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Udienza generale di papa Francesco, di Mercoledì 5 novembre 2014-11-04

5 Novembre 2014 | Filed under: Papa, Papa Francesco
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Udienza generale di Papa Francesco

Mercoledì, 5 novembre 2014, in Piazza San Pietro, Papa Francesco si è incontrato con i fedeli convenuti, numerosi, per ascoltarlo. Ha trattato un tema molto importante e, sul quale, non mancano discussioni e polemiche: la Chiesa gerarchica.

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno.Abbiamo sentito le cose che l’apostolo Paolo dice al vescovo Tito. Ma quante virtù dobbiamo avere, noi vescovi? Abbiamo sentito tutti, no? Non è facile, non è facile, perché noi siamo peccatori. Ma ci affidiamo alla vostra preghiera, perché almeno ci avviciniamo a queste cose che l’apostolo Paolo consiglia a tutti i vescovi. D’accordo? Pregherete per noi?

Abbiamo già avuto modo di sottolineare, nelle catechesi precedenti, come lo Spirito Santo ricolmi sempre la Chiesa dei suoi doni, con abbondanza. Ora, nella potenza e nella grazia del suo Spirito, Cristo non manca di suscitare dei ministeri, al fine di edificare le comunità cristiane come suo corpo. Tra questi ministeri, si distingue quello episcopale. Nel Vescovo, coadiuvato dai Presbiteri e dai Diaconi, è Cristo stesso che si rende presente e che continua a prendersi cura della sua Chiesa, assicurando la sua protezione e la sua guida.

1. Nella presenza e nel ministero dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi possiamo riconoscere il vero volto della Chiesa: è la Santa Madre Chiesa Gerarchica. E davvero, attraverso questi fratelli scelti dal Signore e consacrati con il sacramento dell’Ordine, la Chiesa esercita la sua maternità: ci genera nel Battesimo come cristiani, facendoci rinascere in Cristo; veglia sulla nostra crescita nella fede; ci accompagna fra le braccia del Padre, per ricevere il suo perdono; prepara per noi la mensa eucaristica, dove ci nutre con la Parola di Dio e il Corpo e il Sangue di Gesù; invoca su di noi la benedizione di Dio e la forza del suo Spirito, sostenendoci per tutto il corso della nostra vita e avvolgendoci della sua tenerezza e del suo calore, soprattutto nei momenti più delicati della prova, della sofferenza e della morte.

2. Questa maternità della Chiesa si esprime in particolare nella persona del Vescovo e nel suo ministero. Infatti, come Gesù ha scelto gli Apostoli e li ha inviati ad annunciare il Vangelo e a pascere il suo gregge, così i Vescovi, loro successori, sono posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro. Comprendiamo, quindi, che non si tratta di una posizione di prestigio, di una carica onorifica. L’episcopato non è un’onorificenza, è un servizio. Gesù l’ha voluto così. Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana. La mentalità mondana dice: “Quest’uomo ha fatto la carriera ecclesiastica, è diventato vescovo”.

No, no, nella Chiesa non deve esserci posto per questa mentalità. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi. Essere Vescovi vuol dire tenere sempre davanti agli occhi l’esempio di Gesù che, come Buon Pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire (cfr Mt 20,28; Mc 10,45) e per dare la sua vita per le sue pecore (cfr Gv 10,11). I santi Vescovi – e sono tanti nella storia della Chiesa, tanti vescovi santi – ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). E’ triste quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità.

3. C’è un altro elemento prezioso, che merita di essere messo in evidenza. Quando Gesù ha scelto e chiamato gli Apostoli, li ha pensati non separati l’uno dall’altro, ognuno per conto proprio, ma insieme, perché stessero con Lui, uniti, come una sola famiglia. Anche i Vescovi costituiscono un unico collegio, raccolto attorno al Papa, il quale è custode e garante di questa profonda comunione, che stava tanto a cuore a Gesù e ai suoi stessi Apostoli. Com’è bello, allora, quando i Vescovi, con il Papa, esprimono questa collegialità e cercano di essere sempre più e meglio servitori dei fedeli, più servitori nella Chiesa!

Lo abbiamo sperimentato recentemente nell’Assemblea del Sinodo sulla famiglia. Ma pensiamo a tutti i Vescovi sparsi nel mondo che, pur vivendo in località, culture, sensibilità e tradizioni differenti e lontane tra loro, da una parte all’altra – un vescovo mi diceva l’altro giorno che per arrivare a Roma erano necessarie, da dove lui era, più di 30 ore di aereo –  si sentono parte l’uno dell’altro e diventano espressione del legame intimo, in Cristo, tra le loro comunità. E nella comune preghiera ecclesiale tutti i Vescovi si pongono insieme in ascolto del Signore e dello Spirito, potendo così porre attenzione in profondità all’uomo e ai segni dei tempi (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost.Gaudium et spes, 4).

Cari amici, tutto questo ci fa comprendere perché le comunità cristiane riconoscono nel Vescovo un dono grande, e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comunione con lui, a partire dai presbiteri e dai diaconi. Non c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. Questa Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata. Gesù ha voluto questa unione di tutti i fedeli col vescovo, anche dei diaconi e dei presbiteri.

 E questo lo fanno nella consapevolezza che è proprio nel Vescovo che si rende visibile il legame di ciascuna Chiesa con gli Apostoli e con tutte le altre comunità, unite con i loro Vescovi e il Papa nell’unica Chiesa del Signore Gesù, che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica. Grazie.

Prima di congedare i fedeli. Papa Bergoglio ha voluto salutare, in modo particolare, i malati, i giovani e gli sposi novelli: “Rivolgo un particolare pensiero a tutti gli ammalati di SLA e, mentre assicuro la mia vicinanza e la preghiera, auspico che tutta la società civile sostenga le loro famiglie ad affrontare tale grave condizione di sofferenza”. Ha poi continuato: “ Rivolgo infine un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Carlo Borromeo, intrepido pastore di Milano. Il suo vigore spirituale stimoli voi, cari giovani, a prendere sul serio la fede nella vostra vita; la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore difficoltà; e la sua dedizione apostolica ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dell’educazione cristiana nella vostra casa coniugale.


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Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
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S. Giuseppe, prega per noi.
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rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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