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Testimoni di speranza – Daniela

24 Novembre 2012 | Filed under: Dipendenze, Famiglia
     

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Una luce ha avvolto il mio cuore, una voce mi ha par­lato: ho incontrato il Signore!» Sono Daniela e da qualche an­no vivo in Comunità con la gioia di sapere che la vita è un dono prezioso, da non sprecare super­ficialmente. Sono arrivata al Ce­nacolo per “un’esperienza” di quaranta giorni, pensando con presunzione che sarebbero ba­stati a togliermi la “non voglia” di vivere che avevo e a ridonar­mi il sorriso che avevo perso per strada.

Da subito mi sono resa conto, grazie al mio “angelo cu­stode” (la persona che si è presa particolarmente cura di me) e alle ragazze della fraternità dove sono entrata, che ero “a pezzi” e che avevo tanto bisogno della loro amicizia per tornare a cre­dere che la mia vita avesse un senso. Ho fatto molta fatica a fi­darmi delle sorelle con cui vive­vo perché, oggi lo riconosco, ero molto ferita e non mi rendevo conto di esserlo.

Nella mia testa pensavo che la Comunità ser­visse esclusivamente a chi ave­va avuto nel passato problemi di droga, di alcool, di dipenden­za dalle pastiglie… e quindi ero convinta che non potevano ca­pirmi perché io ero diversa, ma mi sbagliavo. Quando sono riu­scita finalmente ad aprirmi nella verità raccontando cosa portavo dentro, ho compreso che tutte le persone intorno a me aveva­no sofferto nella vita e che ognuna di loro stava camminan­do ora con determinazione per rinascere a vita nuova.

Nella chiarezza e semplicità del­la vita comunitaria sono emerse, nei ricordi, le sofferenze e le fe­rite della mia infanzia: quando vedevo i miei genitori litigare e vivere indifferenti l’uno verso l’altro, quando dormivo nella stanza con mia mamma, e mio papa invece se ne andava sul di­vano, quando mi chiedevo se per caso non fossi nata per sba­glio, quando un silenzio di mor­te regnava costantemente in ca­sa, quando eravamo tutti insie­me a tavola e parlava solo la TV, quando mio papà trattava tutti con indifferenza, quando a volte “alzava le mani” alle mie sorelle e a mio fratello, quando in paese le persone ci guardavano strano perché eravamo di quella fami­glia lì…

Tutta questa sofferenza era rimasta in me come schiac­ciata e, grazie all’amicizia delle ragazze con cui ho mosso i primi passi nella preghiera e nella ve­rità di me stessa e del mio passa­to, ho capito che Gesù voleva guarirmi da tutti quei ricordi “negativi” che spesso mi veniva­no in mente e che ancora mi provocavano del rancore. Ho potuto realizzare quanto il di­sprezzo provato per mio papa avesse poi condizionato i miei rapporti con gli uomini. Ho fatto pagare a loro le sue mancanze generando tanto male attorno a me.

Mi ero pure sposata, coin­volgendo nella rabbia che porta­vo dentro un povero ragazzo che non c’entrava niente e con il quale poi tutto è crollato. Del mondo avevo scelto la superfi­cialità e oggi ho compreso che “droga” non è solo l’uso di una sostanza, ma anche tutto quello che ti condiziona la vita e ti im­pedisce di amare, che ti domina e non ti rende libera nel cuore: l’apparenza, la moda, la sedu­zione, il vivere la vita pensando: «Quando sto bene io, stanno be­ne tutti».

L’egoismo che vivevo mi rendeva sempre più schiava dei miei piaceri e triste dal mat­tino alla sera; i pochi sorrisi era­no falsi e interessati. Anch’io avevo scelto il male perché tutte queste mie “certezze” alla fine non sono bastate a darmi la gioia nel cuore; ero profonda­mente sola e piena di rabbia. Oggi dico grazie al fallimento della mia vita perché altrimenti non avrei potuto sperimentare, conoscere e vivere tutto l’amore vero che vivo og­gi.

Non avrei mai preso coscienza che tante cose non hanno funzionato nella mia vita per il mio orgoglio; non avrei mai capito che dovevo perdo­nare mio papa per vivere in pace con me stessa. È straordinario come que­sto cammino di fede mi abbia aiutata a diventare misericordiosa con il mio passato, a perdonarmi e a perdonare. Ora, quando penso a mio papa che è già in deh, anche lui nel­le braccia della Misericor­dia di Dio, so che sorride assieme a me e sono certa che quando lo rincontrerò, come ci dice Madre Elvira, lo abbraccerò a lungo.

Oggi riconosco che in fondo ha avuto il coraggio di far­si vedere così corri’era, povero e peccatore, e ho capito che que­sta è l’eredità migliore che po­tesse lasciarmi, perché anch’io oggi possa amarmi e mostrarmi proprio così, povera come sono, nella certezza che Dio mi perdo­na, mi ama e mi guarisce. Ringrazio la Comunità per aver­mi ridonato la dignità di donna che avevo perso, per avermi of­ferto tanto amore sincero, per la gioia di servire e per la possibi­lità di rimanere ancora qui con tutti voi, di cui ho tanto bisogno.

Grazie Gesù per il dono della mia famiglia, che sento di ama­re con tutto il cuore. Grazie Ma­ria per ogni sorella che mi ac­compagna, mi sostiene, mi sop­porta e mi ama in questo cam­mino. Grazie, mio Dio, perché esisti davvero!  

Daniela  
   Comunità Cenacolo         

     

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come il suo e possa aiutarci
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come Dio perdona le nostre.
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e a darti tutto ciò che ci chiedi
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