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Testimoni di Speranza

24 Aprile 2015 | Filed under: Testimonianze di Vita
     

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Mi chiamo Marco e ho vissuto con i miei genitori i primi trentacinque anni della mia vita vicino a Sa/uzzo, a sei chilo­metri dalla Casa Madre della Co­munità. In apparenza stavo bene, non mi mancava niente: com­pravo quello che volevo, facevo delle offerte in beneficenza per la Chiesa, avevo un buono stipen­dio, andavo ad aiutare una donna anziana a pulire i vetri di casa, ma tutto questo non mi bastava.

Mi sentiuo vuoto, volevo vivere qual­cosa di più. Nelle omelie il mio parroco parlava dell’importanza di aiutare e rispettare gli anziani, i poveri, i deboli, e sentivo che Dio mi aveva messo nel cuore il desi­derio di servire gli altri. Allora mi sono iscritto per accompagnare gli ammalati a Lourdes. In realtà /i la Madonna mi ha fatto vedere che il malato ero io, e ho ricevu­to la grazia di aprire gli occhi e il cuore. Pregando davanti alla grot­ta ho sentito il desiderio di cam­biare il mio modo di vivere. Ho provato da solo ma non avevo la

forza per farlo, la mia volontà era molto debole. Partecipando ogni giovedì ad una preghiera vocazio-nale, ho incontrato una lontana parente di mia mamma che mi ha invitato a partecipare all’adorazio­ne del primo sabato del mese nel­la Comunità Cenacolo. La prima volta che sono andato mi è sem­brato di entrare in “paradiso”, non vedevo l’ora che passasse il mese per ritornare.

Padre Stefa­no aveva raccontato di persone che avevano vissuto un’esperien­za al Cenacolo pur non essendosi “drogati”, dicendo che la Comu­nità non è nata per combattere la droga, ma è nata per accogliere, amare ed educare la vita! Le sue parole mi sono rimaste impresse. In seguito, ho partecipato ad un pellegrinaggio a Medjugorje e lì, visitando la Comunità Cenacolo e ascoltando la testimonianza di un ragazzo, sono rimasto toccato profondamente nel cuore perché

mi sono rivisto in tante cose che lui viveva nei rapporti familiari. Ho sentito come una voce dentro di me che mi diceva che questo era il posto giusto per fare il mio tempo di “ritiro”.

Sono entrato per quaranta giorni: ho pianto tanto, come un bambi­no piccolo. Era una grande diffi­coltà per me stare seduto a tavo­la, dover ascoltare gli altri, parlare di me, staccarmi dagli affetti della famiglia… In quei giorni ho capi­to che avevo bisogno del cammi­no comunitario per guarire e fare verità dentro di me. Ho avuto an­che la grazia di parlare con Ma­dre Elvira che mi ha detto che mi avrebbe mandato in missione per guarire il mio cuore.

Un passo dopo l’altro ho imparato a ricono­scere il mio orgoglio, la superbia, la pigrizia, la chiusura. Pensavo di essere un “bravo” ragazzo: an­davo a Messa, aiutavo gli anziani, facevo l’elemosina… ma mi so­no scoperto anch’io drogato del mio egoismo, del mio “io”. Nel frattempo pregavo per capire se era volontà di Dio che andassi in missione. Durante il “Festival dei Giovani” a Medjugorje,alla fine del nostro recital padre Stefano mi ha detto sorridendo: «Quando torni non disfare le valigie!».

Lì ho capito che sarei partito per le missioni e che era volontà di Dio. Quando sono arrivato in missione ho ricevuto un’altra “bastonata”. Vivendo con i bambini che non subito ubbidiscono, che urlano, a volte scappano, ti provocano con parolacce, nel primo periodo mi veniva solo voglia di tornare a casa! Il pensiero di stare due anni in missione mi sembrava un pe­so enorme. Ma una notte in cui non riuscivo a dormire per via di alcune situazioni vissute sia con i bambini che con gli “zii” missionari, mi sono alzato e sono anda­to in cappella: da quel momen­to ho cominciato a pregare per / bambini e per ogni situazione che uiueuo con loro.

In ginocchio davanti al Santissimo mi chiedevo perché questo bambino si com­portasse così con me, e pregavo per lui. Ce n’era uno che spesso mi sputava addosso per provo­carmi e poi mi diceua: «Vuoi pic­chiarmi? Picchiami!». Sentivo la rabbia dentro di me, avrei volu­to a volte picchiarlo davvero, ma sapevo che non dovevo farlo. Un giorno lavavo i piatti con lui e mi ha sputato in faccia; lì mi è venuto da piangere! Lui ha visto che mi scendevano le lacrime e mi ha chiesto: «”Zio”, perché piangi?».

Mi sono girato verso di lui e gli ho spiegato piangendo che era per­ché soffrivo molto il fatto che lui mi sputasse addosso, mi sentivo ferito e umiliato. Ho visto che mi ascoltava con gli occhi spalancati, il suo volto è cambiato e alla fine mi ha dato un grande abbraccio e da quella volta non l’ha mai più fatto. In missione ho imparato ad amare veramente, a servire, a scomodarmi, ad essere atten­to ai bisogni del prossimo… e vi­vo ogni giorno l’esperienza della presenza di Dio che mi guida.

Un giorno un bambino è scap­pato nel bosco perché aveva liti­gato con uno “zio”. Sono andato dietro di lui con calma, invocan­do lo Spirito Santo e pregando l’Angelo Custode. Quando sono arrivato da lui, che era seduto triste su un tronco, mi sono mes­so vicino; si era già calmato e ha cominciato a raccontarmi cos’era successo. Non l’ho sgridato per le parolacce che aveva detto, ma gli ho chiesto: «Quello che hai fatto, pensi che davanti a Gesù è una cosa buona?». Mi ha risposto: «No, zio!». Gli ho chiesto se vole­va dire con me una preghiera.

Ha detto di sì, così abbiamo pregato anche per lo zio. Siamo tornati a casa e il bambino e lo “zio” si so­no riconciliati. In tutte queste pic­cole o grandi difficoltà della vita, se non avessi imparato a chiede­re l’aiuto di Dio, sarei un fallito. Oggi so che devo “mettere” Ge­sù nelle situazioni concrete della vita di ogni giorno. Ringrazio Dio per tutto quello che sto vivendo di bello in missione e perché oggi mi sento un uomo libero, libero di scegliere Dio in ogni momento della mia vita

Marco

Comunità Cenacolo


     

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Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
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S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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