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Un pensiero di padre Carlos Padilla sul Natale appena trascorso. 

14 Gennaio 2016 | Filed under: Riflessioni
     

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Natale

Vorrei che il mio Natale fosse una festa della misericordia. A volte mi costa tanto seminare la pace! Vorrei che le mie arrabbiature non contaminassero l’ambiente, e che i miei sorrisi cambiassero chi mi accompagna.

Le luci di Natale si impegnano a vestire la mia vita a festa anche quando non sorrido. Può essere che riescano in parte a riempirmi di speranza, di luce, di nostalgia, di aria pura. Può essere che non riesca ad avanzare abbastanza da sentirmi più libero.

Mi fa paura dedicare la mia attenzione a cose poco importanti, superflue, perdendo così la direzione. Concentrarmi maggiormente sui titoli, sugli incarichi, sui nomi, sui beni…

Voglio guardare gli occhi di ogni persona come faceva Gesù, con misericordia. Guardava il cuore di ciascuno. Vedeva quello che nessuno vedeva. Quello che importa davvero.

Non so bene se fisso chiaramente le mie priorità nella vita. Non so bene se desidero ciò che desidero davvero. Forse non ho chiaro dove vado. Neanche da dove vengo. Sogno, aspetto. Mi piace confidare più nei progetti di Dio che nei miei.

Mi piace credere che ciò che ha pensato per me sia meglio di quello che ho pensato io: “Sono qui per fare la tua volontà”. Mi piacerebbe dirlo ogni giorno. Ripeterlo come una giaculatoria in fondo all’anima. Renderlo vita con i miei gesti.

Anche se a volte mi turbo pensando che i miei progetti siano migliori, le mie priorità, i miei obiettivi. Gli chiedo: “Cosa vuoi da me, Gesù?”

So che il meglio di me è quello che sono senza necessità di fare qualcosa di speciale. Non importa tanto quello che possiedo, quello che ottengo. Ciò che conta è quello che sono nel più profondo, lì dove pochi guardano. Quante poche persone conoscono davvero la mia anima!

 Conosciamo male le persone. Le apprezziamo per quello che sembrano, per quello che hanno. E a volte le apparenze ci confondono. Voglio accettare la vita com’è. Con le sue montagne e le sue valli. Con i suoi cammini confusi. La mia vita, quella degli altri.

 Voglio preparare il cuore perché venga colui che può cambiare tutto. Nella mia Betlemme, nel mio presepe. Come mi preparo alla vita eterna? Come sogno i sogni che qualcuno ha seminato nella mia anima?

 Guardo, cerco, tengo lo sguardo fisso sul mio obiettivo. E se Dio mi cambia i progetti e il cammino? Gli chiederò buonumore per accettarlo.

Uno sguardo tranquillo per guardare più lontano, più a fondo. Un po’ più di pace nell’anima. E la fiducia che la mia vita è nelle sue mani e non mi appartiene.

 La fonte di gioia più autentica è Lui, e non tanto quello che perseguono le mie mani. Ma quanto mi turbano il turbinio del mio fiume e le sue acque agitate!

 Mi piacciono le parole di una persona che pregava: “Signore, so che forse troppe volte ti ho manifestato la mia volontà di donazione. So che forse è stata accompagnata da una dedizione reale nella quotidianità, da atti concreti. So che, forse sempre troppe volte, hai visto come cadeva. Vedi la mia codardia, la mia invidia per chi si dona meglio e sa esserti più fedele. Molte volte non potrò offrirti questa fedeltà provata, ma ti chiedo di rialzarmi sempre con una speranza maggiore, con più consapevolezza della mia piccolezza, una piccolezza che mi aiuta a passare discretamente per la via che porta alla santità”.

 Sì, voglio vivere con la fiducia riposta in Colui che mi solleva quando cado e mi apre paesaggi nuovi e sconosciuti dove vivo sconcertato. È la speranza che non cessa nella mia anima. L’incoraggiamento grande che aspetta sempre il massimo da tutto ciò che intraprende.

 So anche che molte volte ti dico di sì, che voglio fare la tua volontà, ma presto me ne dimentico e faccio ciò che voglio io. E cerco quello che non mi dà pace. E sogno quello che non è il mio sogno.

 Ho bisogno di più fede per guardare più lontano. Più fede per credere in ciò che sono, in ciò che posso essere. Voglio che Gesù venga e cambi la mia anima.

 Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti


     

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