arrivato all’impegnativo proposito: “La morte ma non peccati”. Teresa, che aveva solo nove anni, ne fu affascinata: ritagliò l’illustrazione, la pose sulla testata del letto ed il motto del giovanissimo santo diventò il suo programma di vita. Una decisione fermissima che la piccola Bracco aveva voluto assumere solennemente il giorno della sua prima Comunione: “La morte ma non peccati”, sull’esempio di Domenico Savio.
“Piuttosto, mi faccio ammazzare”. Proposito a cui si dimostrò fedele fino al martirio. Il suo sacrificio, infatti, per mano di un ufficiale tedesco, non fu che l’ultimo atto di una vita interamente vissuta per il Vangelo.
La mattina del 28 agosto 1944, dopo aver partecipato alla S. Messa, Teresa si era incamminata verso il lavoro, ma dopo un po’ l’aveva raggiunta la notizia dell’arrivo delle truppe tedesche al suo paese, S. Giulia. Pensando allora alla mamma rimasta sola sul posto (il papà era venuto a mancare appena due mesi prima), aveva abbandonato i suoi attrezzi di lavoro per correre verso casa. Nel rastrellamento i tedeschi, purtroppo, sequestrano le donne più giovani, fra cui pure Teresa, come bottino di guerra. Ma lei non ci sta: per amore di Gesù la ragazza rifiuta energicamente di sottostare alle voglie dell’ufficiale nazista, che l’ha presa con sé, e cerca di scappare attraverso il bosco; lui però la raggiunge e, preso dal furore, la strangola, quindi le spara un colpo di rivoltella al cuore e, poi, non pago le sferra un brutto calcio alla tempia sinistra fino a sfondarle il cranio.
Il suo corpo martoriato venne ritrovato nell’atteggiamento della suprema difesa della sua integrità fisica, due giorni dopo nel bosco. Qualcuno scrollò il capo di fronte alla sua fine eroica. Una morte inutile, si disse. Avrebbe potuto sopravvivere alla violenza, come le altre due ragazze, e tornare sana e salva alla sua famiglia. Perché opporsi così strenuamente al male?
Ma soltanto pochi mesi dopo la sua morte, la fama del suo martirio si diffondeva rapidamente e qualcuno aveva ricevuto benefici dall’intercessione di Teresa.
Teresa Bracco è stata proclamata beata il 24 maggio 1998 da San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) che, in quell’occasione, ebbe a dire: “In Teresa Bracco brilla la castità, difesa e testimoniata fino al martirio. Quell’atteggiamento coraggioso era la logica conseguenza d’una ferma volontà di mantenersi fedele a Cristo. Addito soprattutto ai giovani questa ragazza, perché imparino da lei la limpida fede testimoniata nell’impegno quotidiano, la coerenza morale senza compromessi, il coraggio di sacrificare, se necessario, anche la vita, per non tradire i valori che alla vita danno senso”. la diocesi di Acqui Terme la ricorda il 30 agosto.
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